Archive for the 'Bioetica' Category

ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

21 May 2013

21 maggio 2013

Appello al Popolo

 

Il lobbying si fonda sull’abilità di saper presentare i propri interessi particolari come manifestazioni di interessi e valori superiori[…]. Il lobbying può addirittura parassitare gli sforzi di razionalizzazione delle opposizioni, le quali tendono sempre a cercare un progetto o una concezione ideale, laddove invece vi sono solo propositi affaristici. Il lobbying fagocita il linguaggio e le idee degli oppositori e, attraverso un’opportuna distorsione, li riutilizza ai propri scopi affaristici. (Comidad [1])

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso. (G. Debord)

 ccc

1. Attenti alla coltellata in uscita

La chiusura dell’ILVA di Taranto ridurrà i danni da inquinamento. Ma potrà causare danni di altro genere alla salute della popolazione, e un aumento delle statistiche di incidenza dei tumori e di altre patologie, tramite la medicalizzazione, la sovradiagnosi e la iatrogenesi conseguenti all’allarme. Espongo qui come ciò possa avvenire; e come vi sia un complesso apparato volto a fare sì che ciò avvenga. L’avvertimento non riguarda solo l’ILVA, i tumori e i tarantini, ma è estendibile ad altre località e altre malattie, ed è quindi di interesse generale.

In alcune situazioni la risposta istintiva ad un problema in realtà lo aggrava, o causa unintended consequences negative. Nel test WAIS per la misurazione del quoziente intellettivo, nella sezione sul ragionamento morale, è presente la domanda: “Siete al cinema e vedete un principio d’incendio. Cosa fate?”. Alla risposta “grido al fuoco” viene dato solo metà punteggio, perché anche la calca provocata dall’allarme può causare danni. Ma anche una reazione istintiva pacata può essere dannosa: il direttore di Le Monde, Halimi, ha scritto che “In un teatro in fiamme gli spettatori si lasciano facilmente guidare da chi sostiene di sapere indicare l’uscita –  anche se la strada non è quella giusta”. Anche una reazione basata su argomenti veri e razionali può essere controproducente. Nelle epidemie di colera di metà Ottocento a Londra era stato riconosciuto, correttamente, che le feci trasmettono la malattia. Il tentativo di ridurre il contagio allontanando le feci dalle abitazioni mediante fognature, che scaricavano nel Tamigi, dal quale si attingeva l’acqua potabile, fece aumentare il numero dei decessi.

Un altro esempio è quello della coltellata. Estrarre un coltello confitto nel corpo può provocare la morte aggravando l’emorragia. Anche l’estrazione del coltello fa parte della coltellata; la si potrebbe chiamare “la coltellata in uscita”. Un corpo estraneo confitto ad es. nel torace va tolto dal chirurgo in sala operatoria. La chiusura dell’ILVA per inquinamento, che viene presentata come una vittoria della società civile e della magistratura contro i sordidi interessi dei padroni delle ferriere, contiene anch’essa l’equivalente di una coltellata in uscita per la cittadinanza. Restano infatti coperti alcuni suoi effetti perversi, del tipo “profezia che si auto-avvera”, che vengono favoriti e che la dovrebbero fare qualificare come un cambiamento gattopardesco, anziché una liberazione.

 ccc

2. Pacco, doppio pacco e contropaccotto

L’eterogenesi dei fini può avere carattere doloso, come mostra nel film “Pacco, doppio pacco e contro paccotto” l’episodio omonimo. Nell’episodio, il “buon samaritano” che si offre di riparare a una truffa permette ai complici di commetterne una seconda; e poi un indignato falso maresciallo dei Carabinieri la fa replicare un’altra volta ancora. L’errore delle vittime sta nella loro falsa rappresentazione dei “soccorritori”. La fiducia mal riposta in forze istituzionali “etiche” ha rilevanza anche in questo caso, come si dirà. Ma è la falsa rappresentazione dello stato di cose sulle minacce alla salute, e sulla medicina, che gioca un ruolo preponderante.

Noi abbiamo spesso una rappresentazione scolastica, semplice ma superata, di alcune realtà tecniche. Personalmente, credevo che la mezzadria fosse ancora in vigore; ho appreso solo poco tempo fa ciò che giuristi e agricoltori sanno benissimo: in Italia la stipulazione di nuovi contratti di mezzadria è vietata da quasi 40 anni. La rappresentazione grafica dell’atomo di Bohr, con gli elettroni che girano come pianeti attorno al nucleo in orbite nette, è un’icona familiare al grande pubblico; ma tra poco compirà un secolo la teoria che l’ha superata.

Anche la concezione comune sui rapporti tra inquinamento, salute e medicina è soggetta a un anacronismo. Si ritiene che la minaccia rappresentata dall’inquinamento sia censurata, e che la medicina combatta invece per la salute. Oggi in realtà dell’inquinamento si parla perfino troppo, e una parte non trascurabile della medicina, mentre lo denuncia, non è contrapposta all’inquinamento, ma gli è affiancata come fattore patogeno; e lo sfrutta ai suoi fini.

In passato la concezione sull’inquinamento come pericolo occultato, e isolato, da cui guardarsi senza se a senza ma, era più realistica. Lorenzo Tomatis ha illustrato le pressioni, le frodi scientifiche, i trucchi, la corruzione degli esperti e dei politici, le manipolazioni mediatiche con le quali si sono nascosti – e si nascondono – i danni da inquinamento e da cancerogeni. Oggi però all’inquinamento si è aggiunto, e si è associato, un altro fattore patogeno, dovuto alla medicina stessa.

Perseguendo il profitto, la medicina odierna si è ritorta contro l’uomo, come denunciò Illich; divenendo essa stessa una minaccia alla salute. E’ una medicina che, puntando al profitto, tende a vedere la malattia anche dove non c’è, e a simularne la presenza, o perfino a favorirne l’insorgenza o ad aggravarla; che tende a trattarla anche quando non ha mezzi efficaci; che preferisce cronicizzarla piuttosto che curarla. Vi è un problema di sovradiagnosi, sovratrattamento, iatrogenesi e cronicizzazione; sul quale la medicina ufficiale è omertosa o reticente, soprattutto in Italia. Una medicina che, ad esempio, è in conflitto di interesse con la riduzione delle complicazioni delle terapie, riduzione che le provoca un notevole danno finanziario: è ciò che ha evidenziato un recente studio sulle complicazioni degli interventi chirurgici [2]. Questo orientamento ha la complicità dei medici, ma è dovuto primariamente all’industria e alla finanza. Che a questo scopo non solo spendono miliardi di euro all’anno in propaganda e marketing (inclusa quella efficace tecnica di persuasione che consiste nel dare mazzette), ma si avvalgono anche delle istituzioni dello Stato.

In questo quadro, l’inquinamento, da Proibito, ovvero ciò di cui non si parla, è divenuto Negativo, ciò che viene riconosciuto ed è ammesso nella discussione pubblica, dove viene condannato; perché utile a fini non dichiarati [3]. L’inquinamento, se in parte viene tutt’ora nascosto e minimizzato quando si tratta di indicare responsabilità specifiche, è stato sdoganato, perché serve come alibi e come spauracchio per spingere verso la medicalizzazione e la sovradiagnosi [4]; che restano invece ampiamente nel recinto del Proibito. La chiusura dell’ILVA ridurrà l’inquinamento, e i danni alla salute che provoca; ma l’allarme, spingendo la gente a sottoporsi impaurita ad esami diagnostici e a terapie, può portare ad un incremento di diagnosi di cancro e altre malattie. Un incremento artificiale, dovuto al fatto che l’attuale medicina, per ragioni di interesse, è congegnata in modo da favorire sia i falsi positivi, cioè a etichettare come patologiche o gravi condizioni che non lo sono, sia l’insorgenza di patologie iatrogene. Inoltre, allocando fondi pubblici e risorse per questi interventi si lasciano scoperti servizi di assistenza medica utili.

Anche la chiusura dell’ILVA, nei modi nei quali è stata attuata, provocherà quindi danni alla salute dei cittadini. Danni di un tipo differente, ma sempre legato al profitto, e  più strettamente legato al profitto di quanto non lo siano i danni da inquinamento. Ho illustrato i meccanismi di questo effetto [5]; anche a proposito della “nave dei veleni” di Cetraro [6,7] (prima che la magistratura accertasse che era un falso allarme; probabilmente associato a un depistaggio sullo smaltimento clandestino di rifiuti tossici e radioattivi).

Il clamore sulla chiusura dell’ILVA ha modificato il modello della realtà; embricando nuovi inganni e nuovi danni a vecchie ingiustizie che stanno divenendo obsolete. Presento qui per sommi capi l’articolato complesso di false concezioni che hanno dato forma a tale nuova ontologia.

 ccc

3. La vaghezza del cancro

Che il cancro sia un’entità reale lo sperimentano i pazienti con neoplasia in stadio avanzato, es. quelli afflitti dai dolori delle metastasi ossee. Il cancro è un’entità materiale concreta. I tumori solidi si presentano in genere macroscopicamente come noduli a margini infiltranti, il più delle volte di consistenza aumentata rispetto al tessuto normale. Nel caso estremo di alcuni sarcomi degli arti, per alcuni fini speciali il campionamento viene effettuato congelando l’arto amputato e tagliandolo a fette con una segatrice a nastro da macelleria.

Oggi però il cancro è divenuto un’entità vaga, cioè un concetto che non ha confini netti, che permettano sempre di dire “questa lesione è un cancro e quest’altra non lo è”. Col progresso della medicina, e con la sua industrializzazione, si sono infatti inglobate sotto la temibile parola proliferazioni benigne, processi reattivi, varianti anatomiche, alterazioni dismorfogenetiche, e, nella pratica clinica, artefatti diagnostici. La definizione del cancro, affidata alla scienza, invece di venire ridotta entro limiti il più possibile ristretti e netti, come sarebbe stato dovere della scienza, è stata ampliata e sfumata. L’area grigia tra benigno e maligno, o tra cancro e non cancro, è stata dilatata e annessa al dominio del cancro con concetti come quelli di lesioni precancerose, carcinoma in situ, tumore a bassa aggressività; e con teorie eziologiche ad hoc.

I motivi sono difficili da comprendere per quanto sono elementari. Diagnosticare come cancro ciò che non si comporta come cancro aumenta tre cose: i profitti, aumentando il numero dei trattati e quindi del consumo di prodotti e servizi medici; il potere, suscitando paura; il prestigio, perché i falsi positivi risulteranno come successi terapeutici.

Per rendere possibili queste sovradiagnosi si è sfruttata la “scienza”: a mano a mano che il cancro veniva definito dalla microscopia, dalle caratterizzazioni molecolari, dalle nuove tecniche di imaging, si sono allargati i suoi confini. Una nuova ondata, peggiore delle altre, è un arrivo: quella dei “biomarkers”, che consentirebbero la diagnosi precoce del cancro e di altre malattie con semplici esami del sangue “oggettivi”. In realtà sono un signum che permette ancor più dei criteri precedenti di sganciare la diagnosi dalla realtà biologica; e che si presta quindi a infinite possibilità di manipolazione. L’ideologia che ha permesso sia l’allargamento delle diagnosi di cancro, sia il suo sfruttamento commerciale su larga scala, medicalizzando la popolazione sana, è quella della “prevenzione” [8]: se si prende il cancro a tempo, si può curarlo meglio. Ciò che non si lascia sapere al pubblico è come questa idea, o meglio il suo stravolgimento, abbia un rovescio negativo, dannoso per la salute, che può essere preponderante [9,10].

 ccc

4. I cancerogeni culturali

La paura del cancro, la disinformazione sul cancro, sono cancerogene, sul piano pratico e su quello statistico. Non perché causino materialmente il cancro, ma perché possono portare alla sua sovradiagnosi. (Che a sua volta può condurre, con una frequenza non trascurabile, allo sviluppo di un cancro vero, da antitumorali). Un esempio è dato dal carcinoma della mammella. Si è lanciato lo screening negli anni ’70, come la soluzione al problema. Si calcola che con questa campagna, secondo la quale le donne che non si sottopongono allo screening sono mentalmente insane, in USA in 30 anni si siano generate false diagnosi di cancro della mammella – e quindi gravi danni fisici, psicologici ed economici – su 1.3 milioni di donne; mentre lo screening “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella” [11]. Le mammografie hanno rilevato noduli che non si sarebbero in realtà comportati come cancro, nonostante vengano chiamati così.  Oggi ci sono numerosi studi che smentiscono il trionfalismo su questo screening, il principale. Fonti ufficiali ammettono che la sua efficacia è assente, o se c’è è debole; mentre non si può dire lo stesso dei suoi effetti avversi.

Critiche analoghe stanno comparendo per altri screening. Per il cancro della prostata i falsi positivi in USA sono stati stimati in un milione di casi [v. citaz. in 6]. Appaiono dichiarazioni che dovrebbero suonare sconcertanti al pubblico. Otis Brawley, chief medical officer della American Cancer Society (associazione che è tra i maggiori responsabili dell’accaduto) ha così riassunto i risultati di uno studio clinico: “Con il test del PSA per lo screening del cancro della prostata avete una probabilità circa 50 volte maggiore di rovinarvi la vita piuttosto che di salvarvi la vita”. Una donna, professore universitario di ostetricia, con una storia familiare positiva e multipli fattori di rischio per il cancro alla mammella, ha spiegato pubblicamente i motivi scientifici per i quali ha rifiutato lo screening mammografico [12]. Come per altri tumori, non è stato sviluppato un trattamento che curi le donne che sono affette da cancro della mammella aggressivo; solo “progressi terapeutici”. Se si sapessero curare i cancri veri, non si riuscirebbe più a vendere quelli finti con la scusa della “prevenzione”. Mentre la mammografia, data la cancerogenicità dei raggi X, qualche cancro vero lo provoca, sui grandi numeri; la TAC per la prevenzione del cancro del polmone, con le sue elevate dosi di radiazioni, può fare di peggio.

Nel caso del cancro del polmone non ci sono stati sostanziali miglioramenti del tasso di sopravvivenza negli ultimi decenni. Si è invece rispolverata l’idea, già scartata per i risultati deludenti degli studi clinici, di sottoporre a screening almeno una parte della popolazione, quella dei fumatori (strategia finanziata dalle case produttrici di sigarette). Oggi si discute su quando definire “positivi” i risultati delle TAC usate per questo screening [13,14]: si vuole fare “prevenzione” non solo senza dati davvero validi sulla sua efficacia e vantaggiosità, ma ammettendo che non si sa dire con certezza se quello che si individua come un cancro agli stadi iniziali lo è davvero. Ciò – soprattutto per uno screening che può portare all’asportazione chirurgica di parti dei polmoni – è in stridente contrasto col principio etico, derivato da considerazioni tecniche, che se si offre un trattamento medico per una data patologia a una persona che è in salute per quella patologia si ha l’obbligo di essere certi del beneficio [15]. Uno screening su basi tanto forzate porterà a situazioni non dissimili nella sostanza da quelle della S. Rita, con asportazione di lobi polmonari senza cancro in soggetti che spesso hanno già una ridotta capacità respiratoria; ma legalmente, e su larga scala. Davanti alle pressioni di attori economici dotati di una potenza smisurata, che passano come un carro armato su una realtà biologica irta di ostacoli tecnici e di trabocchetti  [15,16], e anzi li sfruttano a loro vantaggio, di tutto ci sarebbe bisogno fuorché di suscitare paure eccessive nella popolazione. Essendo onesti; se non lo si è, questo è invece proprio ciò che va fornito, in carenza di motivazioni valide, per aiutare l’avvio del business. Cliniche private hanno già cominciato a offrire TAC “preventive” a pagamento.

Tumori come cancro della mammella, prostata, colon, tiroide, rene, tessuti emopoietici e linfoidi, melanoma cutaneo, e anche neoplasie pediatriche [5] hanno, accanto alla forma maligna vera, versioni che, per essere brutalmente chiari, si possono chiamare “taroccate”. Anche per le malattie non neoplastiche che effettivamente vengono aumentate dall’inquinamento atmosferico, come le comuni malattie cardiovascolari e respiratorie, si sono sviluppati e si stanno sviluppando complessi sistemi di sovradiagnosi [9].

Questo gioco necessita di campagne di propaganda, che puntano nella direzione opposta a quella dell’analisi e della razionalità. In USA il lancio dello screening della mammella, allora annunciato come la salvezza e oggi fortemente criticato, beneficiò della propaganda creata coi casi di due first ladies, Nancy Reagan e Betty Ford. Oggi abbiamo Angelina Jolie che fa pubblicità su scala globale, con l’annuncio della sua mastectomia preventiva, ai biomarkers diagnostici, in base ai quali si è fatta operare. La notizia ha fatto alzare in borsa le azioni della ditta che vende, speculandoci, il costosissimo test genetico [17]. In Italia l’allarme tumori ottenuto anche con il caso ILVA spinge la popolazione verso la medicina; che l’aspetta a braccia aperte.

 ccc

5. La nuova medicina dell’Era dell’informazione

Siamo nell’Era del  “capitalismo cognitivo”, nel quale la piramide medica, con i sani alla base e le cure terziarie al vertice, si capovolge [18]: si punta alla grande platea generale, alla vendita direct-to-consumer, mentre i medici si defilano e divengono “facilitators”; o “partners”, “soci” del paziente. Quella sull’ILVA è un esempio dell’informazione funzionale a tale nuovo schema, nel quale si confonde spesso “informazione” con “verità”. Si trascura che l’informazione, anche se paludata da scienza, può essere falsa: ciò che si chiama “bugia”, “disinformazione”, “falsa prova”, “fattoide”, “verità parziale e fuorviante”, etc. Del resto, “comunicazione” è oggi divenuto l’eufemismo per “propaganda”. Si incoraggiano i cittadini a pretendere, anche come diritto giuridico, “informazione” sui temi della salute (la catchword ora è “trasparenza”). Ma:

La disonestà collettiva cominciò dall’inizio. La dottoressa Angela Raffle, consulente in sanità pubblica dei programmi di screening nazionali in UK, dopo aver parlato alla conferenza Europa Donna a Milano nel 1997, ricevette il seguente commento da un direttore di un programma di screening radiologico olandese per il cancro della mammella: “Non sono d’accordo con nulla su ciò che lei dice. Noi dobbiamo mentire alle donne”. Raffle chiese perché, e il radiologo rispose: “Perché se non mentiamo non verranno”.

A metà anni ’90, il professor Michael Baum, che aveva allestito il primo centro di screening in UK nel 1988, si dimise dal comitato di direzione dei programmi di screening del servizio sanitario nazionale quando venne informato dal deputy chief medical officer che se alle donne fossero stati riferiti tutti i fatti non avrebbero aderito, e il programma non avrebbe raggiunto la soglia del 70%. [19].

In soldoni, la falsa informazione spinge le persone a sottoporsi a esami diagnostici preventivi; questi portano alla sovradiagnosi e a un trattamento ingiustificato; trattamento che è spesso iatrogeno, e trasforma il soggetto in un malato vero; e che si auto-sostiene causando complicazioni a cascata, spesso simili a quelle della malattia che dice di trattare; così che il paziente si trova in una trappola di esami diagnostici, cure e controlli, dai quali rischia di non uscire più [20]. L’enfatizzare da parte dei medici il pericolo inquinamento, offrendo contemporaneamente servizi diagnostici e di cura, e il sottacere i derivanti rischi iatrogeni da sovradiagnosi, è un altro esempio delle bugie “a fin di bene” propugnate a Milano dal radiologo olandese; bugie che vengono pronunciate sostenendo che l’era del paternalismo medico è finita.

 ccc

6. Deindustralizzazione e riconversione. Il cancro da sottoprodotto a materia prima

Magistratura e società civile si sono svegliati sull’ILVA solo dopo che si è avviato il processo di deindustrializzazione del Paese. Un processo imposto dall’esterno, a detta di diversi insider. La chiusura della grande acciaieria va in questa direzione. La medicina si evolve di conseguenza. Nel descrivere la medicina come strumento del potere, 40 anni fa Maccacaro osservava che il modo di produzione capitalista guarda alla salute delle masse secondo un calcolo razionale: e che [allora] non interessava la morte della forza-lavoro, che sarebbe stata una perdita; né il suo benessere, che avrebbe costituito un onere inutile. Ciò si rifletteva sulla pratica medica, che puntava a mantenere la popolazione sana quanto bastava alla domanda di lavoro [21]. Oggi, nell’era post-industriale, dove c’è sempre meno bisogno di braccia mentre aumenta il peso degli anziani, e sotto il regno dell’ideologia liberista, l’equazione del rapporto tra salute della popolazione e profitti del grande capitale si è modificata, ed è divenuta ulteriormente sfavorevole per le classi subalterne. Chi è inutile, in quanto non produttivo o non necessario, è zavorra della quale liberarsi; o da far fruttare in altro modo.

La medicina è una industria che traina l’economia [22]. Studi approfonditi hanno mostrato come, combinando la disinformazione e gli allarmi con la manipolazione istituzionalizzata dei criteri diagnostici, si costituiscano artatamente “disease reservoir”, “giacimenti” o “serbatoi” di malattia [23] altamente redditizi. Che si possono raffigurare come i giganteschi serbatoi delle scorte di materia prima di un impianto industriale. Una soluzione è dunque di mettere gli operai, e in generale i cittadini, sul nastro trasportatore della catena di montaggio della medicina industriale. Non è più il tempo dei laminatoi, ma delle pipelines delle case farmaceutiche. Declina la stella dell’ILVA, e in un modo che facilita questa riconversione industriale, mediante la medicalizzazione. Del resto, a Brescia, la città dei proprietari dell’ILVA, cliniche private sono state aperte da padroni di fonderie che chiudevano. Nel capitalismo cognitivo, mentre chiude l’industria pesante, accanto alle Grandi Opere, o al loro posto, si erigono le Grandi Frodi.

 ccc

7. La linea del mammografo

Il business medico è un business globale, alla conquista sistematica di nuovi mercati. Ad es. si prevede che il fatturato per la vendita di farmaci per il cancro della mammella crescerà nei prossimi anni dell’8% all’anno nei paesi BRIC [24]; la Goldman Sachs sta investendo in aziende di tecnologie mediche in India. In questo quadro, nella vecchia Europa il Meridione italiano rappresenta una piccola area che è come sfuggita alle pennellate incrociate dell’imbianchino sul muro. Nel Meridione i programmi di screening sono molto meno diffusi che nel Centro-Nord: l’estensione reale è spesso la metà o un terzo, e in alcuni casi un decimo, di quella del Nord, che è in linea coi valori europei. Ciò va contro ai desiderata delle multinazionali e della finanza, codificati dalle direttive europee. Questo allarme su Taranto, come quello di anni fa sulla Cunsky [6,7] – dove pure hanno fatto capolino i servizi – consentirà di portare a regime uno dei pochi mercati europei non ancora saturi. Si alza quella che Sciascia chiamava “la linea della palma,” con la (comoda [25]) diffusione della mafia al Nord, e si abbassa – verso i mercati della sponda nord-africana – “la linea del mammografo”. Sono due movimenti diretti da forze che convergono al vertice (e che probabilmente, dati casi pregressi di interesse della mafia per la medicina commerciale, hanno punti di contatto anche sul territorio). Partecipare a questo nuovo corso come lavoratore addetto al nastro, o come paziente sul nastro, è una delle prospettive di uscita dei cittadini del Sud dalla morsa della recessione e disoccupazione.

 ccc

8. La Nato e la salute dei popoli

La chiusura dell’ILVA è stata collegata alla volontà della NATO di installare un suo porto a Taranto [26]. E’ un fattore credibile. Anche la TAV, la cui costruzione è sostenuta dai politici con l’irremovibilità di Don Abbondio – e riceve un sostegno dalla magistratura mentre questa fa chiudere l’ILVA – è di interesse NATO [27]. La NATO si occupa di guerra, e in genere non aumenta la longevità, la salute, il benessere e la serenità delle popolazioni. La NATO si occupa anche di affari, dei quali è il braccio militare [28], e quello medico è un affare di prim’ordine. Sul piano economico la medicina attuale è una prosecuzione dell’economia di guerra. Più in particolare, “Si possono fare molti soldi dicendo alle persone sane che sono malate”. Così comincia un celebre articolo del British Medical Journal [29]. La NATO, e i poteri economici che serve, questo lo sanno; con la chiusura dell’ILVA per inquinamento, come è tipico di un certo genere di operazioni [30] si prendono più piccioni con una fava.

I poteri atlantici possono ordinare ai loro zelanti referenti della politica e delle istituzioni italiane [31] uno sconvolgimento come questo, e fargli avere ampia visibilità. Allo stesso tempo, ottengono dai loro servi locali di far togliere di mezzo le voci libere. I corpi di polizia che negli Anni di piombo servivano l’alleanza atlantica pilotando terrorismo rosso, nero e mafia e utilizzandoli per eliminare italiani che ostacolavano i disegni dei poteri sovranazionali, oggi la servono con metodi sofisticati e apparentemente incruenti, ma animati dallo stesso spirito omicida, avvalendosi stavolta di disgraziati di altra specie. Dove abito, a Brescia, una città con legami atlantici, anche riguardanti la medicina, lo Stato si occupa di screditare e zittire con metodi criminali chi guasterebbe, se fosse ascoltato, la rappresentazione che si vuole dare della medicina; come quella che viene promossa in questa operazione su Taranto.

 ccc

9. La giustizia come momento della frode. La responsabilità ontologica dei magistrati

Un corollario della massima di Debord sul vero come momento del falso è che, nella società dello spettacolo, la giustizia può essere un momento della frode. L’intervento della magistratura in sé è fondato. Ma la magistratura non ha supplito alla classe politica, come ha detto Giancarlo Caselli: si è accorta dei “mulini satanici” quando i tempi storici, ai quali appare sensibile più che al tempo della vita delle persone [32], lo richiedevano. La magistratura, come chi grida “al fuoco” al cinema, ritiene che il clamore suscitato e i suoi effetti sulla popolazione non la riguardino. Una magistratura che è determinante nel costruire la nuova realtà, nel modificare lo Zeitgeist, senza doverne rispondere. Una magistratura amica del grande business, che vede solo quello che le fa comodo, più che rispettosa della NATO e sottomessa alla legge della NATO prima che alla Costituzione. La stessa magistratura che col suo sguardo altamente selettivo, con una combinazione di interventi forti e di omissioni voraginose, mentre a Taranto combatte l’inquinamento fa propaganda su tutto il territorio nazionale a frodi mediche come le staminali [33,34]; che partecipa a varie campagne di disinformazione e propaganda del business medico [35]; e offre l’indispensabile sostegno e la copertura giudiziaria a operazioni di eliminazione di chi si oppone a questi crimini.

A Brescia la magistratura applica a grandi imprese inquinanti come A2A e ai grandi affari della medicina la dottrina Pizzillo [36], per la quale se non si vuole danneggiare l’economia bisogna permettere ai grandi interessi di spadroneggiare, e di soffocare il dissenso con metodi non meno gravi di quelli per i quali la Procura a Taranto ha contestato all’ILVA e a rappresentanti delle istituzioni la commissione di reati, e ha ordinato arresti eccellenti. Credo che sia ampiamente sottovalutato il ruolo della magistratura, a fianco a quello della politica, nella sottomissione del Paese a volontà sovranazionali, giocato alternando iniziative encomiabili, “atti dovuti”, occhi ben serrati e complicità attiva; dai tempi di Portella, passando per gli Anni di piombo, fino all’attuale corso storico.

 ccc

10. L’ecologismo liberista. Terzo viene l’Uomo

Chi oserebbe criticare una battaglia ecologista sulla salute, per di più fondata? Soprattutto se ci si ritiene progressisti. Invece questo è uno dei casi nei quali si dovrebbe attingere alla critica marxista, che ha denunciato l’ecologismo in voga come una faccia dell’ideologia liberista [37,38]. Qui l’ecologismo, giustificando la deindustrializzazione, svolge la sua funzione di freno, quando la locomotiva capitalista vuole frenare,; anzi, la funzione di demolitore: diviene strumento della “distruzione creativa” di Schumpeter. Allo stesso tempo serve da pungolo per nuovi consumi, stimolando la medicalizzazione; e da alibi, stornando verso l’inquinamento l’attenzione sulla natura iatrogena dell’attuale medicina. E’ stato osservato, da autori conservatori, che già fin dalla nascita, con i movimenti innescati dai libri di Rachel Carson e Barry Commoner negli anni Sessanta e Settanta, l’ecologismo ha avuto tra i suoi effetti anche quello di spingere verso l’oncologia di massa tramite la “cancer scare” [39].

L’ecologismo liberista è notoriamente malthusiano; non pensa affatto a fare campare tutti cento anni. E’ stato preparato da centri di ricerca ecologisti e di “sviluppo sostenibile” il recente studio finanziato dalla Commissione Europea [40], che riporta: “L’UE deve prendere delle drastiche misure per ridurre la crescita demografica sia in Europa sia, e soprattutto, nel resto del mondo.”; “Nel 2015, nei Paesi Europei il suicidio volontario o assistito sarà diventato legale.”; “Entro il 2020, la maggior parte dei canali d’informazione sarà controllata dal governo e utilizzata nel tentativo di indurre nuovi comportamenti sociali”. La medicalizzazione è potenzialmente in grado di ridurre la longevità, e di trasformare almeno in parte il problema dell’invecchiamento della popolazione in un vantaggio economico. Come per le recenti campagne per l’eutanasia, anche per la medicalizzazione si fa in modo, col supporto di interventi giudiziari [41-43], che sia la vittima a chiedere di essere sacrificata.

Questo ecologismo crea inoltre nuovi mercati, come quello della bonifica dei siti inquinati, in una “economia della finestra rotta”, dove si guadagna creando danno prima, e riparandolo poi. Quello che questo ecologismo non fa è trarre conclusioni politiche coerenti. Si occupa solo di temi particolari, avulsi dal contesto socioeconomico e storico, che non considera e non mette in discussione, se non con qualche vaga chiacchiera. Venato di spiritualità, come alcune religioni di successo è doppiamente appagante presso il pubblico; soddisfa il bisogno di alti ideali, ma è indulgente col fedele, permettendogli di credere di poter avere la botte piena – il modello consumista – e la moglie alticcia che vagheggia un Eden coi cerbiatti e le cascatelle. I sinceri progressisti dovrebbero chiedersi dove porta questo tipo di ecologismo; e interrogarsi sulle questioni radicali che un’autentica sensibilità verso la Natura pone, e se il posto dell’Uomo è davvero terzo, dopo il Business e la Natura. E qual è la preferibile, delle 6 permutazioni possibili.

In quest’ambito la medicina ufficiale – che quando occorre continua a negare i pericoli dell’inquinamento e dei cancerogeni – ha scoperto una coscienza ambientale. Viene data ampia visibilità a battaglieri medici ecologisti che intervengono in modo che il pubblico attribuisca esclusivamente all’inquinamento l’incremento del carico di malattia. Ordini dei medici hanno preso posizione in questo senso, e si sono sviluppate teorie speculative per attribuire all’inquinamento anche l’incremento delle diagnosi di malattia in età pediatrica. L’inquinamento fa molto comodo alla medicina commerciale: induce paura e quindi consumi, mentre, addossando a un altro fattore, autentico, colpe che non ha oltre a quelle che ha, lascia indisturbata la medicina riguardo alle sue responsabilità sulle false diagnosi e la iatrogenesi. Uscendo dalla sfera clinica e affrontando il tema ecologico si ottiene di poter sostenere che l’aumento drammatico delle diagnosi di comuni tipi di tumore non è dovuto anche, come invece è stato mostrato, alle sovradiagnosi; ma solo al fumo che esce da camini e tubi di scappamento (oltre che alle vittime stesse, che indulgerebbero in “stili di vita” dissennati [4,20]). I medici ecologisti, come il marito che picchia la moglie e fuori fa il galante, dovrebbero fare pulizia nella loro casa professionale prima di lanciarsi in altruistiche campagne sull’inquinamento.

 ccc

11. Scienza 2.0

I dati scientifici sugli effetti sulla salute dell’inquinamento da ILVA, e l’interpretazione dei dati che ha permesso di presentare Taranto come un luogo infernale rispetto al resto dei centri urbani, non sono al di sopra di dubbi e critiche circa la loro solidità e interpretazione. Appare improbabile che tali effetti siano assenti, ed è certo che si sia voluto occultare l’inquinamento, ma la dimensione quantitativa dei danni alla salute non è stata determinata con sicurezza. Potrebbe essere inferiore, o anche superiore, a quella stimata.  Ai fini di ciò che si considera qui, diamo per assodato che vi sia realmente un problema particolarmente grave, di danno alla salute da inquinamento a causa dell’ILVA. Anche ammettendo ciò, sono comunque presenti distorsioni.

Come la piramide medica vista prima, anche il rapporto scienza-politica è capovolto. Si dovrebbe partire dai dati scientifici, per prendere decisioni politiche. A seguire dovrebbero venire l’informazione ai cittadini, e l’intervento della società civile. Gli interessi economici particolari dovrebbero restare estranei, o ai margini, di questo processo sulla salute pubblica. Invece si parte dagli interessi privati dei poteri forti, e si punta direttamente ai sentimenti dell’opinione pubblica e alla loro manipolazione. Politica e giornalismo divengono strumenti di questo processo; e così la scienza. Una scienza “post-accademica” che è sottomessa a interessi economici e politici, e, nel migliore dei casi, “dice la verità ma non tutta la verità” [44]. Sull’ILVA la scienza lancia un allarme fondato, ma dà anche credibilità all’allarmismo. Tace su ciò che non conviene: non parla del pericolo della medicalizzazione e della iatrogenesi. I tumori infantili sono un genere di tumori per i quali l’Italia ha ottenuto dei tristi record statistici, e che secondo il giudizio a occhio di alcuni loquaci pediatri insorgerebbero con frequenza spaventosa a Taranto a causa dell’inquinamento. Nella recente monografia dell’AIRTUM sui tumori infantili, mentre si riporta un aumento dell’incidenza la parola “sovradiagnosi” è presente n=0 volte. Lo studio dà invece largo spazio al fattore inquinamento.

Da alcuni anni gli scienziati, gli epidemiologi in questo caso, lavorano, letteralmente, insieme a pubblicitari professionisti per lanciare campagne che sono un genere ibrido tra scienza e pubblicità [45]. I numeri delle statistiche tradizionali si mescolano a quelli delle “sentiment analysis”. I creativi del marketing sono avvantaggiati: la diade miasmi/medicina, mal aria/scienza medica, è quella della medicina ippocratica, che ha fatto presa sui popoli per tanti secoli. Non sorprende quindi che, mentre i risultati sull’inquinamento da emissioni dell’ILVA e altri siti vengano agitati quanto più possibile, sulla medicalizzazione, sovradiagnosi e iatrogenesi già presenti, e sulla loro accentuazione come contraccolpo dell’allarme, si taccia, non si facciano studi mirati, non vi sia dibattito politico; e non si avvisino i cittadini di quest’altro pericolo, che è concreto come quello dell’inquinamento, ed è legato all’allarme sull’inquinamento; ma che comunicare sarebbe antieconomico come è stato per l’inquinamento negli anni precedenti.

 ccc

12. Battaglie civili contro la padella e a favore della brace

Nel commentare la recente scomparsa di Andreotti, un blogger ha riportato uno scritto di Longanesi. Ne riporto un brano: “Quella di un romano non si può mai chiamare vigliaccheria. I romani la sanno lunga sul modo di servire i padroni e, nello stesso tempo, i propri interessi e usano della loro apparente fierezza per far sembrare la viltà solo un adattamento.”[46]. L’arte di lavorare servilmente per il potere apparendo allo stesso tempo critici temerari ha raggiunto in tutta Italia livelli sofisticatissimi. Una regola fondamentale di tale arte è di accettare come vere e indiscutibili le motivazioni ufficiali delle contese pubbliche tra poteri, ignorando la differenza tra chi si oppone a un’ingiustizia disinteressatamente e chi la combatte al fine di sostituirla con un’altra ingiustizia a suo vantaggio [47]. L’industria biomedica mostra una consumata abilità nell’allestire casi “etici”, dove si possono servire business luridi apparendo mossi da intenti umanitari [48,49]. L’ILVA offe un’altra magnifica possibilità agli impegnati, agli intellettuali e ai moralisti che tengono famiglia.

Ai tanti in buona fede della base faccio presente che i poteri ai quali si vorrebbe dare l’assalto ci sovrastano anche sul piano culturale; e sanno come incanalare ideali positivi e istanze legittime verso i propri fini, soprattutto nel campo della salute. Un tempo ciò si chiamava “demagogia”. Sarebbe ora di riconoscere l’esistenza della demagogia medica; e dei modi sottili – a volte accoppiati a modi volutamente grossolani [33,34] – coi quali agisce. Es. l’opera eccezionale di Franco Basaglia, radicale vero, fu sfruttata per ottenere la chiusura dei manicomi; come conveniva al business degli psicofarmaci, le “camice di forza chimiche”, al cui enorme mercato diede inizio uno scienziato anticonformista e critico del sistema, Laborit. Ciò che in Italia si ottenne con la cosiddetta “Legge Basaglia”, in USA fu decretato da Reagan [50].

Con scandali come questo dell’ILVA si sta diffondendo l’idea che dove c’è un rischio ambientale per la salute, la popolazione va messa sotto controllo sanitario. La popolazione che abita nelle vicinanze del nuovo inceneritore di Torino verrà regolarmente controllata, sottoposta ad analisi di laboratorio e check-up [51]. Anche se l’ILVA non chiudesse definitivamente, o chiudesse parzialmente – e anzi a maggior ragione – forme di medicalizzazione, organizzate o spontanee, verranno comunque instaurate. La gente, indottrinata, è contenta di ricevere attenzioni mediche; sensibilizzata da “contestatori” come Grillo, che non perde occasione per attaccare gli inceneritori come pericolosi. Io stesso, avendo scritto ad A2A di Brescia una lettera sul mancato rilascio dei dati sulle emissioni in base ai quali al suo inceneritore era stato conferito un premio (notando che della giuria faceva parte la ditta costruttrice), e avendo mostrato la lettera ad ambientalisti, fui contattato dalla Casaleggio Associati, che ne ha fatto uno degli argomenti di Grillo [52].

Ma Grillo, come l’ufficialità che lancia anch’essa di questi allarmi [5], tace sui danni da medicalizzazione che ne derivano. Non si dice che un programma di screening sulla popolazione generale porta con sé effetti nocivi. Alcuni gruppi anti-inceneritori chiedono controlli medici sulla popolazione, o addirittura li organizzano. Si è al paradosso che un fattore di danno alla salute, la presenza di un inceneritore o di altre fonti di inquinanti, permette interventi locali che aggirano i criteri e i controlli che limitano gli screening per evitare che provochino danni alla salute. Grillo e gli altri “antagonisti” aprono la via alla medicalizzazione del problema; anche dando voce ai medici ecologisti, che indicano l’inquinamento come un flagello parlando in nome della medicina, ma si scordano di come la loro categoria vi speculi. Con impostazioni come questa, Taranto, e altri siti sottoposti a misure di sorveglianza, divengono siti a rischio da danno iatrogeno oltre che da inquinamento.

Non si nota come l’allarme inquinamento stia servendo a introdurre misure di controllo biopolitico della popolazione senza una discussione politica, facendo appello ai sentimenti viscerali della gente. Misure di controllo e di intervento sul corpo, che mettono a serio rischio la libertà, i diritti fondamentali e la salute degli individui. Mentre ci si accalora a “educare” la cittadinanza perché consumi sempre più prodotti medici, non c’è chi la educhi davvero, spiegando che gli esami diagnostici vanno considerati alla stregua di medicine, e che assumerli da sani può portare a conseguenze altrettanto dannose.

 

13. Cittadini pensanti ma non troppo

Anche i cittadini si sono svegliati a comando. Sono incoraggiati a farlo: si parla oggi di “medicina partecipativa”; nella quale il cittadino è coinvolto nelle decisioni. E’ la filosofia del reality: lo spettatore che sale sul palcoscenico, che si fa protagonista. Mentre da un lato lo si convince a votare i peggiori, i corrotti e gli inetti, che creano di queste situazioni, si fa credere al cittadino che lui è capace di valutare e decidere su intricati problemi tecnici, e lo si invita a “scegliere” la soluzione e il prodotto che ritiene più adatti; un’evoluzione dell’imbarbarimento portato dalla società dei consumi di massa, osservato da Pasolini, per il quale alla perdita della cultura popolare si accompagna la crescita dell’ignoranza e della presunzione. L’utopia borghese, che prevede una società nella quale ciascuno svolga seriamente il proprio compito – a partire dal compito di elettore – viene rifiutata dalla gente come noiosa e antiquata, e repressa e marginalizzata dal potere come eversiva.

Nonostante un gruppo civico a Taranto abbia assunto il preoccupante nome di “cittadini pensanti” (e anche “liberi”), tanti attivisti non pensano che vi siano interessi contrastanti tra offerta e domanda di salute. Né considerano che il divenire “partner” o“alleato” di chi si guadagna da vivere, o prospera, vendendo costosissimi prodotti medici, che è illusorio credere di poter valutare da profani sul piano del merito, espone ad essere raggirati. Sono “pensanti q.b”, pensanti quanto basta a chi muove i fili. Gli esperti di pubbliche relazioni rilevano che i programmi di sorveglianza sanitaria sono ben accolti dalla popolazione, che aderisce al modello elementare “inquinamento cattivo-medicina buona”. Mentre diffondono la paura delle peste, i cittadini impegnati ignorano il pericolo della iatrogenesi che si profila e anzi gli vanno incontro di corsa. Non amano invece gli avvertimenti sulle spinte amorali che plasmano l’attuale medicina.

La storia in forme diverse si ripete. Bortolozzo, l’operaio che sollevò l’allarme sulla pericolosità del cloruro di vinile monomero a Marghera, fu per anni isolato e malvisto dai suoi colleghi e dai sindacati; c’era anche chi insinuava che fosse mosso da secondi fini [53]. La generale indifferenza, ignara, incredula e infastidita, sulla nuova forma di sfruttamento e di danno alla salute costituita dalla medicina come contraltare dell’inquinamento, è la reincarnazione dell’indifferenza che negli anni del boom economico portava le masse ansiose di posti di lavoro e di consumi a trattare come ubbie filosofiche e da “figli di papà” [53] le denunce dei danni alla salute provocati dall’inquinamento causato dall’industrializzazione e dalla società dei consumi. Sono discendenti di quelle di allora anche le omertà professionali, politiche, intellettuali, giudiziarie, mediatiche.

Né i cittadini mettono in discussione il modello di crescita generale, che prevede di usare come discarica l’atmosfera, che non è “il vuoto”, ma, dotata di estensione e massa, un oggetto fisico [54]. Un oggetto che inaliamo. Questo uso è intrinsecamente sbagliato; è come se un artigiano usasse la stessa scodella per mangiare e per gli impasti della sua attività lavorativa. Il cielo sopra di noi è il posto dell’aria, degli dei celesti e degli ideali umani. Viene fatto credere che con queste lotte puntiformi all’inquinamento e con l’abbraccio con la medicina si mettano le cose a posto, e si ripristini il rispetto verso il cielo; in termini nuovi, la bestemmia invece continua.

https://menici60d15.wordpress.com/

 ccc

Note

1. Comidad. La lobby di Bill Gates si insedia nella scuola. 9 maggio 2013.

2. Eappen S. Relationship between occurrence of surgical complications and hospital finances. JAMA, 2013. 309: 1599.

3. Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

4. La disinformazione circolare sulle cause di malattia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/21/la-disinformazione-circolare-sulle-cause-di-malattia/

5. SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

6. La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “nave dei veleni”.  https://menici60d15.wordpress.com/2009/10/28/la-magistratura-e-la-separazione-dei-valori-il-caso-della-“nave-di-veleni”/

7. Quando “less is more”. https://menici60d15.wordpress.com/2009/11/18/quando-“less-is-more”/

8. Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-lotta-ai-contronimi-ideologici-prevenzione/

9. Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/.

10. Welch HG. et al. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

11. Bleyer A. Welch G. Effect of three decades of screening mammography on breast-cancer incidence. NEJM, 2012. 367: 1998.

12. Bewley S. The NHS breast screening programme needs independent review. BMJ 2011; 343 doi: 10.1136/bmj.d6894.

13. Henschke CI et al. Definition of positive test result in computer tomography screening for lung cancer. Ann Int Med, 2013. 158:246.

14. Veronesi G. et al. Estimating overdiagnosis in low-dose computer tomography screening for lung cancer. Ann Int Med, 2013. 157: 776.

15. Reich, JM. Improved survival and higher mortality. The conundrum of lung cancer screening. Chest, 2002. 122: 329.

16. Reich, Goodwin M, Gleeson FV. The pitfalls of lung cancer screening. Cancer Imaging, 2004. 4: 52.

17. PharmaTimes. Myriad Genetics stock rises on Angelina Jolie surgery. 15 mag 2013.

18. Smith R. The future of healthcare systems. Information technology and consumerism will transform health care worldwide. BMJ, 1997. 314: 1495.

19. The James Lind Alliance. New book explains the breast screening controversy. 9 feb 2012.

20. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

21. Maccacaro G. Classe e salute. In: La salute in fabbrica. Savelli, 1974.

22. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

23. Kaplan, RM. Disease, diagnoses, and dollars. Facing the ever-expanding market for medial care. Copernicus Books, 2009.

24. PharmaTimes. BRIC nations’ breast cancer drug sales “to grow 8%/year”.  28 feb 2013.

25. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

26. Comidad. A Taranto via l’ILVA per far largo alla NATO. 31 lug 2012.

27. Bovo F. TAV, treno ad alta velocità atlantica. Statopotenza, maggio 2012.

28. Dinucci M. C’è anche la NATO economica. Il Manifesto, 19 feb 2013.

29. Moynihan R et al. Selling sickness: the pharmaceutical industry and disease mongering. BMJ, 2002. 324:886.

30. Terrorismo multipronged?  https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/.

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale.  https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Il rispetto della storia nell’azione giudiziaria.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/

33. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

34. Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

35. Nuove P2 e organi interni.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

36. Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

37. Paccino D. L’imbroglio ecologico. L’ideologia della natura. Einaudi, 1972.

38. Hudson L. The political animal: species-being and bare life. Meditations, 2008. 23: 89.

39. Efron E. The apocalyptics : cancer and the big lie. How environmental politics controls what we know about cancer. Simon & Schuster,  1984.

40. Gardner L et al. OPEN:EU Scenario Storylines Report: Scenarios for a One Planet Economy in Europe. Lug 2011.

41. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/.

42. Contro il relativismo etico ed epistemico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/.

43. Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/03/09/questionario-immaginario-ai-magistrati-sul-testamento-biologico/

44. Ziman, J. Real science. Cambridge University Press, 2000

45. Come raccontare l’epidemiologia in un mondo 2.0. Seminario dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Bologna, 6 mag 2013.

46. Malvino. Blog di Luigi Castaldi. Nessun mistero. 8 maggio 2013.

47. La differenza tra opposizione e take-over. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/14/la-differenza-tra-opposizione-e-take-over/

48. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

49. Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/17/il-grillismo-al-servizio-del-capitalismo-predatorio/

50. Comidad. Lavoro: finto negoziato e vero colonialismo NATO. 22 mar 2012.

51. Autori vari. “Se sono residente nelle vicinanze di un  inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti, le emissioni prodotte dall’impianto possono rappresentare un rischio per la salute mia e dei miei familiari?”. Relazione al Convegno “Al cittadino non far sapere” dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Bologna, 7 mag 2013.

52. Blog di Beppe Grillo. Premio fai da te degli inceneritori. 8 nov 2006.

53. Bettin G. Dianese M. Petrolkiller. Feltrinelli, 2002.

54. Diritto dell’atmosfera.  https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/04/diritto-dellatmosfera/

*  *  *

V. anche: Teenage cancer

*  *  *

18 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Lapertosa “Rifiuti tossici, allarme pediatri: “Rischio cancro inaccettabile. Incidenza alta” “

Non è così semplice come mostrano i media; non è così cinematografico, coi buoni che combattono i cattivi. L’inquinamento è un grave pericolo per la salute, riconosciuto, ma vi sono altri pericoli, nascosti e contrari al senso comune, che sono potenziati dal battage sull’inquinamento. Le cose possono essere ancora più sudice di come vengono presentate; la camorra può essere usata come “forcone” per spingervi verso “angeli” in camice bianco che angeli non sono. State attenti su questi allarmi, per voi e per i vostri figli, perché oltre ai cancri da inquinamento ambientale e da cancerogeni nei prodotti di consumo ci sono anche i falsi cancri da sovradiagnosi. (V. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

*  *  *

13 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “I preti contro discarica di Poiatica: ‘Cloaca nauseante. Noi preoccupati per la salute’ “

“Trasi munnizza e esci oru” diceva un mafioso del business dei rifiuti. Un business basato sul degrado, che attrae mafiosi, corrotti e cascame umano di vario genere. La concentrazione di monnezza fisica genera una concentrazione di monnezza umana. Lo smaltimento rifiuti non solo riceve, ma emette. Dai rifiuti può anche uscire cancro, per inquinamento. Ma possono uscire diagnosi di cancro anche attraverso allarmi basati sull’emotività, come quelli che qui lanciano i preti, e che vanno a favorire il business dei cancri taroccati, un florido business nel quale i preti hanno grossi interessi (v. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

*  *  *

@ anton ruud. Sono questioni complesse, ma anche fraudolente. E che, come nelle frodi di strada, abbisognano, tra i vari compari, di gorilla che intimidiscano e screditino chi dice cose non gradite, che potrebbero mettere sull’avviso i polli. Nel gergo dei truffatori USA i dissuasori si dicono “Heavy”, o “Freddy”. Ne è un piccolo esempio il tuo commento, sguaiato, senza senso e vagamente minaccioso, che cerca di fare passare me per favorevole a una manifestazione del liberismo dissennato nel quale i preti inzuppano il pane; salvo vestire i panni dei salvatori, per lanciare nuove frodi a loro vantaggio, aggiornate ai tempi.

Come in tutte le truffe, si gioca sull’avidità del pollo; al quale va bene lo stile di vita consumistico, salvo saltare su quando i rifiuti gli arrivano al collo. Allora ascolta le voci più allarmistiche, reagendo come al solito di pancia, e cascando in nuovi seducenti imbrogli.

*  *  *

@ mosquito. Sarebbe tanto se ci fosse un 5% della popolazione che si informa, studia e ragiona invece di farsi dire per cosa deve protestare dagli imbonitori con la tonaca o in borghese.

*  *  *

6 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi, il provvedimento è legge. Screening gratuito e utilizzo dell’esercito”

I rifiuti sono, dal punto di vista economico, “”autofertilizzanti””, come certi reattori nucleari: ciò che producono può a sua volta essere sfruttato. Sui rifiuti ci sono i business nei quali l’inquinamento è l’effetto. E quelli dove l’inquinamento, creato dai business precedenti, è la causa, cioè l’occasione per fare altri soldi: con le bonifiche; ma non solo. Anche con la medicalizzazione e la iatrogenesi. Non dice la verità, ma dice una cosa vera don Patriciello commentando “”E’ un punto di inizio, non di arrivo””. Non è una svolta, ma una prosecuzione su nuove basi.

Sono noti i danni alla salute provocati dal business del primo tipo, cioè da inquinamento. E’ molto meno noto che sono possibili anche danni alla salute provocati dal business del secondo tipo, mentre il potere mostra di voler soccorrere chi ha lasciato fosse esposto a sostanze tossiche. Davanti alla premurosa elargizione di screening gratuiti dopo decenni di libero inquinamento, gli abitanti della Terra dei fuochi dovrebbero stare attenti a non cascare dalla padella alla brace: dai danni alla salute da inquinamento a quelli da medicalizzazione. Vedi l’articolo ““Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato””, reperibile su internet. (Siti Appello al popolo e menici60d15).

*  *  *

23 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “Terra dei fuochi: incontro con Don Maurizio Patriciello. La speranza che non si arrende mai”

“Incontrare don Maurizio Patriciello è un dono” secondo Elisa D’Ospina, che si presenta come “scrittrice”. Io ritengo che per molti bambini, per molti genitori, don Maurizio Patriciello sia una disgrazia, dati i messaggi che diffonde, parziali e ingannevoli, che favoriscono le speculazioni più basse sulla sofferenza e sulla paura, complice l’aura di santità diffusa intorno a lui dai vari turiferari. Vedi: Sos cancro dei bambini e sovradiagnosi. Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato. Reperibili su internet.

*  *  *

@ Ilenia. Un tempo si faceva il galoppino ai democristiani, oggi direttamente ai preti. Reperibili su internet ci sono studi scientifici che mostrano milioni di casi di sovradiagnosi di cancro, dovute a fome di propaganda della malattia. E’ di queste ore la notizia che nel PIL verranno incluse anche attività illegali come traffico di droga e prostituzione. I benefici all’economia da diagnosi fraudolente di cancro, favorite dagli allarmi a senso unico ai quali lei inneggia, vi entreranno a pieno titolo.

Io segnalo a chi non si beve a occhi chiusi i raccontini delle spiegazioni ufficiali, a chi dubita che il potere che ha tollerato la camorra sia rinsavito, questo altro pericolo, che si facciano soldi sulla paura e a danno della salute dopo che si sono fatti soldi inquinando il territorio. Chi ritiene di non aver tempo da perdere ad ascoltare altre voci, ragionare e riflettere, si accomodi, segua il piffero dei don Patriciello e vada a fare la fila alla porta dei reparti di oncologia.

*  *  *

1 agosto 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Taranto, morto a 5 anni Lorenzo: bimbo simbolo della lotta all’inquinamento Ilva”

I media fanno sì che gli spettatori piangano in gruppo un bambino; ciò è toccante. Ma questi riti mediatici intorno all’ara sulla quale giace un bambino hanno anche un lato inquietante. Si fa in modo che piangendolo in gruppo il pubblico pensi anche in gruppo; e che idee sbagliate e pericolose possano ammantarsi della sacralità della morte di un innocente. Questo, in un mondo falso, che non rispetta neppure i bambini, porterà altri bambini, altri giovani, altri adulti, a patire sofferenze che si tradurranno in profitti; passando, nel caso dell’Ilva, da un’industria che provoca sofferenze come effetto collaterale ad un’industria della sofferenza; un’industria che fa della malattia, della paura, del dolore, la sua materia prima. Vedi: Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi. E: Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato.

*  *  *

3 dicembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marescotti “Ilva: dal rischio cancerogeno al rischio genotossico”

“Un cervo inseguito dai cacciatori giunse a una grotta in cui si trovava un leone e vi entrò per nascondersi, ma cadde subito nelle grinfie della belva. “Povero me!” esclamò, mentre il leone lo sbranava. “Per sfuggire agli uomini mi sono buttato tra gli artigli di una fiera”. Così qualche volta, per paura di un pericolo minore, ci si getta in uno più grave.” – (Esopo, VI sec. AC).
Cfr: “Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato” e “SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi” nel mio sito “menici60d15”.

*  *  *

13 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Inquinamento e rischio tumori, ma davvero ammalarsi è solo sfortuna?”

La cancerogenesi ha componenti stocastiche, ed è in parte un fatto di natura, indipendente dalle attività umane. Ma in parte ha cause antropiche; la circostanza che un evento abbia meccanismi aleatori nella catena delle cause anziché essere puramente deterministico non esclude che vi possano essere responsabilità umane, la cui presenza è comunque accertata. Un conto è la probabilità di scivolare sul marciapiede dopo una gelata, un altro la probabilità se qualcuno vi scarica olio o bucce di banana tutto l’anno. Un conto è una roulette russa con un proiettile in una delle 6 camere del tamburo del revolver, un altro un giro dove qualcuno ha caricato il revolver con 5 proiettili su 6 camere.

E’ un gioco delle tre carte: si tende a minimizzare le responsabilità dei soggetti forti, cioè il ruolo dei cancerogeni chimici, ambientali e negli alimenti. Si scarica la responsabilità sulle vittime, esaltando i fattori personali, come i lifestyles, la dieta e ora la “sfortuna”. L’inquinamento a sua volta viene usato per nascondere, e, purtroppo, promuovere, un altro fattore umano legato al profitto, le sovradiagnosi di cancro (v. “Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato”).

*  *  *

6 ottobre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi: Gigi, Anna e le pubblicità ingannevoli”

Nella medicina attuale il cancro non è come il vaiolo, che ha una causa e manifestazioni ben definite (“monotetiche” ci spiegano gli epidemiologi, es. P. Vineis). La sua definizione e le sue cause sono divenute di fatto più eterogenee – politetiche – per l’influenza della ricerca del profitto. Tra le definizioni e quindi tra i criteri diagnostici sono state fatte rientrare alterazioni che non si comportano come cancri ma come tali sono diagnosticate; falsi positivi, che, moltiplicati dalla “prevenzione” – in realtà diagnosi presintomatica di massa – hanno causato crescite esplosive nelle statistiche dei corrispondenti “tumori”. L’inquinamento, fattore causale reale, viene indicato come causa monotetica delle “epidemie” di cancro dovute alle sovradiagnosi. La ricerca amorale del profitto provoca sia le aberrazioni dell’inquinamento, sia le aberrazioni delle sovradiagnosi; le prime vengono usate non solo per nascondere, come capro espiatorio, ma per praticare, come spauracchio che spinge alla “prevenzione” tramite screening, le seconde, mediante una rappresentazione distorta e ingannevole; diffondendo un nocebo in un circolo vizioso. I coniugi D’Alessio rappresentano bene il livello intellettuale e civile di questo appoggio all’industria biomedica. Un’industria che necessita di censura e massiccia propaganda; spesso fornite proprio da quelli che avrebbero il dovere di impedire quella caccia ai sani, per trasformarli in pazienti, che ora sta puntando le ragazzine.

*  *  *

2 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi: il report dell’Iss certifica un altro pezzetto di verità. Guardiamo con fiducia al 2016”

Dallo studio: “Le caratteristiche metodologiche [analoghe a quelle dello studio Sentieri] non consentono, in linea generale, la formulazione di valutazioni di nessi causali, permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza eziologica da approfondire con studi mirati,”. L’allarme però viene dato in termini causali; come mostrano i toni tribunizi del dr. Marfella, che nel convegno da lui citato del 5 dicembre sedeva a fianco al Procuratore Generale di Brescia. Platea di minorenni, scolaresche. Nonostante a un convegno un eminente epidemiologo abbia risposto affermativamente alla mia domanda su se gli epidemiologi italiani considerino il rischio che questi allarmi mediatici provochino, col meccanismo della profezia che si autoavvera, un aumento spurio di diagnosi dei tumori, data la riconosciuta associazione tra considerazione del rischio e sovradiagnosi, gli epidemiologi, e gli altri addetti, appaiono ignari di ciò. L’inquinamento è una calamità della quale si privilegiano gli aspetti di generatore di profitti: medicalizzazione e bonifiche. Anche la possibilità di un circolo vizioso allarmi-diagnosi andrebbe studiata e contrastata, come fattore confondente e come pericolo futuro; e anche come dovere etico, e non solo, di non costruire sciagurate industrie del cancro, rischio che la storia degli screening dimostra non essere teorico. Ciò tanto più per dati che non sono così eclatanti e indiscutibili come li si presenta sui media.

*  *  *

2 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Tumori pediatrici, la verità ‘dimezzata’ sui dati delle guarigioni”

Nel recente studio citato sulla Terra dei fuochi i tumori del SNC in età 0-1 e 0-14 anni diagnosticati in eccesso (riferimento alla Campania) sono stati dell’ordine delle unità all’anno; per un totale di alcune decine di casi in circa un decennio. L’eccesso maggiore, in provincia di Napoli, è stato di 7 casi invece dei 3 attesi. E’ quindi relativamente semplice, e a questo punto doveroso, analizzare tutte le diagnosi singolarmente per studiare caratteristiche come le modalità di diagnosi, i tipi istologici, i centri medici che li hanno diagnosticati, le eventuali relazioni con possibili fattori etiologici. “La lotta la cancro ha combattuto molte battaglie sbagliate con le armi sbagliate”. E’ verissimo. L’uso dell’epidemiologia per trarre conclusioni causali da effetti di piccole dimensioni è una delle più note armi sbagliate per battaglie sbagliate “sotto comandanti sbagliati”.

@ Patrizia Gentilini. Lei non ha mai sentito parlare di statistiche allarmistiche pro business. Strano. Grazie per l’articolo: le osservazioni sulla strategia da business bias di considerare singole cause e malattie rare supportano quello che dico. L’epidemiologia spadroneggia; può essere usata per distorcere a seconda della convenienza. Minimizzando e confondendo (v. es. Michels D. Doubt is their product 2008). Oppure esagerando, in particolare piccoli effetti, come notano diversi critici dell’establishment. V. es. “Epidemiology – The study of scare stories.” in Penston J. Stats.con, 2010; “Green healthism” in Skrabanek P. The death of human medicine and the rise of coercive healthism, 1994; Goldrake B. Bad science, 2008. Come vi è un interesse a nascondere alcuni rischi, ve ne è uno ad esagerarne altri; e a volte esagerando alcuni fattori si ottiene anche di meglio nasconderne altri. Gli stessi autori del rapporto sulla Terra dei fuochi premettono che dal tipo di studio non si possono trarre inferenze causali; e citano la rarità delle neoplasie infantili come elemento che limita la produzione di evidenze sulle responsabilità di cancerogeni ambientali. Non credo si sia arrivati a scrivere da qualche parte che dati epidemiologici, peraltro non conclusivi, rendono superflui verifiche e approfondimenti analitici clinici, che comunque stiano le cose possono fare chiarezza. Anche se purtroppo è così che si ragiona quando si vuole sostenere una tesi eziologica precostituita, di qualsiasi segno.

@ Stealth. Lo strumento epidemiologico ha la sua utilità, ma non è tutto. Prendere studi ecologici come oracoli che autorizzano allarmi che possono avere effetti controproducenti non è neppure epidemiologia, ma scientismo per le masse. Come ho detto, propongo di andare prendere tutte le cartelle cliniche e gli esami dei casi di neoplasia pediatrica del SNC riportati nello studio e analizzarle, anche statisticamente. Che tipi di tumore hanno dato eccessi? Vi è una variabilità interosservatore nelle diagnosi? Vi sono reperti come i frequenti astrocitomi a decorso benigno e altre patologie benigne il cui reperimento è aumentato negli ultimi anni per l’uso dell’imaging? Qual è stato l’andamento temporale? Vi sono cluster, le diagnosi sono legate a una struttura sanitaria o a modalità di diagnosi, o a un’esposizione locale dei bambini o dei genitori a particolari sostanze che siano cause accertate o plausibili? Etc. I dati disponibili vanno correttamente spolpati; non selezionati, come singole ciliegie staccate da inappetenti, in base a ciò che conviene alla propria tesi.

@ Jano1976. Cosa vuole che le dica. Le molle psicologiche di ciascuno di noi possono essere diverse. In questioni pubbliche di tipo tecnico bisognerebbe guardare al contenuto; e al più agli eventuali moventi pratici. Di sicuro le mie posizioni non hanno consonanza, consapevole o meno, con interessi economici o politici di alcun genere. A differenza di altre. Non ho “tesi preconcette”, ma obiezioni nel merito e nel metodo, che ho esposto. E non faccio attacchi ad hominem, come lei. La mia tesi è che la medicina deve offrire conoscenza, onesta; non coltivare, magari dietro a una vernice di “scientificità”, le eterne pulsioni irrazionali sulla malattia e spaventare a favore del business. V. sopra per i dettagli.

@ Jano1976. La ringrazio. Ormai è riconosciuto l’inquinamento della ricerca biomedica da parte di interessi venali. Ci sono libri di biostatistica che trattano esplicitamente la frode tra le possibilità da considerare nel valutare gli articoli scientifici. Diverse personalità della ricerca biomedica hanno denunciato questa degenerazione. Non irrilevanti per i connubi tra ricerca e propaganda sono le parole di Horton, direttore del Lancet: “Gran parte della letteratura scientifica, forse metà, potrebbe essere semplicemente non vera. Afflitta da studi con campioni di piccole dimensioni, effetti minuscoli, analisi esplorative non valide e flagranti conflitti di interessi, insieme all’ossessione di accodarsi alla moda corrente, la scienza ha imboccato una strada verso le tenebre”.

*  *  *

10 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Presidente Mattarella, vogliamo un’ Italia ‘sostenibile e responsabile’

L’ecologismo o è “a monte”, integrato nel modello socioeconomico, che deve condizionare nel senso di una ecologia umana autentica, o è subordinato ad esso. Nel liberismo che tutto divora l’ecologismo “sostenibile” è un ecologismo roboante ma addomesticato, che parla a comando, giustificando sia autoritarismi; sia gli affari dell’economia dell’inquinamento, questa “finestra rotta” di Bastiat: es. con le bonifiche, e come spauracchio per spingere le masse verso l’industria medica, mai sazia di pazienti, lanciando allarmi parziali e esagerati, con un’evidenza “scientifica” di appoggio alla grancassa mediatica insufficiente e fortemente viziata. Non rassicurano le parole di Mattarella nel suo primo discorso di fine anno sulla necessità, data la “concretezza e centralità del problema” di superare divergenze per “collaborare” sull’ambiente, quando l’argomento appare oggetto di gravi omissioni e distorsioni a favore di interessi particolari che contrastano con i diritti del cittadino dettati dalla Costituzione. Si parla di “genocidio” della Terra dei Fuochi. Ma “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti” (Manzoni). E si fa un favore ad altri birbanti, perché la diffusione di queste narrazioni semplicistiche su draghi sterminatori è in grado di innescare effetti nocebo, che tramite il meccanismo circolare paura-medicalizzazione-sovradiagnosi-paura stanno facendo sì che la profezia si autoavveri.

@ Nokia. Per “ecologismo umano a monte” intendo il fissare a priori al modello socioeconomico dei limiti che consentano una convivenza il più possibile armoniosa tra Uomo e Natura; il decidere quanto abbiamo bisogno di togliere alla Natura per condurre in maniera serena e degna quel tratto di esistenza che ci viene concesso, senza danneggiarla a nostro stesso danno e senza spremerla oltre in un’illusoria ricerca del superamento della nostra condizione umana. Non è all’insegna della “purezza” come il nazismo – o i vagheggimenti tipo New Age – ma della misura. Se ha parentele politiche, queste sono con l’antiutilitarismo e il repubblicanesimo. “Si chiama nazionalsocialismo” nei bollori dei propagandisti del liberismo: l’ideologia che da un lato si sente in guerra con la natura, dall’altro specula sulle scarsità e le paure che crea con l’imbrattarla e il distruggerla. E’ il liberismo che con lo “healthism” tende a un’ecologismo stralunato e opportunista, con connotazioni fasciste: v. P. Skrabanek. The death of human medicine and the rise of coercive healthism.

*  *  *

12 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi, Istituto superiore sanità: “Qui più morti e più tumori” “

In quelle zone mali storici, malvagità e inettitudine hanno dato luogo a una sovrapposizione di pericoli particolarmente spessa. Non solo problemi sociali, la camorra, l’inquinamento, i cancri autentici. C’è una continuità: lo Stato traditore che prima lascia degradare l’ambiente è lo stesso Stato che poi grida allo tsunami cancro da inquinamento e indica la salvezza negli ospedali, senza curarsi delle verifiche e precauzioni che sarebbero state doverose per evitare di causare ulteriori danni alla salute con questo allarme. Data la discrepanza tra l’enorme, sicura, epidemia di cancro da inquinamento che con articoli come questo si fa credere sia certificata dal rapporto dell’ISS e il dato che è in realtà riportato, di entità limitata, omissivo, dai tratti incerti sul quale poggiano conclusioni esorbitanti e inconseguenti, chi non abbia insormontabili pulsioni psicologiche ad apparire come genitore dal cuore straziato dovrebbe essere prudente davanti all’offerta di “percorsi di rapido accesso ai servizi sanitari e all’implementazione di azioni specifiche volte all’ottimizzazione delle procedure diagnostiche e terapeutiche per l’infanzia” (magari in futuro corredata di sovvenzioni-incentivi alle famiglie dei piccoli diagnosticati). Nel disagio sociale i più indifesi, in particolare i bambini, possono essere preda di varie insidie; oggi, anche di quella di essere trasformati in lucrosi pazienti tramite sovradiagnosi o sovratrattamenti.

*  *  *

27 febbraio 2016

Blog Appello al popolo

Commento al post “La coppa dell’assenteista”

Solidarietà agli operai. Attenzione però, al messaggio che La Stampa, il giornale della FIAT, propaga con questo caso. All’arroganza del proprietario gli operai contrappongono certificati medici e interventi chirurgici alla colonna vertebrale, per “ben sei ernie”. Le ernie del disco non sono la causa dei dolori alla schiena, e a parte rari casi non sono una valida indicazione, ma solo un pretesto per interventi ortopedici o neurochirurgici; che studi hanno mostrato peggiorare i dolori e la funzionalità. In uno studio, solo il 26% degli operati era tornato al lavoro, contro il 67% dei non operati. Un chirurgo ortopedico ha giustamente osservato che questa chirurgia andrebbe eseguita solo su chi non ha il mal di schiena (ma ha sintomi, agli arti, di compromissione neurologica).

Al lavoratore con questa storia mediatica viene detto che se ha necessità reale, che non gli viene riconosciuta, di restare a casa, perché è stanco, ha dolori, non si sente bene; o anche se volesse imboscarsi; in entrambi i casi, se non vuole subire sanzioni morali, o se vuole essere in grado di contrastarle con argomenti validi, deve salire e stendersi, come manufatto, su quell’altra catena di montaggio, quella dell’industria medica.

Dove poi può trovarsi intrappolato in situazioni che lo sviliscono come persona, e che lo pongono a rischio di perdere la salute; e con essa a volte alla fine anche il lavoro.

Hadler NM. Stabbed in the back. Confronting back pain in an overtreated society. University of North Carolina Press, 2009.
Welch HG. Less medicine, more health. 7 assumptions that drive too much health care. Beacon Press, 2015.

*  *  *

2 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Birre con erbicida: sul glifosato l’ennesima lezione imparata in ritardo?”

La dr.ssa Gentilini si chiede dove sia la coerenza di una EU che consente l’esposizione a cancerogeni e poi critica il trascurare questo pericolo. La coerenza è nel carattere ciclico, proprio della razionalità economica: del trarre profitto sia nel vendere beni creando danno sia nel vendere prodotti per trattare il danno che si è causato. Vi è un ciclo inquinamento- cancro, nel quale l’inquinare è il braccio “di andata”; il braccio “di ritorno” è l’impaurire e spingere a curarsi, anche esagerando il pericolo, e vendendo prodotti, come gli screening – un’altra lezione non ascoltata – che continuano ad essere presentati al pubblico con meriti che non hanno. Se si vuole, l’esposizione a sostanze dannose è “il pacco” e la speculazione medica il “contro pacco”. Quando si inquina non lo si dice; e quando si lancia l’allarme sull’inquinamento non si avverte dei rischi di sovradiagnosi, sovratrattamento, inefficacia e iatrogenesi. Si dovrebbe invece avere chiaro che i mostri sono due, la Cariddi dei cancerogeni, che quando serve viene mostrata, e la Scilla delle speculazioni mediche, che viene taciuta e verso la quale si spinge; mostri che servono lo stesso padrone.

*  *  *

15 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Augusta, Curia chiede dimissioni del prete che legge in chiesa i nomi dei morti per inquinamento. E la città si mobilita”

Non per nulla i preti chiamano “gregge” la gente. Il gregge prima ha applaudito le industrie inquinanti, l’invasione della chimica con la sua carica cancerogena, senza volere sentire nulla sugli aspetti negativi. E ora applaude l’essere condotto verso l’industria del cancro con allarmi ad hoc e scenette come questa del prete coraggioso osteggiato dal vescovo cattivo; senza voler sentire nulla dei pericoli di sovradiagnosi e di cure fraudolente legalizzate.

Un cardinale di Palermo, il mantovano Ruffini, incluse Tomasi di Lampedusa tra i maggiori mali della Sicilia, accanto alla mafia (della quale però disse anche che era un’invenzione dei comunisti). Forse perché i primi gattopardi sono i preti; che stanno lavorando per l’introduzione dell’oncologia di massa al Sud, mentre l’economia peggiora, l’industria convenzionale viene smantellata e le pensioni degli anziani come fonte di reddito per le famiglie si vanno riducendo. Una rivoluzione apparente che farà sì che tutto resti come prima, o peggiore di prima.

17 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Augusta, ritirata la richiesta di dimissioni di don Palmiro Prisutto: il sacerdote che legge i nomi dei morti per inquinamento resta al suo posto”

Un prete predica in chiesa che ognuno è condannato a morire di cancro, dovuto invariabilmente all’inquinamento industriale, essendo in corso “un vero e proprio genocidio”. In Spoon River gli epitaffi svelavano la verità; non servivano a diffondere gli inganni dei vivi tramite i morti.

L’epidemiologia è oggi uno strumento di persuasione, che serve il business. Sia nascondendo rischi, come quelli delle lavorazioni industriali; uno dei suoi fondatori, sir R. Doll, autore dello studio che dimostra che il fumo causa il cancro del polmone, in seguito, pagato segretamente dalla Monsanto per 20 anni (1500$ al giorno), minimizzò il rischio cancerogeno degli inquinanti ambientali e dei prodotti chimici. Sia gonfiando e distorcendo i “fattori di rischio”, con allarmismi che hanno portato a crescite esponenziali nel consumo di prodotti medici.

Per i cittadini è un danno sia il minimizzare il rischio tumori da inquinamento, come avveniva soprattutto ai tempi dello sviluppo economico coi democristiani; sia l’esagerarlo e l’enfatizzarlo, come avviene oggi, sotto il liberismo, quando si vogliono rastrellare pazienti per l’oncologia, una delle poche industrie mai in crisi e sempre in crescita, che bada a sfruttare il cancro piuttosto che a guarirlo. I preti, ben addentro al business medico, si conformano al corso storico. Buona fortuna a chi crede che l’epidemiologia dei tumori dal pulpito sia contrapposta ai grandi interessi in gioco; e che il vittimismo passivo sia un buon affare.

§  §  §

25 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, mancano i soldi per la bonifica Caffaro. Sindaco scrive alla Regione: “Limitare le aree contaminate”

Al tempo dei sequestri di persona si bloccavano i beni di famiglia per dissuadere i banditi dal commettere altri sequestri. Non si pensa invece a come interrompere l’instaurazione e l’accrescimento di questi cicli economici ricattatori, nei quali prima si fanno soldi scaricando sulla collettività i danni da inquinamento; e dopo si fanno soldi con le bonifiche; attribuendo (analogamente a quanto avviene nelle frodi commerciali della medicina) il pericolo da inquinamento a monocausalità e focalità di comodo – come questo intervento del sindaco conferma. Con due importanti spin-off a beneficio dell’industria medica (rampante a Brescia): le malattie autentiche da inquinamento, e quello ancora più lucroso delle false “patologie” sovradiagnosticate avendo spinto a temere il peggio e a sottoporsi a esami non necessari agitando la paura dei danni alla salute da inquinamento. Questa ottimizzazione dell’economico a scapito dell’umano, questo inquinamento economico che crea cicli degradando per poi rabberciare, che trae profitto dal distruggere e dal gestire le macerie, è un pericolo non meno grave dell’inquinamento chimico. L’ inquinamento chimico non andrebbe visto isolatamente, ma come una componente di un sistema che avvelena non solo il suolo o l’aria, ma anche la società.

§  §  §

18 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tumori, De Luca: “Dalla Campania un vaccino contro il cancro entro 2 anni”

Dal clientelismo democristiano alla ciarlataneria liberista. Il sangue di San Gennaro si liquefà, per via soprannaturale secondo chi ci crede, tre volte all’anno. Invece nei paesi progrediti gli annunci che seri scienziati avrebbero finalmente scoperto cure risolutive per il cancro sono continui, in pratica giornalieri (1,2). Le promesse di De Luca e Telethon di medicine portentose sono un altro elemento che fa presagire che quello che gli elettori riceveranno in futuro sarà l’industria del cancro, nella quale loro saranno materia prima.

1 West J. Your daily ‘Miracle Cure’ for cancer. Medscape. 2 maggio 2016.
2 Abola MV, Prasad V. The use of superlatives in cancer research. JAMA Oncol, 2016. 2: 139.

§  §  §

1 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Sanità Campania, come i ‘medici ammalati’ la riformerebbero”

La medicina, antica pratica antropologica, irrazionale – che ha acquisito in tempi recenti una parte reale e utile, razionale – prevede l’autoinganno del guaritore. Un chirurgo, I. Harris, ha illustrato come i medici partecipino alle illusioni (che a volte sono frodi) che vendono ai pazienti, rafforzandole col loro crederci (1). Melazzini, a capo dell’AIFA, serve fedelmente gli interessi dell’industria farmaceutica; la sua malattia serve più che altro a conferirgli credibilità e intoccabilità. Nella buona medicina il malato, il sofferente, regna ma non governa. Mentre chi decide amministra ma non regna. Oggi invece si fa “governare” il paziente, o meglio glielo si fa credere, strumentalizzandolo per forzare approvazioni non dovute di farmaci, allentamento dei controlli, allestimento di strutture inutili e dannose; mentre lo si spodesta, e si mette sul trono il profitto. Le scelte di politica sanitaria dovrebbero essere tenute separate dal parere tecnico dei collegi medici, che non dovrebbero avere ruoli politici né esercitare pressioni (2). Molti medici, malati e non, possono dare suggerimenti preziosi; ma la figura romantica del medico-malato che governa la sanità consente di aggirare una corretta distribuzione e separazione dei poteri.

1 Surgery the ultimate placebo. A surgeon cuts through the evidence. NewSouth Publishing, 2016.
2 Ewart RM. Primum Non Nocere and the Quality of Evidence:Rethinking the Ethics of Screening. JABFP, 2000. 13: 188.

§  §  §

8 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.T. Totaro “Taranto, la Asl: “Ridurre l’inquinamento non basta, picco di tumori impossibile da calcolare” “

Accostare ai tumori da inquinamento, ai terribili mesoteliomi pleurici da amianto, la richiesta di impiantare l’ambiguo business degli screening di massa per il tumore della mammella, che non c’entra con l’inquinamento, e dove i cancri veri sono annacquati con cancri falsi, ricorda i bancari che, avendo l’agenzia dove lavorano subito un furto o una rapina, dichiarino un bottino 10 volte maggiore di quello reale, e intaschino la differenza. Ma in questa operazione gattopardesca spacciata per progresso civile, in questa riconversione industriale dagli altiforni ai mammografi, i cassieri infedeli non devono temere da CC e magistrati.

@taranto. Il meccanismo ipotetico che lei invita a considerare in nome della cautela non soddisfa neppure la condizione minima di avere riscontri epidemiologici: l’Ilva già Italsider è a Taranto da 50 anni ma non risultano in questi decenni drammatici incrementi geografici nell’incidenza di tumore della mammella predetti dalla teoria portata a giustificazione del quadro catastrofico. E’ invece accertato in letteratura che gli screening provocheranno un aumento spurio di incidenza di tumori, da sovradiagnosi; aumento che verrà attribuito d’ufficio all’inquinamento e solo ad esso. Le teorie patogenetiche che piuttosto che spiegare un fenomeno lo predicono, e che come per magia trovano riscontri a partire da quando sono dichiarate, più che scoperte paiono invenzioni, che esagerano, quando non creano di sana pianta, ad hoc. Soprattutto se sono favorevoli a interessi economici di larga scala; se sono sostenute da un battage mediatico, da appoggi politici e della magistratura; se, in un cherry-picking concettuale, selezionano gli elementi che più fanno comodo, inclusi quelli teorici, trascurandone altri più solidi e fattuali. E se alimentano l’idea intuitiva e rassicurante, ma errata, che la cautela consista nel prendere per veri gli allarmi in quanto tali, e nel mettersi quindi “al sicuro”; e che questo “lato sicuro” esista e sia dato dalla medicalizzazione. Che invece è, come l’inquinamento, un altro dei pericoli per la salute.

@ taranto. La storia della scienza è “costellata” di ipotesi perché le ipotesi sono un elemento costitutivo della scienza; le ipotesi esplicative di fenomeni noti, che vanno verificate prima di essere accettate. Le ipotesi sull’esistenza di un fenomeno che fanno da base, o da pezza giustificativa, a interventi medici – con conferme ex post a coniglio dal cilindro – invece non appartengono alla scienza, né sotto il profilo metodologico né sotto quello etico; anche se sono moneta corrente dell’attuale medicina orientata al profitto e condotta dal marketing; in uno dei suoi tanti equivoci, come quello per il quale più medicina fa sempre bene, e aggiungere medicina – lucrosa, a scapito di interventi più utili ai pazienti – significherebbe “prevenire”. I programmi di screening tumorali, falsamente spacciati come la salvezza, hanno mostrato di non ridurre la mortalità complessiva, e di contribuire significativamente al carico iatrogeno; tanto che in diversi casi si è dovuto ritirarli, nonostante le pressioni “filantropiche” di medici, industria e indotto. E’ interessante che mentre nei paesi più ricchi e progrediti gli screeening per il tumore della mammella vengono ridotti, e ci sono esperti che sostengono che sarebbe meglio abolirli del tutto, nell’Italia di Napolitano, nell’Italia che lesina al cittadino i servizi sanitari essenziali del SSN, il meglio delle istituzioni, della società civile, del clero preme perché lo Stato estenda, come priorità, gli screening al Sud Italia.

§  §  §

18 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caserta, morta a 3 anni. Arrestati falsa pediatra e marito: “Non diagnosticarono tumore””

Un guidatore può sbandare a destra e finire nel burrone. Ma può sbandare a sinistra, invadere la corsia opposta e fare un frontale; soprattutto se bada solamente a stare lontano dal precipizio a destra. Anche per le diagnosi di cancro gli errori possibili sono due. Si può mancare, colpevolmente o meno, la diagnosi di neuroblastoma. Studi hanno mostrato che, date le sue caratteristiche biologiche, c’è per questo tumore, statisticamente, una marcata facilità a commettere l’errore opposto, cioè a sovradiagnosticarlo. Trattando quindi bambini sani come malati di cancro, con gravi conseguenze, anche a lungo termine, sulla loro salute. Ci sono interessi economici, e, soprattutto in Campania, una campagna mediatica, che favoriscono lo sbandare dal lato dei falsi positivi. Vi è una dolosità sistemica in questo. Sul piano culturale, professionale, giudiziario, mentre i falsi negativi si puniscono e si propagandano i falsi positivi si nascondono e si premiano. Gli stessi che alla notizia di una mancata diagnosi di cancro chiedono i castighi più severi ringrazieranno per le lesioni o l’omicidio da errore opposto *. Magistrati, CC, preti, opinionisti, pronti sui falsi negativi, si sottomettono all’ideologia che vuole i falsi positivi sistematici come parte dell’economia legale, da proteggere e aiutare a crescere.

*Jha S. Doctors are thanked by the false positives but sued by the false negatives. Psychology Today. 13 set 2015.

@ Alexv. Aggiungerei “Come si può pensare che istituzioni dello Stato, autorevoli uomini di scienza dediti alla cura delle malattie, santi uomini con la tonaca, e i media, curino altro che il bene del cittadino, e che addirittura lo danneggino servendo per un loro tornaconto altri interessi?”. Accomodati: segui la strada che ti indicano. L’economia ha bisogno di persone che ragionano come te. Io mi rivolgo a quelli che non scambiano i telegiornali e gli allarmi diffusi dai media per la realtà.

§  §  §

8 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marescotti “Ilva, a Taranto la vita dei cittadini è ancora in pericolo”

Gli studi citati non giustificano il lanciare un allarme su una particolare condizione di “pericolo di vita” dei tarantini. (Le statistiche diverranno probabilmente più conformi in futuro, quando la profezia si autoavvererà, per la spirale allarme-paura-medicalizzazione-sovradiagnosi). Comunque il danno alla salute c’è. Ed è meglio andare sul sicuro, giusto? Ma non è vero che la prudenza non è mai troppa; a volte quello che sembra il lato sicuro nasconde altri pericoli. Anni ’60, industrializzazione, Italsider, lavoro, benessere: si allontana il pericolo della povertà. Ma entra silenzioso quello dei danni alla salute da inquinamento, censurato come inopportuno per decenni. 2010, Taranto sarebbe una camera a gas. Si sensibilizza sui danni alla salute da inquinamento, ma senza freni e criterio, spingendo così ciecamente verso la medicalizzazione e la sovradiagnosi; verso la nuova industria, quella medica, che ha bisogno di corpi come materia prima più che di braccia salariate. A volte pensando di mettersi al sicuro si finisce in ore leonis. Es. un comunicato di sicurezza della FDA del 7 set 2016 raccomanda di non usare gli screening per il cancro dell’ovaio, perché fanno più male che bene. La salute e la vita dei tarantini – e degli altri italiani – continuano a essere insidiate dall’uso delle false bilance, con le quali oggi come 50 anni fa a seconda della convenienza si esagerano i pesi su un piatto e si nasconde l’altro piatto e i pesi che porta.

§  §  §

6 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Rosso “Vajont, 53 anni fa la tragedia. Che cosa ci insegna?”

Floriano Calvino, che ebbe il coraggio di produrre una consulenza tecnica veritiera sul Vajont, firmò anche l’improvvido manifesto contro Luigi Calabresi; insieme ad altre persone di valore come F. Basaglia, L. Bianciardi, N. Bobbio, e allo stesso Giorgio Bocca, per limitarsi ai cognomi A-C dell’elenco. Ex post gli errori sono chiari. Una grande opera dell’uomo, come una diga, che sembra sbarrare il passo alla natura, o una battaglia civile, possono esaltarci. Da entrambe le tragedie possiamo imparare che quando fronteggiamo entità che sono non solo molto più grandi di noi, ma complesse, capaci di schiacciarci con le “unintended consequences”, occorre rimanere cauti come davanti a giganti imprevedibili. In questi giorni sui media sono comparsi 2 studi epidemiologici osservazionali su Taranto. Uno mostra il totale di anni di vita persi senza dare il tasso per abitante (trucco detto “broad-base fallacy”). L’altra notizia applica la nota fallacia opposta: dà il tasso relativo di incremento di incidenza senza dare i valori del rischio assoluto. His fretus, si grida alla pestilenza apocalittica, addossandola alla sola ILVA. Non si pensa che oltre all’inquinamento e al suo occultamento anche l’eccesso di allarmismo può provocare livelli nocivi di sostanze tossiche nel sangue. Es. di chemioterapici, dalle sovradiagnosi di cancro che saranno effetto di questa propaganda, che non vede i fianchi franosi dell’invaso che si viene creando con la “diga” per arginare l’inquinamento da ILVA.

§  §  §

30 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Salvadorini “Corsi de il Fatto Quotidiano: il giornalismo scientifico deve essere critico, non megafono della scienza”

Riguardo all’uso della medicina e della “scienza” per fare uscire mafiosi dal carcere, segnalo che secondo notizie giornalistiche a Cosenza sono in corso trattative che coinvolgono il vescovo Nolè e il direttore del carcere Benevento per estendere alle fasce deboli e ai detenuti lo screening per il carcinoma della prostata. Lo screening col PSA o succedanei – v. Ablin, “Il grande inganno della prostata” – non identificando realmente il cancro della prostata ha reso senza necessità impotenti e incontinenti molti che vi si sono sottoposti. E’ infatti in via di ritiro in USA. Ma è un business colossale. Da un lato, i carcerati poveri diavoli, che sono in una posizione di soggezione, potranno subire pressioni per fare da carne da cannone. Magari con la prospettiva che una diagnosi di cancro e la conseguente mutilazione portino ad alleggerimenti di pena. Dall’altro, è da notare che, in funzione dell’età, la biopsia alla quale il test del PSA conduce può mostrare positività per cancro con frequenza elevatissima (oltre il 50-60% dai 50 anni di età). Si e proposto di non chiamare più “cancro” tali reperti istologici. Questi falsi positivi potrebbero fornire un appiglio giuridico a detenuti potenti, provvisti di complicità istituzionali, per evitare la cella; salvo non farsi operare, e non finire quindi ”limp and leaking” (“floscio e gocciolante”) visto che sta prendendo piede il “watchful waiting” invece della prostatectomia.

@ Monocalpo. E infatti non è previsto e non si dovrebbe. Stiamo parlando di imbrogli che possono favorire altri imbrogli. Non pensi che l’etichetta di malato di cancro possa avere un suo peso, tra gli argomenti addotti, davanti a un tribunale di sorveglianza?

§  §  §

10 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ventriglia “Informazione, Gomez a Latella: “Taranto? Non se n’è parlato perché c’è filo diretto tra editori e interessi politici” “

C’è il giornalismo dei pennivendoli, che per interesse serve di chi dovrebbe controllare; a volte con scandali ad hoc. E c’è Il giornalismo Lancillotto, senza macchia e senza paura e lancia in resta, benemerito, ma che a volte fa, involontariamente, anche lui l’interesse del potere, perché identifica il drago senza farsi troppe domande, e quindi il potere lo può manovrare, facendolo caricare dove vuole lui. Gomez è un giornalista di prim’ordine; ma non c’è giornalista, mi pare, che consideri che il vento su Taranto è cambiato. Lo Zeitgeist economico, che per decenni ha chiesto, come mezzi per il profitto, l’omertà delle autorità e l’indifferenza popolare sui danni da inquinamento, ottenendole facilmente, oggi vuole scarmazzo e paura, e una mobilitazione di massa sull’inquinamento, come mezzi per favorire la deindustrializzazione, e per sviluppare un’industria di diverso tipo, l’industria medica, da finanziare e da rifornire di materia prima spingendo verso di essa adulti e bambini. Anche stavolta è la sua volontà a imporsi, anche grazie alla stampa, che combattendo i mezzi del potere passati favorisce quelli odierni, che hanno semplicemente preso un verso opposto rispetto ai precedenti.

§  §  §

11 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ventriglia “Evacuare la Campania? (In)Felix, un futuro apocalittico nel corto animato ispirato a un articolo del Fatto”

Nel cortometraggio di Maria Di Razza sull’inquinamento del suolo in Campania gli animali del luogo diventano belve, e scacciano l’uomo. Ne “Il Parnas” lo psichiatra Arieti racconta di un massacro di un gruppo di ebrei e di alcuni cristiani per mano dei nazisti, realmente avvenuto a Pisa nel 1944. Mentre viene ucciso, il protagonista, affetto da una zoofobia, vede i soldati tedeschi come animali: “Sì, voi siete bestie. La vostra voce è un abbaiare di cani, un ululare di lupi. In ognuno di voi, scorgo un muso, pelo, quattro zampe, e una coda”. La fobia e l’allucinazione trovavano fedele riscontro nella realtà. L’uomo è capace di farsi lupo agli altri uomini. Di fare riemergere dal profondo una paura che è la paura ancestrale per gli animali feroci. A volte con atti bestiali, come nel caso dei nazisti. A volte come strategia, per stanare e spingere le prede verso altri componenti del branco, come fanno certe specie animali nel “cooperative hunting”; e come sta avvenendo con questa disinformazione sull’inquinamento, che oggi è sfrenata nel descriverne i pericoli, ora con interpretazioni capziose dei dati di ricerca, ora con foga oratoria, qui con un cartone animato estetizzante; e invece omette dal quadro descrittivo, e dal bilancio razionale dei rischi, l’altra metà del branco di lupi, verso il quale viene spinta la mandria spaventata, indotta a fuggire verso la medicalizzazione e le frodi del business biomedico, che possono azzannare le persone non meno dell’inquinamento.

§  §  §

6 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Augusta, don Prisutto e i morti per inquinamento: la Spoon River di Sicilia in un documentario”

Tra i prodotti velenosi emessi dalle industrie ce n’è uno particolarmente prezioso per gli speculatori: la paura. La paura della malattia, che spinge le persone verso l’industria medica. Attribuire tutte le morti per cancro a fonti puntuali di inquinamento è un’operazione scorretta, che trova la sua ratio nella valorizzazione di quell’inquinante potente che è la paura. Don Prisutto, esponente di una chiesa che è nel lucroso business della medicina commerciale, si trova a fianco di altre figure “etiche” nell’alimentare credenze distorte sulle malattie a danno della popolazione e a favore del business. Considerare solo i pericoli, reali, dell’inquinamento industriale, gonfiandoli con una retorica accattivante oltre le loro pur rilevanti dimensioni e ignorando le altre cause, e nascondere l’interesse a spingere verso i reparti di oncologia, con le loro false diagnosi di massa spacciate per prevenzione e le cure poco efficaci, pesanti e costosissime per i cancri veri, è come educare i bambini ad attraversare una strada a due sensi di circolazione e molto trafficata guardando solo da un lato anziché sia a sinistra che a destra.

@ FrankVa. Hai ragione sui pericoli dell’ignoranza. Il lato buono di quanto scrivi è che mette in luce la differenza, che andrebbe rimarcata, tra inquinamento ed esposizione. Non è vero che accertato che una sostanza è dannosa si può mettere “punto e basta”, congratularsi con sé stessi per il proprio raziocinio e senso civico e andare a mangiarsi una cassata. Anche un fornello da cucina o un accendino accesi possono causare orribili danni se l’esposizione ai loro gas è troppo ravvicinata. Bisognerebbe vietarli? La tossicità intrinseca è una cosa, l’esposizione è un’altra, gli effetti reali sulla salute un’altra ancora. Una conseguenza del confondere tra inquinamento ed esposizione è che spesso, in conformità a interessi illeciti, si nascondono gli effetti nocivi sui lavoratori o altri soggetti che siano direttamente esposti e allo stesso tempo si impaurisce eccessivamente la popolazione generale. Il rischio viene nascosto oppure esagerato dai don Prisutto in funzione dell’interesse. Un recente studio australiano mostra come i medici sottovalutino gli effetti avversi delle medicine. Il cui consumo beneficia da queste campagne di paura. Il danno da inquinamento va valutato sugli effetti sulla salute, data l’esposizione, non sulla tossicità potenziale. Forse invece di magliette, foulard, parodie di Spoon River, denunce di genocidi e professioni di oggettività bisognerebbe mostrare evidenze valide e, deposta la sicumera e riconosciuti gli interessi palesi e quelli nascosti, ragionarci.

§  §  §

10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Puglia e Tap, l’oncologo in sciopero della fame e l’importanza di non arrendersi”

Gli oncologi sono persone dotate di una particolare sensibilità. Una sensibilità alternata, che si impenna o sparisce in conformità agli interessi economici dell’oncologia. Es. un recente articolo mostra che quando imbottiscono indebitamente di chemio chi ormai sta morendo di cancro, col risultato di aggravare gli ultimi giorni dei pazienti terminali e di sprecare risorse, affermano di farlo per ragioni etiche come l’alimentare la speranza*. Se si tratta di lanciare allarmi, anche infondati o esagerati, su agenti inquinanti cancerogeni nell’ambiente, che spaventando il pubblico lo spingono alla “diagnosi precoce” con gli screening, la loro generosità li porta ad affermazioni a effetto e comportamenti un po’ istrioneschi come questo dello sciopero della fame. Nello slancio dimenticano di fare prima pulizia in casa propria, evitando le sovradiagnosi di massa degli screening e informando il pubblico del pericolo. Su quello, sul fatto che il volume di affari viene moltiplicato etichettando e trattando come malati di cancro masse di persone sane, prevale la riservatezza tipica delle anime delicate. Così che alla fine gli oncologi non sono opposti alle storture e ai danni dell’industria e al business come sostengono e come fanno sembrare; lavorano piuttosto ad un’attività industriale e affaristica collaterale, o gemella siamese.

*Bluhm M et al. Paradox of Prescribing Late Chemotherapy: Oncologists Explain. J Oncol Pract, 2016. 12: e1006-e1015.

§  §  §

20 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Borri “Cari lettori di Taranto”

Bisogna stare attenti a paragonare l’umano a volumi di luridume inanimato. Alla metafora di Impastato, “la mafia è una montagna di m.”, va riconosciuta una sostanziale accuratezza. Mentre il gerarca Farinacci, avvocato degli assassini di Matteotti, si sentì autorizzato a definire l’avvocato della vedova “un metro cubo di letame”. Taranto è una Tilafushi, spazzatura velenosa che si fa suolo, terra, città, come dice la corrispondente di guerra Borri? A Taranto le esagerazioni, gli adynaton (per stare lontano da parole più semplici ed espressive) non vanno a favore dei cittadini, ma a loro grave danno e a favore di grandi interessi della peggiore specie*. Con parole – e idee – senza misura si sembra guerrieri, pugnaci, ma non lo si è affatto. Come il sanguinario Farinacci: “Roberto Farinacci, detto anche l’”onorevole Tettoia”. Il soprannome gli viene attribuito, perché – dopo essere stato un fanatico interventista – Farinacci, durante la prima guerra mondiale, non parte per il fronte, ma rimane sotto la tettoia della stazione ferroviaria di Villetta Malagnino, con la qualifica di capostazione in seconda”. (Walter Tobagi).

§  §  §

2 dicembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Ilva, in una lotta tra inquinati non ci possono essere vincitori”

Dall’alto del monte Olimpo, il Magistrato osserva con compassione i mortali che si dibattono intrappolati nelle pene della condizione umana. Ma è solo una “lotta tra inquinati”, secondo la narrazione costruita dai magistrati? Non sono in gioco anche altri fattori, primari e più forti, dati da grandi interessi economici? I magistrati intervengono imperiosamente a fermare l’Ilva dal 2012, quando è in corso la deindustrializzazione del Paese. Non erano con gli altri responsabili della “vergogna nazionale” nei decenni precedenti? Così come allora si “tenevano gli occhi ben chiusi” su questa esternalità negativa dell’industrializzazione, le conseguenze dell’esposizione a sostanze nocive, oggi si è omertosi e complici sul nuovo corso e i suoi danni: la medicalizzazione, che invece della bugia del silenzio si giova della bugia dell’esagerazione, degli allarmi smodati sul rischio di cancro e altre malattie. I laminatoi vengono sostituiti dai mammografi. Sul nastro trasportatore non più billette, ma corpi. I magistrati non stanno contrastando questa riconversione industriale, ma aiutano la suggestio falsi che la sostiene; e, posso testimoniare, anche la suppressio veri. Trovandosi a lavorare per il potere insieme a forze piduiste.

@ Stef Menc. Una conclusione squallida che è tutta tua. Se fossi un magistrato non mi farebbe piacere ricevere questo genere di supporto. E mi chiederei in che compagine sto mettendo la toga che porto.

@ Traurig. La casta mafiosa e corrotta, i sindacalaidi, gli amici della parrocchietta e capitani coraggiosi che rubano i risparmi di pensionati e famiglie sono in un elenco del quale fa parte anche la tua categoria, che a mio parere è da accostare per gravità alla mafia e al terrorismo come strumento nefasto di potere a danno del Paese: i sessantottisti, che servono chi sta ancora più su del generone italico con temi pseudoprogressisti. E tutti insieme andate avanti a spese degli onesti. Nel loro servilismo, nella loro vigliaccheria, nel loro torpore mentale, i sessantottisti si sentono insultati da discorsi che non ricalchino la dottrina preconfezionata; e quindi legittimati a rispondere con l’insulto, ritenendosi inoltre superiori al dovere di argomentare. Un aspetto di questa piaga, il sessantottismo, in questi anni è la magistratofilia: la “Magistratura” sarebbe esente da errori, pavidità, compromessi col potere, corruzione. Il caso ILVA ha affinità con Tangentopoli, dove pure lo svegliarsi al momento giusto della magistratura, e qualche colloquio con diplomatici USA a quanto si riporta, ha orientato il Paese verso la china desiderata. Per i progressisti dei miei stivali la magistratura, che da che mondo è mondo è strumento del potere, farebbe eccezione: sarebbe una forza “buona”, come loro, a priori. Dimmi chi ti loda e ti dirò chi sei. Sulle marmotte non dico nulla essendo contrario a discutere con chi riporta casi aneddotici personali.

@ Traurig. Sì, il sessantottismo, strumento delle “distruzioni creative” del liberismo, per me è uno dei grandi mali del Paese, misconosciuto (autori di riferimento: Orwell, Lasch, Michea, Pasolini). Ed è, data la portata dei suoi effetti negativi, e data la natura burattinesca, cioè manovrata dall’alto coi fili, accostabile a mafia e terrorismo. E’ una forma speciale del diffusissimo tipo italiano, il vassallo. Che si trova un potere da servire per fare il signorotto sui suoi pari. Nel sessantottismo più o meno consapevolmente si seve il potere indossando panni “antisistema”, e così in più si fa bella figura, passando per coraggiosi combattenti. Basti vedere lei, che prima si scaglia contro di me, e poi “mi ricorda” che siamo occupati e c’è la VI flotta. Che crede di essere a posto misurandosi col peggio. La “LEGALITA’”, ad indossarla come in un vorticoso spettacolo di trasformismo, alternandola a fasi di immobilità da iguana al sole, sono le “forze vive” come la sua. C’è anche la legalità delle bande di criminali (Platone). E’ un valore derivato: dipende dai principi sui quali si basa. Es. se sviluppa i principi di libertà e decenza, che dovrebbero portare a fare meno gli Zampanò contro un connazionale senza padrini che esprime tesi non allineate, e ad essere meno Gelsomina, meno passivi, meno filosofici, meno gattopardeschi, verso i poteri occupanti dei quali si è così solerti nell’indovinare e servire le volontà. Una forma di intuito della quale sono ben provvisti anche i magistrati.

@ Traurig. In base al suo modo di ragionare Pasolini era di destra, perché criticava gli studenti contro i poliziotti. E anche un bigotto, perché critico dell’aborto. P. Impastato era un mafioso, perché come Provenzano era contro Badalamenti. Sciascia un fiancheggiatore della mafia, criticando l’antimafia. E’ l’opposto: dirsi contro un male non vuol dire essere per il bene. Può invece favorire un terzo male, un terzo interesse illecito. Un equivoco sul quale speculano in tanti, dai magistrati ai 5S.

Voi state svendendo le industrie, e allo stesso tempo, con la medicalizzazione, i concittadini. Per lei, “l’anticasta”, sull’indipendenza “è sufficiente” la rivista di De Benedetti, tessera n.1 del PD. Una razionalizzazione del prostituirsi al potere. Lei è allineato con la Digos, che avendo bisogno di giustificazioni per gli abusi su mandato nei miei confronti le sarà grata dell’attribuirmi disegni di “azioni militari” contro USA e NATO. Occorre un’intima disperazione per far convivere grandi proclami con l’atto infimo di additare come soggetto pericoloso da sorvegliare chi è di intralcio alle frodi omicide della medicina commercializzata. Frodi a volte favorite dai magistrati, quelli del “diritto alla vita”. Del resto il groviglio ILVA è un habitat adatto per manipolatori. L’ILVA, e lo stato attuale del Paese, riflettono i danni della gara a lustrare le scarpe a chi sta in alto per ottenere un piccolo feudo. Gara spesso mascherata da esercizio di alti compiti o da opposizione al potere.

@ Traurig. Sì, credo che “lo scambio democratico di opinioni” sia finito: la diagnosi psichiatrica è l’ultima carta che vi resta. Le condizioni psichiatriche sono una disgrazia meno grave della patologia esistenziale della “sindrome di Steve Jobs”, quella di coloro che come lei non hanno bisogno che glielo dica Steve Jobs “stay hungry”, di “stare affamati”, perché la convinzione irremovibile di essere in uno stato perenne di necessità che giustifica qualsiasi atto per mangiare ce l’hanno già.

@ Traurig. Grazie per la rassicurazione. Ma continuo ad avere queste allucinazioni, a sentire l’ombra minacciosa e incombente di chi è disposto a qualsiasi bassezza per mangiare. Di quelli che chiamo “straccioni esistenziali”. Mi rendo conto che è assurdo: sono creature immaginarie, non esistono. E se esistono non hanno nulla a che fare con quelli che intervengono come lei. Grazie per mostrarmi, con l’esibizione nella quale si sta producendo, qual è invece la realtà. Straccione esistenziale. Che idea stramba.

§  §  §

18 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Verdi alleati del Pd? Non basta una lista a far diventare ambientalista Renzi”

E se non ci fosse da stupirsi? E se i Verdi e il PD non fossero che rami diversi della stessa famiglia politica, funzionali sotto mentite spoglie a disegni di larga scala del potere, e che non hanno quindi difficoltà ad allearsi nel servaggio, e nella mistificazione a favore del primato del profitto? Se l’ecologismo politico fosse un’ideologia per rendere più forte l’assoggettamento e lo sfruttamento, come osservò il marxista Paccino (L’imbroglio ecologico, 1972)?. Se fosse un antiumanesmo, come sostiene il clericale Larcher (Il volto oscuro dell’ecologia, 2004)?. Se fosse un elaborato giro retorico che finisce per difendere le feroci leggi del mercato, le leggi della predazione animalesca e spietata, come scrive il teologo luterano Turke? (Violenza e tabù, 1991). E se l’ecologismo come programma etico fosse la permutazione perversa di una gerarchia di giusti valori, come ha scritto Piero Chiara (che era massone): “La prima delle battaglie ecologiche deve riguardare l’animale uomo. Il resto, come la difesa […] dell’ambiente naturale [..] verrà da sé e si troverà salvo se sarà salvo l’uomo con le sue peculiarità, con l’unicità della sua faccia e della sua coscienza”.

§  §  §

11 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Palmisano “Ilva, come svilire le valutazioni ambientali e sanitarie”

L’avv. Palmisano dice che si sta svilendo la stima di un rischio aggiuntivo di tumore da inalazione >1:10000 (0.01%) per un’esposizione life-time (70 anni) su una popolazione di 14000 residenti. Un rischio aggiuntivo life-time di 2:10000 su una popolazione di 14000 si traduce nella comparsa in 1 caso di tumore in più ogni 25 anni nella intera popolazione.

Per come è strutturata l’oncologia, il gridare all’epidemia di cancro e l’associata campagna per introdurre misure mediche portano ad aumenti molto più marcati dell’incidenza di diagnosi di tumore, a causa delle sovradiagnosi. Es. per le donne in età 50-75 che spinte dai toni tribunizi si sottoporranno a screening mammografico, la probabilità che una diagnosi positiva sia in realtà una sovradiagnosi, cioè che la donna sul piano pratico, sostanziale, non abbia in realtà il cancro diagnosticatole, sarà di circa 1 su 3*.

La differenza tra gli ordini di grandezza dei rischi gridati da un lato, e dall’altro di quelli taciuti verso cui gridando si spinge, riflette le distorsioni sanitarie sull’ILVA. Se quello a cui si mira è la tutela della salute, il “principio di prevenzione” non deve omettere che anche le sovradiagnosi di cancro vanno prevenute**.

* Effectiveness of and overdiagnosis from mammography screening in the Netherlands: population based study. BMJ 2017;359:j5224.

** Preventing overdiagnosis: how to stop harming the healthy. BMJ 29 may 2012.

@ ermenegildo zecca. Ho riportato gli scritti ufficiali sui quali l’avv. Palmisano basa il suo discorso. “Inalatorio” l’ho aggiunto io, tra le cose da stipare in 1500 caratteri, riportandolo dal documento ARPA, proprio per specificare che la valutazione riguarda solo l’inquinamento per via inalatoria. La distorsione non è data da questa incompletezza, che comunque non inficia la comparazione che presento tra ordini di grandezza, ma dagli sforzi per comunicare al pubblico ingigantendoli gli effetti cancerogeni da inquinanti a Taranto ignorando le conseguenze iatrogene. Si ricorre a trucchi di retorica quantitativa come il presentare le frequenza assolute, il non comparare con il resto d’Italia, gli indici surrogati come i ricoveri, le “mappe della salute”, ingannevoli per il pubblico. In medicina gli errori commissivi sono permessi rispetto agli omissivi. Si pensa che abbondare sia più sicuro. La distorsione è data dal fingere di non sapere che anche la comunicazione a senso unico, l’allarme su Scilla tacendo di Cariddi, provoca danni alla salute. Ai tempi della Finsider i danni reali dell’inquinamento da ILVA venivano ignorati e nascosti; oggi, ai tempi della medicina commercializzata, e della deindustrializzazione, sono esaltati, dicendo “basta con le bugie” e ignorando, nascondendo e favorendo le conseguenze negative dell’allarme. Una contraddizione che deriva dalla costanza nell’aderire a criteri di convenienza economica e a scelte politiche.

@ MGB. L’accusa di “disonestà intellettuale” andrebbe semmai rivolta agli autori di quanto citato da Palmisano e da chi lo utilizza come fa Palmisano. Non mi pare però che l’assunzione di inquinanti per via inalatoria, del resto sempre agitata sui media – “la mal’aria” – sia in sé, a parte il suo livello e i suoi effetti nel caso specifico, un fattore causale minore. Vi accorgete che sarebbe, a vostro dire, una componente non rappresentativa quando si fanno quattro conti sui suoi effetti quantitativi dati i valori riportati? Per affermarlo, e per accusare di “disonestà intellettuale”, occorrerebbe presentare parecchio di più del “potrebbero esserci sorprese” e di discorsi a impronta etilica su epidemie sterminatrici di moscerini e test con palle di cannone. Invocare altri percorsi causali dopo che è stata mostrata una grottesca discrepanza tra ciò che si grida e i numeri sui documenti ufficiali che gridando si sventolano; invece di partire dal fenomeno del quale si dice di volere spiegare le cause, cioè dai dati di incidenza e mortalità; affrettandosi a passare all’attacco personale, basandosi su queste affermazioni apodittiche; indica una consumata capacità di imbrogliare senza pudore il discorso. Una capacità che, rispondo a lei, dalle mie parti si chiama come dice, ma senza l’aggettivo “intellettuale”.

@ ermenegildo zecca. Gli ordini di grandezza che presento sono quelli delle stime di casi extra di tumore addotti a sostegno, 1 ogni 25 anni sull’intera popolazione, e degli incrementi verificati di false diagnosi da screening di cancro della mammella, 1 ogni 3 diagnosi positive.

Lo pseudonimato sul web protegge il nome, che è comunque registrato (come deve essere), dagli insulti gratuiti, che anche in questa occasione mi sono stati prontamente lanciati da utente non identificato (MGB). E’ come una cerata dovendo lavorare al mercato del pesce. (E, in generale, certi nomi e cognomi, certe gote al vento di incappucciati preferirei non fossero esibite). Anche io penso che sarebbe necessario sapere chi sono le persone con cui si discute. Si può stabilire di usare tutti obbligatoriamente nome e cognome. Ma il nome e cognome è solo uno degli attributi; identifica ma non definsce. Per esempio vorrei sapere quali appoggi, quali appartenenze hanno permesso di occupare una cattedra universitaria, finanziata dal contribuente, a un interlocutore che in una discussione a carattere scientifico cambia in questo modo le carte in tavola.

Il suo pubblico proponimento di non discutere più con chi non dichiara nome e cognome combacia col mio, tacito, di stare lontano dai troppi professori universitari che interpretano la loro posizione non come obbligo di rigore ma come licenza di manipolare. E la cui esibizione di titoli accademici si avvicina troppo a una forma di peculato.

@ MGB. Non sono dell’ARPA. Ma se l’ARPA non avesse fatto altro che applicare un modello che per quanto limitato è più valido di altri presupposti intuitivi? Potrebbe essere stata corretta; non sarebbe la prima volta che avvengono cose del genere. O se avesse commesso qualche errore in buona fede? O se avesse voluto salvare capra e cavoli, prestandosi a fornire qualcosa di utilizzabile come pezza d’appoggio per l’allarme ILVA, ma senza alterare radicalmente la descrizione tecnica fattuale? O addirittura alleggerendola? Non si sa. Nelle questioni miste tecnico-politiche ci sono tantissimi possibili garbugli. Forse conviene astenersi se possibile dal puntare alle persone, da attacchi personali, e cercare invece di estrarre delle evidenze tecniche abbastanza solide: evidenze che chiariscano e che quindi parlino, esprimendo giudizi sulle scelte e responsabilità soggettive.

§  §  §

30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

§  §  §

25 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Taranto, marcia in ricordo di bimbi morti. Arcelor: “Con voi, bandiere a mezz’asta”. Rabbia in Rete: “Ridicoli, spegnete tutto”

Un aperto patrocinio ad un’altra delle tradizionali marce contro il potere volute dal potere. “Al momento di marciare / molti non sanno / che alla loro testa marcia il nemico./ La voce che li comanda / è la voce del loro nemico.” (B. Brecht). I cittadini che ieri obbedienti non vedevano l’inquinamento e che oggi vedono obbedienti solo l’inquinamento, e obbedienti lo elevano a peste nera, stanno marciando obbedienti coi loro figli in bocca ai lupi del business dell’industria dell’oncologia, che è libera di perseguire il profitto a danno loro come lo era ieri quella dell’acciaio. Marciano per la riconversione, necessaria per il potere finanziario, dalle troppe siviere da centinaia di tonnellate alle fiale da centomila euro spacciate per miracolose. I gattopardi, che non rischiano conseguenze serie, eccitano e incanalano la “protesta”; e con essa la paura, che spinge la gente verso le tagliole della medicina industriale. Un’industria che genera profitti superiori a quelli dell’industria dell’acciaio; e non teme crisi da sovrapproduzione, creando più condizioni di malato di cancro che guarigioni autentiche. Questa marcia coi paraocchi favorisce ciò che si crede di combattere, il profitto dei pochi a danno della salute e del benessere dei tanti.

§  §  §

6 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Asta “Ilva, a Taranto sapevano già tutto nel 1971. Così l’acciaio divenne il cappio della classe operaia”

Su come l’attuale “consapevolezza” non interrompa l’aspetto tragico della storia dell’Ilva, ma lo prosegua in forma farsesca: ‘Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato’ nel mio sito.

§  §  §

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

A sentire politici e commentatori come Bonelli a Taranto sarebbe in corso e sarebbe tenuta nascosta un’epidemia di malformazioni congenite, con centinaia di bambini nati malformati a causa dell’inquinamento dell’ILVA. Dal 2002 al 2015 risultano nati a Taranto 25357 bambini. 600 bambini nati con malformazioni danno un tasso di malformazioni congenite del 2.4%. Il Ministero della salute riporta una prevalenza nazionale di malformazioni congenite di circa il 2% nella prima settimana di vita, che sale al 5-6% entro l’anno di vita. Uno studio osservazionale in corso su inquinamento e malformazioni congenite in Bretagna considera un tasso di malformazioni congenite in Francia del 3%. Volendo esercitare le doti di “cittadini liberi e pensanti” si dovrebbe considerare se va nell’interesse proprio e dei propri figli gonfiare la Scilla dell’inquinamento e nascondere la Cariddi delle sovradiagnosi, dei sovratrattamenti e delle altre manipolazioni del business biomedico, verso la quale si sta spingendo seminando paura con informazioni false e ingannevoli.

@ il gattamelata. L’unico numero che viene riportato è quello del totale di tutti i casi accumulatisi in 14 anni; inducendo il lettore a credere che ci siano stati 600 bambini nati malformati a causa dell’ILVA. Solo nel testo si dice che è risultato un numero di malformazioni più alto rispetto al dato regionale; ma, mentre si lanciano accuse di occultamento di dati spaventosi, si tacciono i dati elementari dei valori dell’incremento assoluto e relativo. Non si riporta, come lei dà per certo, che la differenza sia risultata statisticamente significativa. Se anche lo fosse, lo scambiare la significatività statistica per un effetto biologico forte è descritto negli elenchi degli “spin”, delle manipolazioni usate da certi autori per fare dire alle loro ricerche il contrario di ciò che hanno rilevato. I dati disponibili indicano già (v. mio commento precedente) che il pericolo per la salute non è dato solo dall’inquinamento, ma anche dalla diffusione di informazioni grossolanamente artefatte sull’inquinamento.

@ il gattamelata. Le peer review sono accusate di lassismo; ma se lei si presenta come fa qui, difendendo dati che non presenta e teorizzando che se le informazioni – false e catastrofiche – che si diffondono al pubblico sono su dati non pubblicati non si può criticarle, non si stupisca se perfino i corrivi peer reviewers la fermano. Ai dati inventati ma sacri, allo scambiare il cumulativo per l’incremento, roba non da peer review ma da bocciatura alle medie, o da associazione nella stessa cella di Vanna Marchi, aggiunge che dovrei tenermi per me e non svelare i trucchi di manipolazione della comunicazione delle ricerche; un sacrilegio appena commesso es. da il JAMA, la rivista dell’associazione di categoria dei medici USA (Fihn SD. Combating misrepresentation of research findings. 3 mag 2019). Conclude che chi non accetta questa sua “scienza” è pagato. D’acccordo sul “follow the money”: io non sono pagato, ma pago un prezzo per parlare contro il senso comune costruito da media, esperti, magistrati, showman, etc. Vedo piuttosto che esiste una conventio a praticare, in buona parte con denaro pubblico e con l’abuso della autorità istituzionale, la suggestio falsi e la suppressio veri a danno della salute pubblica e a favore di grandi interessi illeciti del business biomedico, notorio corruttore. Il terrapiattismo del potere che lei esibisce con tranquillità non potrebbe esistere e fare i sui danni senza tornaconti, censure e complicità.

@ il gattamelata. Non lo penso solo io che diagnostichino – strutturalmente, secondo dottrina – malattie che non ci sono, in particolare il cancro, per vendere prodotti medici. Posto che la sua sia solo impreparazione, incapacità e presunzione, quando ha finito di fare la ruota e contemporaneamente “svuotarsi l’intestino” sul suo trono digiti “overdiagnosis” su Pubmed. Sono riportati oltre 12000 articoli. Biostatistici hanno sviluppato metodologie per misurare il fenomeno. Tomatis osservò che gli statistici sono svegli ma “stringono al laccio di una formula e strozzano dati sperime7 giugno 2019. Gli altri fratelli di Mattarellantali che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza”. Quindi una laurea in statistica può non essere sufficiente o rilevante; specie se non si hanno 2 centesimi di buon senso, modestia e onestà per capire che sì, la medicina non è scienza pura né filantropia ma una pratica antropologica che genera migliaia di miliardi vendendo sulla fiducia. Non è molto diverso dal capire che il meccanico o l’idraulico possono sovradiagnosticare guasti per alzare il conto. Lanciare allarmi oltre il vero lasciando libere queste frodi istituzionalizzate è come lanciare una Ferrari alla quale sono stati tolti i freni. Se lo si fa in buona fede, cioè si è stupidi, non bisognerebbe fare ricerca, tenere lezione, dettare politiche sanitarie … Se menzogne come questa sono diffuse per vantaggi materiali o psicologici si è nel campo delle consuete miserie che danno gambe agli orrori della storia umana.

@ il gattamelata. Bene, io sono losco perché non metto il mio nome su quel che scrivo sul internet, mentre lei non lo mette per deontologia. A non avere chiaro il concetto di sovradiagnosi sono io, non lei che scrive che mica convincono le persone ad avere tumori per vendergli le cure. Lei poi addirittura spinge il suo coraggio fino a mettere il suo nome sulle sue pubblicazioni scientifiche. Come altri, o meglio tutti (incluso me a suo tempo, devo dire; o come quando scrivo alla magistratura dell’impunità di cui gode la disinformazione nociva alla salute come questa che lei sta propagandando). Lei non mi vede come suo collega. Grazie. Mi duole invece di essere un contribuente, con ricercatori dotati come lei. Siccome per un periodo ho scritto liberamente, su invito, sulla rivista dell’associazione che ha lanciato il termine “sovranista”, articoli come quelli che lei cita, gatta ci cova. La ringrazio anche per la misura di stare lontano da me 2 km; tanto più che l’efficacia dei cordoni sanitari nell’impedire il contagio è sottovalutata. La sua statura, si vede da ciò che scrive, è tale che la sua figura torreggiante sarà visibile anche da quella distanza. Purtroppo non c’è nessuna profilassi contro inganni perniciosi come questo dei 600 casi di malformazioni congenite nascoste causate dall’inquinamento ILVA, che in un paese serio sarebbe oggetto di attenzione dei poteri dello Stato non meno dell’inquinamento ILVA.

@ il gattamelata. Ho esposto al pubblico il lavoro di Welch, con mie considerazioni. Non pubblico più su riviste scientifiche perché mi viene impedito; come del resto sono stati silurati lo stesso Welch, o Gotzsche, autorità riconosciute, dalle stesse forze che danno spazio a campioni come lei. Inoltre aspetti criminologici della medicina non dovrebbero restare confinati entro la corporazione. (Quelli che non vogliono siano rivelati sono gli stessi che chiedono la “medicina partecipativa”, che invece è un coinvolgere le vittime nelle truffe, come si vede qui). Non uso il mio nome, che riporto nel mio sito, per non esporlo agli schizzi di trollini e trolloni; come lei, che invece di vergognarsi e nascondersi per l’appoggio alla diffusione di notizie cialtronesche da esposto in Procura, viene a sindacare dove io posso scrivere. Forse c’è in effetti qualcosa di “sovranista” nel rivelare frodi mediche internazionali che sfruttano le persone come bestiame. In Italia c’è un problema di “soccidanti”, che affittano gli italiani. Sui ricercatori venduti, caro prof, posso scrivere per centinaia di pagine. Il caso di Fisher è un esempio debole; lei lo ha scelto perché è anche remoto e lui era molto intelligente? Quel che l’interessante esibizione che ha voluto offrire qui mi fa venire in mente è un articolo di Feinstein sui “perils of riding on a data barge”, i pericoli dell’analizzare dati che sono una chiatta carica di spazzatura (J Clin Epidemiol 1989.42; 929).

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

§  §  §

10 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bari, inquilini morti in palazzo vicino a una discarica. Il giudice non archivia e ordina ai pm di indagare ancora: “Non c’è prescrizione” “

Il rimpallo di false rappresentazioni della malattia tra medico e paziente è stato chiamato “pas de deux” (Malleson). Anche magistratura e “scienza” ballano assieme, e amplificano concezioni false e dannose scambiandosele. Come questa “teoria miasmatica del cancro”; per la quale il cancro avrebbe modalità di diffusione somiglianti a quelle degli avvelenamenti acuti. Questi casi mediatici contrastano con la “firma epidemiologica” del cancro (definita trattando delle sovradiagnosi, causa reale di picchi di incidenza del cancro*; che “scienza” e magistrati concorrono nell’occultare). Il cancro da agenti ambientali ha firma diversa, se non in casi particolari, es. alcune esposizioni ravvicinate all’amianto; e anche lì con latenze lunghissime. “La giurisprudenza chiama ma la scienza non risponde” secondo un magistrato, a proposito dell’assoluzione di De Benedetti per i morti da amianto. Questi procedimenti, simili alle “sentenze suicide” con le quali si mandavano assolti i fascisti nel dopoguerra, sono “ a pera”: una base larga, mediatica, che manda un messaggio di paura convincente ma falso; l’inconsistenza poi restringerà il caso nei gradi successivi fino al “liberi tutti”. Risultato: l’inquinamento diffuso come causa reale di cancro resta incontrollato e impunito; l’allarme così alimentato spinge verso l’estensione – in particolare al Sud – delle lucrose frodi di massa dell’oncologia*.

*Welch et al. Epidemiologic Signatures in Cancer. NEJM, 3 ott 2019.

 *  *  *

8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

§  §  §

19 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Tani “Mafie, alla Bocconi una cattedra per capire l’impatto della criminalità sull’economia. Pinotti: “Causa riduzione del Pil pro capite fino al 20%”

La white hat mafia

Una magistratura adeguata dovrebbe chiedere il nome dell’anonimo che finanzia la “associate professorship…”, e interrogarsi; non negando il fenomeno del “white hat”: l’indossare il cappello bianco dell’antimafia per meglio praticare affari illeciti del mondo legale. Il Fatto rende noto oggi che A. Mittal sta facendo con Ilva ciò che fece in Romania. Chi l’avrebbe mai detto… anche i candidi magistrati hanno suonato la musica funzionale a questo attacco al Paese*. Invece rapiti applaudiamo le storie di malavita di Gratteri, e la martinella del carroccio suonata dalla Dolci. L’altro giorno dal Cergas Bocconi si è detto che bisogna trasferire più spesa farmaceutica dalle farmacie agli ospedali. Questo favorirà il succhio di denaro pubblico con farmaci di dubbia efficacia, e dai prezzi che analisi economiche mostrano essere in grado di mandare in bancarotta un sistema sanitario, mentre i cittadini dovranno pagare; per una industria farmaceutica che già spaccia tanto inutile e dannoso. Nessun clamore.

Al white hat del business predatorio e della magistratura business-friendly occorre una criminalità mafiosa da esibire; traendo vantaggi, a scapito della collettività, da questo parafulmine. Posso testimoniare che dalle medesime istituzioni che studiano e combattono ma non eliminano la mafia partono azioni per l’eliminazione con sistemi mafioidi di voci sgradite al grande business, come su Ilva e farmaci.

*Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

§  §  §

11 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi al Nord, in aumento il cancro alla prostata. Una ‘lapidazione’ mai vista”

Si è stimato che un 60% delle diagnosi di cancro della prostata siano sovradiagnosi (Welch, Black, JNCI, 2010). Il “great prostate hoax” è “a public health disaster” (Ablin, lo scopritore del PSA; sul cui dosaggio si basa lo hoax). Con la sovradiagnosi si può finire impotenti e incontinenti senza ragione.

L’articolo che dà a Marfella l’appiglio omette di scrivere di quanto è aumentata l’incidenza; discute invece degli aumenti percentuali. Da un grafico si vede un incremento in USA, per un fenomeno rarissimo tra le età 25-39, da meno di 1 caso/milione nel 1975 a meno di 4 casi/milione nel 2015. Un incremento in 40 anni dell’ordine dei decimillesimi di punto percentuale. E’ ingannevole fare passare big percentages per big numbers. “If results are presented as … relative values, mistrust them [diffidane]. Convert the figures to actual results.” (Hickey et al. Tarnished Gold. The Sickness of Evidence-Based Medicine, 2011).

Gli autori ammettono che all’incremento possa contribuire la sovradiagnosi col PSA; che si basa su quella disinformazione che alimentano. Includono tra le possibili cause una maggiore sedentarietà, supposta, dei giovani di oggi; congettura che dà un’idea del genere di “scienza”.

La notizia vera è che il business oncologico monta allarmi per espandersi ai giovani. Marfella vanta la considerazione delle istituzioni, anche a Brescia; un’affinità che aiuta a capire come le istituzioni abbiano visto in Montante un profeta dell’antimafia.

@ Antonio. I dati non sono numeri puri. 4*10^-6 è “il quadruplo” di 10^-6; ma praticamente la mai vista lapidazione di massa che per il dr. Marfella vi corrisponde es. in Lombardia riguarderebbe 1 soggetto ogni 3 anni. Saltando qualche anno, e in certi casi si tratterebbe di sovradiagnosi; che aumenteranno, con questi allarmi che sfondato il confine del vero proseguono in una corsa furiosa.

Feinstein* dice dei clinici che accettano questo modo del dr. Marfella di presentare i dati che “are not wary buyers”; ovvero che sono professionisti che commettono incauto acquisto. Penso, anche per esperienze personali, che per gli amici di Marfella con la divisa e con la toga dello Stato si dovrebbe considerare la ricettazione, e anche peggio, dati i sinistri beneficiari con la marsina del finanziere (per non dire degli inquietanti suggeritori con la tonaca); e date le conseguenze nefaste sul popolo di questo “lying with statistics” – e anche “despite statistics”. Es. il “pulling the plug” per l’ILVA; ma includeranno anche la diffusione di quelle frodi mediche istituzionalizzate, come quelle basate sulle sovradiagnosi, dove invece purtroppo le big percentages riguardano big numbers.

* Invidious Comparisons and Unmet Clinical Challenges. Ann Intern Med, 1992. 92:117.

§  §  §
 

21 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Casula “Ilva, chiusa l’indagine sulle false testimonianze nel processo “Ambiente svenduto”: in sei verso rinvio a giudizio, anche ex vescovo di Taranto”

 

San Tommaso ha detto che non bisogna credere al diavolo neppure quando dice la verità. Non bisogna credergli sulla parola neppure quando fa mostra di essere colpevole. Es. il covid, epidemia gonfiata e pilotata. Complice la magistratura, che queste travi non le vede e le favorisce. Si accumulano i dati sui danni alla salute da vaccini anticovid. Inclusi quelli su aggravamenti di malattie preesistenti. Ma le voci che il vaccino avrebbe fatto insorgere in pochi mesi tumori ex novo sopra l’orizzonte clinico è biologicamente implausibile, e aiuta il business delle sovradiagnosi di cancro; che si basa sulla disinformazione e sulla paura. Così come l’aiutano, a beneficio anche dei vescovi*, le voci smodate su cancro a pioggia di Ilva** e Terre dei fuochi vari. (Anche gli allarmi su un aumento di sclerosi multipla da vaccino covid vanno nel verso di favorire le sovradiagnosi, di sclerosi multipla; mentre si nascondono i danni cardiovascolari da vaccino, e neurologici gravi, es. ictus, addossandoli al long covid). I magistrati, con questo costante fornire in campo medico la suggestio falsi, e anche la suppressio veri, volute da chi regge il gioco, sembrano personaggi minori che si attengono al facile copione di una recita che beneficia il tiranno e i suoi dignitari di palazzo.

*Quando è Pietro che si associa a Simon Mago.
** Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

@ ggerva: Posso anche venire ma il cancro inventato lo conosco già; l’ho processato, misurato, fotografato, visto al microscopio tante volte, nel laboratorio di anatomia patologica. Conosco l’ormai abbondante letteratura sull’argomento. E non ci tengo a constatare de visu il classico pas de deux, che stringe il cuore, dei truffati coi truffatori e i loro complici. Ad assistere in loco all’impianto nel Meridione di un focolaio di una frode sulla salute nata e diffusa nelle aree ricche dell’Occidente (dove oggi si parla di ridurla), ben congegnata, che poggia su mezzi enormi e si avvale di testimonial etici: i magistrati, che lasciano incontrollata una variabile imponente*, e il clero**, che la sfrutta nei suoi ospedali. Una frode commerciale dalle tenaci radici antropologiche; come dimostra il darsi importanza dei tarantini per una disgrazia, che in realtà li danneggia più con la sua parte falsa, preminente, che per quella vera, ingigantita. “Michael Balint … wrote a book called “The Doctor, His Patient and The Illness.” He concluded that once a doctor and a patient agreed on a diagnosis, the “non-disease” becomes incurable”***.

*Overdiagnosis of disease. A modern epidemic. Arch Intern Med, 2012.
Income and Cancer Overdiagnosis — When Too Much Care Is Harmful. NEJM, 2017.
**La trincea di Taranto e i cattolici italiani. Città Nuova. 21 ott 2021.
***G. Lundberg, già editor del JAMA. How common are false diagnoses of specific disease ? Medpage Today, 19 luglio 2011. 

@ ggerva: Non ho capito molto. Solo due cose. a) Il cancro vero esiste, e non è cosa su cui “fissiare”. E’ il nucleo fattuale e morale sul quale si è fatto crescere il business dei cancri commerciali. b) Lo stesso pericolo può essere prima nascosto e poi esagerato dal potere, cambiato il quadro storico. Il cancro da impianti industriali – un pericolo principalmente per i lavoratori – è stato minimizzato e censurato nell’Italia della Prima repubblica, mentre ora, nella sua valenza di spauracchio, viene gonfiato per la transizione dall’industria alla biomedicina commerciale. E’ avvenuto anche per la mafia, e in entrambi i casi i magistrati si sono conformati. “… nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Oggi la mafia di cosca è il grande alibi per il malaffare di Stato, e ci viene presentata come un’entità ontologica infera e ineliminabile a tutte le ore della giornata.

@ ggerva: Veramente sono una quarantina di anni che cerco di esercitare il senso critico in medicina. Nei 2 anni precedenti si sono svegliati gli altri, dato il concentrato di abusi che in realtà erano già stati rodati prima. Incluso l’uso del cosiddetto “astroturf”, la tecnica di sollecitare movimenti dal basso per disegni voluti dall’alto. Facendo così in modo che siano le persone a chiedere ciò che va a loro danno. Dal 2012 a oggi ho raccolto, casualmente, oltre 700 articoli dei media su Ilva e tumori, il tema che secondo lei viene censurato. Vorrei sapere quanti conoscono i rischi delle sovradiagnosi di cancro per ogni 100 persone che conoscono il tema dell’ILVA come vulcano che erutta tumori. Anche i magistrati sono orientati al conformismo. Ora i trucchi avvocateschi e quelli della ricerca scientifica deviata si vanno fondendo. Il “metodo scientifico”, celebrato a chiacchiere, bestemmiato nei fatti, prevede che le osservazioni siano “fair” cioè giuste, eque. Intendendo con ciò che non si ignorino gli effetti di altre variabili (come le sovradiagnosi), oltre a quella in esame (l’inquinamento ILVA), sull’effetto, l’incidenza di tumori e altre malattie. Questa fairness, questa equità nell’indagine, i magistrati non l’hanno applicata. (Hanno piuttosto soffocato le voci di denuncia). Così come non la stanno applicando per la strage covid del 2020, dando per scontata la versione nefasta di chi dovrebbe essere indagato. C’è un problema di fariseismo, prima che di discernimento. 

@ ggerva: La terribile pestilenza covid in realtà ha un infection fatality rate prossimo a quello dell’influenza; come osservò inutilmente dall’inizio Ioannidis, l’epidemiologo più citato al mondo. Anche i dati ILVA non mostrano l’apocalisse inequivocabile che viene rappresentata per via mediatica e giudiziaria; proclamarla, come dovuta a causa singola, per un’eterogeneità di malattie comuni, rimanda alle pratiche manipolatorie, incancrenite, dell’epidemiologia. La religione scientocratica tace delle contorsioni retoriche usate per insinuare conclusioni di causalità, delle “inferenze causali di Schordinger” (il fisico del gatto che era sia vivo sia morto)*. La disonestà dei vertici dell’ILVA e magistrati, la copertura di responsabilità autentiche, conferma solo che qui il più pulito ha la rogna.

Si è additato a priori un mostro credibile, ignorando, contro il metodo scientifico e il dovere giudiziario, la reale entità e delimitazione del fenomeno, altre noxae note, altri interessi illeciti, come quelli del business biomedico – così protetti e favoriti – per dare corpo alla tesi preordinata della concezione “miasmatica” del cancro (di converso, per giustificare i diktat covid si è negata la diffusione per aerosol per battere falsamente sul contagio interpersonale). Questo avvelenamento culturale, esteso alla nazione, rinnova e aggrava in forme aggiornate ruberie, degrado e lutti.

@ ggerva: “Ilva dal cancro nascosto al cancro inventato” l’ho postato nel 2013. Il covid è cominciato nel 2020. Rilevo tra le due manipolazioni somiglianze; somiglianze che hanno anche un valore di conferma di quanto denuncio, dato che mostrano validità predittiva. In patologia, lo studio biologico delle malattie, cause diverse confluiscono in un numero limitato di manifestazioni comuni. Anche i sistemi delle frodi mediche si basano su un repertorio di trucchi e manipolazioni che si ripetono nello schema di base. Es. quello che i magistrati in Puglia hanno fatto a Taranto, di accettare la versione che suona coraggiosa e invece fa comodo al potere, e svilupparla, a danno dei cittadini, come scrissi 10 anni fa, i magistrati di Bergamo lo stanno facendo per la strage covid in Lombardia*.

Siamo d’accordo che quella dell’Ilva è una situazione torbida; dalla quale il potere può pescare ciò che gli interessa e lasciare sommerso ciò che vuole nascondere; che vi è una componente, probabilmente primaria, economica; sulla quale non mi dilungo perché non è il mio campo, e di giochi di specchi tra i quali destreggiarsi ce ne sono già troppi nel campo che conosco.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Sito menici60d15. Dic 2020- presente.

@ ggerva: Ilva, covid. Con l’argomento salute si può orientare la sorte di enorme impianto industriale, si può mettere ai ferri una nazione. Lo disse già Maccacaro che “la medicina è un modo del potere”. Oggi la medicina è stata “weaponized”, è diventata un instrumentum regni. Dati gli intrecci, è difficile non andare “ultra crepidam”, tra medicina, diritto ed economia. Ma bisognerebbe sempre cercare di evitare. Io non mi avventuro su diritto ed economia anche perché so come in medicina le conoscenze scolastiche, le nozioni generali, siano diverse, a volte radicalmente, dalla realtà tecnica.

Le sentenze vanno distinte dal messaggio al pubblico, ricordando il principio sociologico di Thomas: “se gli uomini definiscono situazioni come reali, sono reali nelle conseguenze”. Se si ammette che la magistratura ha un potere ontologico, di costruzione sociale della realtà, non c’è contraddizione tra l’allarmare prima e poi assolvere. Io chiamo di “raffinazione della paura” (mio sito) le sentenze che assolvono al termine di procedimenti eclatanti che sono serviti come marketing per lanciare concetti, falsi e nocivi, e inculcarli nell’opinione pubblica, dove restano, al di là delle assoluzioni. Un po’ come per i giornali si dice che la smentita è una notizia data due volte. Ricambio il saluto.

 

§  §  §

vedi anche:

“7 giugno 2019. Gli altri fratelli di Mattarella” in: I rituali zozzonici della banda Mattarella

I rintocchi funebri del marketing medico

 

L’irresponsabilità della medicina in franchising

30 November 2012

Appello al popolo

In queste cause, i medici sono tenuti a rispondere solo se accusati di aver agito in contrasto col codice sanitario, d’aver dimostrato imperizia nella loro prestazione delle cure prescritte, o d’aver mancato ai loro doveri per sete di guadagno o per indolenza. Il problema però è che la maggior parte del danno inflitto dal medico moderno non appartiene a nessuna di queste categorie. Si verifica infatti nell’ordinario esercizio svolto da uomini e donne ben preparati, che hanno imparato ad adeguarsi ai giudizi e ai metodi imperanti nella professione anche quando sanno (o potrebbero e dovrebbero sapere) quali danni arrecano.” Ivan Illich, Nemesi medica

Nell’era nazista c’era un funzionario delle ferrovie responsabile della programmazione dei convogli per l’Est. Tutto quello che “faceva” era organizzare le partenze dei treni per Varsavia, Lodz, e naturalmente Treblinka, Sobibor, Auschwitz II, etc. La destinazione, egli riteneva, non lo riguardava. Il paragone non è esagerato.” E. Loewy. Ethics and Evidence-based medicine: is there a conflict? 2007

ccc

ccc

Come appendice all’articolo sulle linee guida cliniche commerciali (LGCc) nel decreto Balduzzi [1] commento il testo definitivo, ora convertito in legge: Art. 3. 1. L’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve. In tali casi resta comunque fermo l’obbligo di cui all’articolo 2043 del codice civile. Il giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene debitamente conto della condotta di cui al primo periodo.

Esamino la norma non da un punto di vista propriamente giuridico, non avendone la competenza, ma proseguendo il discorso sugli aspetti medici e politici. Una presentazione delle differenze tra il punto di vista medico e quello giudiziario sulle LGC in USA, aggiornata al 2003, è in: Clinical practice guidelines and the law [2]. Il testo riporta che l’American Medical Association si oppone all’uso delle LGC come standard legale, chiedendo che in sede giudiziaria abbiano solo valore indiziario. Nelle corti USA le LGC risultano essere usate più frequentemente per incolpare che come elementi a discarico; mentre chi le sostiene in ambito medico preme perché possano essere usate solo per discolparsi. Una recente presentazione delle posizioni giuridiche sul tema in Italia è in Caminiti [3]. Potrebbe essere utile come ausilio euristico nello studio giuridico una comparazione con la normativa sulla responsabilità nel franchising, accordo commerciale che ha alcune sostanziali analogie con la medicina basata sulle LGCc [1].

Per riallacciarsi a quanto già detto nel precedente articolo, e per ricordare quale sia nel concreto la solidità delle LGC come fondamenta della responsabilità professionale, e quali possano essere le conseguenze del loro impiego in questo senso, riporto alcuni casi di LCG messe in discussione nel periodo durante il quale il decreto veniva convertito in legge. Una buona pratica accreditata, molto nota, sancita da tutte le LGCc, quella dell’uso dei beta bloccanti per le coronaropatie, sta venendo sconfessata. Recenti studi hanno mostrato che i betabloccanti non danno vantaggi di sopravvivenza e non riducono il rischio di infarto o ictus. Contemporaneamente altri medici hanno fatto notare che i betabloccanti, almeno alcuni, aumentano il rischio di diabete, e conseguentemente di infarto e di ictus. Una rivista di divulgazione scientifica ha commentato che i betabloccanti, per i quali nel periodo di fulgore è stato assegnato un Nobel, “sono stati usati per 40 anni per trattare i problemi cardiaci, ma ora sembra che non funzionino. Cosa è andato storto?” [4]. In campo oncologico, LCGc molto importanti, quelle per la prevenzione del cancro della mammella, non traggono lustro da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine [5], che considerando 30 anni di prevenzione con la mammografia conclude che lo screening “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella”, mentre ha generato false diagnosi di cancro – e quindi danni fisici, psicologici ed economici – su 1.3 milioni di donne nei soli USA.

In Inghilterra, i giornali hanno usato tinte forti per riferire di una spaccatura tra i medici sul Liverpool Care Pathway, un protocollo per il trattamento di fine vita accreditato dal Department of Health come “best practice” [6]. Alcuni medici hanno denunciato che il protocollo, che porta a morte in media in 29 ore, viene usato come mezzo di eutanasia di massa degli anziani per liberare posti letto, e ridurre la spesa sanitaria, applicandolo anche a pazienti che non stanno morendo. Gli ospedali ricevono incentivi economici per raggiungere elevati livelli di applicazione del protocollo; alcuni ospedali hanno così raggiunto il mezzo milione di sterline. Per difendere il protocollo un “Consensus statement” è stato emesso congiuntamente da un gruppo di società mediche, come il Royal College of General Practitioners, alle quali si sono uniti il Royal College of Nursing che rappresenta gli infermieri e gruppi di pressione come Age UK che dice di operare nell’interesse degli anziani; riviste come il British Medical Journal lo hanno difeso enfatizzando i lati positivi del programma (la rivista gemella, il Journal of Medical Ethics, quest’anno ha pubblicato l’articolo di due bioeticisti italiani, Giubilini e Minerva, che sostengono che l’uccisione dei neonati è lecita nelle stesse circostanze in cui lo è l’aborto). Oltre che i rischi derivanti dall’assegnare troppo potere, e immunità, alle LGC, il caso mostra come il tema, che da noi si chiama del “testamento biologico”, abbia una rilevante dimensione economica, e come ci possano essere interessi economici di larga scala e moventi di tipo malthusiano per abbreviare la vita di alcune categorie di pazienti. Interessi che sono accuratamente censurati da noi, dove l’idea di forme di abbreviamento della vita è stata introdotta allestendo il teatrino laici/cattolici, al quale i magistrati si sono prestati [7]. In UK l’obiezione è sostenuta dai cattolici; che in Italia, dove tali pratiche, o meglio la loro formalizzazione, devono ancora affermarsi, si sono guardati dal diffondere la notizia dello scandalo. L’autonomia del paziente, che include il diritto a morire, e forse anche la facoltà di ottenere di abbreviare la fine, viene confusa con il suo opposto, la pretesa della medicina e di chi la manovra di decidere in base a criteri di parte se e quando la persona deve togliersi di mezzo; preferibilmente col suo consenso, avendola convinta che è quello il suo bene.

Una quarta notizia di questi giorni che aiuta a inquadrare la norma è l’analisi della PricewaterhouseCoopers, una multinazionale di consulenza alle imprese, che prospetta alle industrie farmaceutiche di fare in modo che i loro prodotti sostituiscano interventi medici più costosi, prevedendo che in questo modo la quota per la farmaceutica della spesa sanitaria possa salire dall’attuale 15% al 20% entro il 2020 [8]. Le LCGc saranno uno dei campi di battaglia di queste guerre per annettersi quote di mercato strappandole a settori concorrenti. La notizia è utile anche nell’analisi di scelte politiche del governo – sempre comprensivo con le industrie farmaceutiche [9] – come la riduzione della spesa pubblica per l’assistenza ospedaliera, il taglio dei posti letto e la chiusura di ospedali.

ccc

1. Dal mondo reale al mondo rovesciato in tre mosse

La norma si basa su un concetto già opinabile, quello di colpa lieve in medicina. In medicina la nozione di “colpa lieve”, soprattutto di colpa lieve penalmente rilevante, è discutibile, perché in medicina anche una colpa “lieve” può avere effetti gravi, riguardando la diagnosi e la cura: la medicina è un “life-critical system”, per il quale vanno applicate misure di sicurezza stringenti. La colpa lieve appare far parte di un orientamento volto a evitare una pressione giudiziaria eccessiva sull’attività del medico; orientamento che porta i magistrati a emettere “principi e opinioni estremamente favorevoli nei confronti degli esercenti l’attività medica” [10].

Su questa premessa si è compiuto il passo fondamentale, quello dell’istituzione di un mondo [1] incorporando standard commerciali nella legge dello Stato. Un mondo rovesciato. Come detto, in linea di principio le LCG possono essere utili, o preziose, e alcune lo sono realmente; ma questa risorsa è inquinata da interessi economici, così che le LGC, a partire da quelle che riguardano le cure più comuni, possono essere formulate, e vengono formulate, in termini che sono altamente dannosi per il paziente, e anche per i sani [1]. La medicina ha il potere di definire ciò che è male e ciò che bene. Se scambia i valori coi disvalori, e se la legge sancisce lo scambio, ciò che è criminale può divenire obbligo, e il rifiuto di commettere reati un reato. Scambiando il male col bene, e imponendo il primo con la legge, si ottiene il temibile effetto di renderlo altamente efficiente. E’ una istituzionalizzazione di quei crimini dei colletti bianchi che hanno tra le loro caratteristiche quella di non essere riconoscibili come tali, e anzi di essere talvolta ricevuti con gratitudine dalle vittime [11].

Il comma del decreto Balduzzi appare essere espressione del patto simbiotico medicina-economia precedentemente esposto. Il liberismo è legalista: si sbarazza dell’etica sostituendola col diritto. Le LGCc, espressione della EBM, sono adatte all’applicazione in campo medico della pratica di spodestare l’etica insediando al suo posto la legge: alcuni clinici, discutendo di come la EBM porti, tramite salti logici, a costose indicazioni terapeutiche che non sono nell’interesse della salute del paziente, l’hanno definita “una adorazione della forma” [12]. La norma è un esempio di come l’uso corrotto dell’Ottimo consenta di calpestare i principi fondamentali e instaurare un regime di sfruttamento autoritario, tramite il controllo del corpo, senza suscitare allarmi e opposizione. Mostra come la scienza funga da ideologia al liberismo; mostra come quella che si fa chiamare “comunità scientifica” in campo medico andrebbe piuttosto chiamata “biocrazia” [13], essendo animata dai tecnocrati della medicina. La norma è un esempio di norma tecnocratica; dove classe medica e magistratura sottomettendosi a criteri “oggettivi” [1] in realtà si sottomettono a interessi particolari illeciti e antisociali e ne divengono strumento.

Infine, la norma sacralizza le LCGc, e il crimine che in esse può essere contenuto. Al di là dei limiti sull’entità della colpa e della distinzione tra civile e penale, che hanno un effetto cosmetico, la norma introduce nell’ordinamento il principio delle LGCc, dettate come si è visto da interessi terzi, come standard giuridico sul quale valutare l’operato del medico. Sacralizza quia absurdum, proclamando l’illogico, l’irrazionale. Non si comprende infatti per quale motivo un medico non dovrebbe rispondere di colpa lieve se applica le LGC. Non si comprende il nesso tra l’applicazione di standard e impunità. Anche nel caso di LGC mertoniane [1], cioè etiche e valide: sarebbe come legiferare che se una ditta edile costruisce la struttura in cemento armato di una casa secondo un progetto antisismico che sulla carta assicura elevata sicurezza allora è in certa misura esentata dal rispondere della corretta esecuzione materiale dei lavori. (Ma se le LGCc fossero pulite non ci sarebbe motivo di associarle a norme cervellotiche come questa). Una legge che premia senza una ragione giustificabile; una specie di legge-truffa, che premia quelle che spesso sono truffe. E’ una estensione della teologia scientista: chi applica la EBM è un sacerdote della scienza, che non esercita una professione ma officia riti, e non lo fa per sé ma per un Bene superiore; e quindi quando sbaglia non può essere giudicato col metro che si applica ai comuni fedeli, o agli eretici. La legge apparentemente suona ragionevole; a guardare meglio appare sventata e sciocca; la sua ratio reale è quella di un raffinato modo per sostituire alla Costituzione le regole di un nuovo ordine (Balduzzi è ordinario di diritto costituzionale, e ha insegnato “diritto costituzionale della salute e dell’organizzazione sanitaria”).

Il clero medico può essere controllato solo se per mezzo della legge si limita e si revoca la sua prerogativa di decidere che cosa è malattia, chi è malato e che cosa bisogna fargli”. L’affermazione di Illich [14], che si richiama alla concezione di Freidson per la quale le professioni si basano su una concessione di potere da parte della collettività [15] è tuttora attuale, se la si aggiorna, come ha in seguito fatto lo stesso Illich [16], alla nuova situazione, dove tale potere è ormai stato in larga parte tolto al medico, essendosene impadronita l’industria medica. Industria che questa norma perversa al contrario rende partecipe del potere di controllo dello Stato. Con la norma, che delega la definizione degli standard alle commissioni di esperti a libro paga delle multinazionali [1], la legittimazione professionale è di tipo teocratico, discendendo dalla dea Scienza, tramite la EBM controllata dall’industria. Vediamo come la norma interagisce, in una rete di complicità, con i medici, i magistrati e quella che chiamo “l’industria della malasanità”. Senza tacere, come invece vuole l’etichetta, le colpe e responsabilità delle persone che compongono il popolo.

ccc

2. Il dilemma di Catalano

Ai medici la norma fa un occhiolino che è una proposta che non può essere rifiutata. Lavora per noi e avrai impunità, sgarra e sarai bastonato dal giudice. Vesti i panni dello scienziato, e avrai i privilegi dello stregone. Data l’influenza ufficiale e sottobanco sulle LCGc dell’industria medica [1], il decreto riconosce e in misura sostanziale prescrive obblighi del medico nelle decisioni cliniche verso soggetti terzi portatori di interessi che sono in conflitto con quelli del paziente, e talora in diretta opposizione. Un comparaggio forzoso. E’ una legge la cui carica perlocutoria di fatto non agisce come deterrente affinché ci si astenga dal danneggiare il prossimo, ma va nella direzione opposta. Esprime verso i medici una minaccia – e allo stesso tempo un’offerta corruttiva – che di fatto, dato lo stato epocale della realtà sociale della medicina, danneggia la tutela della salute per favorire quel genere di iniziativa economica che l’art. 41 della Costituzione proibisce. Discrimina inoltre tra medici, e quindi tra cittadini davanti alla legge, tramite un criterio abnorme.

Una minaccia che fa appello alla ragionevolezza. Catalano era il trombettista che in “Quelli della notte” dispensava riflessioni come “E’ molto meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro, cretino e senza una lira”. La norma dice al medico che per lui è molto meglio attenersi a degli specchietti che anche un deficiente sa applicare, essere così rispettato e stimato, guadagnare e godere di impunità, piuttosto che scervellarsi a capire qual è il bene del paziente che ha davanti, passare per incompetente, rischiare di non lavorare e di finire sotto processo e essere condannato. Col decreto Balduzzi anche da noi viene istituzionalizzato lo scaltro alibi della “medicina difensiva”; alibi che preso per buono viene a sua volta usato – da conservatori come G.W. Bush, e da noi da alti magistrati in odore di massoneria deviata [17] – come argomento per legalizzare l’impunità dei medici; col risultato di favorire entrambi i mali, sia un eccesso di consumi medici nocivo e costoso, sia l’impunità. La legge premia l’applicazione automatica delle LGCc; inoltre stabilisce margini di tolleranza commerciali, cioè consente entro certi limiti un’applicazione frettolosa e sbadata degli schemini che riassumono le LGCc; come è vantaggioso nella medicina ad alta produttività, a catena di montaggio. Una norma patologica sul piano giuridico e iatrogena su quello medico.

ccc

3. I magistrati e l’altra corruzione

Ai magistrati la norma fa un altro occhiolino. Consente loro di servire i poteri forti proteggendo il cuore nero del business medico senza esporsi. I magistrati tendono a perseguire le frodi mediche di secondo grado, quelle degli scandali che appaiono a ritmo continuo sui media, e a proteggere e favorire le frodi di primo grado, quelle strutturali, che vengono nascoste al pubblico [18]. La norma li aiuta in ciò rafforzando la separazione tra i due gradi e glorificando le frodi di primo grado. Con la nuova norma e il ruolo assegnato alle LGCc il magistrato perde un poco del suo potere decisionale, per vestire i panni dell’esecutore di giustizia delle multinazionali; può invocare per sé la stessa tesi difensiva che ha accolto nell’assolvere il medico: “ho applicato la legge / ho applicato le linee guida”, ”come è mio dovere”. La “Nuremberg defense”, così detta dalla difesa degli imputati del processo di Norimberga. Qui le responsabilità del medico – e del magistrato – non sono quelle dei criminali di guerra; ma non sono nemmeno così indirette come quelle del funzionario dei treni nazista (epigrafe).

L’applicazione del decreto e il valore giuridico così riconosciuto alle LGCc permettono di mandare assolto chi causa – anche consapevolmente – danno. Mentre espongono a punizione con sentenze alla giudice di Pinocchio quella minoranza di medici che “non sono del bel numero” (Collodi) e decidono, in scienza e coscienza, e correttamente, di non applicare le LCGc; (la magistratura fa di questi piacerini all’industria medica e ai suoi bracci operativi). Dato il carattere frequentemente iatrogeno delle LGCc e i susseguenti contrordini, potrebbe accadere che un medico venga condannato per non avere applicato una certa procedura, e che cinque anni dopo un medico sia condannato perché l’ha applicata, nello stesso contesto clinico. La norma impedisce la sciagura che si eserciti una giustizia che correggendo le aberrazioni del sistema abbia effetti politici, e invece coinvolge la magistratura in atti di frode e violenza. D’altro canto, la abnormità della legge può tradursi in un permesso morale, per alcuni magistrati, di applicare la loro discrezionalità, contrastando gli effetti perversi della norma, es. facendo leva sull’opinabilità del concetto di “colpa lieve” nell’atto medico.

Si parla molto di corruzione dei politici, riferendosi principalmente alla bribery, le tangenti nell’amministrazione di denaro pubblico. Altre fondamentali forme di corruzione vengono invece trascurate. La norma ne mette in luce due, molto importanti. Una è la corruzione a favore degli interessi dei poteri forti sopranazionali, principalmente le oligarchie anglo-americane e i poteri finanziari che hanno nella UE il loro braccio politico. Quei poteri forti, quei poteri atlantici, i cui disegni sull’Italia, ormai evidenti, la magistratura storicamente ha più favorito che ostacolato. Comprende la corruzione a favore della tecnocrazia; in ciò la si potrebbe chiamare “l’altra corruzione”, perché corrisponde a quello che Fisichella ha chiamato “l’altro potere” [19]. Non sorprende che la norma sia stata fatta emanare da un governo di tecnocrati, per quanto tecnocrati caserecci.

La seconda, collegata, è la corruzione che non mette le mani in tasca al cittadino, ma modifica il modello del mondo, capovolgendolo, a testa in giù, così che il denaro cada per gravità, come un fatto di natura, dalle tasche delle persone nelle mani dei profittatori. La si potrebbe chiamare “corruzione ontologica” nella quale si opera sulla costruzione della realtà sociale. Quello di costruzione della realtà è forse il più importante tra i poteri non scritti della magistratura. Il magistrato con norme del genere non giudicherà su quanto è avvenuto nel mondo reale, ma su un modello, difforme quanto meno nelle premesse. Giudicherà sulla base di miti; ciò che è inaccettabile, di miti dannosi, partoriti dagli studi di marketing e inoculati nel pubblico con i miliardi spesi in attività di pubbliche relazioni, con la corruzione, con la censura. Giudicherà su un mondo di carta e di sogni che spesso è un mondo rovesciato, al quale conferirà credibilità e consistenza.

Del resto la magistratura già contribuisce alla costruzione di un mondo falso, strutturato per lo sfruttamento tramite la medicina; volontariamente, senza esservi obbligata dalla legge, con decisioni giudiziarie che accettano, e avvalorano, le tesi di poderose campagne di disinformazione a favore del business medico; come la propaganda delle staminali, che devono appoggiarsi al mito e alla caciara non avendo dati reali che confermino le grandiose promesse [20], con sentenze che secondo il piduista berlusconiano Cicchitto mostrano che “c’è un giudice a Berlino” [21] e altre che sostengono l’esistenza di un “diritto alla speranza”, tale da rimanere “innegabile” [22] anche per lucrose terapie ciarlatanesche che in altre sedi giudiziarie, non avverse al business medico, hanno portato a un’inchiesta per truffa e associazione a delinquere: si ottiene così la creazione nel pubblico di aspettative, e la creazione di uno standard negativo che servirà a far risaltare al confronto come affidabili e promettenti le sperimentazioni cliniche ufficiali; il depistaggio sulle cause iatrogene dell’incremento delle diagnosi di cancro incolpandone l’uso dei telefoni cellulari [23]; con la chiusura di Green Hill, l’incoraggiamento, con l’appoggio di figure tanto nobili e disinteressate in tema di medicina quale è quella di Formigoni, a protestare contro la sperimentazione animale; una protesta pilotata strumentalizzando alcune buone ragioni, per indebolire ulteriormente i controlli scientifici, e per deviare la protesta dalle politiche che causano sofferenza alle persone al tema del dolore fisico inflitto agli animali [24].

Ogni gruppo sociale ha le sue pratiche particolari di abuso; queste due forme di corruzione appaiono proprie della magistratura, una magistratura “business friendly” [25], con precedenti di estrema gravità quanto a inversione pinocchiesca della devianza, di concerto con le forze di polizia, per favorire la frode medica strutturale; una magistratura sulla quale i signori della frode medica che hanno imposto la legge possono contare.

ccc

4. L’industria della malasanità

Le frequenti cause giudiziarie per responsabilità professionale non sono parte della fisiologia di una società ben funzionante, come invece siamo abituati a pensare. Come impresa etica a carattere tecnico, che riguarda beni fondamentali, il lavoro del medico dovrebbe raramente finire in tribunale; in un sistema sano. La medicina dovrebbe essere strutturata in modo tale da prevenire in larga misura la commissione di reati e l’insorgenza di un contenzioso nel suo esercizio. Come ha intuito Illich (epigrafe), gran parte dei danni della medicina derivano da un dolo sistemico, che ora si istituzionalizza. Dolo che provoca sia iatrogenesi; sia la generazione di errori, dati il volume e la complessità delle procedure mediche; e dati i criteri industriali di produttività ai quali la medicina deve attenersi. Lo Stato, lo Stato nazionale [26], non dovrebbe sottrarsi alla responsabilità di definire lui gli standard [1], il bene e il male in medicina, e conseguentemente di impedire il dolo strutturale, per il quale i vari gruppi che traggono profitto dalla medicina storicamente spingono. Ma abbiamo uno Stato campiere. I medici non devono essere esonerati dal rispondere di imperizia, imprudenza, negligenza, ma di rado dovrebbero dare motivo per ricevere tale contestazione; l’errore medico puro dovrebbe essere ridotto al minimo con misure diverse da quelle giudiziarie. La dolosità, che in forme torpide e mascherate è comunemente associata alla medicina che persegue il profitto, dovrebbe essere riconosciuta e efficacemente repressa. Occorrerebbe inoltre evitare che le cause contro i medici vengano mosse strumentalmente, per perseguire profitti.

Invece nella realtà odierna la corruttela medica è consentita e sostenuta. Anziché prevenirla e contrastarla si è scelto di sfruttarla economicamente derivandone un ulteriore mercato, quello delle assicurazioni e delle cause legali. Un ulteriore feedback positivo, dove la “medicina difensiva” chiude il loop, che danneggia la tutela della salute [27]. In USA la “malpratice”, il contenzioso legale sulla responsabilità medica è anch’esso un’industria standardizzata: in alcune specialità l’agenda del medico prevede due appuntamenti fissi mensili col proprio avvocato. E’ parte integrante dell’attività professionale. Ricordo che al primo anno di residency in USA ricevetti da uno studio legale un cartoncino di invito a partecipare gratuitamente a un “mock trial”, un processo simulato, dove ci avrebbero dato istruzioni su come vestirsi, come parlare al magistrato, come rivolgersi all’eventuale giuria, etc. In USA sono gli studi legali che contattano sistematicamente i pazienti; una pratica che comincia ad affacciarsi da noi. In Italia le denunce sono passate da circa 9500 nel 1994 a circa 33600 nel 2010 [28]; le richieste di risarcimento sono più frequenti al Nord. La frequenza di tali cause potrebbe essere presa a indice del livello di industrializzazione della medicina di un Paese o di un’area. In questo modo il servizio giustizia segue la sorte del servizio medicina: anche del servizio giustizia si fa un altro settore economico, che impiega risorse pubbliche a scapito delle richieste fondate di giustizia.

I media, gli stessi che diffondono le false speranza sulla medicina, alimentano anche questa industria fomentando nel pubblico la propensione a fare causa con le storie di “malasanità”. I media sono anche lo specchio che amplifica responsabilità che, andrebbe riconosciuto, sono da attribuire al pubblico: “Indulgere alla moda radicaleggiante di mettere in berlina il medico sarebbe la maniera più sicura per disinnescare qualunque crisi politica alimentata dalla nuova coscienza della salute. Se i medici dovessero diventare vistosi capri espiatori, il buon paziente sarebbe sollevato da ogni colpa per la sua cupidigia terapeutica”. A scriverlo è Illich [14], un autore non sospettabile di partigianeria per la corporazione medica, né di sentimenti elitisti. Il medico è ormai un anello intermedio della catena dello sfruttamento; partecipando alla frode, nel ricevere ingiusti vantaggi deve addossarsi anche colpe non sue.

L’industria della malasanità agisce anche come valvola di sfogo, per evitare di fare crescere troppo l’insoddisfazione del pubblico, che percepisce una connotazione fraudolenta nella medicina commerciale, senza riuscire ad articolare una critica dati gli ostacoli e le barriere tecniche, psicologiche e culturali. La medicina tecnocratica, apparentemente così razionale, con le sue promesse pubblicitarie provoca in realtà una regressione psicologica, che viene sfruttata per il dirottamento. Illich [14] ha osservato che la medicina tecnocratica “favorisce la ricomparsa delle illusioni più primitive riguardo alle cause della morte.” Per le quali tra l’altro “la morte richiede …qualcuno a cui imputarla”. “La tradizionale caccia alle streghe, che si scatenava alla morte del capotribù, si modernizza. Per ogni morte prematura o clinicamente ingiustificata, si può sempre trovare la persona o l’ente responsabile che ha ritardato o impedito l’intervento medico.”

Abbiamo sulle cause giudiziarie mediche la percezione sbagliata che siano una normale routine. Un’altra percezione errata è che riducano la frode strutturale, quella insita nella medicina. L’industria della malasanità in realtà supporta le frodi. Con la sensibilità e acutezza che gli sono proprie, Illich nota che “la facoltà (dove esiste) di ricorrere in giudizio contro la cattiva pratica professionale ha mitigato il senso d’impotenza del profano, ma nella sostanza ha anche rafforzato la determinazione del paziente a insistere nelle cure ritenute idonee dall’opinione medica aggiornata”. E che “Se non disavvezza il cliente dal suo bisogno di chiedere e prendere sempre più assistenza, la difesa dei consumatori non fa che rafforzare la collusione tra chi dà e chi prende”. Le sue previsioni si sono avverate.

Allo stesso tempo, l’ordinamento, la prassi e la propaganda sono strutturati in modo che il dolo strutturale, funzionale al grande business, incorporato nelle LCGc, goda di immunità assoluta; che non sia in hoc mundi sul piano giudiziario. Al contrario, ora abbiamo la frode che si fa, con la necessaria circospezione, legge. Sempre più i reati che derivano dalla frode medica strutturale non solo sono intoccabili, ma vengono favoriti tramite la legge e l’azione giudiziaria. In USA si può essere condannati per non avere prescritto uno screening raccomandato dalle LGCc anche se secondo l’evidenza disponibile al paziente non sarebbe andata meglio se lo si fosse sottoposto allo screening [29]; mentre i medici non devono temere conseguenze giudiziarie se lo stesso screening provoca un cancro da radiazioni, o porta a una catena di eventi clinici e complicanze che termina col decesso, in una persona che era altrimenti sana. Sia in USA che in Italia colpe e comportamenti dolosi personali, anche molto gravi, tante volte restano impuniti mediante i tradizionali meccanismi castali e particolaristici; allo stesso tempo, molte cause sono pretestuose, motivate dalla venalità di avvocati, pazienti e familiari, e dalle spinte culturali e psicologiche citate sopra. Un’industria, quella della malasanità, che è fuori centro come lo è la medicina industriale basata sulle LGCc [1].

ccc

5. Diritto ermetico

Il comma Balduzzi è funzionale a tale quadro; fa la sua comparsa nello stesso tempo in cui viene resa obbligatoria per i medici, dal 2013, l’assicurazione per responsabilità professionale. Le assicurazioni sostengono che in Italia il settore è in forte perdita; si prevedono pertanto aumenti del costo e riduzione dell’estensione delle coperture [28], verso la situazione USA, dove pure in passato le assicurazioni hanno riferito perdite, ma ora i margini di profitto per la vendita delle assicurazioni per responsabilità professionale sono sicuramente generosi, e sono andati aumentando, fino a superare, secondo una statistica, quelli del 99% delle aziende nella lista Fortune delle 500 maggiori imprese USA [30]. Il comma esplica a favore dell’industria della malasanità almeno tre funzioni. Rende possibile la sua crescita evitando che danneggi il business sul quale è sovrapposta, con la funzione di barriera di protezione; protezione della frode strutturale, che è elevata a standard e quindi non viene messa in discussione; non viene giudicata ma viene usata come metro di giudizio. Una botte di ferro che ripara in parte anche il medico, che in più continuerà a godere di ampie franchigie di impunità. Secondo, la funzione di moltiplicatore del contenzioso, poiché causa l’espansione quantitativa di procedure mediche, che sono innervate da fattori iatrogeni.

Una terza funzione è quella di generatore di incertezza e confusione che crei un opulento mercato per assicurazioni, avvocati, periti. etc. “Norma” in latino vuol dire squadra, la squadra dell’artigiano; da un lato, erigendo un muro bene a piombo attorno all’altare sul quale stanno regole che sono espressione di grandi interessi privati amorali, la norma è rigida e netta; ma le contraddizioni interne e rispetto alla realtà materiale la rendono intrinsecamente instabile, facendola agire anche come un generatore di disordine all’esterno del perimetro sacro che delimita. In sede giudiziaria può generare un caleidoscopio di configurazioni, distinguo, sofismi; la norma potrà portare a un traballamento, a un gioco ciclico, simile a quello visto per i farmaci nella EBM [1], tra LGCc, le loro diverse versioni, le critiche soft alle LGCc, che non mancano, e la gradazione della colpa. La colpa è grave o lieve? Quali LGC sono state applicate? In che misura? La loro applicazione è stata valida, ovvero lo specifico paziente parte lesa può correttamente essere rappresentato sul piano clinico dalla classe ideale di pazienti alla quale le LGC applicate o invocate fanno riferimento? Fino a dove si estende l’immunità conferita dall’avere applicato le sacre tavole? Le LGC vanno intese nel loro significato di intervento sulla popolazione, o valutate rispetto al singolo paziente? Come vanno considerate le LCG, soprattutto quelle che alcune fonti indicano come controproducenti, nella ricostruzione della causalità dell’evento? Possono essere considerate causa, concausa o vanno escluse a priori? Il medico ha una sua discrezionalità professionale o è un mero affiliato come chi distribuisce un prodotto con un marchio? Etc.

I medici saranno forse assolti con frequenza maggiore che senza la norma; purché paghino il pizzo al sistema, sotto forma di rata dell’assicurazione o di parcella agli avvocati. Costi che ricadranno sulla spesa sanitaria e quindi sul pubblico e sui pazienti [31]. Per un saggio della discussione in giuridichese delle LGCc nel decreto Balduzzi, piuttosto deprimente, anche se non privo di riferimenti al “cinico e pigro sapore aziendalistico” delle LGC, vedi Capitani [32]. Una norma chiara nella lettera che genera un diritto “ermetico”, ermetico nei due significati della parola: sia per l’isolamento ermetico, rispetto all’accertamento delle responsabilità, che con la norma si vuole assicurare ad elementi impresentabili della realtà materiale; quelli corrispondenti ai voleri e agli interessi del big business medico. Sia perché porterà a discussioni intricate e bolse, in alcuni casi difficili da valutare correttamente, cioè abbracciando la globalità dei fatti, anche per gli inquirenti, i giudicanti e le parti del processo. Con le LGC come standard giuridico il processo sarà spesso disaccoppiato dalla realtà; il suo esito sarà spesso determinato dal peso degli interessi coinvolti, dall’abilità degli avvocati e dalla qualità dei magistrati. Un bel risultato per questa unione tra rigore scientifico e certezza del diritto.

https://menici60d15.wordpress.com/

ccc

Note

[1] La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

[2] Timmermans S. Berg M. The gold standard. The challenge of evidence-based medicine and standardization in health care. Temple University Press,  2003.

[3] Caminiti R. La rilevanza delle linee guida e il loro utilizzo nell’ottica della c.d. “medicina difensiva”. In: Ferrario et al. La medicina difensiva. Questioni giuridiche, assicurative, medico-legali. Maggioli, 2011.

[4] Bloom J. Beta blockers are busted – what happens next? New Scientist, 12 novembre 2012. Expert: time to break the beta blocker habit? Bioscience technology, 12 novembre 2012.

[5] Bleyer A. Welch G. Effect of three decades of screening mammography on breast-cancer incidence. NEJM, 2012. 367: 1998-2005.

[6] Doughty S. Care Pathway condemned by senior doctors as “medical treatment that hastens death”. Mail Online, 23 ottobre 2012. Doughty S. Doctors to act on Care Pathway: after Mail campaign, investigation is launched into controversial guidelines on « hastening death ». Mail Online, 24 ottobre 2012. McCartney M. The assault on the Liverpool care pathway. BMJ, 2012. 345: e7316.

[7] Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/

Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/03/09/questionario-immaginario-ai-magistrati-sul-testamento-biologico/

[8] Pharma industry ‘on cusp of golden era’. World News, 15 nov 2012.

[9] La generosità del governo Monti e del suo elettorato verso le multinazionali farmaceutiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/01/la-generosita-del-governo-monti-e-del-suo-elettorato-virtuale-verso-le-multinazionali-farmaceutiche/

[10] Drui P. Il medico, vittima o artefice del sistema giuridico italiano? Giornale della Previdenza, 2010. n. 8.

[11] Ruggiero V. Economie sporche. L’impresa criminale in Europa. Bollati Boringhieri, 1996.

[12] Psaty B M. Evidence-based medicine. Worship of form and treatment of high blood pressure. J Gen Int Med, 2000. 15: 755.

[13] Lech G. The biocrats. Penguin, 1972.

[14] Illich I. Nemesi medica. L’espropriazione della salute. Mondadori, 1977.

[15] Freidson E. Professions of medicine: a study of the sociology of applied knowledge, Dodd, Mead, 1971.

[16] Illich I. La salute è malata. Corriere della Sera, 23 ottobre 1998.

[17] Spagnolo G. Medicina difensiva, pazienti e finanza pubblica. Giornale della Previdenza, 2011. n.12.

[18] La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

[19] D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997.

[20] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[21] Staminali: Cicchitto, c’é un giudice a Berlino. AGI, 22 agosto 20121.

[22] Staminali, dal giudice di Catania nuovo sì alle cure per Smeralda. Il Giorno Brescia, 2 ottobre 20122

[23] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[24] Sperimentazione animale. Uno spoglio etico. https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

[25] Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/ .

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa. https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

[26] Sovranità sanitaria. http://www.appelloalpopolo.it/?p=5626

[27] Sovradiagnosi II. Parodia e antiomeostasi nella medicina commerciale.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[28] Le Pera A. Responsabilità civile. Pillola amara per i medici. Giornale della Previdenza, 2012. n. 6.

[29] Kaplan R. M. Disease, diagnoses, and dollars. Copernicus Books, 2009.

[30] Eviatar D. Medical malpractice insurers’ profits higher than nearly all Fortune 500 companies. Washington Independent, 6 ott 2009.

[31] Gordon L. Financial effects of defensive medicine and medical malpractice insurance. Tesi. Ball State University, Indiana, 2011.

[32] Capitani F. G. il “Decreto Balduzzi” e la responsabilità medica: le linee guida ospedaliere. Lex24 Sole 24 ore, 4 ottobre 2012.

 

*  *  *

20 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Big Pharma torna all’attacco sul caso Avastin-Lucentis”

Big Pharma all’attacco lo è sempre. L’analisi di documenti interni ottenuti e resi pubblici da magistrati USA che hanno processato aziende farmaceutiche mostra che essa agisce in base a criteri di marketing anche in campo scientifico (*). Tra le tante manipolazioni rivelate dai documenti c’è quella della segmentazione del mercato. Le case farmaceutiche hanno tipizzato il mercato, e hanno modi di presentare farmaci per i medici che chiamano “High flyers”, propensi all’off-label; e altri modi per i medici “Rule bound”, che vogliono seguire linee guida. In generale, sia propugnare l’off-label, trascurando gli enormi rischi clinici e il forte incremento della spesa, sia favorire l’uso secondo linee guida condizionate comunque dal business, sono modi, solo apparentemente contrapposti, di aiutare la ricerca amorale del profitto in medicina. Qualunque dei due partiti la spunti nel ben congegnato caso Avastin-Lucentis, l’industria e la finanza medica ne avranno in un modo o nell’altro un vantaggio; e avranno motivi di gratitudine per gli attivisti e i poteri dello Stato. Fino a quando Big Pharma sarà il banco, fino a quando politici, opinionisti, magistrati, non metteranno in discussione il diritto che si è presa di essere il banco, vincerà sempre.

* GI Spielmans, PI Parry. From Evidence-based Medicine to Marketing-based Medicine: Evidence from Internal Industry Documents. Bioethical Inquiry, gen 2010. DOI 10.1007/s11673-010-9208-8. Reperibile su internet.

§  §  §

vedi anche:

 

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale

7 July 2012

13 giugno 2012 

Comunicato a “Appello al popolo” il 13 giugno 2012 e lì pubblicato il 28 giugno 2012 

L’efficacia specifica della metformina [il farmaco di prima scelta per il diabete dell’adulto] nel prevenire il decesso o eventi cardiovascolari non è stata provata …  Non abbiamo trovato evidenza che la metformina abbia alcun effetto benefico specifico sulla mortalità per tutte le cause, sulla mortalità cardiovascolare, o sulla morbosità cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2. … Sebbene la metformina sia considerata come lo standard di riferimento, il suo rapporto benefici/rischi resta incerto. Non possiamo escludere una riduzione del 25% o un incremento del 31% nella mortalità per tutte le cause. Non possiamo escludere una riduzione del 33% o un aumento del 64% della mortalità cardiovascolare … Comparato con gli altri antidiabetici orali, la metformina potrebbe essere quello coi minori svantaggi”. Da PLoS Medicine, aprile 2012 [3]

“La relatività della normalità non deve costituire in alcun modo per il medico un incoraggiamento ad annullare in una confusione la distinzione tra normale e patologico. Questa confusione spesso si addobba del prestigio di una tesi, essenziale per il pensiero di Claude Bernard, secondo la quale lo stato patologico è omogeneo allo stato normale di cui non costituisce altro che una variazione quantitativa in più o in meno. Questa tesi positivista … è stata volgarizzata prima di Cl. Bernard da Broussais e da Comte. In effetti, se si esamina il fatto patologico nel dettaglio dei suoi sintomi e nel dettaglio dei meccanismi anatomo-fisiologici, esistono numerosi casi in cui il normale e il patologico si presentano come delle semplici variazioni quantitative di un fenomeno omogeneo (vedi la glicemia nel diabete, per esempio). Ma è proprio questa patologia atomistica che, se è inevitabile sul piano pedagogico, rimane contestabile su quello teorico e pratico. Considerato nel suo insieme, un organismo in situazione di malattia è “altro”, e non lo stesso modificato solo nelle dimensioni (il diabete deve essere considerato una malattia della nutrizione il cui il metabolismo dei glucidi dipende da fattori multipli, coordinati dall’azione di fatto indivisibile del sistema endocrino) ”. G Canguilhem, Il normale e il patologico, 1943, 1968.

Echeggiando i concetti espressi un secolo prima da C. Bernard, “Trovare il diabetico nascosto” [film propagandistico della casa farmaceutica Upjohn, 1965, per il lancio della prevenzione farmacologica del diabete] terminava con il monito: “Non dobbiamo pensare più che il diabete è avere lo zucchero nelle urine: dobbiamo pensare alla malattia dinamica”. Senza la distinzione categorica della presenza o assenza di zucchero nelle urine come si-o-no diagnostico, come tracciare il confine tra glicemia elevata e stato di malattia diabetica? … la distinzione fu mediata dalla categoria mobile e malleabile del prediabete”. J A Greene, 2007 [4]

ccc

Nel terzo capitolo, intitolato “Noi cambiamo le regole. Come vengono cambiati i numeri per diagnosticarti diabete, colesterolo elevato e osteoporosi”, Welch e al. [5] estendono quanto visto per il caso dell’ipertensione [2]: un singolo “numero” viene usato per diagnosticare una condizione morbosa che si asserisce essere nel suo stadio asintomatico iniziale. Nel caso del diabete, che è la patologia che consideriamo in questa puntata, la diagnosi precoce di laboratorio dovrebbe servire a prevenire lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 (DMII), quello dell’adulto e dell’anziano, che è un fattore di rischio per infarto cardiaco, ictus, danni oculari fino alla cecità, insufficienza renale, neuropatie, ulcere e cancrene agli arti inferiori e altre patologie.

Questi numeri soglia, notano gli autori, sono stabiliti da gruppi di esperti, in un processo che non è puramente scientifico, ma è influenzato da giudizi di valore, “e perfino da interessi finanziari”. Il valore della soglia diagnostica dell’esame di base per la diagnosi del diabete, la glicemia a digiuno, che era di 140 mg/dl, nel 1997 è stato abbassato a 126 mg/dl. Attualmente la soglia per la diagnosi di prediabete è di 100 mg/dl.

Welch spiega che i benefici del trattamento sono una funzione crescente della severità della anormalità quantitativa considerata; e che quindi per anormalità lievi i benefici se ci fossero sarebbero comunque bassi; mentre può essere rischioso ridurre un parametro vitale come la glicemia, quando già di per sé non è particolarmente elevato. Welch porta l’esempio di un trial clinico iniziato nel 2003, su diabetici ad alto rischio per infarto o ictus. In uno dei bracci, 5000 persone ricevettero una terapia farmacologica intensiva, che riesce ad abbassare la glicemia tanto da portarla sotto il limite dei 140 mg/dl. Nel 2008, l’omologo USA del nostro Istituto superiore di sanità, che conduceva il trial, dovette interrompere questo trattamento intensivo; dichiarò che lo “modificavano” come “misura di sicurezza”, un eufemismo per dire che il trattamento veniva interrotto per quel braccio a causa di un eccesso di mortalità rispetto ai pazienti che ricevevano una terapia standard. I ricercatori affermarono che la causa dell’eccesso di mortalità probabilmente non era dovuta ai farmaci, ma a qualche combinazione non identificata di fattori. Welch commenta che se il trattamento intensivo avesse mostrato una riduzione di mortalità gli autori non avrebbero avuto esitazioni nell’attribuirla ai farmaci.

ccc 

Il tema parodistico e il fattore anti-omeostatico nella medicina commerciale

La nota comica della diversa interpretazione del trial randomizzato (il modello di ricerca che viene venerato come lo strumento capace di svelare gli effetti di un intervento clinico, al netto di bias e fattori confondenti) a seconda che dia i risultati voluti o no, è da prendere sul serio. Nell’esaminare il caso della sovradiagnosi del diabete come un altro “puntare alla pancia” della gaussiana [2] vorrei esporre il concetto di parodia e quello di anti-omeostasi nella medicina commerciale, e in particolare nella medicina preventiva. Nello scandalo che scosse gli USA nel 1970, dovuto alla rivelazione che l’uso della tolbutamide per la prevenzione del diabete stava causando un eccesso di decine di migliaia di morti, del quale si dirà, uno dei protagonisti, Bradley, osservò che in questi casi ognuno proclama di servire l’interesse pubblico, ma ognuno nel montare il cavallo dell’interesse pubblico va in una differente direzione (cit. in [4]). I grandi programmi di screening che ingigantiscono la spesa sanitaria e i profitti delle multinazionali, coi loro accorati appelli, sono in genere parodie mostruose dell’avere a cuore l’interesse pubblico. In generale, nella sua ricerca del profitto il liberismo economico fa una parodia del servire l’interesse pubblico. Ciò è particolarmente marcato nel caso della medicina, dove i vari settori, diagnosi, cura, prevenzione, si prestano a essere distorti a favore del profitto, con risultati economici straordinari. La medicina liberista prende a questo scopo dall’armamentario ideologico, culturale, dottrinale, scientifico le componenti che le servono (v. epigrafe), accozzandole senza badare alla loro eterogeneità, con risultati irrazionali, e talora farseschi, ma efficaci sul piano della persuasione dei pubblico e su quello economico. Il vizio, già presente nella medicina “keynesiana”, è sfrenato in quella “reaganiana” che la sta sostituendo.

L’aspetto fondamentale di questa parodia riguarda la funzione omeostatica della medicina. La medicina curativa per sua natura è omeostatica: si affianca o si sostituisce ai meccanismi naturali di feed-back negativo (FB-) (un FB- è quello del termostato, per capirci) che mantengono o riportano l’organismo allo stato di salute. La medicina curativa è anch’essa strutturata come un FB- : si osservano gli effetti delle cure sul paziente, e li si regola di conseguenza. Se non funzionano o sono dannosi, li si elimina; se sono efficaci, li si dosa fino a che si ottengono i risultati voluti, o fino a che gli effetti avversi superano quelli benefici. L’interesse privato può ottenere tale FB-, anche con risultati non inferiori, o talora superiori, a quelli di una medicina “di Stato”; ma solo fino a un certo punto. L’omeostasi ha un carattere autolimitante, che contrasta con l’essenza espansiva, col bisogno di continua crescita, del liberismo. Il liberismo è sotto il segno del feedback positivo (FP+) (un esempio di FB+ è la crescita economica che genera altra crescita). In fisiopatologia, il FB+ è nella maggior parte dei casi sinonimo di circolo vizioso; in economia, è spesso sinonimo di circolo virtuoso.

La medicina liberista tenderà a forzare le limitazioni derivanti dal suo successo; abbiamo visto [2] come storicamente nel dopoguerra le preoccupazioni delle industrie farmaceutiche che il successo degli antibiotici limitasse la loro crescita portarono alla creazione del mercato infinito della prevenzione mediante farmaci. Avvalendosi dell’autorità e fiducia di cui gode, la medicina può invertire il FB- in un FB+: cure non ottimali, ma più costose; effetti iatrogeni che generano altre cure e così altro profitto. Il liberismo, lo dice la parola stessa, vuole essere libero; non gli piacciono i controlli, che quando non può eliminare tende a trasformare in parodie di controllo, che lo favoriscono. Viene in genere trascurato che con la prevenzione medica si riesce a sottrarsi maggiormente al circuito di controllo del FB-, con un salto categoriale: si passa dal feedback, che corregge basandosi sui risultati, al feedforward (FF), che invece corregge preventivamente comparando uno standard con quelli che sono identificati come disturbi. (Un esempio di FF è l’epurazione preventiva di voci scomode; es. lo stroncare sul nascere la carriera, la reputazione e l’attività di qualche giovane medico e ricercatore che ha dato segno di costituire una fonte di dissenso dannoso per le frodi mediche strutturali). Nella prevenzione medica i dati presi in considerazione dal controllo non sono più gli output clinici, l’evoluzione dello stato di malattia del paziente e gli effetti delle cure, ma fattori di disturbo anteriori alla malattia, i fattori di rischio (opportunamente caricaturizzati) o alterazioni presentate come manifestazioni precoci del male. L’idea è quella ovvia di intervenire prima che compaia la malattia conclamata. Una strategia in sé buona, che però viene spesso falsificata e distorta nelle sue componenti, per massimizzare i  profitti, anche contro l’interesse del singolo paziente e del pubblico. Il FF permette ciò: non è un meccanismo di autoregolazione, a differenza del FB-. Perché il FF sia efficace occorre che modellizzi fedelmente la realtà; altrimenti si può sostenere che il sale che non si scioglie è un malum omen, e che occorre acquistare costose pozioni per prevenire gli effetti incombenti della negatività. E’ un FF anche questo.

Si passa, in termini tecnici, da un controllo ad anello chiuso ad uno ad anello aperto, manipolabile a piacimento. Con la medicina preventiva il retrocircuito non è più dato dal monitoraggio continuo e in tempo reale degli effetti delle cure sulla malattia del singolo paziente, ma è assente dal disegno primario; viene aggiunta una forma affievolita di FB- coi risultati, tardivi e spesso contradditori e controversi, di studi epidemiologici, effettuati ogni tanto, a distanza di anni, sugli effetti aggregati della prevenzione sulla popolazione trattata, della quale viene studiato un piccolo campione non sempre rappresentativo. Studi non esenti dall’influenza di chi ha investito molto denaro su ciò che viene misurato, guadagnandone molto. Sta facendo scalpore in questi giorni l’autorevole raccomandazione della US Preventive Services Task Force contro il test del PSA per lo screening del cancro della prostata; dopo che lo screening ha provocato sui pazienti danni paragonabili a quelli di una guerra [1]. Oppure con la “sorveglianza farmacologia” sugli effetti avversi, un altro controllo ex post carente e addomesticabile, contestato nella sua applicazione perfino dai politici (v. gli interventi a riguardo del senatore USA Grassley [6]). L’anima anti-omeostatica della medicina liberista, liberata dalla verifica puntuale del FB-, attiva meccanismi di amplificazione del business fino ad arrivare a dare luogo all’effetto cascata, dove, avendo repertato magari per caso su un paziente un nonnulla si può, in una catena crescente di esami, terapie, complicazioni, effetti avversi, arrivare ai più pesanti, inutili e costosi trattamenti [7]. Se mi sarà possibile, approfondirò in successivi articoli la discussione di questo vizio madornale nel disegno degli attuali interventi preventivi. Per ora consideriamo parodia e anti-omeostasi nel caso della prevenzione del diabete e delle sue complicazioni.

ccc 

Il diabete amaro

Giuvenilia è una città (l’organismo) che deve crescere. Nel piazzale antistante la città (il sangue) arrivano autotreni di cibo, autobotti di carburante (glucosio e lipidi)  e camion di materiale edilizio (materiale proteico e altro). Ma l’ufficio dogane non funziona, e non rilascia i permessi (insulina) per fare entrare gli approvvigionamenti in città. La burocrazia (i sistemi omeostatici dell’organismo) si riserva questo potere per limitare forme di approvvigionamento e di crescita eccessive e disordinate, squilibri interni alla città che porterebbero a forme di degrado urbanistico e sociale. L’eccessiva mancanza di permessi di accesso impedisce alla città di sostenersi e crescere. La città subisce effetti analoghi a quelli di uno stato d’assedio. Gli edifici esistenti vengono bruciati per ottenere energia e non morire di freddo, c’è la fame. Gli autisti scaricano le autobotti di carburante nei fossi, causando inquinamento. Interviene una potenza straniera (la medicina) che rilascia d’imperio permessi ad hoc. Questi permessi (iniezioni di insulina) fanno entrare i camion in città, ma sono regolati sulle autobotti di glucosio (il dosaggio della terapia con insulina sui valori di glicemia). I camion entrano, la morte per fame è scongiurata, la manutenzione e la costruzione di edifici riprende. Anche se l’intervento straordinario della potenza straniera, che non riproduce esattamente la regolazione delle dogane, a lungo andare porta con sé quegli squilibri che l’occhiuta burocrazia interna voleva evitare.

Questa metafora, rozza, approssimativa e ipersemplificata senza vergogna, ma non tanto quanto è rozzo, omissivo, distorto e senza vergogna lo stato delle conoscenze e della dottrina attuale sul diabete dell’adulto, vuole dare un’idea di cosa accade nel diabete di tipo I, la forma giovanile, e degli effetti della sua terapia con insulina, allo scopo di meglio comprendere cosa accade nella sovradiagnosi e nel sovratrattamento del diabete di tipo II, quello dell’adulto e dell’anziano, la forma soggetta a prevenzione di massa. Andiamo infatti a Congedati, la città del diabete di tipo II. E’ una città pingue, dove si è costruito e immagazzinato anche troppo e si mangia fin troppo (obesità). L’ufficio dogane rilascia fin troppi permessi (iperinsulinemia), ma il piazzale è ingorgato (iperglicemia) dalle continue richieste della città.

Arriva un gruppo di potenti affaristi; un gruppo più potente di molti Stati. Sostengono, indicando il piazzale ingolfato di automezzi, che la città ha un problema, che è simile a quello di Giuvenilia: troppi camion in attesa di entrare (iperglicemia). E che il rimedio, se si vuole evitare la catastrofe, deve essere dello stesso tipo: ridurre l’ingolfamento nel piazzale rilasciando permessi extra, che forzeranno l’ingresso delle merci in città, basandosi sul numero di autobotti di glucosio nel piazzale. Un intervento per il quale va pagato chi lo fornisce, gli affaristi, naturalmente. E l’eccesso di permessi? Ci sarà, ma non viene recepito dai doganieri (intolleranza all’insulina). E se la resistenza dei doganieri (recettori dell’insulina) fosse un tentativo, su input di cittadini avveduti, di limitare l’eccessivo afflusso, fonte anch’esso di squilibri e di danni? Non perdiamoci in sofismi, si risponde; e si fa notare che a forza di rilasciarne, l’ufficio preposto (pancreas endocrino) può logorarsi ed esaurirne l’emissione. Del resto, questa ribellione della città, che arriva a bloccare le dogane, provoca alla fine anch’essa squilibri (diabete dell’adulto conclamato); se Congedati, che si sente una civiltà in decadenza e ha paura della fine, vuole evitarli deve cominciare da subito ad acquistare i rimedi degli affaristi. I rimedi saranno gli stessi, in principio, che per Giuvenilia: più permessi (insulina); oppure, ancora meglio, pressioni sull’ufficio dogane per rilasciare permessi, e sui doganieri perché lascino passare i rifornimenti obbedendo ai permessi (ipoglicemizzanti orali). Gli affaristi possono presentare dati che mostrano che il loro sistema funziona, per quanto solo parzialmente, limitando gli eccessi alla Savonarola indotti nei doganieri dalla constatazione della crapula che ha luogo in città, e limitando i danni da inquinamento degli scarichi abusivi di carburante nei fossi. Ma è soprattutto grazie ai sapienti pagati, alla propaganda sulla cittadinanza, ai ruffiani e manutengoli delle istituzioni cittadine che li favoriscono, anche sopprimendo il dissenso, che l’affare prospera. Intanto il degrado aumenta, alimentato anche dall’eccesso di permessi, in un circolo vizioso che diventa esplosivo.

A Giuvenilia l’intervento ripristina, con parziale successo, un FB- fisiologico che la malattia ha obliterato. A Congedati bisognerebbe chiedersi se l’intervento degli affaristi mira sempre al circuito di controllo giusto, e se il suo intervento non ne instaura un altro di tipo espansivo, capace di produrre risultati anch’essi abnormi. L’allegoria non ha certo la pretesa di descrivere fedelmente ciò che accade; vuole mostrare uno schema ipotetico (e di moderata critica; diverse altre varianti sono possibili) per fare luce sulla circostanza dell’avere contemporaneamente una campagna ossessiva sulla prevenzione del diabete, che mette sotto terapia una buona fetta della cittadinanza anziana, e quella che viene definita un’epidemia crescente di diabete. Mostra come i circuiti di FB- siano stravolti o invertiti per ottenere al contrario un’espansione del mercato, cioè delle malattie.

Il diabete (dal greco dia-baino, passare attraverso, con riferimento alla poliuria) è noto fin da tempi remoti, per la sua caratteristica di aumentare la produzione di urina e di renderla dolce dato il “trabocco” nelle urine dell’eccesso di zucchero nel sangue (“meravigliosamente dolce, come miele,” secondo Willis nel Seicento; da qui l’aggettivo “mellito”). Nel 1936 si distinse tra diabete giovanile (già chiamato nell’Ottocento “diabete magro”) e quello dell’adulto (detto “diabete grasso”). La sistemazione nosologica si è in pratica fermata a questo stadio rudimentale; essendo quella più consona alla crescita industriale mediante prevenzione. Negli anni Cinquanta la Upjohn lanciò il primo antidiabetico orale, l’Orinase (tolbutamide). Il mercato target era inizialmente solo quello dei diabetici trattati con insulina, ai quali il farmaco orale risparmiava le iniezioni. Il farmaco però non risultò efficace sui malati sintomatici di diabete giovanile. L’attenzione si volse allora ai pazienti più anziani, fino ad allora trattati con la dieta, e agli adulti asintomatici. Da quel momento la definizione scientifica del diabete è passata ad essere funzione degli interessi dell’industria. Le cause e i meccanismi patogenetici del diabete e delle sue complicazioni restano poco noti, relegati in poche stanzette del falansterio della ricerca sul diabete. La Upjhon tentò perfino di fare definire dagli esperti un diabete “Orinase-responsive”. Da un lato l’industria volle che lo stato di resistenza all’insulina che insorge con l’età restasse legato alla parola “diabete”, che indica una grave malattia, da scongiurare. Un nome che permette di presentare come prevenzione farmacologica del DMII la stessa strategia già impiegata, su basi più razionali, per la terapia del diabete giovanile: quella mediante gli ipoglicemizzanti. Allo stesso tempo, beffardamente, si sbarazzò della glicosuria, il segno che aveva dato il nome alla malattia (v. epigrafe) ma che limitava il pool di acquirenti. Seguendo l’esempio del Diuril [2], partì una poderosa macchina di guerra fatta di rapporti scientifici e di propaganda verso i medici curanti e verso il pubblico, per trattare coi nuovi ipoglicemizzanti orali la nuova malattia, il diabete asintomatico, cioè stati, sempre più lievi, di elevazione della glicemia, denominati “hidden diabetes”, “diabete nascosto”.

Si escogitò il “prediabete”, un’entità con numerosi sinonimi e con definizioni differenti, per istituire la continuità che serviva tra il normale e il patologico (v. epigrafe); col prediabete si poté trasformare il diabete in “un mercato infinitamente espandibile” [4]. Col prediabete, termine riaffiorato ai nostri giorni, e i suoi congeneri, si può agitare lo spauracchio del diabete e allo stesso tempo negare di averlo fatto. La glicemia assunse un ruolo centrale, o meglio di attore unico, in una sindrome che, nelle sue forme autentiche, ha in realtà una base biochimica intricata e multifattoriale. Attualmente le cause del DMII, emergenza mondiale, restano sconosciute o vaghe; i meccanismi di passaggio dalla glicemia elevata alle gravi complicazioni ricevono scarsa attenzione ai fini pratici, e i modelli proposti sono dubbi; questi campi di ricerca sono ridotti a settori secondari. Fare luce su questi aspetti fondamentali, necessari all’impostazione razionale delle terapie e delle misure preventive, favorirebbe i malati veri, e la prevenzione autentica; ma rischierebbe di detronizzare la glicemia e i farmaci ipoglicemizzanti dal loro ruolo di padroni della scena. Il diabete deve restare “troppo zucchero nel sangue”, un concetto che tutti conoscono e che tutti afferrano.

Andrebbe distinto il rapporto tra diabete autentico dell’adulto, o l’insieme eterogeneo di patologie che questa etichetta comprende, e le forme “pre-“, inclusa la resistenza all’insulina. Le forme iniziali di DMII che vengono fatte rientrare nella sfera del diabete appaiono piuttosto essere parte di una sindrome metabolica composta da alterazioni interconnesse di diverse vie metaboliche, dovute al processo di invecchiamento e a effetti legati all’alimentazione; nelle quali la resistenza all’insulina è solo uno tra i vari fattori, forse di natura reattiva, da classificare tra le cause intermedie e non tra quelle iniziali. Ma anche questa impostazione metterebbe a rischio il principio degli ipoglicemizzanti come la via giusta alla prevenzione (come pure di altri farmaci preventivi per altre patologie correlate). Così, dopo la caricatura del diabete senza dia-baino è stata impostata una parodia di quest’altra concezione, che è stata appunto chiamata ufficialmente “Sindrome metabolica”, che tampona questo pericolo. Un poco come quando nel Medioevo la Chiesa istituiva delle regole monastiche che riconducevano al suo interno le pressioni centrifughe eretiche. La sindrome metabolica ufficiale non è tanto un’entità fisiopatologica quanto semplicemente un aggregato di diagnosi: obesità o sovrappeso, trigliceridi, glicemia e pressione arteriosa elevati, ridotto colesterolo HDL (quello “buono”); tutti con soglie basse; e ulteriormente abbassate, in assenza di studi clinici che lo giustificassero. Più della metà degli statunitensi sopra i 50 anni rientra nei nuovi criteri diagnostici della sindrome metabolica [8]. Così definita la sindrome serve in pratica a vendere farmaci a un maggior numero di soggetti, e nella forma del pacchetto completo per la prevenzione cardiovascolare. Una volta messa una parodia del concetto al posto del concetto vero, poi è la stessa ortodossia a criticarlo sul piano teorico [9] per evitare che dissolva le varie fonti di mercato in un unicum che potrebbe imporre di cercare altri indicatori e altre vie terapeutiche e preventive, una catastrofe sul piano commerciale; mentre sul piano pratico la sindrome continua a aiutare le vendite delle varie filiere del consorzio.

ccc 

Il rimprovero della maitresse

C’è un altro motivo per il quale si vuole che le cause del DDMII restino nell’ombra. Ci sono forti evidenze [10] che il diabete dell’adulto, la cui incidenza nei paesi occidentali si è impennata insieme alla crescita economica e sta crescendo nei paesi del Terzo mondo in crescita economica, sia dovuto all’alimentazione. Non solo all’aumento di cibo ingerito, ma anche alla sua qualità; sono indiziati composti come gli acidi grassi di sintesi – grassi idrogenati – e gli zuccheri raffinati. Indicare i cibi industriali come colpevoli porterebbe a concludere che la prevenzione dovrebbe consistere nell’eliminarli dai prodotti alimentari in vendita e in un radicale riassetto dell’Offerta commerciale di cibo, con proibizione dei componenti alimentari nocivi e obbligo di utilizzo di quelli benefici. Questa sarebbe prevenzione autentica, attuata sulla popolazione e non sul singolo [11]: invece di spostare la soglia di trattamento verso sinistra, “tirare” verso sinistra la curva gaussiana della distribuzione dei valori di glicemia nella popolazione, analoga a quella già vista per l’ipertensione [2]. Si eviterebbero così la medicalizzazione della vita, e i danni alla salute e gli esorbitanti costi economici della “prevenzione” farmacologica; che ormai si può criticare col dire che è meglio prevenire (sul serio) che curare (chiamando le cure sui sani prevenzione). Una misura che, prendendo il posto del raccomandare farmaci ipoglicemizzanti a larghe fette della popolazione dalla mezza età in poi, danneggerebbe gravemente l’industria medica; e che danneggerebbe gravemente l’industria alimentare e quella della grande distribuzione. Mentre attualmente le ultime due forniscono clienti alla prima.

La melliflua dittatura della grande distribuzione ci obbliga a cibi di qualità mediocre e dannosi per la salute. Non c’è nelle nostre società scarsità di cibo (sulla quale i sistemi omeostatici dell’organismo sono tarati) ma abbondanza. Cibi che però non soddisfano e quindi non danno senso di sazietà date le loro caratteristiche organolettiche. O che in alcuni casi, forse stimolando temporaneamente i centri cerebrali del piacere, provocano una coazione a mangiare, cioè a consumare di più; l’aggiunta di zuccheri è uno dei metodi per ottenere ciò. Da poco tempo, seguendo il modello USA dei drugstore, i supermarket vendono anche farmaci, per ora con alcuni limiti. Uno spin-off del ciclo alimenti/malattia, nel tripudio dei consumatori che credono così di risparmiare denaro e guadagnare salute.

L’antinomia è stata risolta indicando l’obesità, il principale fattore di rischio per il diabete, come una delle sue cause; e anzi abbassandone la soglia, data dall’indice di massa corporea, BMI, per includere più pazienti nei trattamenti in assenza di evidenza scientifica [8]. Mentre patologizzare un lieve sovrappeso è sovradiagnosi, l’obesità franca è un autentico problema di salute pubblica. Solo, la si considera come dovuta esclusivamente ai comportamenti individuali, al “lifestyle”, e non come conseguenza di un’offerta di cibo patologica, che non lascia molta scelta, dovuta a fattori a loro volta derivanti dalla spasmodica ricerca del profitto. Si fanno così coesistere i due mercati, e se ne aggiungono altri, come quello delle diete. In televisione i continui consigli gastronomici sono inframmezzati da esortazioni degli esperti a dimagrire. E’ come una maitresse che dice “sporcaccione” a un cliente che crea disturbo, o che aumenta eccessivamente la confusione già presente, nel locale dove esibisce le sue ragazze. Come per la clientela della maitresse, il consumatore ha una parte di responsabilità, indulgendo ai suoi appetiti; che gli vengono rinfacciati dallo stesso sistema che li stimola e li sfrutta.

La parodia degli alimenti di migliore qualità si è inoltre sviluppata nella creazione di un nuovo settore di mercato, quello dei “cibi biologici”, dizione che dovrebbe essere preoccupante, implicando che esistono alimenti non biologici; il che non è infondato, alcuni componenti dei cibi essendo prodotti chimici di sintesi, sui quali le mosche non si posano. Sulla genuinità dei “biologici” sono state avanzate numerose riserve. Ci si dovrebbe inoltre chiedere perché la Sanità di Stato impiega una buona quota del denaro pubblico in medicine (spesso inefficaci) che dovrebbero prevenire rischi (talora fantomatici) ma lascia che solo chi se lo può permettere effettui una prevenzione più efficace mangiando cibo più sano. Si lascia al lettore la valutazione dell’elemento parodistico nel recente intendimento di mettere una sovrattassa sul “junk food”.

Quel che è peggio, si è prodotta un’obesità nei bambini, che tenderà a permanere con la crescita; sono passati i tempi dove “le mamme si disperano per la magrezza [fisiologica] dei loro figlioli” [12]. In studi che hanno sancito l’efficacia degli ipoglicemizzanti orali nella prevenzione della progressione del DMII, il SES, socioeconomic status, fattore confondente critico, è stato scorrettamente ignorato [13]. Nella nostra società l’obesità colpisce maggiormente le classi meno abbienti. Il ruolo diabetogeno degli ormoni dello stress e l’importanza di una vita serena è un altro tasto che non si accorda con la cultura egemone della competizione e dell’insicurezza.

Nell’ambulatorio medico, sfruttando l’ambiguità delle categorie corrispondenti al pre-diabete, si spiega al paziente che il primo trattamento previsto dai protocolli di prevenzione è quello basato su dieta e esercizio fisico, che risultano più efficaci dei farmaci. Poi, visto l’insuccesso del “modificare lo stile di vita” per abbassare i valori di glicemia (ed è particolarmente difficile abbassare ciò che è prossimo al normale, o è in realtà normale), scuotendo lievemente la testa davanti al soggetto sufficientemente colpevolizzato, si prescrivono i  farmaci. Il cliente, a  sua volta, accetta di continuare nelle sue abitudini in cambio dell’assunzione giornaliera della pillola.

Naturalmente si trascura che, analogamente a quanto visto per l’ipertensione, un’elevazione dei valori glicemici a digiuno può essere la risposta fisiologica a stress mentali, esercizio, dolore, freddo. Non solo il diabete è l’iperglicemia, ma l’iperglicemia è diabete secondo i buoni credenti.

Così, al tempo in cui si grida all’epidemia mondiale, prevedendo mezzo miliardo di diabetici tra 20 anni, con costi insostenibili, e si chiede la “prevenzione” mediante diagnosi precoce, non ci si preoccupa molto, apparentemente, di definire in maniera completa e certa le cause e i meccanismi del diabete e quelli della sua progressione verso gravi patologie; prosperano invece filoni di ricerca come quello per il quale il consumo di cioccolata preverrebbe le malattie cardiovascolari, anche secondo sofisticatissimi modelli statistici. Un’affermazione che andrebbe esaminata avendo presente quanto detto sulla tendenza dell’ortodossia a compartimentalizzare i componenti della sindrome metabolica, sull’inversione dei circuiti di controllo, sulla preminenza accordata agli studi statistici rispetto ai dati fisiopatologici, e sui messaggi contraddittori emessi da alcune categorie di esercenti.

ccc 

Indiani Pima contro Rancho Bernardo

La scienza della medicina liberista, anche per ciò che riguarda l’abbassamento delle soglie diagnostiche, trascura e coarta gli aspetti fisiopatologici. Contano primariamente le associazioni statistiche descritte su popolazioni, centrate sul concetto di fattore di rischio, travestito da fattore causale e quindi da malattia, e sugli effetti benefici, spesso in termini di endpoints surrogati, parodie dei benefici autentici come la riduzione della mortalità; associazioni misurate con operazioni una tantum dagli studi di epidemiologia clinica.

Hadler [14] ha esaminato criticamente i maggiori studi sui quali si basa la prevenzione farmacologica del DMII, mostrando come dietro alle affermazioni trionfalistiche i risultati siano stati in realtà, quando non negativi, elusivi, necessitando di analisi supplementari che hanno estratto qualche punto a favore della causa “massagiando e torturando i dati” [13]. Gli studi sono semmai da interpretarsi come evidenze che la prevenzione con ipoglicemizzanti non riduce la mortalità, e come indicazioni a evitare gli interventi farmacologici a favore di interventi non farmacologici per i soggetti asintomatici che non hanno elevazioni marcate della glicemia; la maggioranza dei soggetti. La glicemia, e altri esami come l’emoglobina glisosilata, sono end point surrogati, che vengono curati al posto della malattia, commenta Hadler. Questo autore nota inoltre come gli opinion leader medici che sostengono la tesi opposta alla sua dichiarino relazioni d’affari con case farmaceutiche fortemente impegnate nel commerciare agenti per il trattamento del DMII, come Aventis, Lilly e Novo Nordisk. Questo genere di associazione tra esaminatori ed esaminandi è ben noto [15] ed è stato rilevato anche in un celebre caso di resistenza istituzionale al ritiro dal mercato di un antidiabetico nocivo [16]. L’ADA enfatizza i farmaci e minimizza dieta ed esercizio nei suoi programmi educativi; affidati a organizzazioni non profit che hanno come “corporate partners” AstraZeneca, Aventis, Bristol-Myers Squibb, Eli lilly, GlaxoSmithKline, Merck, Merck/Schering-Plough, Monarch, Novartis, Pfizer e Wyeth. Probabilmente a questi legami si riferiva chi ha commentato che l’ADA – le cui indicazioni fanno testo nel mondo – “si è venduta al diavolo”.

Non si è riusciti a provare l’utilità della profilassi farmacologica per la prevenzione del diabete nella popolazione generale, un proposito che, è stato osservato da eminenti specialisti, appare dettato dall’avidità piuttosto che dall’altruismo, ed espone la popolazione a rischio iatrogeno [17,18]; c’è invece evidenza dell’efficacia degli interventi su alimentazione e attività fisica, misure utili anche per prevenire altre patologie, che non necessiterebbero di un approccio medico. Gli organismi consultivi si sono astenuti dall’esprimersi a favore dello screening universale per il diabete, che è ciò verso cui si sta spingendo. Lo raccomanda l’influente ADA a tutti gli adulti dopo i 45 anni; e si vogliono estendere le indicazioni per lo screening per il DMII ai giovani. La stessa associazione stima in 20.8 milioni il numero di americani diabetici, il 7% della popolazione. E in 42 milioni, il 14% della popolazione, gli affetti da “prediabete”. Ciò in USA genera un giro d’affari annuale di 112 miliardi di dollari (o il doppio secondo altre stime), con straordinarie prospettive di crescita.

Il diabete nella storia è stato considerato una stranezza. Galeno dice di averne visto solo due casi in tutta la sua carriera. Oggi nelle società occidentali una persona ha in media un 10-20% di probabilità di ricevere la diagnosi di questa condizione cronica nel corso della vita. Il diabete era fino agli inizi del Novecento una malattia rara; era considerato raro anche in Cina, dove nei secoli precedenti si era osservato che colpiva i nobili piuttosto che i poveri. Nel 2012 la Lilly ha ufficialmente aperto un centro di ricerca e sviluppo sul diabete a Shangai. Nella Cina comunista del XXI secolo i diabetici sarebbero 90 milioni. La ricercatrice cinese che dirige il centro ha affermato che anche in Cina il diabete ha raggiunto proporzioni epidemiche. L’apertura della fabbrica della Lilly in Cina per la produzione di antidiabetici è prevista entro lo stesso anno. I tempi dell’Orinase, che nel 1959 poteva contare su 2 milioni di diabetici in USA, il cui lancio portò a una crisi nella quale illustri clinici statunitensi si scambiarono in pubblico accuse di essere dei venali ciarlatani – o delle “puttane delle case farmaceutiche” – sono lontani e fanno sorridere.

L’incremento nella prevalenza del diabete è dovuto all’invecchiamento della popolazione, e all’incremento autentico di incidenza da fattori dietetici, che ufficialmente vengono imputati alla ghiottoneria e poltronaggine della gente; ma anche a fenomeni moltiplicativi basati sull’abbassamento delle soglie diagnostiche. Nel 2003 l’ADA propose di abbassare la soglia per la diagnosi di prediabete a 100 mg/dl; proposta che è stata in seguito applicata. Il comitato di esperti ammise che gli studi disponibili non supportavano la decisione, e che questa avrebbe provocato un incremento (drammatico) nel numero di soggetti etichettati come bisognosi di trattamento medico. La soglia dei 100 mg/dl venne giustificata mediante dati statistici sugli indiani Pima, un gruppo di indiani d’America di circa 5˙000 persone che vive in Arizona, particolarmente propenso a sviluppare obesità e diabete.

Kaplan e al. [8] hanno messo alla prova la tesi dell’ADA che il prediabete conduce al diabete esaminando una popolazione bianca, di classe sociale medio-elevata, di circa 50˙000 persone, quella della comunità di Rancho Bernardo in California. L’analisi, condotta da un gruppo dell’Università di California di San Diego, non pubblicata su riviste peer reviewed, ha mostrato che sotto i 100 mg/dl il 2,3% aveva sviluppato il diabete nei successivi 20 anni. Al di sopra della soglia, tra i 100 e i 110 mg/dl, il diabete si è sviluppato nel 4.1% dei soggetti. I soggetti con valori corrispondenti alla diagnosi di Impaired Fasting Glucose, alterata glicemia a digiuno, con valori superiori ai 100 mg/dl e fino a 126 mg/dl, non hanno avuto in 20 anni un significativo incremento di incidenza dei segni di complicazioni rispetto ai soggetti con valori inferiori a 100 mg/dl.

ccc 

L’omeopatia pesante e l’effetto “trappola per topi”

I benefici della prevenzione del diabete mediante il trattamento del prediabete se ci sono non sono più che minimi. Gli svantaggi, che vengono esclusi dalle informazioni al pubblico, e dai bilanci vantaggi-svantaggi, appaiono molto più corposi. In generale, abbassare eccessivamente la glicemia è pericoloso. C’è una “casa” che non ha bisogno dei “permessi doganali” visti prima: il cervello, che al contrario di altri distretti si serve di glucosio a piacimento per i suoi fabbisogni energetici, senza dipendere dall’insulina, consumando una larga quota del glucosio disponibile. Ma il cervello normalmente utilizza solo glucosio e ne è strettamente dipendente, a differenza di altri distretti che possono impiegare anche acidi grassi e resistono meglio alla carenza di composti energetici. Se ci sono troppi “permessi doganali”, permessi che spesso sono accompagnati dall’ingiunzione a costruire e immagazzinare, gli altri distretti possono fare piazza pulita, cioè provocare un abbassamento eccessivo della glicemia, lasciando “a secco” il cervello (innescando una catena complessa di eventi patologici). Ne risultano sincope, coma, morte. Questo rischio è più marcato con l’insulina e con alcune classi di ipoglicemizzanti orali, come le sulfaniluree: Welch racconta di un suo paziente di 74 anni al quale prescrisse un farmaco, il gliburide, che provocò ipoglicemia e di conseguenza un incidente automobilistico dal quale riportò fratture multiple delle vertebre cervicali.

Gli ipoglicemizzanti orali possono dare una varietà di effetti avversi, es. danni epatici e un incremento nel tasso di cadute e fratture negli anziani. Un aspetto singolare del caso che consideriamo, quello delle sovradiagnosi, è che questi farmaci sono in grado di causare ciò che dovrebbero curare; come, in teoria, i farmaci omeopatici. Con la differenza che l’omeopatia è una terapia placebo, mentre questi farmaci, date le loro caratteristiche intrinseche e le dosi, hanno efficacia farmacologica (che non vuol dire efficacia terapeutica).

Nel 1970 il Washington Post diffuse la notizia che secondo lo studio UGDP almeno 8˙000 pazienti all’anno morivano per danni cardiaci provocati dall’Orinase. A Wall Street il titolo della Upjohn cadde in poche ore. Scoppiò uno scandalo, che solo anni dopo fu smorzato mediante controdeduzioni scientifiche, che però non erano conclusive. L’episodio merita di essere ricordato anche perché, come altre “battaglie di civiltà” di quegli anni, che da noi erano quelli del ’68, la rivolta – in sé fondata – contro l’autorità e il paternalismo smantellò alcune forme di controllo per sostituirle con altre più insidiose. I medici non avevano tutti i torti nel protestare che la notizia, comunicata direttamente al pubblico con un grande battage (al quale partecipò anche il celebre anchorman Cronkite) li scavalcava scorrettamente e lasciava nell’incertezza e nel disorientamento i pazienti. Lo scandalo diede il via libera a forme di comunicazione diretta al pubblico non solo sui prodotti medici, ma sugli standard terapeutici, su ciò che fa bene o fa male, senza un adeguato filtro dello Stato che verifichi la qualità e gli scopi delle informazioni e le trasmetta attraverso canali appropriati; tecnica che oggi è prassi. L’Orinase fu sostituito con altri prodotti, e l’espansione del mercato proseguì meglio di prima, potendosi avvalere anche di questa nuova arma.

L’insulina è sospettata di avere un ruolo causale nella comparsa delle complicazioni cardiovascolari che compaiono nei soggetti che, affetti da diabete giovanile, sopravvivono a lungo grazie a questa terapia. Gli ipoglicemizzanti orali per la prevenzione del DMII hanno un meccanismo d’azione che simula quello della insulina nel diabete giovanile, nonostante che, come si è visto nel racconto delle due città, situazioni fisiopatologiche differenti e per certi versi opposte sottendano le due entità, dando luogo a manifestazioni cliniche che in parte sono molto diverse tra loro; le due entità sono accomunate dall’iperglicemia, dalla terapia con insulina o con sostanze che ne mimano gli effetti, dalle complicanze a lungo termine, e dal nome: quando si dice la potenza delle parole. Questa continuità terapeutica lascia perplessi, soprattutto per ciò che riguarda la prevenzione del DMII. Es. le sulfaniluree stimolano la secrezione di insulina; altri antidiabetici, come quelli appartenenti alla classe dei tiazolidinedioni (“Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona”, il Nerone di Petrolini), rendono i tessuti più sensibili all’azione dell’insulina, che è già in eccesso in molti casi di DMII; non sorprende che queste due classi di farmaci provochino obesità, il principale fattore di rischio per il diabete; ciò che bisognerebbe evitare. Le statine, un altro farmaco preventivo del pacchetto “Sindrome metabolica”, aumentano il rischio di sviluppare diabete. Vi è evidenza che gli ipoglicemizzanti, inclusa la metformina [3], possano provocare eventi cardiovascolari, come infarto e scompenso cardiaco, ciò che dovrebbero prevenire. Cioè che possa accadere che una persona assuma gli ipoglicemizzanti per prevenire un diabete che comunque nel 97% dei casi non sarebbe mai comparso; con farmaci che non è detto che eviteranno il rischio residuo; ma che si procuri così un infarto del miocardio mortale.

Un tiazolidinedione, il rosiglitazone, è stato mantenuto in commercio per anni nonostante si sapesse che provoca un eccesso di accidenti cardiovascolari fatali; e che stava causando decine di migliaia di decessi. Era stato approvato in fretta, presentandolo come “wonder drug”. Non solo la casa produttrice, la GlaxoSmithKline, che ne otteneva un fatturato di 3 miliardi di dollari all’anno, ma anche gli enti regolatori, la statunitense FDA e l’europea EMA, sono ricorsi a manipolazioni e tattiche dilatorie per immetterlo sul mercato, non avvertire il pubblico del rischio e non ritirarlo, in una saga che è andata avanti per oltre un decennio prima del ritiro nel 2010 [19].

La terapia con antidibetici dovrebbe salvare da complicazioni come la cecità; ma i tiazolidinedioni sono accusati anche di provocare edema maculare [20], la più comune causa di perdita della vista nei pazienti con retinopatia diabetica. A sua volta l’edema maculare alimenta, insieme alla retinopatia diabetica, un’altra patologia dove l’insulina e i suoi analoghi sono sospettati di essere agenti causali [21], un lucroso mercato farmaceutico, sul quale si sono impiantati altri intrighi e manipolazioni volti a espandere ulteriormente il mercato [22].

Questa “omeopatia pesante”, nella quale appare presente una sinergia tra malattia e terapia [6], è coerente col modello espansivo, ampliando il mercato delle malattie. Se un malato peggiora dopo la somministrazione di un farmaco, mentre va meglio se il farmaco non viene impiegato, ciò può essere rilevato dai curanti e dai pazienti stessi; che, pur entro pesanti limiti, si regoleranno di conseguenza, su quel paziente e sui pazienti successivi. Ma se un sano assume una medicina per prevenire una malattia che gli è stato detto è a rischio di contrarre in futuro, e, come accade frequentemente, dopo 5 anni sviluppa quella malattia, causatagli però dal farmaco stesso, si penserà che sia stato un altro dei tanti sfortunati che si ammalano nonostante le terapie preventive. Non si penserà a un nesso causale tra farmaco e terapia, che sarà comunque difficile da provare. La sostituzione del FB- della medicina curativa col FF della medicina preventiva consente di somministrare ancor più facilmente farmaci iatrogeni, che causano ciò che dovrebbero prevenire, senza che ciò sia rilevato.

La prevenzione farmacologica espone così a un effetto simile a quello che si ottiene con l’impiego come veleno per topi del coumadin (un farmaco usato anche sull’uomo per la prevenzione delle trombosi). Il coumadin provoca emorragie mortali nei ratti solo dopo alcuni giorni. Gli animali muoiono lontani dall’esca. I superstiti non associano i decessi all’esca, che altrimenti eviterebbero come fanno per altri veleni. A prescindere da giudizi di valore e sull’intenzionalità, ciò è coerente col generale movimento storico nel quale meccanismi di omeostasi sono, mediante parodie, trasformati in meccanismi di espansione. Se si trattano milioni di pazienti, non occorre che tali effetti iatrogeni siano molto frequenti; anche percentuali basse possono creare un pool di nuovi pazienti in grado di sostenere un lauto mercato. Anzi, è conveniente per il business evitare farmaci che diano luogo troppo spesso al meccanismo della profezia che si autoavvera e che vi diano luogo con effetti fatali, perché ciò potrebbe mettere in allarme il pubblico, e la cronicità è una condizione appetibile per lo sfruttamento economico.

L’uso preventivo di farmaci su larga scala sui sani dovrebbe per principio, e per legge, essere subordinato all’accertamento dell’assenza di significativi effetti avversi, come del resto è previsto dai protocolli classici per tutti i nuovi farmaci. Invece, ripetendo il mantra “tutti i farmaci hanno effetti collaterali” e presentando “rapporti benefici/rischi” tagliati per il lavoro di imbonitore degli informatori farmaceutici, la politica è di accelerare l’approvazione riducendo o eliminando i controlli di sicurezza; tale volontà delle industrie farmaceutiche è recepita anche a Strasburgo, dove l’industria farmaceutica spende 40 milioni di euro all’anno in lobbying [23].

Ci si espone così al rischio che l’esca invitante della compressa che previene gravi malattie contenga un agente che aumenta la probabilità di contrarre tali malattie. Ci si espone al rischio di incidenti come quelli riferiti, o come quello del Rezulin, che nel 1996 fu il primo antidiabetico orale approvato con procedura accelerata, nonostante non presentasse vantaggi rispetto ai congeneri. Ne fu ordinato il ritiro, in seguito a una procedura ritardata, nel 2000, perché aveva provocato troppi casi di insufficienza epatica mortale. La casa produttrice, che nel frattempo era finita sotto indagine penale per le sue pratiche di marketing, aveva speso decine di milioni di dollari per finanziare lo studio di efficacia, e in regalie agli esperti e ai medici.

Invece di astenersi dal somministrare farmaci di non provata sicurezza, soprattutto ai sani su larga scala come avviene nella prevenzione, si sono istituiti e si stanno rafforzando sistemi di “farmacovigilanza”, o meglio di post-marketing, il cui scopo appare essere quello di monitorare il mercato dal punto di vista dell’Offerta, anche per evitare l’instaurarsi di situazioni da incidenza e gravità eccessive degli effetti avversi che possano essere riconosciute e dare troppo scandalo o allarme. (Il ritiro di farmaci per sostituirli con prodotti “innovativi” è di per sé connaturato al sistema economico-finanziario dell’industria farmaceutica). Un circuito di controllo a FB- che regola e mantiene in attività un sistema malato e iatrogeno (con inquietanti implicazioni quanto al problema dell’invecchiamento della popolazione e relative politiche demografiche). Ottenendo così che quelle che qualche marxista chiamerebbe “le contraddizioni del capitalismo” non esplodano, né spariscano, ma, girando al regime appropriato, continuino ad agire e a permettere di intascare illecitamente denaro a danno altrui.

§ § §

Quante parodie della cura della salute pubblica abbiamo descritto? Quanti circoli viziosi, quanti FB- depressi o eliminati e sostituiti con FB+ e FF, o con FB- patologici volti a favorire interessi illeciti privati, si possono contare in quanto esposto qui espressamente o implicitamente? Quanti altri se ne potrebbero descrivere? Sul piano biologico, il diabete può essere definito come una patologia del controllo metabolico. Nella nostra realtà, il diabete è anche una patologia dei controlli sociali e politici, con formazione di circoli viziosi iatrogeni che corrispondono a forme di espansione commerciale, che creano un altro diabete, a imitazione delle banche che creano con vari artifici nuovo denaro.

Considerazioni simili si possono fare per altre malattie. Lo studio del fattore anti-omeostatico della medicina liberista potrebbe essere esteso ai campi dell’economia e della politica; campi che appaiono anch’essi malati a causa del sovvertimento dei meccanismi di controllo che dovrebbero prevenire e stabilizzare, o “curare”. Si parla di decrescita; un modo per farlo potrebbe essere quello del considerare la necessità di ripristinare o istituire FB- politici e amministrativi, riconoscendoli come una componente essenziale del governo di una nazione; come un sistema omeostatico sociale che è altamente dannoso smantellare (“deregulation”) o ancora peggio stravolgere. Va notato che le forze liberiste, mentre si liberano dei FB- che sono loro d’intralcio, dipingendo i controlli sulla ricerca del profitto come anticaglie illiberali, si avvalgono di propri FB- per la tutela dei propri interessi. I rischi del FF devono d’altra parte mettere in guardia sui rischi dell’economia pianificata. Sarebbe interessante considerare anche l’azione giudiziaria come un FB- dell’organismo sociale, guardando al cosiddetto “guadagno” del FB, ai tempi di risposta, alla generazione di instabilità, a inversioni del verso o della finalità del FB, etc.

Sia le istituzioni sia il popolo appaiono avere abbracciato l’ideologia, e la filosofia di vita, dell’espansione continua a scapito della stabilità. Queste frodi si sostengono anche grazie alla predisposizione mentale del pubblico, ormai dipendente dal veleno dell’insoddisfazione perenne e del perseguimento di un continuo accrescimento della propria potenza personale; un miraggio che comprende quello che Hadler – il clinico universitario che è tra i critici qualificati delle versioni “scientifiche” sulla diagnosi e cura del prediabete – chiama “il complesso di Matusalemme”: l’idea di poter determinare il giorno della propria morte, contraddicendo l’Ecclesiaste dove dice che questo potere l’uomo non lo ha. Le frodi si mantengono e prosperano anche grazie alla complicità attiva delle istituzioni, in altro caso di FB- pervertito. Tutori della legalità che non accetterebbero mai una mazzetta, davanti alla prospettiva di acquisire meriti presso i poteri forti commettono automaticamente atti peggiori. Come il cane addestrato di Pavlov, che secerne saliva al solo suono della campanella, associandolo al pasto; un riflesso condizionato che è il più famoso caso di FF in fisiologia.

https://menici60d15.wordpress.com/

Qui altri articoli sulla sovradiagnosi.


La prossima parte è prevista dopo la pausa estiva

ccc 

Note:

[1] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[2] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[3] Boussageon R et al. Reappraisal of metformin efficacy in the treatment of type 2 diabetes: A meta-analysis of randomised controlled trials. PloS Medicine, 2012. apr 10.

[4] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[5] Welch H G, Schwartz L M, Woloshin S. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

[6] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[7] Deyo R A. Cascade effects of medical technology. Annu Rev Public Health, 2002. 23: 23-44.

[8] Kaplan R M. Disease, diagnoses, and dollars. Facing the ever-expanding market for medical care. Copernicus Books, 2009.

[9] Kahn R et al. The Metabolic Syndrome: time for a critical appraisal. Diabetes Care, 2005. 28: 2289-304.

[10] Cordain L. et al. Origins and evolutions of the Western diet: health implications for the 21th century. Am J Clin Nutr, 2005. 81: 341-54.

[11] McKinlay J , Marceau L. US public health and the 21st century: diabetes mellitus. Lancet, 2000. 356: 757-61.

[12] Lenzi F , Caniggia A. Manuale di semeiotica medica. Minerva Medica, 1979.

[13] Hadler N M. Worried sick. A prescription for health in an ovetreated America. University of North Carolina Press, 2008.

[14] Hadler NM. Oral hypoglycemics and diabetic nephropathy. Clin J Am Soc Nephrol, 2008. 3: 159-62.

[15] Miller R. Conflicts of Interest Abound in Diabetes Guidelines Committees. Heartwire, 2011.

[16] Wang et al. Association between industry affiliation and position on cardiovascular risk of rosiglitazone: cross sectional systematic review. British Medical Journal, 2010. 340: c1344.

[17] Montori V et al. Waking up from the DREAM of preventing diabetes with drugs. British Medical Journal, 2007. 334: 882-84.

[18] Tuomilehto, J. Evidence-based prevention of type 2 diabetes: the power of lifestyle management. Diabetes Care, 2007. 30: 435-38.

[19] Mutalik M. The story of glitazones. Int J Cur Biomed Phar Res, 2011. 1: 141-147.

[20] Idris I et al. Association between thiazolidinedione treatment and risk of macular edema among patients with type 2 diabetes. Arch Intern Med. Pubblicato online 11 giugno, 2012.

[21] Chantelau et al. Insulin, insulin analogues and diabetic retinopathy. Arch Physiol Biochem, 2008. 114 : 54-62.

[22] Sulle regole per la Roche.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[23] Grogan K. Big pharma spends 40 millions euros per year lobbying in EU. 28 marzo 2012. Reperibile su internet.

*  *  *

Blog di Appello al popolo

Commento al post “Salute, cioccolato alleato del cervello che invecchia. Migliora funzioni cognitive” del 14 agosto 2012

Il Fatto e gli altri media hanno diffuso al pubblico questo risultato scientifico lo stesso giorno della sua pubblicazione online su una rivista di prim’ordine, il 14 agosto 2012. Non avrebbero dovuto omettere il particolare che lo studio è stato finanziato da un grande produttore di dolciumi industriali: la Mars; che ha fatturato 30 miliardi di dollari nel 2010. Avrebbero inoltre dovuto avvertire il pubblico, distinguendo tra un possibile effetto farmacologico positivo del cacao e gli effetti alimentari negativi del comune cioccolato dolce: una barretta Mars, o i cioccolatini mostrati da Il Fatto nella fotografia sotto il titolo, contengono zuccheri raffinati e grassi, in forma concentrata; che innalzano la glicemia e fanno ingrassare. I prodotti al cioccolato inoltre tendono a dare dipendenza e a provocare assunzione compulsiva, con conseguente eccesso calorico. E’ più probabile che con la cura con le praline o le barrette di cioccolato ripiene di caramello della Mars le funzioni cerebrali cognitive peggiorino, per l’aterosclerosi; e che peggiorino anche quelle motorie, sensoriali e simboliche, per un incremento del rischio di ictus e Tia. Per una critica della prevenzione cioccolataia v. “Il rimprovero della maitresse” in “Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale”
http://menici60d15.wordpress.c…

Nello stesso numero, il Foglio loda la magistratura per la ritrovata inflessibilità nell’applicazione della legge, col blocco dell’Ilva (Ilva, Io sto con Patrizia Todisco; Ilva, la politica dei veleni; etc.). Non credo ci sia contraddizione; si può sostenere che Il Fatto difenda in entrambi i casi la salute. Ma ci sono elementi per ritenere che anche nel caso dell’Ilva non sia la difesa della salute dei cittadini l’intento di chi ci dice cosa fa bene e cosa fa male.

*  *  *

@ni hao. Le informazioni sulla salute diffuse congiuntamente da fonti scientifiche e mediatiche, come questa, spesso anziché aiutare il cittadino a compiere scelte razionali sono fuorvianti e dannose, essendo in consonanza con grandi interessi industriali e finanziari.

 

La sinistra radicchiale

26 March 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Perchè sono comunista” del 26 mar 2012

“C’è sempre un puro più puro…” diceva Nenni. Quello che accomuna i comunisti ai peggiori capitalisti, e ai tanti opportunisti che stanno tra i due, è la bugia e l’omertà sul valore sociale ed etico del lavoro; non del lavoro come impiego e fonte di reddito, naturalmente; ma sul valore etico e sociale di ciò che viene prodotto. Per esempio, come ho osservato in questo sito (*), si auspica che la medicina divenga sempre più “motore della crescita del reddito e dell’occupazione”. Conoscendo questo settore dall’interno, vedo che l’enorme espansione e il successo economico della medicina sono il risultato di frodi strutturali, che tolgono sistematicamente, legalmente, sia salute sia denaro alle persone; ma alimentano così sia la speculazione finanziaria sia, in senso letterale, le famiglie dei portantini. Non ci sono forze politiche che contestino questa via cannibalistica al capitalismo.

La causa della crisi, crisi che prende forme primariamente economiche ma non è solo economica, risiede solo in parte nel fattore che, grazie soprattutto ai comunisti, di solito si indica, il capitale; ha le sue spore nascoste, o meglio taciute, anche nel lavoro; che grazie soprattutto ai comunisti è sacro e immune da critiche sulle sue conseguenze etiche e politiche. Il capitalismo ha così nel comunismo la sua cintura protettiva, consistendo quella che si presenta come un’opposizione radicale nel non chiedere al leone altro che di essere un po’ meno leonino nella spartizione delle prede: l’obiettivo presente, fatte salve le belle chiacchiere sul sole dell’avvenire che dovrà sorgere, è di “rifondare il patto sociale tra capitale e lavoro “ per “un sistema sociale un po’ più equilibrato”.

Io apprezzo la profondità di certe analisi marxiste; non contesto certo a nessuno il diritto di chiamarsi comunista e di professare qualsiasi dottrina; né di sostenere che posizioni come le mie sono utopiche, errate, etc. Solo rilevo questa consuetudine, comune a tante forze politiche, di presentarsi per gli autentici oppositori radicali quando si è un barbacane del sistema, un antemurale che protegge il capitalismo dal cambiamento radicale. Non si tratta di essere più puri dei puri; è valido in questo caso ciò che osservava Pascal sul radicalismo relativo, di come un moderato che non segua una deriva estremista appaia lui estremista: “Quando tutto si muove in modo uguale, in apparenza non si muove niente, come su una nave. Quando tutti vanno verso la dissolutezza, sembra che nessuno ci vada. Colui che si ferma mette in evidenza l’esagerazione degli altri, come se fosse un punto fisso.”

Questo per me è radicalismo, oggi: riconoscere che si sono spostate abnormemente le coordinate dell’etica pubblica e contestare ciò. Chi è portatore di questa soverchia “purezza”- anche se le sue posizioni sarebbero non troppo lontane da quelle di un ipotetico democristiano, o di un repubblicano, onesti – non “epura i meno puri”, come invece diceva Nenni; ma viene epurato lui. E i bravi sedicenti comunisti, forse anche per rinsaldare il patto sociale e riequilibrare la loro busta paga, spesso non si fanno pregare per svolgere quest’altro lavoretto extra per il nemico capitalista.

* https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

§  §  §

21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

@ Valter Martinelli. E’ fin da bambino, nella rossa Siena degli anni ’60, molto prima di internet, che mi trovo male a discutere coi “compagni” che mettono le loro attività di disturbo al servizio di ciò che dicono di combattere. Il tema è la strage di Brescia, non le persecuzioni – accertate – di Stalin verso gli ucraini. Comunque lei nel tema rientra indirettamente, con la sua petulanza scorretta e fastidiosa che mentre agita la bandiera rossa serve chi volle le bombe. Un tipo umano non raro, nel ramo di parabola dai Gramsci e i Pio La Torre ai Napolitano, ai massocomunisti, e infine ai massoni e basta; che viene trascurato nelle ricostruzioni quando invece ha giocato un ruolo importante nelle disgrazie e nei tradimenti dell’Italia repubblicana. Grazie per la sua testimonianza. Continui pure ad esibirsi.

§  §  §

5 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marche, il provveditore che esalta la guerra in una lettera agli studenti. Anpi: “Retorica bellicista che non stimola conoscenza critica” “

“Dalle pagine di Gabriele d’Annunzio, così cariche di sapori, afrori, colori e suoni, esala spesso l’odore della morte, che per il poeta è un profumo, quasi il risvolto o la sublimazione della sua sessualità. Il folklore mussoliniano ne dedusse un armamentario funebre, fiorito di teschi, fiamme e camicie nere con contorno di riti altrettanto mortuari come il famoso appello: «Camerata Tal dei Tali!», al quale il coro degli accompagnatori rispondeva: «Presente», e che diede luogo, nel ventennio nero, al romanesco improperio malaugurante: «Te possano chiamà presente».” (Piero Chiara).

Mentre la gente si lascia ubriacare di paura, e l’Italia viene tradita e strozzata, il logoro siparietto del battibecco sul folklore mussoliniano tra i sedicenti patrioti e quelli che la guerra all’invasore la fanno alla playstation – entrambi bene imboscati – aiuta a nascondere l’avverarsi della previsione “Se i fascisti dovessero mai tornare tra noi, non avranno più la camicia nera o bruna,ma il camice bianco” (Citato in Jean-Claude Michea, Il nostro comune nemico,2017).

§  §  §

22 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ravenna, decine di nostalgici ricordano il gerarca Ettore Muti. A pochi metri antifascisti cantano Bella Ciao”

Ricordo, in vecchio articolo di “Storia illustrata”, che per la sua uccisione si usò l’espressione “un cespuglio sparò”. Mi colpì l’espressione vivida, fuori luogo nella ricostruzione di un omicidio. Poi ho trovato che è una espressione di Montanelli in “XX Battaglione eritreo” (1936). Quell’altro triste personaggio, Badoglio, aveva incaricato i carabinieri. Nella mia esperienza, i prefetti, e le prefettesse, proseguono a tutt’oggi la tradizione di operazioni sporche, sopprimendo certe voci ed esaltandone altre, impunemente, per come richiesto da chi sta in alto. Il prefetto non avrebbe dovuto autorizzare, per di più sotto elezioni, la celebrazione di un simbolo della politica ottusa, violenta e antidemocratica. Ma così, oltre a strizzare l’occhio agli amici nostalgici, si consente ai servitori del fascismo dei banchieri di rabberciare una irrecuperabile verginità antifascista con la solita stanca sceneggiata in costume.

La UE come mostro adescatore: proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

15 March 2012

Blog  Appello al popolo

15 mar 2012

Due mesi fa, su una rivista della Società europea di biologia molecolare due ricercatori, la norvegese Wickson e l’inglese Wynne, hanno paragonato la natura di una proposta legislativa della Commissione europea (CE) alla rana pescatrice abissale [1]; è quel pesciaccio, che vive negli strati marini profondi, dove la luce solare non arriva, che pare disegnato da un caricaturista per quanto è brutto e per come rappresenta il predatore astuto (e anche la dabbenaggine delle sue vittime). Ha una enorme bocca, sproporzionatamente grande rispetto al corpo in alcune specie, orlata di lunghi denti aghiformi. Dalla testa gli protrude un filamento che porta un’esca luminescente. In quei neri abissi, nella zona “abissopelagica”, gli organismi ci vedono poco, quando non sono del tutto ciechi. Quelli che percepiscono la luce dell’esca ballonzolante le si avvicinano, senza vedere a cosa è attaccata, e finiscono inghiottiti nella bocca spalancata del predatore.

Il lysenkismo della CE

Ho apprezzato la metafora del mostro che è inguardabile e che però riesce ad attrarre le sue prede, conoscendo la propensione del pubblico a prestare consenso alle frodi che provengono dalle oscure profondità del big business sopranazionale, riguardanti la cura delle malattie [2]. I due ricercatori sono ricorsi all’immagine della rana pescatrice per mostrare come una riforma UE in discussione, a prima vista attraente, sia realtà una trappola e una mostruosità: la recente proposta della CE di non consentire agli Stati nazionali di avanzare obiezioni di carattere scientifico sulle importazioni di cibo geneticamente modificato, né sugli organismi e le coltivazioni geneticamente modificate; in particolare, sulla loro sicurezza e sui danni che possono provocare alla salute e all’ambiente.

Questi argomenti scientifici verrebbero riservati alla preposta agenzia UE, che diviene quindi l’unica fonte qualificata a esprimere pareri scientifici recepibili sede legislativa UE; gli Stati potrebbero avanzare sugli OGM solo obiezioni di altro genere: sociali, economiche, di politica interna, etc. (v. l’articolo [1], reperibile su internet, per i dettagli e un’analisi critica). Il perseguimento della centralizzazione in sede comunitaria dell’analisi scientifica dei rischi degli OGM si basa su presupposti confusi, falsi e contradditori, affermano giustamente i due ricercatori.

Il Parlamento europeo ha proposto emendamenti che eliminano questo diktat; non conosco l’evoluzione più recente dell’iter legislativo, se e quanto questa misura draconiana verrà bocciata o addolcita; i media, anche quelli “progressisti”, e forse quelli “progressisti” ancor più degli altri, stanno attenti a non farci sapere nulla di queste cose, mentre ci martellano e ci distraggono con le solite questioni di cortile, le solite miserie nostrane, o sempre nuove scempiaggini: argomenti come la denuncia di questa singolare limitazione agli Stati fanno parte del Proibito [3]. In ogni caso, resta il fatto che la CE vorrebbe fare un solo boccone di una serie di capisaldi di civiltà, giustizia e razionalità, che riguardano la salute delle persone e la tutela dell’ambiente oltre che gli interessi economici degli Stati nazionali; con un notevole danno per le popolazioni. Mediante una misura che è rivelatrice dei reali princìpi ispiratori della politica comunitaria.

Sul versante scientifico, la restrizione della CE non rispetta le norme di comunitarismo e universalismo dell’etica della ricerca. Questa reductio ad unum della consulenza scientifica, ottenuta lasciando parlare solo gli scienziati di corte, per ora sugli OGM, e, una volta fatto passare il principio, magari anche su altri campi, come le cure mediche o le grandi opere, non rispetta il metodo scientifico, che è basato sul confronto tra ricercatori diversi. E in un campo, quello dell’analisi scientifica del rischio, che è tra i più incerti, indeterminati e controversi; e tra i più esposti a influenze politiche ed economiche e conseguentemente ad analisi e interpretazioni di parte. Un settore che spesso dà luogo a diatribe che si trascinano per molti anni, dove in effetti si spererebbe che la scienza desse risposte univoche; che è cosa molto diversa da una scienza che parla con una voce sola, la voce del padrone.

Sul versante politico, la pretesa della CE non rispetta la più elementare decenza. Secondo la CE ora i popoli non dovrebbero essere liberi neppure più di proteggersi dai rischi alla salute e all’ambiente, ma dovrebbero accettare prodotti sapendo che sono nocivi. La CE non rispetta la libertà politica, impedendo a un’entità politica – a Stati nazionali, non alla giunta di Roccacannuccia – di scegliere, tra quelli legittimi, gli argomenti che giudica appropriati. Non rispetta il corretto rapporto tra scienza e politica, dove non può essere “accountable” una scienza volta alla “non accountability” politica; e non lo rispetta fingendo di ignorare come gli argomenti etici, e anche quelli sociali o politici, sono, nell’analisi del rischio, inestricabilmente intrecciati a quelli scientifici.

L’Olimpo dal quale dovrebbero discendere sugli abitanti di Europa le pure e imparziali verità scientifiche non è altro che l’EFSA, che ha sede a Parma. Un ente tutt’altro che indipendente, da sempre fortemente favorevole al cibo e alle coltivazioni OGM, e da anni per questo criticato da associazioni watchdog [4-6]; con un curriculum, che si sta aggiornando in queste settimane, di denunce e reprimende che lo vedono con le mani nella marmellata: esperti che dirigono potenti associazioni di categoria dell’industria alimentare, o che lavorano per le industrie che dovrebbero controllare; adozione degli stessi criteri di valutazione tossicologica scelti per convenienza dall’industria; decisioni su prodotti sui quali, più ancora che gli OGM, non si dovrebbe scherzare, come i pesticidi, prese sulla base di studi sponsorizzati dall’industria, mentre, antiscientificamente, studi indipendenti vengono ignorati; norme di abbattimento dei controlli, scappatoie, e innalzamento delle concentrazioni di sicurezza a favore dell’industria. Si parla di una sua riforma …

L’EFSA è così responsabile e rigorosa che ha anche appoggiato con affermazioni false che ha poi dovuto ritirare l’introduzione in commercio di prodotti OGM contenti geni che conferiscono resistenza a antibiotici di primaria importanza per l’uso medico, esponendo così le popolazioni a un rischio di diffusione della resistenza a tali antibiotici (la patata Amflora per la produzione industriale di amido e, con gli scarti di questa produzione, come mangime per animali). L’EFSA appare come un modello di cattiva scienza, al servizio di interessi parte. Secondo la CE l’oste, oltre ad avere l’esclusiva sui controlli antisofisticazioni di legge sul suo vino, non potrebbe neppure venire contestato, essendo stabilito che il suo Verbo è assoluto.

I soloni della CE mostrano una superbia e un’esaltazione che raggiunge il ridicolo. Allestiscono una scenetta dove la UE è rappresentata da un austero scienziato che ascolta, paziente, ma fermo, gli Stati nazionali che si presentano coi farfugliamenti di fricchettoni alla Verdone di “Un sacco bello” sull’amore per la natura, o le recriminazioni interessate e miopi di villici gretti e ignoranti nemici del progresso, o le superstizioni di donnicciole spaventate da dicerie metropolitane sui rischi del cibo industriale.

La proibizione ha anche un valore simbolico, che è umiliante per gli Stati. La notizia è un dato a favore di quanto dice Ida Magli, che parla di dittatura europea, di mostruosità del progetto UE, e sostiene che la sua unica finalità è l’eliminazione degli Stati nazionali. Questi fondamentalisti dei cavoli loro vogliono addirittura sancire l’inferiorità intellettuale rispetto all’Impero [7] di intere nazioni, le stesse che con tutte le loro colpe hanno fatto la Civiltà occidentale. Nazioni che hanno fatto anche la storia della scienza, che un tempo dicevano sciovinisticamente cose come “la chimica è una scienza francese”, adesso dovrebbero stare zitte e col cappello in mano mentre le buone forchette di Parma (l’EFSA) gli fanno la lezione.

E se non rispettano intere comunità nazionali, possiamo farci il conto di quanto importi dei singoli individui a questi emissari dei grandi poteri economici e finanziari. E’ una conferma che alla CE non sono interessati alla salute, al benessere e alla prosperità delle popolazioni, quanto agli interessi di chi trae profitto da quelle popolazioni.

Questa trovata ricorda il caso Lysenko (che pure riguardava l’agronomia) in URSS sotto Stalin: la manipolazione della scienza, e l’imposizione di tale scienza manipolata da parte dello Stato. Ora si vuole qualcosa di simile in Occidente, e a livello sovranazionale, contro gli Stati. L’impossessarsi della scienza per farne un instrumentum regni è in tempi moderni tentazione di tutti i poteri forti. Il caso mostra l’imperversare dello scientismo, che nel sistema neoliberista degenera nell’opposto della scienza autentica: una forma di Sacro sul quale fondare il potere tecnocratico. Uno stravolgimento e una corruzione della scienza che guasta e discredita questa preziosa risorsa intellettuale dell’umanità.

L’Impero e i Baroni

L’uso strumentale di argomenti scientifici in politica economica internazionale non è una novità, ma finora ha interessato la competizione tra attori economici e quindi quella tra Stati. Lorenzo Tomatis ha scritto di come in materia di regolamenti internazionali sui cancerogeni per un certo periodo le industrie più forti volevano che fossero privilegiati i dati sperimentali rispetto a quelli epidemiologici: i dati sperimentali portavano più di quelli epidemiologici all’eliminazione di sostanze in uso nell’industria, imponendo quindi una riconversione che solo le industrie forti potevano sostenere, e che aveva quindi come conseguenza la sparizione o l’asservimento delle industrie piccole e medie. (Oggi i poteri forti fanno largo uso dei “dati” epidemiologici, più facilmente manipolabili e, date le difficoltà pratiche, meno facilmente replicabili e quindi meno facilmente smentibili; così che accade che un cattedratico di biochimica citi come risolutivi a favore del dogma HIV-AIDS dati epidemiologici anziché sperimentali [8]). La novità è che ora la scienza, o meglio la retorica pseudoscientifica, è messa al servizio della centralizzazione dell’economia, e anche al servizio della centralizzazione delle frodi a fini di profitto.

Oltre che come volto a soggiogare e svilire gli Stati, a impedirgli di difendere i loro legittimi interessi, l’intendimento della CE va visto nell’ambito della guerra dell’Impero ai Baroni. Il contrasto sotto gli occhi di tutti, ma tabù, tra da un lato l’Impero, che ha la sua testa, o la principale tra le sue teste, in USA (e questo caso lo conferma [9]); cioè i poteri forti della globalizzazione che si stanno impossessando dell’Europa; come le grandi banche, le multinazionali, i poteri finanziari, i poteri militari. Impero del quale la CE non è che uno dei tentacoli politici, per quanto importante. E dall’altro lato i Baroni, i tanti piccoli e medi potentati locali che un tempo, tramite il potere degli Stati nazionali, regnavano non formalmente ma di fatto sui rispettivi feudi, nell’ambito di un complesso gioco di alleanze ed equilibri tra di loro; come i partiti, i gruppi di interesse, le caste; il clero, un principato tra i più potenti. Soprattutto nel caso dell’Italia, con la secolare attitudine dei suoi abitanti a stare sotto qualche potentato grande o piccolo, la guerra riguarda i diritti di sfruttamento sui sudditi, che l’impero vuole per sé, riducendo, se non abolendo, il potere dei baroni.

Ad esempio, prima gli agricoltori o i proprietari dell’industria alimentare locali potevano rivolgersi, per la tutela dei loro interessi, non sempre coincidenti con gli interessi del popolo, al politico del partito giusto, previo pagamento di una quota al partito, agli amici e perché no anche al politico stesso, che avrebbe difeso e promosso i loro interessi in sede legislativa nazionale, e anche internazionale; magari appoggiandosi secondo convenienza ad argomenti “scientifici”. Non va dimenticato che anche le politiche statali nazionali possono essere corrotte; per non parlare della ricerca scientifica che, indipendentemente dalla UE, riguardi temi rilevanti per grandi interessi economici. I baroni contano ancora qualcosa; il peso degli interessi locali dell’agricoltura e dell’industria alimentare non è stato ancora del tutto cancellato. Misure come questa tolgono potere ai baroni per darlo agli “imperiali” come le multinazionali.

Una lotta che vede un’inclinazione ghibellina della nostra magistratura [3,10,11], che identifica la corruzione con l’endemica corruzione esercitata dai baroni, seguendo i dettami di “Transparency international”, e la combatte; meritoriamente; ma che davanti a forme superiori di corruzione e malaffare, quelle relative all’impero, è, almeno in campo biomedico, muta come una trota e cieca come un pesce abissopelagico; quando non le aiuta attivamente.

Mussolini, che in precedenza aveva detto “il razzismo è roba da biondi”, poi su pressione di Hitler impose le infami leggi razziali, con relative teorie d’appoggio sulle razze biologiche umane. Bottai, considerato tra i gerarchi più colti e intelligenti, commentò “perché sparare con un cannone per uccidere un uccellino?”, “il problema degli ebrei esiste ” ma “si poteva risolverlo con piccoli atti amministrativi”. Anche la proposta della CE di impedire per legge agli Stati nazionali obiezioni scientifiche sugli OGM è roba da biondi, da anglosassoni (o anche da germanici), che hanno questa tendenza a formalizzare il sopruso e l’imbroglio, a renderli direttamente legge scritta; es. con la legalizzazione delle lobbies (la cui introduzione in Italia è auspicata da illuminati magistrati nostrani, allo stesso tempo cantori di “Mani pulite” [10]; l’EFSA è stata anche accusata di essere un trampolino per il lobbying, dati i passaggi, tipici del lobbismo, di suoi controllori alle dipendenze dei controllati come lobbisti UE [4]). Invece in un paese cattolico e con una tradizione giuridica come il nostro si preferisce il sistema alla Bottai, quello di non mettere direttamente nero su bianco, inequivocabili, l’infamia o l’inganno troppo grossi, ma di fare la legge prima facie presentabile, ma predisposta all’infamia e alla strumentalizzazione, e poi escogitare caso per caso come aggirarla o sfruttarla con piccole mosse, salvando le apparenze e facilitando la corruzione baronale.

Del resto i due poteri in parte si contrastano, ma in parte si sostengono e cooperano, trovando accordi spartitori. All’Impero un po’ di corruzione locale, ridimensionata e rispettosa dei suoi interessi, serve comunque per scopi amministrativi e come lubrificante per la sua macchina; né i baroni possono minimamente sognare attualmente di potersi liberare dell’Impero. La cooperazione ha ragione d’essere soprattutto in Italia, dove la classe “dominante”, o subdominante – a cominciare dal clero –  ha una storica tradizione compradora, cioè di mediatrice di forme di sfruttamento del Paese da parte di poteri esteri; badando ai suoi interessi, conformandosi al periodo storico, cercando di trovare accordi con gli invasori di turno e per il resto impipandosene altamente del bene della nazione [12].

Ida Magli si è chiesta stupita come è stato possibile ottenere un così totale  “addomesticamento delle scienze umane” all’ideologia necessaria al progetto UE [13]. Posso risponderle che, per quel che riguarda le scienze biomediche in Italia, oltre all’inganno, alla propaganda, alla corruzione, all’istituzionalizzazione del sopruso, si è ricorsi, al fine di ottenere la selezione voluta dai poteri dei quali la CE è braccio politico, a epurazioni col sistema Bottai di soggetti che non si facevano addomesticare, e rischiavano di traviare gli altri col loro esempio.

La vendita di singoli cittadini è preliminare alla vendita di cittadini in massa; è un servizio che i baroni della ricca (finora) e molle provincia italica hanno svolto e svolgono per l’Impero, con una perizia e un’affidabilità testimoniate dall’appoggio che hanno fornito alle eliminazioni cruente, che hanno avuto luogo fin dalla nascita della Repubblica, di soggetti invisi ai poteri esteri egemoni. Un’onorata società composta da magistrati, politicanti, amministratori pubblici, antichi corpi di gendarmi che stanno passando armi e bagagli sotto la bandiera della gendarmeria europea, e servizi, si occupa di neutralizzare voci che intralcerebbero il disegno dell’Impero, soffocandole e screditandole, applicando gli insegnamenti dell’illustre fascista, aggiornati ai mezzi offerti dal progresso.

L’esca nel buio

Questo caso conferma come l’Unione europea contrariamente al nome abbia una natura litica: come non unisce le forze per costruire una più ampia e forte entità politica, ma dissolve strutture politiche e sociali, principi non negoziabili, sistemi culturali, diritti e regole fondamentali, sciogliendo gli Stati e le comunità nazionali in una poltiglia adatta a essere sfruttata. Questa non è un’unione, ma l’unificazione a un omogenato. Non sappiamo come andrà a finire; non si può escludere che il progetto UE data la sua natura strumentale rientri, una volta che ci avrà resi sufficientemente poveri e soli. Noi credevamo – peccando di superficialità, commenterebbe da antropologa Ida Magli [13] – a questa affascinante storia dell’unire i popoli europei, dell’affratellarci superando l’ostilità che ha portato a scannarci tra di noi per tanti secoli, per raggiungere la pace e la prosperità. In realtà, davanti al progetto reale di unione europea e alle sue tante manifestazioni siamo come la preda nel buio davanti all’esca del mostro abissale. Questa unione europea non unisce ma dissolve.

Dobbiamo essere grati a chi ci avverte dell’abbaglio, e a coloro che, come gli animatori di questo sito, oltre a informarci studiano possibili vie d’uscita e ce le indicano. Ma il mostro adescatore è l’intero sistema neoliberista, con le sue tante trappole composte da seduzioni luccicanti collegate a mandibole che si serrano automaticamente. Il fenomeno della bioluminescenza accomuna la rana pescatrice abissale alle lucciole. Le lucciole sono quasi scomparse, cacciate dall’inquinamento. Aggiornando il proverbio ai tempi, stiamo attenti a non prendere esche luminescenti per lanterne.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note 

1. F. Wickson, B. Wynnie. The anglerfish deception. EMBO reports. 12 Jan 2012. Reperibile su internet.

2. menici60d15. La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/01/la-generosita-del-governo-monti-e-del-suo-elettorato-virtuale-verso-le-multinazionali-farmaceutiche/

3. menici60d15. Giancarlo Caselli e i No-TAV: il negativo e il proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

4. Conflicts on the menu. A decade of industry influence at the European Food Safety Authority (EFSA). Corporate Europe observatory e Earth open source. Reperibile su internet.

5. G. Paglino. “Mancanza di indipendenza e conflitto di interessi”. L’Efsa nel mirino delle associazioni. Il Fatto quotidiano 6 mar 2012.

6. G. Monastra. La questione OGM. Circoli Nuova Italia. 11 apr 2010. Reperibile su internet.

7. Uso lo steso termine, ma per fini che non hanno nulla a che fare con quelli del libro “Impero” di Toni Negri; edito, andrebbe notato, dalla Harvard university press.

8. menici60d15. Aids: negazionisti vs. non-riproducibilisti. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/26/aids-negazionisti-vs-non-riproducibilisti/

9. A. Pisanò. Pressioni americane sull’Europa per introdurre colture Ogm. Il Fatto quotidiano. 9 mag 2011.

10. menici60d15. I magistrati business friendly e la mafia come sineddoche tendenziosa

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

11. menici60d15. Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

12. menici60d15. C’è la parola: compradora.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

13. Ida Magli. La dittatura europea. BUR, 2010.

*  *  *

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Contro la legge sul negazionismo” del 18 ottobre 2013

Mi associo. In questo modo poi accade che “I vincitori sono padroni anche della verità” (Primo Levi). Segnalo il post “La UE come mostro adescatore. La proibizione agli stati nazionali di presentare argomenti scientifici”*, su un altro tentativo di imbavagliare ope legis la libertà di dissenso, addirittura a livello di sovranità nazionale. Ci sarebbe molto da dire anche sui metodi informali, o meglio coperti, già affidati sottobanco ai “questurini e magistrati” (e agli uffici affari riservati) coi quali le istituzioni dello Stato praticano a favore di potenti interessi privati la censura e la repressione del dissenso in campi come la medicina.

Nel post osservo che proprio le “verità scientifiche” di Stato, col manifesto degli scienziati razzisti, facilitarono la persecuzione degli ebrei. Queste operazioni discriminatorie attraggono cialtroni e vili; ma risucchiano anche studiosi e intellettuali di valore. Ad aderire successivamente al manifesto vi furono persone come Piero Bargellini, Giovanni Gentile, Giovannino Guareschi, Giovanni Papini, Ardengo Soffici. Sarà quindi meritevole se gli storici riusciranno a tenere almeno il loro campo in carreggiata.

Francesco Pansera

*https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/15/la-ue-come-mostro-adescatore-proibizione-agli-stati-nazionali-di-presentare-argomenti-scientifici/

 

*  *  *

30 marzo 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Colluto “Xylella, studio Efsa: “E’ la causa del disseccamento degli olivi del Salento”

Se lo dice l’EFSA…

Sicurezza alimentare, bufera sull’Efsa. Scoppia un caso per conflitto d’interessi. Il quotidiano Le Monde apre un caso sull’agenzia europea: “Chi deve controllare ha lavorato per anni come consulente per i grandi colossi industriali”. Il Fatto, 31 gen 2012.

“Mancanza di indipendenza e conflitto di interessi”. L’Efsa nel mirino delle associazioni. Un rapporto stilato dalle associazioni Corporate Europe Observatory e Earth Open Source denuncia i conflitti d’interesse dei membri dell’EFSA e ripetuti favoritismi nei confronti delle multinazionali. Il Fatto, 6 mar 2012.

Concerns about the political use of their opinions have been expressed by members of the EFSA themselves. According to the report, this situation is due to the close ties between “certain members” of the GMO panel and the giants of biotechnology, led by the panel’s chairman, Harry Kuiper. Kuiper is the coordinator of Entransfood, a project funded by the European Union to “facilitate market introduction of GMOs in Europe, and therefore bring the European industry in[to] a competitive position.” In that capacity, he is a participant in a working group that includes Monsanto and Syngenta. Robin MM The world according to Monsanto, 2012.

“WE WERE PRESSURED BY INDUSTRY TO HIJACK SCIENCE”. This is the candid confession of Dr. Herman Koeter, head of the European Food Safety Authority, after resigning from the corrupted agency. B. Martini, 5 set 2011.

@ ogeid3. Così? Monbiot G. The fake persuaders. Corporations are inventing people to rubbish their opponents on the internet. The Guardian, 14 mag 2002.

§  §  §

23 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, commissario Ue: “Gli Stati hanno la responsabilità morale di immunizzare i bambini se i loro genitori non lo fanno””

Dove trovare ormai cimiteri affollati di tombe di bambini morti secoli fa, che quell’organizzazione benefica che è la UE esorta a visitare? Ce ne sarà forse rimasto qualcuno; ma è un’immagine da feuilleton, scelta perché commuove, e blocca la ragione. “… a Napoli muoiono troppi bambini. Quando muore un bambino i suoi parenti gettano, dietro il carro bianco che si allontana, manciate di confetti. Rimbalzano e rotolano sulla strada, questi confetti di qualità scadente, porosi e grigiastri: innumerevoli coetanei del defunto accorrono e si accapigliano per raccoglierli, lasciando lembi di camicia e di pelle nella zuffa; ridenti e furiosi non sentono la morte che li chiama e li conta come la chioccia fa con i pulcini, ma sono pieni della necessaria dimestichezza con lei”. (G. Marotta. L’oro di Napoli, 1947). Nel modello della transizione epidemiologica in Europa le grandi epidemie sono dal ‘700 gradualmente scomparse, e la mortalità da malattie infettive è calata fino a crollare, col crescere del reddito e con il miglioramento delle condizioni di vita. La crescente tendenza allo sfruttamento, orchestrata tramite la UE, non va nel verso della tutela della salute. Oggi l’insidia alla salute dei bambini costituita dalle bugie della propaganda e dall’asservimento al business dei politici e dei burocrati può portare a un regresso, come sta avvenendo in vari aspetti della vita civile, anche in campo sanitario.

Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia

15 January 2012

Blog Appello al popolo

Postato su questo sito il 20 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

In un precedente intervento su Appello al popolo, Tonguessy illustra come Richelieu morì vittima della fiducia nelle pratiche mediche “scientifiche”, e come Paganini corse il rischio di fare la stessa fine [1]. E’ interessante apprendere che morirono in seguito a salasso e affetti da tisi sia Richelieu che Luigi XIII. Quest’ultimo era il successore dei re di Francia taumaturghi, ai quali nel Medioevo il popolo attribuiva il potere di guarire i loro sudditi, mediante l’imposizione delle mani, dalla scrofola, una forma tubercolotica che colpisce i linfonodi del collo. Di personaggi storici morti per salasso devono essercene stati diversi. Un altro fu Raffaello Sanzio, morto nel 1520 a 37 anni dopo essere stato trattato con ripetuti salassi per una febbre insorta, secondo il Vasari, a causa di “eccessi amorosi”. I bambini statunitensi imparano a scuola che George Washington non disse mai una bugia in vita sua; pur essendo quindi una figura diversa da Richelieu, anche Washington morì in seguito ai salassi effettuati dal suo medico personale (che in più gli somministrò calomelano, un purgativo costituito da un composto del mercurio), nel 1799. Del resto, anche il leggendario Robin Hood sarebbe morto per essersi fidato di una perfida badessa, che nel salassarlo lo dissanguò deliberatamente.

La pratica è antichissima. La cita Ippocrate, e Galeno ne sviluppò la dottrina. A fine Settecento, mentre in Francia stava per sorgere quella medicina scientifica che molto tempo dopo ne avrebbe decretato la fine, Rasori [1] rivestì il salasso di una teoria fisiopatologica ad hoc: le malattie essendo causate da uno stimolo, occorre un controstimolo. Rasori applicò il salasso ai malati di tifo petecchiale delle truppe franco-cisalpine del generale Massena; e i salassi sono considerati con approvazione nei capolavori della letteratura romantica che narrano di eroi gravitanti attorno a quel periodo. Una ferita del protagonista de “La certosa di Parma” si ascessualizza nonostante i salassi. Ne “Le confessioni di un italiano” – un “must” per chi condivida le idee di questa e-zine risorgimentale – Carlino Altoviti, spirito laico, intelligente, colto, ardimentoso e d’animo nobile come il suo autore, militando nei cisalpini ritrova la Pisana, unico e grande amore della sua vita, durante uno scontro sanguinoso coi borbonici; e per farla rinvenire le fa aprire una vena da un barbiere.

A parte rare situazioni particolari, il salasso è una terapia irrazionale e deleteria. Segue però una sua logica, che l’ha fatto arrivare ai giorni nostri. In USA ci sono case di cura che nel 2012 offrono al pubblico il salasso terapeutico. Molti di noi hanno conosciuto anziani ai quali da giovani la polmonite era stata trattata con l’applicazione di “sanguette”, la Hirudo medicinalis. Ai primi anni Ottanta, studente, raccolsi la storia clinica di un paziente che mi riferì di essere stato curato dal medico di famiglia mediante autotrasfusioni, con iniezioni intramuscolo del suo stesso sangue prelevato da una vena. L’assistente mi disse di avere già sentito altri casi del genere. Una pratica che probabilmente era una forma di compromesso per proseguire una terapia ormai scientificamente inaccettabile ma che, commenta G. Cosmacini ”incontrava favore o non suscitava rigetto nel popolo, cui la sottrazione di sangue a scopo terapeutico appariva tutt’altra cosa dal “vampirismo sanguemaniaco” stigmatizzato dai detrattori del metodo” [2]. Senza il consenso e l’entusiasmo del popolo tante follie della medicina non esisterebbero.

D’altra parte il consenso popolare non doveva essere assoluto se il medico-poeta Rajberti nel 1840 ammoniva che “Fra i mille e uno errori del volgo relativamente alla medicina … il più grave …dico essere questo l’odio ai salassi, o meglio all’uso di molti salassi”. Rajberti era un oppositore dell’omeopatia, una teoria che non ha basi razionali, basata sul principio “similia similibus curentur”; ma anche curare chi è malato cavandogli il sangue è fare come i pompieri di Viggiù che spegnevano il fuoco con la benzina. C’è una forma di “omeopatia pesante”, che cura il simile col simile e non usa dosi infinitesimali ma dosi efficaci e a volte da cavallo; è una costante della medicina; oggi è praticata in forme sofisticate da tanti medici che si dicono “allopatici”.

Ci furono nei secoli medici che criticarono e combatterono il salasso, sulla base del buon senso accoppiato all’esperienza, e poi sulla consapevolezza derivata dalle acquisizioni scientifiche. A coloro che ai nostri giorni verrebbero chiamati “negazionisti”, o fautori del “nichilismo terapeutico”, si opposero i difensori della tradizione, che col crescere della medicina scientifica si avvalsero, secondo uno schema molto usato anche oggi, oltre che dei consueti meccanismi di difesa corporativi anche di giustificazioni ex post in stile scientifico; come quella per la quale evidenze sperimentali mostravano che gli animali salassati aumentavano di peso.

La logica alla quale il salasso deve il suo successo appare essere la logica delle possenti radici magiche della medicina, e in particolare quella della “effectiveness”. Se il paziente, e anche il medico, credono nelle virtù curative di una terapia, non è necessario che essa sia davvero efficace. Basta che abbia “effectiveness”, che produca degli effetti biologici interpretabili come miglioramenti, per essere accettata. Il controllo su una variabile biologica mimerà il recupero del perduto controllo sul corpo.

Con i salassi ripetuti si possono ottenere stati clinici interpretabili positivamente; non perché il malato stia meglio, ma perché si otterrà un effetto calmante e di remissione apparente della malattia. L’insufficienza di circolo e il deficit di ossigenazione indeboliranno il paziente e lo obbligheranno a risparmiare le forze al punto che sembrerà che i salassi abbiano attenuato o spento la malattia di base. In alcuni casi l’agitazione potrà aumentare nelle fasi iniziali, ma col proseguire dei prelievi calerà comunque, sostituita da gradi crescenti di ottundimento e astenia. Anche se interiormente l’angoscia dovesse salire, le sue manifestazioni avranno energia minore. Il paziente sembrerà più “tranquillo” e meno sofferente, almeno temporaneamente. Si insisteva sulla necessità di ripetere i salassi probabilmente perché così si poteva oltrepassare la fase delle manifestazioni reattive dello shock e dell’anemia, quando avevano luogo, e giungere ad uno stato di segni interpretabili come ottenimento di una “pace”, una “atarassia”, anche se in realtà espressioni di un livello più grave di deterioramento: sembrava quindi che l’intervento avesse ripristinato un qualche equilibrio.

Inoltre, il salasso, spesso usato per curare malattie infettive febbrili, mentre peggiora l’infezione, provocando vasocostrizione periferica può abbassare la temperatura cutanea, dando così l’impressione di stare contrastando efficacemente la patologia, che veniva (e viene) identificata con la febbre. Manifestazioni patologiche causate o aggravate dall’emorragia, come la fame d’aria, il polso debole e rapido, delirio, convulsioni, verranno comunque imputate esclusivamente alla malattia di base. Il suo stato di salute oggettivo è peggiorato, ma quando, salasso dopo salasso, i parametri ematici e emodinamici scendono a livelli molto bassi il paziente raggiunge una condizione di letargia – e poi a volte il coma – che fa sembrare il malato come addormentato, e il decesso un passare dal sonno alla morte.

Col salasso si otteneva una effettività di tipo pubblico: agli occhi degli astanti i suoi effetti potevano essere scambiati per segni di miglioramento, o di efficacia parziale, curativa o palliativa, della terapia. Anche oggi tanti sforzi terapeutici per malati gravi sono più in funzione delle persone vicine al malato e del pubblico che nell’interesse del malato stesso. Sarebbe interessante studiare nel dettaglio sotto questo punto di vista l’evoluzione degli effetti fisiopatologici e clinici derivanti dalla sovrapposizione su una patologia infettiva, o di altro genere, di salassi ripetuti, praticati secondo il calendario e le quantità usate storicamente.

Il paziente diviene anche più remissivo e disposto ad obbedire al medico; toltogli abbastanza sangue se imprecherà non potrà farlo che con un filo di voce, e nonché discutere o protestare farà fatica a muoversi; ma è più probabile che speri disperatamente in un aiuto. Un effetto di aumentata compliance, o meglio di sottomissione, sul quale occorrerebbe riflettere anche in merito a pesanti terapie odierne. Se poi il paziente è così gagliardo da riuscire a superare non solo la malattia ma anche le cure si avrà un successone. Tutto ciò potrebbe spiegare come una pratica tanto assurda sia stata per secoli una terapia universale di base; e una delle principali fonti di reddito dei chirurghi, in concorrenza coi flebotomi e barbieri.

L’ipotesi è suffragata da elementi storici che portano a supporre che il salasso periodico, limitato, che sfianca, sia stato usato anche come strumento di controllo sociale. La scuola di Salerno lo consigliava ai sani come misura preventiva. Risulta essere stato praticato in forme codificate in “istituzioni totali”. Il salasso era usato come provvedimento disciplinare nell’esercito romano. Nei conventi medievali il sottoporsi a salassi ripetuti era previsto dalle regole degli ordini, e le scadenze venivano riportate in calendari che fondevano l’aspetto religioso con quello astrologico e igienistico. Lombroso riporta come nell’Ottocento i detenuti calabresi fossero regolarmene salassati [3]. E’ noto che ai nostri tempi in istituzioni totali come carceri, caserme o strutture psichiatriche per mantenere l’ordine si faccia largo uso di sedativi, a volte prescritti, a volte somministrati a insaputa dei soggetti. Oggi assistiamo alla tendenza a mettere sotto psicofarmaci buona parte della popolazione, medicalizzando le comuni difficoltà personali e sociali. Nel 2010 in USA un adulto su 5 ha assunto almeno una volta un farmaco psichiatrico; nelle donne la proporzione è risultata di 1 su 4.

L’espediente di fare passare l’effectiveness per efficacy è più vivo che mai. Nell’attuale medicina “evidence based” ha preso la forma dei “surrogate endpoints”, una metodologia non risolutiva, da maneggiare con le molle e avendo le mani pulite, se proprio non si può evitarla; forte generatrice di fallacie ed errori [4-6] ovvero in pratica eccellente opportunità per aggirare i controlli e frodare. Oggi è divenuta prassi comune. I surrogate endpoints valutano i vantaggi di una terapia non sui “patient important endpoints”, cioè su ciò che conta, ma su effetti positivi surrogati, che la propaganda ci ha abituato a considerare come clinical endpoints; es. “su una misura di laboratorio come la pressione arteriosa, invece che su un’evidenza clinica più diretta come la prevenzione degli ictus” [7,8]. O, nel caso del salasso, sulla capacità di abbassare la temperatura cutanea e smorzare le manifestazioni di sofferenza in una malattia infettiva. Un altro esempio è il dichiarare efficace un antitumorale perché si è documentata in studi clinici una sua capacità di ridurre il volume o di arrestare la crescita della massa neoplastica rilevabile agli esami di imaging; nonostante che la progressione tumorale a livello cellulare continui, più aggressiva di prima dati effetti selettivi, e su un organismo indebolito dalla terapia, sfociando quindi in manifestazioni come le metastasi a organi vitali, così che la sopravvivenza e la qualità di vita non migliorano, o peggiorano.

I surrogate endpoints non guardano agli effetti di un farmaco o di altra terapia su una patologia, ma solamente, tra i molteplici effetti del farmaco e tra i vari meccanismi della malattia, agli effetti del farmaco su una singola variabile patologica (che può essere insufficiente a definire il corso della malattia, o in alcuni casi non rilevante). Lasciano così fuori dalla valutazione gli effetti collaterali del farmaco e gli altri determinanti della malattia. Prima di essere usati come markers di efficacia dovrebbero almeno essere validati da altri studi, ma questo molto spesso non avviene, oppure viene fatto in maniera tale che non fa che aggiungere un altro strato di complessità e incertezza al processo di verifica dell’efficacia. Sono molto usati per l’approvazione accelerata di farmaci “innovativi” [9], con la riserva che l’efficacia sarà confermata in seguito, mediante studi di postmarketing che poi vengono condotti in maniera debole e pro forma e a volte restano sospesi; o che se anche mostrano inefficacia non danno luogo alle misure di ritiro previste. La celebrata serietà anglosassone qui prende forme burocratiche all’italiana, diciamo.

A contrastare il gioco dei surrogate endpoints, che ha permesso l’approvazione di farmaci, costosissimi, che in alcuni casi i pur compiacenti organi di controllo sono stati costretti a ritirare come inefficaci e dannosi [10], ci ha provato nel 2009 C. Grassley, un senatore repubblicano del GAO, “Government accountability office”, la commissione del Congresso USA che si occupa del controllo della spesa pubblica [7]. Il politico non si è certo messo di punta contro al sistema, però ha chiesto il rispetto dei controlli postmaketing, sulla base di un’analisi dettagliata dell’operato della FDA in merito a farmaci approvati grazie ai surrogate endpoints. Deve essersi preoccupato per la pericolosità di alcuni dei farmaci da lui presi ad esempio, come l’antidiabetico rosiglitazone, somministrato a circa 60 milioni di persone nel mondo prima che studi evidenziassero che incrementa nettamente nei pazienti la patologia e la mortalità cardiovascolari. Grassley avrà evidentemente tenuto conto anche dei soldi che in questo modo vengono salassati ai contribuenti, e a coloro che pagano i balzelli al sistema direttamente con le assicurazioni mediche private.

Il senatore se l’è cavata con un “vicious attack” sul Wall Street journal, a firma di Thornton, un ex funzionario della FDA che lo ha accusato di cospirare per impedire che i malati di cancro ricevano cure migliori; come quelle che vende Thornton stesso, passato a dirigere una ditta di biotecnologie che sviluppa farmaci oncologici (informazione che ha omesso nella intemerata). Secondo l’organo di Wall Street le moderate obiezioni avanzate dal senatore repubblicano e la sua richiesta di porre un freno agli aspetti più indecenti del sistema dei surrogate endpoints pongono lo sviluppo dei farmaci oncologici “sull’orlo del baratro di un ritorno ai Secoli bui”.

In Italia, dove i politici si azzuffano tra loro per chi deve essere il primo a fare da scendiletto alle case farmaceutiche e nessuno vuole giocare la parte del guastafeste, i surrogate endpoints sono un esempio tipico di argomento sul quale vige l’omertà politica. Per un semplice medico lo sviluppare critiche radicali ai surrogate endpoints, e al sistema del quale sono strumento, espone a i rischi cui si espone chi ostacoli dei delinquenti nei loro crimini. I guai che ne derivano sono mediati dalla solita compagnia. Monsignori che si credono dei Richelieu e sono sul livello di Marcinkus; “compagni” mantenuti del FMI e BCE; apparati che prima della caduta del Muro servivano gli interessi “atlantici” di selezione della classe dirigente pilotando omicidi politici, e ora non vogliono stare con le mani in mano; e la massa dei fiancheggiatori istituzionali e popolari, il branco ottuso e famelico dei furbi che si vendono ai poteri che vincono sempre; ottenendone, come mostra anche il destino imboccato dalla nazione, il guadagno di Pottino.

Un’ulteriore evoluzione dei surrogate endpoints e dello sfruttamento della effectiveness è costituita dai biomarkers, complessi marcatori molecolari che aumentano la scivolosità diagnostica invece di ridurla, con conseguente aumento di “clienti” e quindi del fatturato. Si occupa di applicare biomarkers a campi dove l’accuratezza diagnostica è già carente ad es. il San Raffaele di Milano [11], un centro dove la disinvoltura morale nel fare soldi con la medicina (appoggiandosi magari ai lavori sporchi dei servizi [12]) non è limitata agli aspetti amministrativi così come si vuole fare credere e come la gente vuole credere.

I tempi bui del salasso non sono alle nostre spalle. Del resto oggi la deplezione ematica è praticata su larga scala, mediante i chemioterapici antitumorali che come effetto collaterale deprimono il midollo osseo, l’organo che produce le cellule del sangue. L’effetto è indiretto, ma non sgradito agli interessi economici: ha permesso la creazione di un mercato di stimolatori dell’emopoiesi, inclusa l’EPO, l’eritropoietina resa famosa dal caso Pantani, farmaco i cui alti e bassi borsistici vengono attentamente seguiti dagli speculatori finanziari. In USA pagando gli oncologi la casa produttrice ha ottenuto che l’EPO fosse somministrata ai malati di tumore oltre le indicazioni e i dosaggi previsti, uccidendo pazienti. C’è chi campa, e si arricchisce, anche in maniera criminale, sulle anemie iatrogene da salasso chimico. Ciò mostra come la iatrogenicità abbia un effetto economico di moltiplicatore, dove un danno iatrogeno consente di vendere oltre al prodotto che l’ha causato anche il rimedio al danno; in una spirale che la medicina attuale non si astiene dall’instaurare e sfruttare, tutt’altro. Le terapie attuali sono informate da quella che B. Martin, studioso della soppressione dell’innovazione in campo scientifico, chiama “Interested technological vulnerability”.

Più ancora che la produzione dei globuli rossi, i chemioterapici deprimono la produzione della serie bianca, privando l’organismo delle naturali difese che impediscono ai microrganismi patogeni di mangiarci vivi; così che anche gli agenti che normalmente il nostro sistema immunitario tiene a bada senza che compaiano manifestazioni cliniche divengono temibili e agguerriti. D’altra parte, anche chi commercia o investe in antibiotici o in fattori di crescita granulocitari deve sopravvivere. Ho seguito da vicino e descritto in una relazione un caso di una giovane paziente che ha subito indebitamente questa triste sorte. E ho visto come il disastro prodotto dai farmaci, e dalle cure all’incontrario, sia stato occultato e messo a tacere da autorità mediche e giudiziarie che, nel loro piccolo, hanno poco da invidiare a Richelieu quanto a scrupoli morali; e quanto a metodi per “fare apparire le vittime come colpevoli”, secondo il principio caro al suo degno successore e correligionario Mazzarino.

Non siamo più ai tempi nei quali si curavano col salasso anche le emorragie o la grave disidratazione del colera; ma si può stilare una lunga lista di esempi attuali di “omeopatia pesante”: sofisticate terapie che causano o aggravano ciò che dovrebbero curare. Sul piano tecnico, resta presente in medicina una forte sinergia tra malattia e terapia, che assicura la crescita del business biomedico. Non si teorizza più apertamente come il Fioravanti nel Cinquecento che “il medico dee fare con gli ammalati come fa il cuoco quando la pignatta bolle et fa strepito et va per sopra, che ne cava fuori una picciola quantità et così manca il strepito e non va più fuori”. Si presentano invece mediante pacati scienziati tabelle e grafici che mostrano epidemie incombenti, creando un clima di paura; e allo stesso tempo un clima di intolleranza che in qualcuno porta alla voglia di assestare una badilata “in testa, di taglio” [13] a chi diffonda le tesi di quei ricercatori che denunciano tali tabelle e grafici come falsi; e che denunciano le terapie che tali frodi promuovono come atte a provocare lo stesso quadro clinico devastante della malattia [14].

Sul piano morale i “progressi” sono consistiti nel mantenere, affinare e calibrare la sinergia malattia-terapia per sfruttarla al meglio, senza farla trasparire troppo; coprendola spesso con forme di effectiveness, più evolute di quella rozza del salasso. Facendo così della medicina un pilastro del sistema economico liberista; usando tra i vari mezzi anche la iatrogenesi e la technological vulnerability come moltiplicatori che generano crescita economica. L’antica anima irrazionale della medicina sopravvive vigorosa; ma oggi l’oscurantismo è un prodotto delle ditte di public relations al servizio del marketing, costruito consapevolmente e scientificamente. Il potere ha proiettori che invece che luce proiettano coni d’ombra.

Come risultato, si creano situazioni anomale, inimmaginabili, che dovrebbero sgomentare l’uomo della strada che le esaminasse; es. le affermazioni di Duesberg, accomunato a scopo denigratorio a personaggi come Simoncini ma tra i maggiori virologi al mondo, che parla di “AIDS da ricetta medica”; o quelle di Sonnabend, infettivologo dissidente apprezzato dai leader dell’ortodossia come Fauci per le sue posizioni concilianti rispetto al dogma HIV, che dice che “sono abbastanza cinici da immettere farmaci sapendo che hanno effetti tossici e che produrranno una certa mortalità, e sapendo che dopo due o tre anni, quando la mortalità diverrà ovvia, dovranno ridurre i dosaggi”.

Pubblicato anche in https://menici60d15.wordpress.com/

Note

1.Tonguessy. Strutture di potere – Richelieu e la scienza. Appello al popolo, 12 gen 2012. http://www.appelloalpopolo.it /?p=5451

2.Cosmacini G. L’arte lunga. Laterza, 1997

3.Zanobio B. Armocida G. Storia della medicina. Masson, 1997

4.Fleming TR et al. Surrogate end points in clinical trials: are we being misled? Ann Int Med, 1996. 125: 605:613.

5.Sobel BE at al. Surrogates, semantics, and sensible public policy. Circulation, 1997. 95:1661:63.

6.D’Agostino, RB. Debate: The slippery slope of surrogate outcomes. Current Controlled Trials in Cardiovascular Medicine, 2000. 1:76-78

7.New drug approval. FDA needs to enhance its oversight of drugs approved on the basis of surrogate endpoints. GAO report to the ranking member, Committee on finance, U.S. Senate, 2009.

8.Psaty BM et al. Evidence-based Medicine. Worship of form and treatment of high blood pressure. J Gen Intern Med, 2000. 15: 755–756.

9.menici60d15. La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche. Appello al popolo, 16 dic 2011. http://www.appelloalpopolo.it/?p=5262

10.menici6ad15. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

11.Scoperto il “codice a barre” della sclerosi multipla. La Stampa, 28 dic 2011

12.menici60d15. https://menici60d15.wordpress.com/2007/06/11/commento-al-topic-lui-e-cristo/

13.Commento di un blogger al post di A. Delfanti “Nessuna correlazione tra HIV e AIDS”. Scontro scientifico sulle teorie “negazioniste”. Il Fatto quotidiano, 9 gen 2012. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/09/nessuna-correlazione-aids-articolo-apre-scontro-nella-comunita-scientifica/182546/

14.Duesberg P et al. AIDS since 1984: no evidence for a new, viral epidemic – not even in Africa. Italian journal of anatomy and embryology, 2011. 116: 73:92. http://www.fupress.net/index.php/ijae/article/view/10336/9525

§  §  §

15 feb 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Si scopre che la camorra assicura un welfare avanzato. E lo stato?”

Veramente che il farmaco sia una “risorsa” lo si vede a occhi chiusi, oggi 15 feb 2022, quando a chi non se ne fa iniettare uno di dubbia utilità e sicurezza viene tolto il lavoro. Alla mafiosa. Ma Marfella si riferisce non ai trilioni di dollari del business farmaceutico, ma umilmente alla piccola lasagna per gli impiegati di concetto della ricerca. Che con sincerità partenopea accosta alle vedette dello spaccio. Non solo il farmaco è pilastro centrale dell’economia; ma ciò è un punto sul quale camorristi, politici, magistrati, preti, etc. sono d’accordo. Così che occupano o sostengono livelli diversi della stessa variabile: lo sfruttamento tramite i farmaci. L’altro giorno hanno arrestato Guttadauro, noto esponente storico di quella mafia che ricorda gli antri siciliani dei ciclopi, i mostri che si cibavano di carne umana. Nulla a che vedere con le frodi della medicina ufficiale; che pure pasteggiano con la carne umana, ma in maniera sofisticata. Lo spauracchio mafioso invece di essere incenerito viene agitato da figure come Saviano: aiuta lo sfruttamento tenendo bassa la media e quindi lo standard dell’integrità. Così che i perbene possono arricchirsi illecitamente usando il farmaco come “risorsa”, e sembrare onesti e meritevoli. E’ una delle funzioni della mafia. La statistica insegna che bisognerebbe usare anche la mediana del tasso di criminalità, oltre che la media aritmetica, raffrontando mafia e legalità. E soprattutto raffrontando mafia e medicina.

@ CarloJr. Nel 2021 i ricavi attesi erano un rispettabile 50 miliardi di dollari per quell’anno per i soli vaccini mRNA. Lo riporta Nature*. Non male per prodotti che vengono fatti assumere tramite i governi, con disinformazione e ricatti. E che pertanto la cui “vendita”, termine improprio trattandosi di inganno tramite paura ed estorsione tramite violenza, quindi, meglio, il cui prelievo fiscale a beneficio di privati, è rinnovabile ed espandibile a piacimento. E la cui base scientifica era stata giudicata, testuale, “s***”, cioè m****, da un premio Nobel, il cui nome viene tenuto coperto, riporta lo stesso articolo di Nature.

Il suo strepito è intonato alla pia glorificazione dei suddetti prodotti contenuta nell’ordinanza 583 del 4 feb 2022 con la quale il Consiglio di Stato ha confermato l’obbligo vaccinale per i sanitari; e così l’epurazione dei medici che non reggono con diagnosi e terapie il gioco mortifero sul covid che continua a produrre e aggrava, dopo due anni di epidemia e di misure draconiane, le pessime statistiche usate per giustificare norme che si servono del degrado morale e materiale come arma per obbligare ai farmaci. Mantenendo così lo stesso circolo vizioso di quando la maggioranza dei medici reiteravano il salasso in risposta al peggioramento delle condizioni del paziente dopo il salasso**.

*The tangled history of mRNA vaccines. Nature, 16 set 2021.
**Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. Sito menici60d15.

Giochi su Galileo Galilei

29 December 2011

Blog Appello al popolo

Commenti al post di Tonguessy “Strutture di potere – Galileo e la Chiesa” del 29 dic 2011

Postato su questo sito il 19 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Grazie a Tonguessy per l’ottimo articolo. E’ particolarmente interessante l’osservazione del progresso scientifico come ideologia che allontana il popolo dalla concezione medievale della vita frugale. La promessa di salvezza intramondana che allontana da quella concezione del limite che abbiamo perso, e che farebbe risaltare la Scienza nella sua vera grandezza.

Io sono tra quelli che quando sono in spiaggia sul Tirreno restano a guardare il tramonto sul mare. Uno spettacolo bello in sé, e che induce a riflessioni delle quali “Il silenzio” fuori ordinanza è l’equivalente musicale. La contemplazione del sublime che la nostra stella ci offre quotidianamente è temperata dal pensiero che non è il Sole che cala dietro l’orizzonte, spandendo colori regali attorno a sé; ma siamo invece noi che insieme alle sdraio e a tutto il resto ci stiamo lentamente ribaltando all’indietro.

Anche l’antagonismo Chiesa/Scienza si è evoluto, e credo occorra fare attenzione a non identificarlo con quello dei tempi di Galilei; come invece può essere interesse dei contendenti far credere: https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

Resta l’antagonismo ideologico, con la Scienza e la Fede usate come armi; un esempio è dato da come entrambe le parti strumentalizzano la discussione sul darwinismo. Confronto che a volte sbotta in toni che tradiscono l’antica vocazione: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/16/i-preambula-fidei-di-san-tommaso-e-quelli-di-de-mattei-e-carancini/

Ma il clero attualmente ha anche interesse a favorire la scienza. Interessi “pastorali”, perché, preso atto che la nuova religione secolare è oggi quella che fa più presa sulla credulità delle masse, preferisce cooptarla e sfruttarla anziché attaccarla frontalmente. (E sa, vecchia volpe, che conviene dargli corda anche perché le magagne della degenerazione affaristica della scienza ne minano la credibilità dall’interno). Diventato lo scientismo un’ideologia parareligiosa, il clero col suo know-how può insegnare ai seguaci di Prometeo come ricavarne consenso e zecchini.

Interessi politici, perché il Vaticano deve trovare un punto di convivenza e alleanza con altri poteri che non può certo contrastare, e che fanno dell’ideologia scientista il loro credo. Appoggiando la scienza, evitando di attaccarla, se non per ridicole questioni teologiche, tacendo sulle strumentalizzazioni e storture dei modi nei quali è praticata, e fornendo servizi di supporto, il clero può acquisire meriti presso poteri che non lo amano.

Interessi economici, perché la “scienza” è in pratica la tecnologia commerciale, e il clero è tra le forze che investono molto denaro e ricavano molto denaro da essa; v. il caso San Raffaele, scoperchiato, nei suoi aspetti finanziari ma non in quelli “scientifici”, nell’anno del passaggio di governo da Berlusconi a Monti.

Così le occasionali rumorose baruffe e le frequenti gomitate non devono fare perdere di vista che tra le due chiese, che se potessero adotterebbero gli argomenti degli inquisitori da un lato e dei lanzi dall’altro, i rapporti sono articolati; come quelli dei famosi imprenditori di Pisa, che litigavano di giorno ma cooperavano di notte: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

§ § §

@Lorenzo. Tra il primitivo che adora la luna e lo scienziato capace di mandarci un razzo (magari forte della pregressa esperienza pionieristica con le V2 naziste) c’è una grande differenza; ma non sarei così sicuro che ci sia un abisso. Il 23 dicembre scorso c’è stato il quarantennale della “Guerra al cancro” dichiarata da Nixon sull’onda dell’esaltazione per le missioni Apollo. La luna è sempre là, non più meta di visite a parte quelle innocue dei poeti, ma la guerra al cancro non è stata vinta. Invece, si è trasformata la lotta al cancro in una economia di guerra. La soluzione è stata brillante sul piano economico; inqualificabile su quello etico e politico.

La “comunità scientifica”, superiore alle diatribe ideologiche, lo sguardo fisso in alto verso il perseguimento della Conoscenza dell’ignoto, ma anche con un fine intuito per buste paga e pensioni, continua a pestare alacremente l’acqua nel mortaio così come si vuole che faccia. Il cancer burden continua ad aumentare. Dal 1998 al 2007 in Europa la spesa pro capite per i farmaci oncologici è cresciuta di sei volte, e attualmente si parla di aumento dei prezzi insostenibile per i nuovi farmaci “innovativi”; prodotti frutto di un metodo così galileiano che si discute apertamente nelle sedi ufficiali di come valutarne l’efficacia sui pazienti dopo che sono stati commercializzati, in carenza di dati sperimentali sufficienti; cioè di come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati; e così efficaci che diversi medici scelgono di non assumere le terapie destinate ai pazienti se affetti da cancro. Gli analisti finanziari prevedono ulteriori enormi guadagni, e la gente continua a credere, anche se con qualche tentennamento, ai proclami di vittoria della “comunità scientifica”.

Lo scienziato non deve essere necessariamente “engagé”; ma deve essere onesto, e non può pretendere di essere considerato tale per dogma. Tra il primitivo e lo scienziato ideale in mezzo c’è l’acquitrino della scienza corrotta, e di quell’atteggiamento irrazionale, diffuso tra il pubblico e anche tra i ricercatori, prossimo alle credenze dei primitivi che il fisico Feynman (Il Nobel che scoprì la causa del banale errore tecnico che causò il disastro della navetta Challenger) ha chiamato “Cargo cult science”. Cioè l’adorazione di stampo tribale di ritrovati tecnologici e della scienza, che vengono visti come divinità benevole e onnipotenti.

§ § §

@Lorenzo. Grazie per questo esempio di teologia scientista.

§ § §

@Mincuo. Leggo che Bellarmino ebbe parte nel primo processo a Galilei, quello del 1616. Circa venti anni prima aveva partecipato al procedimento che aveva mandato sul rogo Giordano Bruno; alla figura del cardinale, e futuro santo e dottore della Chiesa, era quindi associata una notevole carica intimidatoria; se non altro da vivo. Assieme a teorie che oggi suonano esoteriche, veniva contestata a Bruno l’affermazione che “vediamo il sole nascere e tramontare perché la terra se gira circa il proprio centro”. Pare che a Bruno fosse stata offerta la possibilità di evitare la morte accettando qualche compromesso dottrinale; ma Bruno non volle. Questa fermezza, più ancora che le sue teorie, deve essere suonata inaccettabile alle orecchie dei preti.

Una posizione ancora oggi da giudicare negativamente per l’ethos nazionale: ricordo come Montanelli sul Corriere abbia scritto che in pratica Bruno, che comunque secondo lui era un pensatore che valeva poco, se l’era cercata con la sua cocciutaggine. La sua scelta credo fosse il frutto di un misto di consapevolezza intellettuale e carattere; e anche di stanchezza esistenziale, se non disgusto, per la sua vita travagliata e per la meschinità e viltà che vedeva nei suoi persecutori. Bruno divenne poi un simbolo di laicità; cioè in pratica di anticlericalismo massonico, che invece nei compromessi si trova a suo agio.

Come Campanella, se i suoi concetti mostrano un modo nuovo di pensare che muove i primi passi, fu un bravo poeta. Mi colpì su “the Crimson”, la rivista di Harvard (interdisciplinare), un detto a lui attribuito: “Lux umbra dei”, la luce è l’ombra di Dio. Un altro pianeta rispetto ai minuziosi sofismi di coloro che dicono di parlare in Suo nome; e rispetto alla loro nascosta ma non sopita propensione a scempiare quelli che non possono piegare; con qualsiasi mezzo, dalle dotte falsità dell’erudito alle pratiche di compiaciuta violenza degli sbirri e lacchè.

§ § §

@Mincuo. “L’ambasciatore della Corte medicea, Piero Guicciardini, ottimo conoscitore dell’ambiente romano, era ben consapevole dei pericoli incombenti sullo scienziato: «so bene che alcuni frati di San Domenico, che hanno gran parte nel Santo Offizio, et altri, gli hanno male animo addosso; e questo non è paese da venire a disputare sulla luna, né da volere, nel secolo che corre, sostenere né portarci dottrine nuove».[44]

Il 24 febbraio 1616, richiesti dal Sant’Uffizio, i teologi risposero unanimemente che la proposizione «il sole è il centro del mondo e del tutto immobile di moto locale», era «stolta e assurda in filosofia, e formalmente eretica», in quanto contraddiceva molti passi delle Sacre Scritture e le opinioni dei Padri della Chiesa; che la proposizione «la Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove anche di moto diurno», era «censurabile in filosofia; riguardo alla verità teologica, almeno erronea nella fede». Di conseguenza, il 25 febbraio il papa ordinò al cardinale Bellarmino di «convocare Galileo e di ammonirlo di abbandonare la suddetta opinione; e se si fosse rifiutato di obbedire, il Padre Commissario, davanti a un notaio e a testimoni, di fargli precetto di abbandonare del tutto quella dottrina e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla». Un documento datato 26 febbraio attesterebbe l’avvenuto precetto del Bellarmino e l’obbedienza di Galileo[45] mentre il 5 marzo era reso pubblico il decreto della Congregazione dell’Indice che proibiva e sospendeva «rispettivamente gli scritti di Nicola Copernico De revolutionibus orbium coelestium, di Didaco Stunica su Giobbe e di Paolo Antonio Foscarini, frate carmelitano».” (Wikipedia).

Lei chiama “raccomandazioni amichevoli” una convocazione dopo una procedura formale,  da parte di uno che aveva sistemato Bruno; il quale pare sia stato anche torturato (secondo Wikipedia). Qui bisognerebbe parlare della radice culturale comune a clero e mafia, evidente anche nei modi di esprimersi. Ma non vorrei essere ripreso da lei con accusa di andare fuori tema. Dovreste vergognarvi per quello che avete fatto, in quella e innumerevoli altre occasioni, e invece vi mettete in cattedra a dispensare menzogne e giudizi. Non so chi lei si creda di essere o cosa pensi di avere detto, ma ci vuole un po’ più di un pallone gonfiato per farmi “lasciare stare”.

Non sono di nessun partito, non difendo nessuna fazione, a differenza di lei. Non apprezzo Michele Serra, non leggo Repubblica, che elogia quanto ha prodotto in medicina e in campo culturale il suo degno correligionario Verzè. Vede, lei questo non può capirlo, ma ci sono persone che hanno opinioni forti pur non appartenendo a nessun gruppo. L’argomento del quale tratto non è Galileo, ma gli abusi di potere della Chiesa. Che lei giustifica con la situazione politica del tempo. No; posso testimoniare che avete la vocazione, come mostra anche il suo atteggiamento mistificatorio e arrogante. Lo mostra nella sua parte presentabile; i sudici scagnozzi dei quali allora come oggi vi servite completeranno i suoi auguri di lunga vita e la brillante lezione di filologia fraudolenta.

§ § §

Egregio Mincuo, difensore della Fede, cerchi di capire. Il clero si oppone sostanzialmente al progresso che emancipando l’uomo lo sottrae al giogo del potere. E nell’opporsi non si astiene da forme di violenza e di inganno; anzi eleva queste pratiche al rango di scienza, che è l’unica scienza che si può riconoscere alla massa di zeloti e farisei dei quali lei fa parte. Se fosse per Bellarmino o per quelli come lei staremmo ancora al Medioevo; agli aspetti negativi del Medioevo. Queste sono responsabilità molto gravi. Sono il primo a criticare le distorsioni dell’attuale tecnocrazia, alla quale i preti fanno da tirapiedi. Ma il progresso sano è salvezza dell’Uomo. Pensi ad esempio se non avessimo le fogne: quante malattie infettive. Certo, ci sarebbero anche aspetti positivi. Davanti a un vomitatore di insulti come lei, si potrebbe prendere il pitale, metterglielo davanti e dirgli “parla con questo”.

§ § §

Caro Stefano, grazie per il tuo intervento. Non ho nessuna voglia di riaprire la questione che hai chiuso, ma vorrei andare oltre evidenziando un aspetto che mi pare interessante. Un poco la storia si ripete. J. Schwartz, in “The creative moment”, 1992, sostiene che la Chiesa era orientata ad ammettere la teoria eliocentrica purché fosse nascosta entro l’oscuro linguaggio matematico, ferma restando la versione delle Scritture. Lo stesso Bellarmino, leader intellettuale dei gesuiti, istruiva i preti a stare lontano dalle dispute coi matematici sulla questione. Per questo autore, un fisico, lo scandalo è consistito non tanto nella soppressione della verità da parte dell’autorità, ma nell’avere imposto che la “chiarezza sovversiva” della fisica venisse avvolta in un linguaggio matematico inaccessibile ai più.

Oggi più di allora il rigore, la specializzazione, possono essere distorti in uno strumento per occultare e censurare il vero. O per propagare il falso. E’ nota la critica ai modelli matematici in economia; si parla meno di come alcune metodologie matematiche di base dell’epidemiologia clinica, di difficile valutazione per i non iniziati, a detta di statistici professionisti servano più ad ingannare che a trovare il vero. Qui sul blog è stato possibile screditare con toni sprezzanti chi proponeva tesi non gradite, col pretesto che non si può parlare che di un solo processo a Galilei, non contando nulla la raccomandazione di censura dei teologi nel 1616, e la conseguente disposizione del papa a Bellarmino di ordinare a Galileo di cessare di insegnare, discutere, difendere le sue tesi se non voleva essere arrestato. (Che a me sembra anche peggio di un regolare processo). Tizio spara a Caio con una calibro 9, e Caio, sopravvissuto, lo accusa di avergli tirato una revolverata. L’avvocato di Tizio, rispondendo che per il perito balistico è una sciocchezza chiamare “revolver” la calibro 9, che invece è un arma semiautomatica, non sta servendo il rigore e la precisione; se adotta questi argomenti si vede che non può che buttarla in chiasso.

Ci sono molti modi per reprimere voci non gradite. Dall’omicidio fisico a quello morale all’attacco verbale all’appello al metodo; da usarsi diversamente a seconda delle circostanze. Nell’affresco del quale il caso Galilei è parte appaiono le varie tipologie. Mentre qui tutto lo spazio è stato invaso e occupato da ciò che potrebbe costituire l’oggetto di una nota a piè pagina, se correttamente riportato. Spaccando la pagliuzza in quattro si può ignorare il quadro generale; dalle pugnalate, si ritiene per mano di sicari della Chiesa, all’amico di Galilei Paolo Sarpi, difensore dell’indipendenza della Repubblica di Venezia; alle migliaia di donne che in quegli anni in Europa venivano bruciate per stregoneria.

§ § §

24 settembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto, Clini attacca la sentenza: “Unico precedente è quello di Galileo” del 24 settembre 2012

E’ un cupo esempio di come la mediocrità al potere uccide. Ma se proprio si vogliono scomodare i massimi sistemi e si vogliono cercare precedenti storici, trattandosi di un caso di incosciente servilismo degli scienziati che ha avuto conseguenze tragiche si potrebbero citare i 10 scienziati che inventarono per Mussolini le basi teoriche delle leggi razziali.

§ § §

@grab. Contrariamente a quanto ritenuto dalle ingenue credenze popolari, si può essere ciarlatani anche maneggiando provette in laboratorio o risolvendo equazioni differenziali.

§ § §

7 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al posto “Nature: l’Italia non capisce la scienza” del 7 novembre 2012

Secondo Nature la “scienza” conferisce a chi la pratica una posizione di superiorità simile a quella che secondo il clero Dio conferirebbe alla Chiesa; superiorità che, in entrambi i casi, si pretende che gli altri poteri e il popolo riconoscano, sottomettendosi. I magistrati italiani mi sembrano fin troppo arrendevoli e compiacenti con la “scienza”, o meglio coi poteri forti sopranazionali che la usano come ideologia. Forse il catechismo di Nature non trova ancora in Italia tutto lo spazio che vorrebbe perché il posto è già ingombrato da quello cattolico. Andrà a finire che dovremo sorbirci entrambi. Però in Italia qualcuno che, pur comprendendone l’importanza, ha mantenuto della scienza una visione laica l’abbiamo avuto:

“Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. … l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” (D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997).

§ § §

@ Flavio Masi. A me invece la tecnocrazia sembra un dato di fatto rimosso. L’attuale governo di “tecnici” che sono criticati sul piano tecnico da affermati specialisti, mi sembra in realtà una formazione, un po’ casereccia, di tecnocrati. Il saggio di Fisichella comincia parlando di “bancocrazia”; anche questo non mi pare un concetto iperuranio, anche se il termine non è di uso comune.

L’onestà degli scienziati dovrebbe essere un loro elementare dovere, e non motivo di “ammirazione” da parte del pubblico. La “comunità scientifica” è uno di quei gruppi che al loro interno sono molto diversi da come si presentano al pubblico. Chi non si accontentasse del panegirico sulla ricerca guidata dal metodo scientifico che come la colomba dello Spirito santo illumina e guida gli scienziati, potrebbe leggere ad es. “Visto dall’interno” di L. Tomatis.

§ § §

@ Flavio Masi. “Per il resto dissento. Il metodo scientifico si può discutere, come ogni cosa umana, e come ogni cosa umana è tutt’altro che infallibile, manegarne l’utilità mi sembra arduo.”

Non ho negato l’utilità del metodo scientifico. E’ curioso come il citarlo autorizzi alcuni a cambiare le carte in tavola.

§ § §

@ Flavio Masi. “La sua citazione parodistica del metodo scientifico, unita al suo post precedente, mi ha indotto a pensare che dietro ci fosse una critica radicale. Tutto qui.”.

E’ lo stesso slittamento di chi difende i condannati dell’ Aquila: se si criticano le mistificazioni commesse in nome della scienza si è contro la scienza.

*  *  *

13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Tipaldo “Commissione Grandi Rischi, quando la scienza trema /2”

Per Tipaldo l’accertamento del nesso causale è stato scientificamente carente: mancano tra l’altro studi statistici sulla popolazione per poter dire che le vittime siano state influenzate dalla rassicurazione. E’ un’applicazione della “sottodeterminazione delle ipotesi” (Duhem), con la quale si possono sempre negare perfino proposizioni scientifiche. L’usò anche il vescovo di Padova, rifiutando di guardare nel cannocchiale di Galilei sostenendo che le macchie lunari dovevano essere un artefatto da strumento difettoso. E qui non si tratta di scienza. Ma di una comunicazione tecnico-istituzionale al pubblico. Alla quale va applicato il livello di determinazione proprio di tali comunicazioni. Altrimenti si può sostenere che mancano le audiometrie che mostrino che le vittime non avessero problemi di udito, e così via; e nessuna comunicazione sarebbe mai colpevole (specie se le vittime non possono più parlare). Mi pare un riaffermare il diritto di alcuni al libero uso del latinorum scientifico. La “scienza” – la scienza cortigiana – trema, ma di rabbia, perché è stata messa in dubbio la sua superiorità, che ora subito riafferma sfondando il buon senso e prendendo per il collo il diritto. Tribunali a parte, è chiaro che sono state fatte cose da galera. Per interessi particolari, pensando che ciò che era possibile non si sarebbe verificato, si è scelto di non dire la verità: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero” (Stevenson).

*  *  *

21 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto L’Aquila, Cassazione: assolti scienziati Commissione grandi rischi. Condannato solo De Bernardinis”

Lo scientismo, l’appello magico-religioso alla scienza, è ai nostri tempi la potente ideologia dei grandi interessi economici e politici. Siamo al tempo della “unholy alliance between bad science and big business” (Ho). La “scienza” è divenuta un simulacro al quale fare dire ciò che conviene al potere. Una fonte di verità suprema, che non ha niente sopra di sé; e quindi un potere normativo incontrollato. Riportando i sacerdoti di questa “scienza” alle loro reali dimensioni e responsabilità terrene, i magistrati, forse inconsapevoli degli interessi che andavano a toccare, rischiavano di rendere visibile che la “scienza” non è il sole attorno al quale le altre attività umane ruotano. Fatti oggetto di una campagna internazionale, hanno abiurato. Al di là degli aspetti giudiziari, il non riuscire a distinguere, o il non volere distinguere, tra rassicurazione positiva ingiustificata di non terremoto, mentre è in corso un’attività sismica, e mancata previsione di terremoto (e anche tra affermazioni accademiche a dispetto e consulenza tecnica sul campo mentre sono in gioco vite umane; tra manomissione della scienza per meschini giochi di interesse e corretta applicazione della scienza a importanti quesiti pratici) offre un test, un pons asinorum, per capire se si ha a che fare con chi, per interesse o per stupidità, sostiene lo scientismo, e come tanti preti e bigotti disprezza e calpesta in realtà i principi che dice di proclamare e difendere.

*  *  *

29 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “Xylella, Stamina e L’Aquila: quando la giustizia ‘processa’ la scienza”

@ Andrea Bellelli. In medicina, il “probabilistic framework” che in effetti occorre per maneggiare alcune classi di fenomeni è stato dilatato a dismisura. Ciò non solo produce false acquisizioni (v. es. Penston J. Stats.con, 2010); consente anche doppie verità, per le quali si può sia affermare un risultato, in nome di un “rigoroso” metodo statistico in realtà traballante o non valido, sia negare di averlo fatto lamentando una non comprensione di quella tormentata e fumosa entità che è la causalità statistica; a seconda della convenienza. Forse occorre valutare le responsabilità delle conseguenze deterministiche delle informazioni “probabilistiche”. Se si induce a mozzare olivi, fare restare la gente in casa mentre è in corso un fenomeno sismico, o si iniettano costosi preparati dalle asserite proprietà miracolose, poi non si può pretendere un tribunale domestico presieduto dalla fortuna cieca anziché dalla giustizia bendata.

 

La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche

1 December 2011

Blog Appello al popolo

16 dic 2011

Postato su questo sito il 14 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Mentre c’è la crisi, e il governo impone nuovi prelievi e restrizioni, un analista della Global Insight, società di “market intelligence”, ha definito “fairly generous” il tetto di spesa (62,5 milioni di euro) stabilito dalla nostra agenzia del farmaco, l’AIFA, nell’approvare il Brilique, un antiaggregante piastrinico. Gli antiaggreganti piastrinici costituiscono una classe di farmaci da prescrivere e dosare con cautela, potendo provocare emorragie; non da distribuire a vagoni. E’ una delle quattro classi di farmaci che, mentre non vengono comunemente considerate ad alto rischio, insieme risultano causare i due terzi dei ricoveri d’urgenza di anziani per effetti avversi da farmaci, ha evidenziato un recente studio. Anche le approvazioni e i pagamenti stabiliti nella stessa tornata per altri farmaci hanno sollevato giudizi positivi in chi cura gli interessi di chi riscuote: “L’Italia continua ad essere un mercato affidabile per i farmaci innovativi [nonostante le difficoltà economiche e gli alti livelli di debito pubblico]” ha aggiunto l’analista [1].

La segnalazione della Global Insight sembra dire alle case farmaceutiche che per i loro prodotti col nuovo governo italiano possono continuare ad andare a colpo sicuro, almeno finché ci sarà qualcosa da raschiare. Tra i prodotti farmaceutici approvati dall’AIFA considerati dalla Global insight, che frutteranno centinaia di milioni di euro nei prossimi due anni alle case farmaceutiche, c’è anche l’oncologico Jevtana, per il cancro della prostata; la casa produttrice Sanofi converrà con la Global Insight che “il sistema italiano rimane aperto in maniera rassicurante alle nuove terapie”, dopo che il suo farmaco nel settembre scorso è stato respinto in primo grado dal NICE, l’omologo britannico dell’AIFA.

Gli inglesi hanno così motivato il respingimento:

a) Il Jevtana avrebbe dimostrato di prolungare la vita di poco più di due mesi. Per il NICE (che sa come funzioni la “scientificità” della ricerca sui prodotti da 48 milioni di euro di fatturato a trimestre come il Jevtana) un prolungamento inferiore a tre mesi non è un dato sufficientemente robusto per provare l’effettiva capacità di prolungare la sopravvivenza.

b) Il prolungamento putativo della sopravvivenza è associato per certo al rischio di effetti collaterali ematologici, gastrointestinali e renali e quindi di una peggiore qualità di vita. Gli effetti avversi possono essere anche gravi o mortali.

c) Il rapporto costo/Qaly, cioè tra costo e guadagno di vita corretta per la qualità, ammettendo tale guadagno, sarebbe troppo alto: 89˙000 sterline per Qaly, quando il limite raccomandato dal NICE è di 30˙000 sterline per Qaly. Un ciclo di trattamento costa 22˙000 sterline.

In Italia invece, nonostante il vago sentore british dei nuovi governanti, le risorse vengono impiegate per l’uso eroico del Jevtana, per poi naturalmente mancare per interventi più utili. Sono d’accordo che Albione sia perfida; però un poco i fatti suoi se li sa fare. E’ possibile che, dato che comandano le oligarchie finanziarie, alla fine il farmaco passi anche là, ma a un prezzo minore, e con la nomea di ripescato, non di “miracle-drug”; per lo meno gli esperti dell’agenzia nazionale UK non avranno ceduto senza combattere; invece che vestirsi da fessi e raccogliere le lodi della controparte, avranno limitato i danni alla cittadinanza. In Italia il 50% dei bambini assume almeno un antibiotico all’anno – molto spesso inutilmente e con effetti nocivi – contro il 14% dei bambini inglesi.

“Farmaco innovativo” suona bene, ma il suo significato reale non è così positivo. L’innovazione è quella schumpeteriana, volta al profitto; che nel caso della medicina si congiunge alla speranza della novità, della buona nuova che porta la salute. E’ una categoria merceologica ben definita, della quale il Jevtana è un esempio tipico, che fa drizzare le orecchie agli operatori finanziari; e le dovrebbe fare drizzare, per ragioni diverse, anche al paziente. L’industria farmaceutica è orientata a emettere di continuo “novità” da quella che chiama la “pipeline”, in modo da lucrarvi; si tratta in genere di rimaneggiamenti dell’esistente, che spesso è di base non efficace o poco efficace; si riducono alcuni difetti e problemi ma ne introducono altri; l’effetto principale è il mantenimento o l’incremento degli introiti, a spese della Domanda. Due passi avanti e uno indietro, o uno avanti e due indietro. Siamo abituati ad attenderci l’ultima novità; nonostante vi siano esperti che, in campo farmacologico, lo sconsigliano espressamente, osservando che i farmaci nuovi possono essere peggiori di quelli vecchi [2]. I farmaci, a chi li deve assumere o fare assumere ad altri, conviene distinguerli in utili e dannosi, piuttosto che in vecchi e nuovi.

Con questa sua “generosità” e “apertura” verso i farmaci innovativi, il governo Monti conferma di non essere “donna di province” ma il governo dei grandi interessi finanziari. (Liberalità che si associa a metodi criptofascisti di repressione di chi è di ostacolo a questi interessi in campo medico). Si dice che questo governo sia illegittimo in quanto non derivante da elezioni democratiche. Però l’episodio mostra che, anche se non eletto, ha un suo elettorato virtuale: che i suoi comportamenti, pur contrari agli interessi nazionali e del popolo, riflettono le opinioni e la mentalità di parte non trascurabile degli italiani.

Infatti, se anche la notizia non fosse stata tenuta fuori dal palcoscenico mediatico, non è detto che avrebbe necessariamente ricevuto la condanna unanime dell’opinione pubblica. Sulla decisione del NICE devono aver pesato l’allarme lanciato da commentatori anglosassoni sui nuovi farmaci oncologici “innovativi”: sul loro costo insostenibile e sulla loro scarsa efficacia e i pesanti effetti avversi; e la discussione sulla futilità di dare farmaci tossici e costosissimi a pazienti che comunque hanno un’attesa di vita di settimane. I medici spesso scelgono per sé stessi l’astensione da ulteriori cure per lo stadio avanzato e terminale [3] . Ma in Italia all’idea di non rimborsare il “salvavita” alcuni griderebbero al nazismo, col sostenere che non è giusto togliere vita o almeno speranza ai malati di cancro, o argomenti del genere; invocherebbero il liberalismo contro la cultura clerico-crociana, magari citando Locke e Stuart Mill; e molti, pur stando zitti, assentirebbero. Rifiutando di pensare che alla fine starebbero chiedendo di aggiungere castighi come infezioni gravi e insufficienza renale alle ultime settimane dei malati di cancro alla prostata.

Probabilmente molti difensori del Jevtana sarebbero gli stessi che poi, per paura di soffrire, ambiscono, indotti dalla propaganda, a forme di interruzione delle cure, e magari anche dell’alimentazione per via orale, o all’eutanasia, ma mediante il “testamento biologico”, che sostanzialmente è una liberatoria che lascia che la decisione dipenda dal giudizio degli interessi medici, laici e preteschi, prima che dal loro interesse [4]; e che non rileverebbero alcuna contraddizione tra le due posizioni. Su Il Fatto, che ha trovato in Monti la soluzione alle angosce per la cafonaggine di Berlusconi, l’orientamento prevalente propugna sia il testamento biologico, e ora anche il suicidio assistito, presentati come alta manifestazione di pensiero laico; sia l’allocazione dei fondi disponibili per la sanità nell’incremento dell’acquisto delle “terapie innovative” oncologiche [5].

Non si parla di come molte situazioni di fine vita da non augurare a nessuno possono essere prevenute o ridotte evitando di ricorrere a cure commerciali come quella alla quale i successori di Berlusconi, continuatori della sua opera, spalancano le porte e le casse dello Stato. Si trascura che, se si vogliono avere trattamenti che guariscono, è altamente imprudente consentire all’industria e alla finanza di rendere la cura del cancro l’equivalente di un titolo a rendimento annuale elevato, crescente e che non scade mai.

I nostri governanti, amministratori, tutori della legalità, opinion makers più o meno consapevolmente si vendono e ci vendono, come hanno sempre fatto, a questi interessi. Nel popolo, la coerenza è quella del sottomesso che è costante nel credere che ciò che è meglio per i suoi interessi è quanto chi comanda gli dà o gli prospetta. In futuro tanti, a cominciare dai progressisti italiani rassicurati dal loden di Monti, avranno ciò che chiedono: sia i farmaci inutili e costosi che aumentano la sofferenza e tolgono risorse, sia il venire liquidati, non sempre con metodi rapidi e indolori, quando non saranno più convenienti economicamente come supporto ai prodotti medici.

pubblicato anche su https://menici60d15.wordpress.com/

  1. Taylor N. Italy announces reimbursement for innovative new drugs. Pharmatimes world News. 14 dic 2011
  2. Grady D. Cit. in https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/
  3. Murray K. How doctors die. 8 dic 2011 Zocalo public square.
  4. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/
  5. Moccia F. La Sanità e gli sprechi del parto cesareo. Il Fatto, 15 dic 2011

§ § §

@Gengiss. Infatti non si dice che il governo Monti abbia privilegiato un singolo farmaco, ma che dopo il suo insediamento è passato un intero pacchetto con criteri tali che rassicurano, secondo un analista, produttori e investitori sull’orientamento generale del nuovo governo; mentre nel mondo occidentale le misure dei governi alla crisi economica stanno provocando da tempo le reazioni preoccupate delle case farmaceutiche.

Monti pare sia stato mandato al governo per arginare tale crisi; a costo di sacrifici a carico dei cittadini, con misure che sta varando celermente. Credo sia significativo che mentre per i cittadini il prelievo di ricchezza mediate lo Stato aumenta ulteriormente, i servizi forniti in cambio diminuiscono, e dilaga l’insicurezza, ci siano voci che considerano il governo Monti generoso e rassicurante; e che siano quelle potenti dell’industria farmaceutica; e per prodotti come il Jevtana.

E’ giusta invece l’enfasi sulla natura tecnica, quindi teoricamente indipendente, dell’AIFA. In questi giorni un ex direttore dell’agenzia “più o meno indipendente”, Nello Martini, è stato rinviato a giudizio per disastro colposo, avendo omesso, dietro pagamento di tangenti, di informare il pubblico sugli effetti avversi di alcuni farmaci. Per i magistrati quindi l’operato di un recente direttore dell’AIFA è da galera.

Addetti del settore considerano sinceramente i pesanti reati dei quali Martini è stato accusato come delle inezie; e in effetti sono poco cosa, rispetto al quadro generale del quale sono parte. Diversi commentatori, anche autorevoli, difesero Martini all’epoca dell’arresto di altre persone coinvolte nel caso, descrivendolo come relativamente più indipendente dalle pressioni dell’industria farmaceutica di chi gli è succeduto; non credo che avessero torto in questa valutazione comparativa.

§  §  §

28 novembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’idea di informazione di Monti: “In pandemia bisogna trovare modalità meno democratiche. Ci vuole un sistema che dosi dall’alto” – Video La7”

Non solo non c’è democrazia se l’informazione è controllata dall’alto. (Il miglior modo per controllarla è selezionare la dirigenza: dai docenti universitari, a chi detiene spazio mediatico, al personale politico). Si sottovaluta quanto la medicina sia primariamente informazione. L’informazione medica in mani interessate diviene un male pari alle malattie, e anche peggiore delle malattie. Forse il bocconiano Monti sta ricordando la sua unica carta, cioè quanto è fantoccio e chi rappresenta* per mettersi in mostra nella cassa dei burattini dalla quale Mangiafuoco sceglie a chi fare impersonare il PdR.

*La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche. 2011.

A nome di chi ancora crede nella sanità?

22 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Francesca Moccia “A nome di chi ancora crede nella sanità” del 22 nov 2011

Francesca Moccia, coordinatrice del “Tribunale per i diritti del malato” chiede al Ministro della salute del governo Monti di difendere la Sanità pubblica; e lamenta che si deve “aspettare fino a 12 mesi per una mammografia”.

Chi pensa che lo screening mammografico salvi dal cancro ha buone ragioni per essere ottimista: questa pratica, la cui propaganda in questi giorni un USA viene criticata nelle sedi più ortodosse, sotto titoli come “Stop ‘selling’ cancer screening”, verrà favorita dal nuovo governo “tecnocratico”, che su questo punto non sarà un castigatore dei costumi ciellino-formigoniani.

Se invece si è disposti a prestare ascolto alla concezione per la quale la sanità – pubblica o privata – dovrebbe curare il cancro, anziché continuare a sfruttarlo con sistemi non esattamente limpidi avendone fatto un settore di punta dell’economia; se non si condivide la visione riportata nel sito del PD, per la quale “la sanità è un fattore di sviluppo per il Paese”, ma si ritiene che la sanità, almeno quella pubblica, debba essere un servizio, che spende le risorse disponibili nel miglior interesse dei pazienti, allora consiglio di leggere “The NHS breast screening programme needs independent review” British medical journal, 25 ott 2011; dove una donna, Susan Bewley, professore universitario di ostetricia, con una storia familiare positiva e multipli fattori di rischio per il cancro alla mammella, spiega i motivi scientifici per i quali ha rifiutato lo screening mammografico che le è stato offerto.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/teenage-cancer/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-lotta-ai-contronimi-ideologici-prevenzione/

§ §

@alexei. Io invece mi sono chiesto perché, con tutti i problemi autentici, l’articolo della dirigente di “Cittadinanzattiva” evidenzi in grassetto “aspettare fino a 12 mesi per una mammografia”. Perché in un paese che pullula di mammografi si diffonde in continuazione la stessa storia che le mammografie sono troppo poche? Perchè non si parla di pinzillacchere come le critiche sulla loro scarsa utilità o dannosità; non si parla dell’inefficacia o dannosità delle costosissime terapie oncologiche; dell’impoverimento cui vanno incontro molti malati di cancro nel tentativo, spesso inutile e controproducente, di guarire? E di come, con la privatizzazione della sanità, il burden cancer, il carico di cancro, non diminuirà, ma il suo incremento sarà una provvidenza per gli investitori, che lo tradurranno in una ulteriore moltiplicazione della spesa? O magari, per prendere un altro argomento citato dal Tribunale, i “10 mesi per una TAC”, perché tribunali dei diritti e giornalisti stanno zitti sugli allarmi lanciati anche dall’ortodossia in merito all’eccessivo uso delle TAC, che esponendo a radiazioni ionizzanti sta contribuendo all’ incremento dei casi di cancro?

Contestare argomenti non graditi come irrilevanti nelle denunce sulla sanità non è solo “un limite”; è favorire una forma di censura, molto usata dai media, e da chi ha interessi personali su temi pubblici, che è la censura per tematizzazione. Per quale si parla ad nauseam di alcuni aspetti, che finiscono per essere identificati con il problema, mentre altri sono tabù, e suonano quindi come non pertinenti. E guarda caso gli argomenti propagandati sono le “carenze” di quei servizi che portano soldi a chi li vende, il fornisce e li sostiene; e gli argomenti proibiti i danni che questa inflazione di servizi a scapito di altri più utili causa ai cittadini.

Del resto, fanno così anche i magistrati veri:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/10/radiotossicita-mafiosa-e-legale/

§ §

@alexei. Di che regione è la ASL che non concede la mammografia preventiva in tempi brevi? Perché, pensi invece c’è chi si lamenta delle sollecitazioni che riceve dalle ASL lombarde per fare la mammografia (v. La criminale medicalizzazione del corpo delle donne. Blog “agorà di cloro”, 13 nov 2011). Immagino che quindi per lei sarebbe del tutto fuori luogo parlare, in tema di problemi della sanità, di quanto bisogna aspettare, data l’allocazione delle risorse distorta a favore degli squali della salute, per avere le comuni cure odontoiatriche in cambio delle tasse pagate. O di quanto si deve sborsare se si ha in famiglia una persona affetta da demenza senile.

Ho l’impressione che lei sia tra coloro che tendono a confondere i problemi della sanità con gli interessi di chi trae guadagno dalla sanità. Credo che sostenere che l’allocazione delle risorse in sanità che obbedisca a criteri etici e razionali anziché speculativi, corporativi o sindacali non c’azzecca coi problemi della sanità sia peggio che un limite; ma è interessante, perché la forma alla medicina la dà il pubblico. Abbia fiducia che col nuovo corso il desiderio di ricevere da sani una periodica dose di radiazioni ed eventualmente un intervento chirurgico inutile o dannoso sarà esaudito (quello di sottrarsi realmente al rischio del cancro credo di no). E la verranno a cercare a casa, come già avviene nelle regioni a sanità civile come la Lombardia; dove infatti nel 2007 i tassi di diagnosi di cancro della mammella standardizzati per età nel 2007 sono risultati 110/100000 contro i miseri 74/100000 della arretrata Calabria. Solo, poi non bisognerebbe fare il piagnisteo quando si hanno problemi di salute seri e si viene lasciati a sbrogliarsela da soli.

§ §

@alexei. “Non fare nessuna distinzione tra tempi di attesa” per i servizi utili, che non vengono forniti – favorendo così i privati – perché le risorse sono sprecate nell’inutile e nel dannoso, e i tempi di attesa per una “diagnostica di massa forse inutile se non addirittura pericolosa” [sue parole]? Immagino che prima di chiedere una summa in 2000 caratteri dello sterminato campo delle frodi mediche strutturali, e dare voti anziché argomentare, dovrebbe chiarirsi un po’ le idee.

§ §

@alexei. Le frodi strutturali in effetti sono il nucleo portante, e trascurato, del malaffare medico. Ma sfortunatamente i ministri queste cose non le ascoltano, anzi: vedi quanto sta emergendo in questi giorni (ma dopo che non è più ministro) sui rapporti d’affari tra l’allora ministro Fazio e il bancarottiere Verzè. Per di più, gli enormi interessi in gioco, che ogni anno spendono cifre astronomiche in marketing e appoggi politici, riescono a lasciare tutto com’è; anche avvalendosi di quelli come lei, che tutto fanno per non chiarire, lanciando attacchi personali a chi denuncia ciò che va taciuto, mentre fingono di denunciare chissà quali scandali.

Lo screening del glaucoma coi paraocchi

2 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Dove ci guida la vista?” del 2 nov 2011

Lo screening per il glaucoma, nonostante gli interessi coinvolti, non è stato ancora proclamato efficace su basi scientifiche; per ora non è santo ma solo venerabile. Fo l’advocatus diaboli. A leggere le lunghe e complesse discussioni sui pro e contro dello screening per il glaucoma, la proposta di obbligarvi per legge tutti i guidatori non appare affatto “un modo semplice” né pacifico per prevenire i temibili effetti di questa neuropatia. Il glaucoma cronico, la forma più comune, ha uno sviluppo insidioso, ma non è detto che la misura della pressione intraoculare lo diagnostichi in fase precoce: il rapporto tra aumento della pressione e il danno al nervo ottico non è consistente. Tale incertezza sul nesso causale probabilmente spiega perché lo screening ha specificità molto bassa e bassa sensibilità; cioè dà luogo a tanti falsi positivi (in un’analisi bayesiana, su 4 positivi 3 sarebbero falsi) e anche a falsi negativi; con in più il rischio di provocare una forma acuta di glaucoma; solleva inoltre dubbi sui dati circa l’efficacia, peraltro anche ufficialmente non elevata, delle terapie preventive volte ad abbassare la pressione intraoculare. Terapie che possono avere effetti nocivi anche pesanti, e sistemici, e dare luogo ad una serie di interazioni pericolose con altre patologie e farmaci.

Il glaucoma conclamato può essere causa di incidenti da riduzione del visus e del campo visivo. Ma porta al non rinnovo della patente, per una piccola quota di automobilisti; a differenza della terapia preventiva di massa, che pure incrementa il rischio di incidenti automobilistici, es. causando ridotta visione con poca luce da miotici. Le visite oftalmologiche per il rinnovo della patente di guida con screening obbligatorio potrebbero così non ridurre ma aumentare gli incidenti d’auto. Il paradosso mostra come questi appelli sulle premalattie che suonano di buon senso lascino fuori dal campo visivo bilanci vantaggi/danni che sono intricati e poco entusiasmanti.

~~~

Nella Baltimore eye survey oltre il 50% dei glacomatosi non avevano una pressione intraoculare elevata. Di converso, nello studio di Gordon et al, Archives of Ophthalmology 2002; 120:714-20 risulta che il 90% dei soggetti con la diagnosi di ipertensione oculare non trattati non ha sviluppato glaucoma nei successivi 5 anni. La pressione intraoculare è considerata un fattore di rischio per il glaucoma. Ma non una causa; per sostenere che ciò è falso occorrerebbe portare prove. La ricerca sta sondando numerose ipotesi etiologiche completamente diverse.

I due concetti, fattore di rischio, concetto statistico, e causa, concetto fisiopatologico, sembrano vicini; ma non andrebbero confusi, ma tenuti molto bene separati mentalmente. E la distinzione andrebbe rispettata e spiegata soprattutto nel lanciare allarmi al pubblico. Uno scambio che invece è ormai automatico, essendo uno dei dogmi, delle pietre angolari, della disinformazione medica al pubblico.

Riguardo alla sua posizione che lo screening di massa, magari obbligatorio, sia una scelta che distinguerebbe uno statista da un politico, sono d’accordo nel senso che temo che potrebbe interessare più i nostri politicanti in cerca di commesse che padri della patria immuni dal lobbying:

“Tools for screening for glaucoma are imperfect and there is no currently accepted screening program. It would not be cost-effective to screen the entire population, and many people who are suspected of having glaucoma initially are found not to have the disease on review by an ophthalmologist.” (Australian doctor, july 2011).

A proposito di confusione tra pressione arteriosa e intraoculare, i beta bloccanti preventivi per via locale, molto usati, possono abbassare entrambe, provocando una riduzione della funzione cardiaca; slatentizzando o aggravando un’insufficienza cardiaca (o respiratoria); non l’ideale per una guida sicura.

~~~

Il problema degli effetti collaterali sistemici, e locali, delle terapie farmacologiche per il glaucoma non appare essere stato superato. Le opinioni personali dei medici in tema di nuove forme di medicina possono avere un loro peso, e io le ascolto con attenzione, soprattutto quando non confliggono con gli interessi professionali; ma nel formularle, in campi così difficili, dove spesso sono in gioco decine di variabili, penso venga spontaneo trovare aiuto nelle opinioni esterne. Oggi la Glaxo ha accettato una transazione di 3 miliardi di dollari col governo Usa per avere forzato l’espansione delle indicazioni di suoi farmaci, con effetti catastrofici per i pazienti. Il singolo medico che, convinto che i progressi della medicina lo consentano, voglia proporre sulla base di convinzioni personali una cosuccia come un nuovo screening di massa praticamente obbligatorio, potrebbe esaminare con attenzione le ragioni per le quali, nonostante se ne parli dagli anni ’60, nonostante questo furore per trovare sempre nuovi mercati medici che ha portato la Glaxo a incorrere in costi con cifre da manovra finanziaria, gli screening per il glaucoma non sono stati ancora introdotti, neppure su base volontaria; e controllare quali sono le molteplici condizioni comunemente ritenute indispensabili per proporre uno screening, e se questo insieme di condizioni sarebbe davvero soddisfatto oggi. Il rischio altrimenti è quello di una visione coi paraocchi, che nel caso del glaucoma sarebbe il colmo.

Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”

27 October 2011

Blog Metilparaben

Commento al post “Minerva comincia col riprendersi le parole (e vi invita a fare altrettanto)” del 27 ott 2011 

Nel sito della Dante Alighieri ho cercato di propormi come “custode” della parola “prevenzione”. Ma non la considerano tra le parole da proteggere. Eppure è una parola che da benemerita è divenuta pericolosissima. E’ di questi giorni la notizia della proposta, abbastanza allucinante, di estendere ai preadolescenti maschi il vaccino HPV, autorevolmente criticato anche dall’ortodossia (v. “Dalla parte delle bambine”, documentario della tv svizzera); e per il quale occorre dubitare che sia anche solo teoricamente in grado di prevenire il carcinoma della cervice uterina:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/liceita-giuridica-del-battesimo-dei-neonati/

Si sta affermando finalmente che lo screening per il cancro della mammella non salva sostanzialmente vite, ma aumenta il peso del cancro diagnosticandolo precocemente o falsamente (Welch, Frankel, Likelihood that a woman with screen-detected breast cancer has had her “life saved” by that screening. Arch Int Med, oct 24, 2011). Da noi invece si cerca di espandere la frode alle donne giovani e alle adolescenti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/teenage-cancer/

Gran parte di ciò è stato ottenuto con il misnomer “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “Azione diretta a impedire il verificarsi o il diffondersi di fatti non desiderati o dannosi” (Devoto-Oli) e invece nella pratica significa l’opposto, medicalizzazione iatrogena della popolazione sana:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/25/anche-gli-psicologi-vogliono-le-spadare/

“Prevenzione” è così divenuta un “contronimo”, una di quelle parole che racchiudono due significati diametralmente opposti, spesso a causa di manipolazioni ideologiche. (V. “contronimi” nel mio sito). E’ un dato di fatto che attualmente per “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “evitare di doversi curare da malati” si intende “sottoporsi a interventi medici da sani”; sottoponendosi a trattamenti che comunque li si voglia valutare di fatto esulano dal significato originario. Inviterei la Dante Alighieri e gli altri che hanno a cuore la lingua e la sua funzione sociale a considerare anche l’adulterazione della parole comuni; e in particolare la formazione di contronimi ideologici. Per ora, invito a riflettere sulle parole profetiche di Maccacaro, caso raro di medico e comunista che ci credeva davvero:

La diagnosi precoce, il check-up, gli screenings di laboratorio, i test multifasici: tutte queste cose che sono assordantemente propagandate e reclamizzate, […] sono assolutamente inefficaci e inopportune per la tutela della salute […]. La loro reale funzione è quella di tranquillante sociale, compiuta col dépistage di qualche “vero” malato organico (cancro, diabete, eccetera il cui destino resterà purtroppo immodificato) per dare agli innumerevoli altri la falsa rassicurazione necessaria al prolungamento nel tempo del loro possibile sfruttamento.

La vera medicina preventiva […], l’unica che abbia senso e verità, non è quella che il capitale ci propone ma quella cui il capitale si oppone. E’ la medicina che rintraccia le cause patogene e le elimina invece di trattenersi agli effetti e mascherarli con la finzione del loro riconoscimento precoce. Però se le cause sono nel modo di produzione, nella gestione sociale, nella costrizione di vita che il capitale ha imposto ed impone, cioè se il capitale è – come è – esso stesso patogeno, potrà mai combattere contro di lui e per l’uomo la medicina che si è fatta mediatrice del suo comando sull’uomo?” (In: Francese D. Sanità SPA, 2011).

Come chiamare la sinistra di potere ?

3 October 2011

Postato su Apppello al popolo il 3 ott 2011

Su questo sito Simone Santini [1] ha di recente discusso del neologismo “rossobruni” applicato all’area antagonista. Non considero qui le categorie ideologiche risultanti dalla conflazione di marxismi e fascismi, o eventuali “nazimaoisti” in carne e ossa, ammesso che esistano, argomenti sui quali non so nulla; né tanto meno l’analisi dell’evoluzione attuale del marxismo, altro argomento sul quale non so niente; ma la tendenza della sinistra di potere ad attaccare gratuitamente anche con sistemi abietti chi è inviso ai suoi nuovi padroni; e a dare dell’estremista – rosso, nero, o magari milanista –  a chi non le garba, o non garba ai suoi nuovi padroni; e questo lo conosco benissimo per esperienza diretta.

Santini mostra come l’opposizione rossi/neri sia da superare. Non penso che “rossobruni” sia un complimento, da prendere come titolo del quale felicitarsi. Nè che gli antagonisti rossi vadano accomunati a quelli neri sotto la categoria “antisistema”: il modello ideale di società desiderato è, si presume, fondamentalmente diverso per le due posizioni, pur essendoci, oltre all’opposizione al capitalismo, punti di contatto ideologici, e psicologici. Ma sono d’accordo nel rifiutare la dicotomia sinistra/destra: sta divenendo sempre più evidente che questa contrapposizione orizzontale distoglie dalla divisione fondamentale, che è quella verticale potere/governati. E’ un’opera dei pupi, con Berlusconi che parla di pericolo comunista e la “sinistra” che si dice discendente dei partigiani, mentre entrambi fanno quello che vuole il puparo (la “sinistra” ancor più che Berlusconi, secondo alcuni commentatori); un pubblico di bambini guarda a bocca aperta, mai stanchi della stessa recita rassicurante. Come le botte tra Arlecchino e Pulcinella con Mangiafuoco alla cassa nella canzone di Bennato.

E’ proprio di questa “sinistra” attaccare chi è su posizioni progressiste vere; sia perché è questo il  lavoro per il quale è pagata: impedire una sinistra autentica in Parlamento occupandone il posto. Sia perché come tutti i rinnegati c’è un odio personale verso chi non ha tradito e può quindi testimoniare, anche con la sua sola esistenza, la loro falsità. Gli attacchi alla sinistra che, absit iniuria, qualcuno potrebbe chiamare “ingenua”, e in generale ai progressisti autentici, sono quindi sistematici e ben studiati.

L’epiteto “rossobruno” è sia interessante che impudente, perché proietta sugli oppositori la circostanza – e la vergogna – che sono la destra e la sinistra parlamentari a fondersi, e talora a scambiarsi i ruoli; così che chi critica la “sinistra” da una posizione di sinistra coerente, anche moderata, può essere rappresentato come di estrema sinistra se critica il loro praticare politiche di destra; e come di destra se critica le posizioni di finta sinistra. Il liberismo ha una dimensione anarchica, individualista, distruttiva e creatrice, che è possibile spacciare per progressista. Io lo vedo soprattutto in campo medico, dove alcune frodi, o alcune manovre liberiste liberticide vengono presentate come istanze progressiste e libertarie, così che chi le critica può essere fatto passare per reazionario.

Un esempio è il teatrino tra “laici” e quell’altra cattedra di doppiezza, il clero, sul testamento biologico, nel quale la “sinistra” finge di ignorare che un problema autentico, il diritto alla autodeterminazione sul proprio corpo in caso di malattia terminale o gravemente menomante, viene distorto e strumentalizzato per finalità malthusiane legate a quei poteri economici che vivono dello sfruttamento della popolazione; alla quale guardano come alle loro mandrie gli allevatori di bestiame, che abbattono i capi che non rendono più [2]. Anche criticare l’immigrazione come portato della globalizzazione liberista, che dietro alla melassa buonista è una trasfusione forzata di  persone che anemizza delle energie migliori i popoli dei paesi poveri e impoverisce il tessuto antropologico dei paesi ricchi [3], consente ai “sinistri” di servire il grande capitale e accusare farisaicamente di razzismo, rossobrunismo, etc. chi non si allinea. Oppure il dire che il fatto che Gheddafi (peraltro viscidamente appoggiato dai nostri governanti fino a poco prima dell’inizio dei bombardamenti) fosse un dittatore non toglie che l’occupazione coloniale della Libia, Stato sovrano, con le uccisioni di civili, sia una nefandezza; ciò dai marciapiedi di Assisi [4] viene visto come segno certo che a parlare è uno che ha i ritratti affiancati di Lenin e Goering sopra la testiera del letto. Di recente “il Fatto” ha ospitato un post dell’on. Fabio Granata sulla mafia. Il mio commento al post è stato censurato [5]. Troppo estremista? Questo collaboratore degli antifascisti de Il Fatto, Granata, seguace del pacato maestro di democrazia già delfino di Almirante, Fini , mesi fa ha difeso dalle critiche una sua militante, Lucia Alonzi, che si è presentata alla Camera con la croce celtica al collo. Ha difeso anche il simbolo. E’ interessante come: definendolo “segno di un’identità cattolica”. Anche i post-fascisti sono passati dalle posizioni “categoriche e irrevocabili” alla riposta a saponetta, scivolosa, fatta per sgusciare via.

Il tradimento della sinistra, con l’abolizione della opposizione autentica, quella che contrasta seriamente i partiti apertamente sostenitori degli interessi dei più forti, e con la sua trasformazione in un simulacro manovrabile, è un fattore determinante dello sgretolamento dei capisaldi di giustizia e di libertà raggiunti in secoli di lotte contro l’oppressione. Per chi ha creduto in certi ideali, una metamorfosi da farfalla in bruco, o in anellide. La “sinistra” odierna è una bolla che si regge per l’abilità di professionisti dell’ipocrisia. I fascisti erano più autentici. Lo stesso Berlusconi, pericoloso istrione, ha una distanza tra ciò che realmente è e ciò che finge di essere che è minore di quella della “sinistra”. “Se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto” dice un personaggio di Fellini.

Col suo doppio gioco, la sinistra di potere è la cintura di protezione politica della destra affarista, del clero, di Confindustria e degli altri feudatari dei poteri forti internazionali che reggono il Paese. Avendo voltato le spalle alla sua storia e sputato sui suoi ideali, ed essendosi convertita alla religione dell’antico nemico, priva com’è di una sua spina dorsale, di una sua identità forte, è considerata dai poteri forti sovranazionali più affidabile di altri signorotti locali, e si appresta a gestire direttamente il protettorato italiano.

Da bambino guardavo in televisione Saragat, del PSDI, declamare in continuazione “gli alti ideali della Resistenza”; da grande, leggendo scoprii che questo patriota era al vertice del partito americano – non diversamente dal presidente della Repubblica attuale – e ha fatto tanto per svendere l’Italia; anche in campo scientifico, es. con la vicenda della persecuzione di Felice Ippolito; e anche quella di Domenico Marotta [6], sorretta da una campagna diffamatoria de l’Unità. Negli anni ’70 i coetanei mi davano del fascista perché esprimevo dubbi sulla genuinità della decisione, pressoché unanime, di occupare il liceo, che mi sembrava una libera uscita goliardica pilotata dal PCI e permessa dalla DC; oggi gli ex compagni quando vogliono essere gentili mi definiscono anarchico. Le mie idee politiche, che sono sostanzialmente costanti nel tempo, sono accostabili a quelle di tipo repubblicano e all’antiutilitarismo; se mi trovo su posizioni “estremiste” non essendomi mosso è per lo spostamento a destra della “sinistra”.

La “sinistra” ora chiama “rossobruni” oppure – e questo è un classico – “anarchici” quelli che la intralciano nel suo ruolo di falsa sinistra. Ma come chiamare questa “sinistra”? Si sono tenuti un marchio che non gli compete più da molto tempo, e che favorisce la loro funzione di falsa opposizione. Propongo di non limitarsi a difendersi dagli appellativi che ci vengono appioppati, come “rossobruno”, ma di passare al contrattacco – soprattutto se ci si considera rivoluzionari – e trovare nomi appropriati per definire l’attuale “sinistra”. Qualcuno ha proposte?

Una interessante definizione è quella di “comunismo individualistico” [7]; non perché abbia “un vago sapore aporetico” come ha scritto chi l’ha coniata, Eugenio Orso, ma come ossimoro beffardo, efficace nel mettere in risalto l’ambiguità cialtronesca con la quale la “sinistra” vuole tenere il piede in due staffe. A proposito di contraddizioni che uniscono “fasci” e “compagni”, ricordo un discorso di Berlinguer che sosteneva che i comunisti erano rivoluzionari e conservatori; e come mi colpì sfavorevolmente, perché avevo da poco letto un passo di un discorso di Mussolini dove sosteneva la stessa cosa del fascismo. Forse un test per saggiare la consistenza, e la qualità, di un’idea politica, o di una posizione politica, è verificare la sua reattività: il suo non combinarsi facilmente con altre idee, formando nuovi composti, è in genere una caratteristica di pregio. In un paese abituato alla tecnica cattolica del potere di gettare ponti, o meglio estendere pseudopodi, verso le opposizioni, per poi inglobarle, usarle strumentalmente, dissolverle, andrebbe riconosciuto il valore positivo delle divisioni tra concetti e tra parti politiche.

Io la chiamo “sinistra gialla”, o “i gialli”, come erano chiamati “gialli” i falsi sindacati allestiti dai padroni. Oppure “sinistra smagnetizzata”, visto che mostra che il Piano Demagnetize degli anni ’50 ha funzionato, fino a fare della “sinistra” uno strumento dei poteri che dice di combattere, e che in passato hanno ucciso diversi dei suoi migliori esponenti [8]. Oppure “glaxocomunisti”, dati i finanziamenti della Glaxo a D’Alema e in generale le posizioni servili verso le multinazionali farmaceutiche e il businness biomedico, dove il liberismo raggiunge aspetti turpi [9].

Oppure “sinistra deuteragonista”, che serve da spalla teatrale al protagonista [10,11]. Oppure “sinistra metastatizzata” visto che, come un linfonodo invaso dal tumore, da elemento di difesa è divenuta focolaio del male. O anche “sinistra gellista”. “Gellista” non nel senso che ha raccolto l’eredità degli ideali dei giellisti, gli aderenti a Giustizia e Libertà; ma nel senso di Gelli Licio, del quale ha attuato i programmi per l’Italia.

Oppure, riconoscendo che destra e sinistra di potere sono una coppia di soci che per guadagnarsi la pagnotta servono il potere, anche inscenando liti; e riconoscendo che in quest’ultimo compito, dove si legittimano a vicenda spernacchiandosi a vicenda, mostrano elevata padronanza del mestiere, potremmo chiamare una “l’Augusto” e l’altra “il Bianco” [12].

Pubblicato anche su:

https://menici60d15.wordpress.com/

1.    Simone Santini. Rossobruni ? No, rivoluzionari! Appello al popolo, 30 set 2011.

2.   v. citazioni [9-11] in:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

3._https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/24/immigrati-la-pieta-coi-numeri-e-altre-forme-minori-di-pieta/

4.   Commento a “La guerra in Libia non esiste per la marcia Perugia Assisi” in [8].

5.  Contro la legalizzazione della mafia. In https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

6.    https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/31/“se-la-canaglia-impera-la-patria-degli-onesti-e-la-galera”/

7.   Stefano D’Andrea. Comunismo individualistico post sovietico. Appello al popolo, 16 giu 2011.

8.   https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

9.   https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

10. https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/11/il-deuteragonismo/

11.  https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/19/deuteragonismo-di-lotta-e-di-governo/

12. https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

§ § §

Blog di Aldo Giannuli

Commento del 18 feb 2012 al post “Caso Goracci. La risposta di Paolo Ferrero” del 17 feb 2012

@Santi. Sul simpatico epiteto “rossobruno”, o sulla croce uncinata che sarebbe nell’anima di chi dà noia ai rossi di mestiere:

Come chiamare la sinistra di potere ?
https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/03/come-chiamare-la-sinistra-di-potere/

Nella mia ricerca su come chiamare quelli della sinistra che conta, vorrei aggiungere “debenedettini”, data la loro devozione all’editore di Repubblica e agli interessi che rappresenta.

§ § §

V. anche: La sinistra radicchiale

§ § §

15 luglio 2012 

Blog Appello al popolo 

Commento al post di M. Badiale “L’Europa è una passione triste” del 5 luglio 2012

@ Davide. De Benedetti la gestisce ma la”sinistra” è felice di farsi gestire. Tempo fa sul blog di Giannuli ho proposto di chiamare “debenedettini” i suoi adepti; oppure si potrebbe chiamarli “sinistrani” (*). Purtroppo gli italiani nella vita pubblica sono spesso “senza orrore di sé stessi”; un aspetto di quella carenza di autostima evidenziata da Badiale; o forse meglio carenza di sovranità interiore, che si riflette sul piano politico; portando molti a prostituirsi a chi vuole asservire il Paese.

* Come chiamare la sinistra di potere.

Come chiamare la sinistra di potere ?

§  §  §

2 marzo 2013

Blog Di Aldo Giannuli

Commento al post “Rivoluzione civile: facciamo i conti” del 2 marzo 2013

Su Ingroia, la sinistra istituzionale, e la missione salvifica della magistratura:

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia
https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

A chi non fosse del tutto soddisfatto dei fulgidi “maitresses à penser” che animano la movida politica contemporanea; a chi pervaso da furia iconoclasta intendesse abiurare la dottrina di Maestri come Ingroia, Grillo, Vendola etc.; agli sparuti nostalgici che volessero sentire “qualcosa di sinistra”, e magari pure aggiornata ai nostri tempi; a costoro segnalo i libri di Piero Bevilacqua, come “Miseria dello sviluppo”, “Elogio della radicalità”, “Il grande saccheggio”.

§  §  §

Da I cancri che non sono cancro

Invitiamo tutte le donne a prenotare la loro visita con lo slogan ‘Ricordati di te’ perché c’è un diritto inalienabile che deve essere riconosciuto da parte delle istituzioni pubbliche. Non esiste crisi né esistono tagli alla sanità che possano far venir meno l’elementare bisogno di un servizio: lo screening alla mammella come grande scelta strategica di prevenzione. È giusto per le donne ed è giusto e utile per una amministrazione che vuole prevenire e non solo curare il male. La prevenzione sarà uno dei pilastri del nuovo modello di difesa della salute che stiamo costruendo perché prevenire ci aiuta anche a spendere meno e meglio le risorse pubbliche”.

Nicola Zingaretti, presidente Regione Lazio, sulla campagna “Ottobre rosa”, 30 settembre 2013

Non ci sono sulla scena forze politiche di opposizione vera, che diffondano queste informazioni ai cittadini e portino il problema in sede legislativa e di governo. I “di sinistra” ora parlano di “Ottobre rosa” (epigrafe). Uno slogan commerciale ottenuto attingendo ai loro miti passati, che porta, insieme ad altre notizie [65] a chiedersi quanto distanti siano moralmente dal milieu berlusconiano delle papi girl; sul quale gli italiani si gingillano anziché occuparsi di argomenti politici seri. Di roseo non ci sono che, per gli investitori [66], le previsioni degli analisti finanziari sulla crescita economica del cancro. In USA la spesa sul cancro continua a crescere, a un tasso maggiore che in altri settori della medicina. Si prevede che sarà aumentata del 39% nel 2020 [67]. Gli italiani ignorano la necessità, in un mondo tecnologico sofisticato e insidioso, di aggregarsi e darsi istituzioni politiche proprie, non preconfezionate dall’alto (tra le quali va incluso anche il dissenso verboso, superficiale, dittatoriale e paralizzante di Grillo [68]).

§  §  §

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Carugi “La destra che ci serve” del 10 ott 2013

Giusto. Bisognerebbe dire al PD e agli altri “rosa” di abbandonare il liberismo predatorio dei Chicago boys e tornare a Einaudi.

@ Weininger999. Posizioni criticabili, ma non vili; non le marchette bipartisan che stanno togliendo alla gente sia quello che Einaudi voleva toglierle sia quello che voleva restituirle.

@ Weininger999. Non credo che il pensiero di Einaudi sia vile. Sia in assoluto, sia in un paese dove suoi feroci critici sono saltati da Marx a Friedman senza far cadere una goccia della scodella di pappa che reggevano.

@ Marcobaldi. Forse. O forse no, e ne prenderebbe le distanze, se si fosse mantenuto coerente coi principi che insegnava. Per lo meno, a differenza dei “rosa” non ricorrerebbe ad argomenti “di sinistra”, come la necessità di redistribuire i redditi, per praticare la “diversione fiscale”, cioè il depredare il popolo a favore di grandi interessi privati tramite il prelievo fiscale.

*  *  *

30 agosto 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Regionali, Bersani ai candidati renziani: ‘Parlino di programmi, non di innovazione’”

Con Berlusconi, Grillo e Renzi abbiamo un triumvirato, o meglio un trio. Mentre Renzi soddisfa il “fattore J”, il “fattore joker”, cioè l’obbligo per la politica italiana di essere condotta da figure buffonesche, Bersani vorrebbe rappresentare l’anima “seria” di un partito che l’anima se l’è venduta da tanto tempo. Restano battibecchi interni che ricordano quelli tra i notabili democristiani, divisi sull’assegnazione dei posti a tavola ma monolitici nel voler mangiare. Quelle gomitate, quegli spintoni tra compari venivano spacciati per “politica”. Dal PD emana lo stesso cattivo odore morale, di consumata ipocrisia, di permanente doppio gioco, che accompagnava la DC. I democristiani gestirono gli anni di crescita economica e di benessere; ai DS viene affidata la gestione degli anni dell’impoverimento e della depredazione. Oggi tapparsi il naso e dare loro credito è un affare ancora peggiore di quello che gli italiani fecero dando credito alla DC.

*  *  *

26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ GAmendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

§  §  §

10 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, cerimonia per l’eccidio di piazzale Loreto. Cenati (Anpi): “Vergognosi paragoni tra Shoah, regime nazista e regole anti-Covid”

CENSURATO
I partigiani del 26 aprile.

Arizona2. Vergognati.

@Arizona2. Ti risponderei “Vergognati tu”. Ma l’esercito dei ragazzi di Cucarasi, di tutte le varietà, che hanno ridotto così l’Italia, è immune da questo sentimento.

G. C. Fusco. I ragazzi di Cucarasi. In “Le rose del Ventennio”. Sellerio, 2000.

Non censurato:
Va tutto bene per i diritti, il lavoro, la democrazia. Per la Costituzione del 1948. Chi lo nega, e nota somiglianze con i primi passi mossi dalle dittature novecentesche, si deve vergognare. Un altro audace colpo di mano contro le preponderanti forze nazifasciste di quelli della “26 Aprile”. La brigata partigiana di chi sa stare al mondo, prendendosi sia le medaglie per la lotta all’oppressione sia le prebende per il servaggio agli oppressori. Alla faccia di chi combatté e perse la vita, e dei fessi che credono a queste continue pompose autocelebrazioni tenute col pretesto di commemorare ciò che in realtà si è tradito.

§  §  §

5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Pasolini fu l’ultimo grande intellettuale del Pci, che preferì espellerlo”

In matematica ci sono i concetti radiali. Anche le idee politiche sono “radiali”: hanno oltre a un nucleo teorico dichiarato un raggio tacito lungo il quale possono degenerare. Quelle troppo elevate scivolano presto lontano dal nucleo ideale, che viene mantenuto come specchietto.

“Da Nenni e compagni a Craxi e compagnia”. Parafrasando Biagi, da Gramsci a Renzi e i suoi amici. Nessun “errore”. Ma quale Gramsci. I comunisti facevano già il doppio gioco. Applicando la lezione di Gramsci – apprezzato più dagli anglosassoni che da noi – al contrario: la selezione inversa della classe dirigente e intellettuale. Partecipando alle epurazioni di figure scomode ai padroni USA. Pasolini, che era intellettuale in interiore homine, e aveva cercato una casa. O Domenico Marotta, padre dell’ISS che sta a Ricciardi e Brusaferro come don Milani (un altro prima epurato e poi usato per farsi belli) sta a Marcinkus. Scienziati come Marotta non avrebbero fatto dell’Italia la sentina dell’operazione mondiale covid. O Moro, che da PdR non avrebbe fatto il viceré passivo ma ci avrebbe difesi. Tra le attività della triste compagnia guidata da Letta e Franceschini c’è l’eliminazione di voci indipendenti che guastano la vendita dell’Italia. Con mezzi che sarebbero di pertinenza della magistratura penale se questa – che fu già persecutoria con Pasolini – a sua volta non praticasse innominabili commerci coi mandanti delle stragi nascosta dietro ai cartelloni con Falcone e Borsellino.

Audit clinici e orrori clinici

2 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Proposte per evitare le “cliniche degli orrori” del 2 ott 2011 

Il feedback clinico, dove il medico curante vede gli effetti, anche non immediati, delle sue cure, sarebbe utilissimo per migliorare l’esperienza del medico. E’ diverso dal monitorare la sanità e prevenire orrori comparando come stanno i pazienti dopo le cure, che non è proprio di quelle idee che consentono di citare la frase di Proust sulla scoperta come capacità di avere “occhi nuovi”: “Clinical audit has been practised in some form or another for centuries” (McMaster R. 2003. The information society and health care: a sceptical examination of change in the UK’s NHS). Anzi, da un lato l’arretratezza nell’ottenere statistiche e nell’eseguire, come sarebbe necessario, controlli sistematici validi sugli outcome clinici è un anacronismo strumentale, una tacita deregulation che favorisce gli abusi. Dall’altro, il saggio di McMaster mostra come per sé gli audit non sono sufficienti, non essendo intrinsecamente oggettivi, ma facilmente pilotabili; e come non impediscano distorsioni e frodi – coi conseguenti orrori – ma possano anzi favorirle, nelle forme in cui vengono promossi dall’ortodossia. E’ un po’ come per i bilanci aziendali: ci vogliono, ma occorre sapere che mani esperte possono far dire loro quello che conviene anziché la verità. I dati quantitativi giusti sono indispensabili; ma, come in altri campi complessi, in medicina non ci sono “calculemus” che si possano sostituire alla valutazione politica e deontologica.

Per un’opinione non convenzionale sulle rozze truffe della S. Rita; su come i medici responsabili stiano pagando in quanto i loro crimini sono anomali rispetto alle procedure del sistema, piuttosto che gravemente devianti dal livello etico; e sulle protezioni e gli aiuti istituzionali di cui contemporaneamente godono le sofisticate frodi mediche strutturali, che non verrebbero rilevate dagli audit:

https://menici60d15.wordpress.com/

digitando nella casella di ricerca “S. Rita”, tra virgolette.

Liceità giuridica del battesimo dei neonati

22 September 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento censurato al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011

Il dr Liberati da giurista si chiede come si possa addebitare una colpa, e irrogare una scomunica, per aver rifiutato il battesimo che si è ricevuto inconsapevolmente a pochi mesi di vita. Cosa pensano i giuristi della liceità di porre una persona in questa trappola, e in generale in una condizione di appartenente a una religione, avvalendosi – o approfittando – del suo stato di neonato incapace di intendere e volere? Una affiliazione che per di più comporta forme di obbedienza, di accettazione di istruzioni, e comporta la possibilità di ricevere sanzioni. Si potrebbe obiettare su basi giuridiche alla liceità di battezzare i minori, anche se i genitori lo desiderano ?

Ma queste sono questioni teoriche. Non si sfugge al Doppio cielo con un tratto di penna:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/il-doppio-cielo/

E la vera scomunica, lo acquae et igni interdictio, spesso inflitta ed eseguita da preti e massoni a braccetto, è per chi è blasfemo verso il dio Quattrino e i suoi sacerdoti.

*     *    *

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento  al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011. Accettato.

Potrebbe essere utile comparare queste osservazioni sul battesimo di minori con l’appello recentissimo, del 6 set 2011, dell’arcivescovo di Los Angeles Gomez al governatore della California Brown per non fare passare una legge che prevede che i minori vengano vaccinati contro lo HPV anche senza il consenso dei genitori. La legge è voluta da Big pharma; e la capacità del vaccino di prevenire il carcinoma della cervice potrebbe essere paragonata a quella del battesimo di liberare dal peccato originale (cfr. Duesberg P. “Virus che causano il cancro della cervice” in “AIDS il virus inventato”; lettura raccomandata ai genitori che devono decidere se fare vaccinare le loro figlie). Sembra che le due chiese, quella di San Pietro e la nuova che promette la salvezza su questa terra, si contendano il diritto di mettere il loro marchio sui pargulos. Ma ho motivo di ritenere che queste comparazioni non siano gradite nel blog del dr Liberati su Il Fatto:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/liceita-giuridica-del-battesimo-dei-neonati/

*  *  *

27 giugno 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Aborto, riti religiosi “per bimbi mai nati” anche senza il consenso dei genitori” del 27 giugno 2013

Antigone viene ricordata perché, sfidando la legge, volle dare umana sepoltura al fratello. Al contrario, preti e clericali riescono, sgusciando tra le maglie della legge, e favoriti da istituzioni compiacenti, a usare il rito funebre per offendere e umiliare le donne che hanno ritenuto di dover strappare da loro un figlio. Comunque una struttura sanitaria che si presta a tale gioco contravviene al dovere di rispettare la serenità e l’equilibrio psichico dei pazienti: se accettano di farle abortire, sono tenuti a non dare luogo a queste farse indegne. Il fatto che una donna abortisca non implica che sia indifferente alla sorte dei resti, e che non debba riguardarle se queste finiscono in mani interessate; mani che passano il resto del giorno a contare il frusciante, cioè le banconote, che ottengono con tristi manipolazioni come questa.

*  *  *

@gce. Siete voi che rovistate ossessivamente nel dolore e nelle disgrazie della gente per trovare qualche appiglio su cui speculare.

*  *  *

I preti si mettono a guardia della vita degli altri, all’entrata e all’uscita. Come doganieri ai quali va pagato un dazio. Il caso è pittoresco, ma non è più grave ciò che fanno, ed è accettato, sui bambini che nascono, facendo leva sui genitori? Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

*  *  *

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Riti religiosi “per bimbi mai nati”, dopo 24 ore i genitori non hanno più diritti” del 27 giugno 2013

Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica

15 September 2011

Blog di Aldo Giannuli
Commento al post “I limiti della crescita e la crescita dei limiti” del 15 set 2011

Ci sono concetti che rispetto al senso comune suonano come boutades polemiche e non lo sono. Penso che al problema delineato dal Prof. Giannuli, quello di trovare nuove risorse per allargare ulteriormente i limiti della crescita economica su un pianeta già troppo sfruttato, sia stato trovato un rimedio con la trasformazione della medicina in attività economica di punta: le risorse sono i corpi delle persone; una materia prima facilmente reperibile; legata a una domanda, quella di miglioramento della nostra condizione di primati e di mortali, pressoché illimitata; e ad alta densità di valore aggiunto. Una trasformazione che si regge su un apparato di disinformazione e repressione. Es. :

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/10/radiotossicita-mafiosa-e-legale/

Questa scelta di fare della medicina un pilastro del PIL, più o meno volontaria e consapevole, che ha analogie e anche sovrapposizioni con l’economia di guerra, comporta diversi vantaggi: genera profitti fantastici e crescita anticiclica per il grande capitale; contrasta, malthusianamente, l’esplosione demografica e l’allungamento da benessere della vita media; è una varietà tardiva di fordismo che crea posti di lavoro ben remunerati e poco faticosi. Sarà per questo che, nonostante la sua essenza cannibalesca, piace così tanto ai sindacati, che antepongono il sudore al sangue nella loro scala valoriale.

*     *     *

“In questo mercato opera quella che gli economisti chiamano “legge di Say o degli sbocchi”, secondo cui l’offerta crea la propria domanda. Una nuova scoperta nella diagnostica o nella cura di un male trova subito un crescente numero di richiedenti. … L’Ocse ha stimato una spesa sanitaria media nell’ordine del 9% del Pil; gli Stati Uniti registrano un massimo del 15,3%… . Le spese alimentari, invece, incidono per il 16% sui bilanci delle famiglie americane e per il 18,8% in quelli delle famiglie italiane. Non è quindi infondato sostenere che la spesa sanitaria è destinata quanto meno ad affiancarsi alla spesa alimentare, fino a superarla, quale motore della crescita del reddito e dell’occupazione.” (Paolo Savona, Se la ricerca è al servizio della salute. Sole 24 ore, 17 set 2011).

*     *     *

“La ricerca di Schwartz e Woloshin suggerisce che il pubblico USA crede fermamente, ma infondatamente, che i farmaci approvati dalla US Food and Drug administration sono altamente efficaci e sicuri.

Purtroppo, anche se viene informata che i nuovi farmaci (che non hanno una documentazione storica sulla sicurezza) possono essere più pericolosi che i farmaci vecchi, e che i farmaci per i quali si è mostrato che migliorano i risultati surrogati* non è detto che in realtà prevengano la malattia, una larga  parte del pubblico sceglie comunque questi farmaci; e i farmaci privi di alcuna evidenza di beneficio clinico. … Le raccomandazioni di Schiff et al. offrono uno schema per prescrivere giudiziosamente, in modo da prescrivere meno farmaci (soprattutto farmaci nuovi), avere meno effetti avversi da farmaci, e più salute.”

(D Grady, direttore degli Archives of internal medicine, set 2011. Editoriale di commento all’articolo di Schiff et al. “Principles of conservative prescribing”, ib., sulla necessità di ridurre il consumo di farmaci per migliorare la salute)

*Es. la riduzione della glicemia e della pressione arteriosa  vs la riduzione delle complicanze cardiovascolari nel diabete e nella malattia ipertensiva; la sopravvivenza libera da aumento di volume ed estensione del tumore vs la sopravvivenza tout court nel cancro [ndt].

*     *     *

Blog de Il Fatto

Commento del 20 set 2011 al post di G. Marrucci “Se le case farmaceutiche scoprono gli open data” del 19 set 2011 

Veramente la condivisione dei dati è semplicemente parte dei prerequisiti deontologici e tecnici della ricerca scientifica, in particolare quella biomedica. Questo “Open source” è uno specchietto per le allodole, che serve a moltiplicare, con la ricerca che ristagna, le occasioni di accaparramento di lavoro altrui a fini di profitto privato; e a non parlare delle conseguenze nefaste della ricerca biomedica commerciale, continuando a lasciarla libera di fare quello che vuole:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

L’open source non impedirà la deriva verso farmaci costosissimi e inefficaci. Vengono lanciati farmaci oncologici che costano 3000-7000 euro al mese senza che il cancro venga curato. I profitti beneficiano del cancer burden, che continua ad aumentare. E’ un sistema nel quale gli investitori possono guardare al cancro come quegli speculatori nostrani che sono stati intercettati mentre ridevano per il terremoto dell’Aquila.

Non sorprende che l’autore del pezzo curi la sezione “Buone notizie” di Report: questa è la tipica finta buona notizia stile RAI 3, che sembra progressista e serve il peggior liberismo. La buona notizia vera sarebbe che la gente aprisse gli occhi, che politici, magistratura, forze di polizia e giornalisti smettessero di comportarsi come stipendiati delle multinazionali tradendo il popolo, e venisse invece posto un controllo efficace sulla correttezza etica e scientifica della ricerca biomedica commerciale.

*    *    *

@alepolese. No, Open source non vuol dire gratuito, ma solo codice sorgente pubblico e modificabile (v. Free and open source, Wikipedia). La ricerca deve essere equivalente allo open source secondo la norma di Merton del “communalism”; applicare questa norma sarebbe fare metà del proprio dovere, non un passo per il quale gridare al miracolo. Ma ammettiamo come alepolese erroneamente sostiene che Open voglia dire senza scopo di lucro. Vorrei sapere quale adulto sano di mente, quanti lettori de Il Fatto possono credere che tale scelta possa riguardare il core business delle case farmaceutiche. Si prevede che nel 2014 la vendita mondiale di farmaci raggiungerà 1.100 miliardi di dollari. Questo risultato non è stato ottenuto da studiosi con la testa tra le nuvole: nel 1973 nei giorni successivi all’11 settembre cileno furono ammazzati i medici che avevano nazionalizzato e razionalizzato il mercato farmaceutico. (Oggi in Italia il business farmaceutico e i suoi illeciti possono contare su una rete massonica istituzionale di insospettabili che non è molto lontana dalla mafia). Braithwaite, in uno storico lavoro sul crimine dei colletti bianchi, concluse che quello farmaceutico è il settore più corrotto dell’industria. Diversi commentatori (es J Abramson, Overdosed America) affermano che le case farmaceutiche corrompono anche la scienza. Uno studio del set 2011 sugli Archives of internal medicine mostra che dal 1996 ad oggi il pur compiacente governo USA ha recuperato 12 miliardi di dollari frodati dalle case farmaceutiche.

Credo che Berlusconi e la mafia, i due cavalli di battaglia de Il Fatto, siano solo metà della storia delle piaghe del paese. L’altra parte, quella sommersa, è rappresentata da campagne come questa de Il Fatto, dove giocando con le catchword e falsificandone il significato manca poco che si dipingano le case farmaceutiche come dei cenobi di santi uomini che si spogliano delle loro ricchezze e girano col saio e a piedi scalzi a fare del bene all’umanità.

*     *     *

Blog L’aria che tira

Commento al post di Marco Cedolin “Latouche più radicale di Marx” del 29 set 2011

Mi associo a Cedolin dove accosta giustizia e senso del limite, vedendo quali danni sta facendo la medicina commerciale, che per la sua potente valenza antropologica consente di praticare la crescita economica senza limiti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

*    *     *

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Lanza “Latouche: Come si esce dalla crisi? Decrescendo”del 7 ott 2011

La decrescita degli altri

Bisogna stare attenti affinché l’augurabile programma di decrescita economica non sia confuso con quello di “decrescita”, cioè di impoverimento, dei ceti medi e bassi da aumentato sfruttamento in un sistema altrimenti immutato. Se viene cooptato dai nostri politici, questo appello alla decrescita corre il concreto rischio di trasformarsi nello “accettate con letizia di stringere la cinghia mentre noi e i poteri che rappresentiamo continuiamo ad abbuffarci a vostre spese e a fare danno al pianeta meglio di prima”. A una declamazione astratta sulla virtù dell’austerità e i mali del consumismo, che riproponga quella di Enrico Berlinguer del 1977 che Lanza cita, si può associare un appoggio pronto, cieco e assoluto alle vie più turpi per proseguire la crescita economica “legale”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

*  *  *

27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlmento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

*  *  *

22 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Test Medicina, università contro il ministro: “Se li abolisce troppi studenti”

Per accedere alla facoltà di medicina bisognerebbe prima studiare per tre anni fisica, chimica, matematica e biologia, e per un anno psicologia, antropologia, sociologia, economia. Poi bisognerebbe lavorare (venendo retribuiti) per un anno come infermiere generico, a contatto coi pazienti, ruotando tra le varie specialità. Ottenuta la qualificazione con test scritti e oggettivi nelle scienze di base, e svolto il tirocinio infermieristico, si potrebbe partecipare al concorso di ammissione a medicina. I 5 anni preliminari, oltre a fornire la preparazione necessaria, servirebbero anche da filtro e sbarramento; sia sul piano delle capacità cognitive che su quello delle doti umane e caratteriali. Naturalmente, la realtà socio-economica, nella quale sempre più il medico è l’agente di commercio di grandi interessi, fa apparire ridicola una tale proposta.

*  *  *

@ Enrico. Per “diventare medico” ci vogliono più dei 6 o 10 anni di corsi di studi. Completeresti gli studi “graduate” – a numero chiuso, rapportati all’effettiva necessità di medici, non alle necessità dell’Offerta, cioè del business medico – non a 60 ma a 28 anni; e poi puoi cominciare a fare il giovane medico sul serio, anziché diventare uno dei troppi laureati in lettere mediche a 24 anni, per poi arrabattarti tra necessità di formazione professionale e procacciamento della pagnotta e del companatico.

*  *  *

@ Irene Nucci. Ci si può laureare in medicina a 24 anni (18+6).Le materie scientifiche hard compresse nel primo anno sono una penosa burletta; in questo è più razionale, pur con tutti i suoi difetti, il sistema USA, che prevede 4 anni di batchelor, in genere in materie scientifiche, prima di medicina. Le materie scientifiche sono una necessità se si vuole dirsi “scientifici” senza essere una “sòla”; non vedo come si possa discettare es. delle curve gaussiane dei trial senza saper maneggiare gli integrali, o della pressione arteriosa senza conoscere la meccanica dei fluidi; o dei farmaci senza conoscere la chimica. E’ vero che gli aspetti scientifici sono solo una parte di ciò che occorre al medico. L’arte è lunga. La specializzazione è un altro discorso; ma, se ci fosse una solida base, la specializzazione potrebbe venire ridimensionata, mentre oggi viene esaltata per ragioni di profitto, portando ad una segmentazione del lavoro, e ai relativi paraocchi, che non vanno nell’interesse del paziente e mantengono il medico in uno stato di perenne precarietà intellettuale, rispetto alla complessità e all’importanza di ciò che maneggia. Comunque, ripeto, sono discorsi utopistici; la tendenza è all’opposto, e anche in USA si parla di alleggerire il curriculum scientifico a favore di quegli aspetti che si dicono “umanistici”, ma che da soli servono solo a equipaggiare il medico con un agile scilinguagnolo e capacità recitative per una medicina votata al profitto.

*  *  *

@ Irene Nucci. Medici “troppo scienziati” non ce ne sono. E’ una tua impressione. Occorrono sia le capacità umane che quelle tecniche. E se si hanno conoscenze tecniche approfondite, se si sa a fondo di cosa si sta trattando, se si conoscono possibilità e limiti dell’atto medico sul piano biologico, se non si deve vestire una maschera, il rapporto umano col paziente potrà essere più rilassato e autentico. Ma prima ancora che la competenza e quella che chiami “empatia”, occorre l’onestà, e quella è la qualità più difficile da ottenere.

*  *  *

23 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “Terra dei fuochi: incontro con Don Maurizio Patriciello. La speranza che non si arrende mai”

“Incontrare don Maurizio Patriciello è un dono” secondo Elisa D’Ospina, che si presenta come “scrittrice”. Io ritengo che per molti bambini, per molti genitori, don Maurizio Patriciello sia una disgrazia, dati i messaggi che diffonde, parziali e ingannevoli, che favoriscono le speculazioni più basse sulla sofferenza e sulla paura, complice l’aura di santità diffusa intorno a lui dai vari turiferari. Vedi: Sos cancro dei bambini e sovradiagnosi. Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato. Reperibili su internet.

*  *  *

@ Ilenia. Un tempo si faceva il galoppino ai democristiani, oggi direttamente ai preti. Reperibili su internet ci sono studi scientifici che mostrano milioni di casi di sovradiagnosi di cancro, dovute a fome di propaganda della malattia. E’ di queste ore la notizia che nel PIL verranno incluse anche attività illegali come traffico di droga e prostituzione. I benefici all’economia da diagnosi fraudolente di cancro, favorite dagli allarmi a senso unico ai quali lei inneggia, vi entreranno a pieno titolo.

Io segnalo a chi non si beve a occhi chiusi i raccontini delle spiegazioni ufficiali, a chi dubita che il potere che ha tollerato la camorra sia rinsavito, questo altro pericolo, che si facciano soldi sulla paura e a danno della salute dopo che si sono fatti soldi inquinando il territorio. Chi ritiene di non aver tempo da perdere ad ascoltare altre voci, ragionare e riflettere, si accomodi, segua il piffero dei don Patriciello e vada a fare la fila alla porta dei reparti di oncologia.

*  *  *

3 febbraio 2015

Blog Appello al popolo

Commento al post di M. Poggi “ISDS, l’insopportabile leggerezza degli acronimi”

Grazie per le informazioni su queste forme di governo sovranazionali, il cui peso politico è sottovalutato. La giurisdizione globalista riguarda anche il campo dell’organizzazione della sanità e il genere di cure mediche da praticare: “Gli accordi diverranno più rilevanti se dovessero sorgere contrasti sui termini o le applicazioni, o se i governi cercassero di tornare al servizio pubblico che erogavano prima. E’ in questi casi che gli accordi internazionali su aiuti di Stato, monopoli nell’erogazione dei servizi e normative nazionali appaiono preoccupanti. L’intenzione degli accordi è stata di proteggere gli investitori da trattamenti ingiusti da parte dei governi. Tuttavia, le aziende molto grandi hanno una tale esperienza e capacità in materia di contenzioso legale da riuscire a promuovere i loro interessi e diritti a danno delle singole nazioni e dei governi locali.” (tradotto da: Tritter J. et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routhledge, 2010).

*  *  *

4 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Noto “Marcello De Cecco e Sergio Ricossa, un destino parallelo”

Ricossa era nell’organigramma di governo stilato da Edgardo Sogno nelle sue trame golpiste: per lui era previsto il posto di ministro del tesoro. Era però uno studioso che aveva capito i pericoli del liberismo, e la conseguente necessità di un’etica, nel rapporto tra economia e medicina, molto più di tanti “disinistra”: “Il chirurgo ed il medico devono essere amici nostri e della moderazione. Se lo sono, mostriamoci riconoscenti più che possiamo fino ad offrire loro di pagarli per interventi e cure che non hanno realizzato. Se sono amici, non accetteranno i nostri soldi. Accetteranno la nostra stima, la nostra volontà di promuoverli al grado di saggi e sapienti, che è molto di più di professore» (Sergio Ricossa, La Voce, 27 luglio 1994).

§  §  §

10 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A: Cannavale “Povertà e sanità per pochi, l’Italia va verso il modello americano?”

I costi salgono per la tendenza a offrire, o imporre, riti medici non necessari, o inefficaci, e a volte nocivi, ma sempre lucrosi, truffando, a favore di potenti investitori, sia i contribuenti sia chi paga di tasca propria. Mentre reali necessità sono lasciate scoperte. Il modello liberista, che si sta affermando anche da noi, è di ottenere facili profitti vendendo quanta più medicina sfruttando la sua dimensione irrazionale, per la quale più medicina è sinonimo di più salute. Troppa medicina invece è un pericolo per la salute, così che, come per una nemesi, la medicina liberista a volte rende la salute di famiglie a reddito elevato peggiore di quella di famiglie a basso reddito (es. *). La statistica della sopravvivenza per tumore (fatta ingannevolmente passare per il complemento di quella della mortalità) elevata al Nord non è in realtà una buona notizia per gli abitanti del Nord: è un artefatto che deriva essenzialmente dal diagnosticare, e trattare, come cancro entità benigne e asintomatiche, trasformando persone sane in pazienti oncologici. La sua estensione al Sud indicherà un’aggiunta di storture a danno della salute, non un miglioramento delle condizioni di arretratezza della medicina del Meridione. Non bisogna chiedere la medicina dei ricchi, ma la medicina onesta, che oltre a essere utile è economicamente sostenibile.

*Income and Cancer Overdiagnosis. When too much care is harmful. Welch et al. NEJM 8 giu 2017

 *  *  *

28 agosto 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di Spazio Economia per Italia Aperta “Industria farmaceutica, grandi affari per grandi aziende”

L’industria immobiliare “non vende sogni”: la vendita di una casa che non c’è viene subito riconosciuta come una truffa. I produttori di energia vendono un’entità fisica astratta; ma che ha effetti concreti, che giustificano la bolletta elettrica. La merce dell’industria farmaceutica non ha invece uno stretto vincolo con la realtà materiale [1]. Ha un legame col mondo delle credenze magiche, dal quale la medicina storicamente proviene, e dal quale Big Pharma attinge la forza persuasiva che gli sta consentendo di imporre prezzi usurai anche quando non vende che dannose illusioni a chi, malato, si aggrappa a qualsiasi fuscello [2]. L’industria farmaceutica recupera la dimensione sostanziale tramite una redistribuzione allargata degli utili, indispensabile a mantenerne l’attività. Spende più in “marketing” che in ricerca; in USA 24 miliardi di dollari all’anno per ottenere la cooperazione dei medici, cioè le prescrizioni di farmaci ai pazienti [3]. Per ogni miliardo di euro/anno impiegato per ungere gli ingranaggi giusti si può creare la solida realtà di diecimila persone influenti che ricevono in media centomila euro/anno.

1 Boggs W. Flimsy evidence behind many FDA approvals. Reuters, 15 aug 2017.

2 Rupp T et al. Quality of Life, Overall Survival, and Costs of Cancer Drugs Approved Based on Surrogate Endpoints. JAMA, 2017. 177: 276.

3 Swanson A. Big pharmaceutical companies are spending far more on marketing than research. Wonkblog, 11 feb 2015.

 *  *  *

@ Adam Smith. Si parte da una buona idea, da dei buoni principi, e si finisce col degenerare. Succede sempre. Es. i seguaci di Adam Smith tendono a confondere tra “mano invisibile” e mano lesta.

@ Hobbes. Insomma, di un finanziamento dell’industria farmaceutica per lo studio criminologico dell’attuale industria farmaceutica – definita l’industria più corrotta da un classico studio [1] e un’impresa assimilabile alla mafia da analisi più recenti [2] – non se ne parla.

1 Braithwaite J. Corporate Crime in the Pharmaceutical Industry. Routledge, 1984.

2 Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

§  §  §

4 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sanità, investire in terapie geniche può non essere conveniente. Lo dice Goldman Sachs”

Oggi “La Scienza” è una gran chiacchierona, e pretende, contro i suoi princìpi, di potere predire futuri successi; e di darli anzi per scontati. Non a caso è una discussa banca di affari a dirsi preoccupata per l’eccessiva efficacia dei farmaci prossimi venturi. E’ come dirsi preoccupati per le conseguenze sull’economia e sui costumi di un sistema, costoso ma infallibile, per vincere terni al lotto, che sta per essere messo in commercio. O delle conseguenze sul traffico di nonni con le ruote.

E’ anche la parafrasi farsesca di una profonda verità: sviluppare cure efficaci non paga; perché solo raramente si avrebbe qualcosa da offrire; e una volta trovato un rimedio reale le possibilità di crescita sono limitate. Invece vendere fumo, vendere speranza, immettendo sempre nuovi “miracoli” o “miglioramenti” fa arricchire. Le cure che oltre a essere inefficaci causano effetti avversi sono ancor più redditizie; è riportato che amministratori di ospedali USA contano sulle complicanze chirurgiche per creare profitti; i farmaci che la banca dice di temere riducano l’industria medica per il momento stanno creando intere nuove branche, cioè nuove praterie per chi li vende, come la cardio-oncologia da effetti avversi degli oncologici. La tendenza generale a promettere sempre di più e provare sempre di meno* è supportata con discorsi da venditore di terni al lotto come questo di Goldman Sachs.

*Sorscher S. Trump fuels false hopes for dying patients. Public Citizen, May 2017.

@ Hobbes. E’ un argomento da magliari – “mi voglio rovinare !” – il paventare danni economici da eccesso di efficacia di farmaci futuri, estrapolando dai successi pregressi; dando per certa l’esistenza di “high hanging fruits” quando la scienza – non quella della banche d’affari – da secoli castiga queste superstizioni. A proposito di banche e farmaci, per tornare alla realtà e agli interessi in gioco sarebbe meglio parlare dei “mortgage pricing” che si vorrebbe introdurre: i farmaci pagati con mutui pluriennali, senza garanzia di efficacia, basati su bugie da magliari a chi è disperato. C’è una letteratura ormai imponente su ricerca farlocca e volta al profitto, iatrogenesi, spudorata deregolamentazione, approvazioni senza evidenza e contro l’evidenza, guadagni illeciti e stratosferici. Si ha buon gioco nel presentare al pubblico la denuncia delle frodi come “discussione da bar”; sia perché le promesse di farmaci magici sono seducenti; sia perché si tiene il pubblico nell’ignoranza; anche avvalendosi dell’equivalente burocratico di quelli che i ciarlatani di strada in USA chiamano “Freddie”, il gorilla che zittisce e allontana minacciando e picchiando chi tra gli astanti sollevi obiezioni alle suadenti parole dell’imbonitore. Da noi è una delle funzioni con le quali gli addetti alla legalità si guadagnano lo stipendio dello Stato; quando non combattono la guerra alla quale sono votati anima e corpo, quella contro l’illegalità e la mafia…

@ Hobbes. Lei colleziona quadretti; edificanti solo a prima vista. “Mele marce”, ma mai considerare che ad essere infetto sia il cestello. Chiamare i successi “frutti bassi”, che ne implicano altri più in alto, evoca una diversa metafora bucolica; è come dire che dato che mungere pecore, capre e vacche è facile, è pessimistico non lanciare promesse sulla più impegnativa mungitura di montoni, becchi e tori. Sulla grazia ricevuta per la quale lei si prostra alle multinazionali, già Cicerone, citando Diagora, osservò che nelle raccolte delle tavolette degli ex-voto davanti agli altari mancano quelle di chi invece non si è salvato. Nonostante il tono pacato, l’argomento “se non ti va bene in Italia c’è libertà di cura” è violento ed estremista. A parte che non c’è e non dovrebbe esserci libertà di cura (mentre, riporta l’articolo che cito sopra, si stanno sdoganando anche le cure ciarlatanesche di basso livello; che aiutano, es. Stamina, le cugine aristocratiche), occupando nella società la posizione altamente protetta di chi esercita la professione medica e vende cure, oltre a riceverne vantaggi ci si carica dell’onere di esercitarla eticamente, non come più conviene, dicendo a chi ha già il coltello della malattia puntato alla gola “se non ti va bene vai altrove”.

@ Hobbes. Che “se si è malati non c’è un altrove” lo considera anche un vecchio manuale di marketing degli ospedali cattolici USA: in effetti davanti a chi chiede aiuto per la malattia si può anche essere scarsi, o pessimi, basta presentarsi come la migliore delle scelte possibili. La ricerca della pietra filosofale o dell’elisir di eterna giovinezza è il vostro campo, non il mio. “L’altrove” morale c’è, e, corrispondendo secondo me non a chissà quale nobile ideale o principio trascendente, ma alla decenza, non sarebbe difficile localizzarlo; anche se non è chiaro chi preverrà tra il laccio dei cravattari e il collo duro della verità.

@ Hobbes. L’altrove morale è un mondo utopico, immaginario, o meglio reso utopico e immaginario dagli uffici di tanti galantuomini, con il camice, il tocco accademico, la toga o la divisa dello Stato. Un mondo astratto, nel quale il signor Rossi con l’infarto o col tumore ha sul piano materiale solo il problema della necrosi di regioni di miocardio o quello della crescita di tessuto neoplastico. E non ha a sua insaputa altri problemi, es. la sovradiagnosi di infarto NSTEMI da troponina, o la sovradiagnosi di cancro, es della prostata da PSA, o un cancro vero e aggressivo da uso avventato di radiazioni ionizzanti a scopo diagnostico, o un aumento del rischio di infarto e di morte da angioplastica coronarica, o l’associazione dell’inefficacia terapeutica con effetti avversi pesanti e a volte mortali dei nuovissimi e costosissimi antitumorali celebrati come trionfi. Etc.

§  §  §

3 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Beta Talassemia, il primo paziente: “La terapia genica mi ha cambiato la vita. La fiaba che ti raccontano da bambino”

Un esempio di come la ricerca del profitto produca una medicina deviante rispetto agli interessi del pubblico. Uno dei reali successi della ricerca biomedica è l’avere identificato le cause genetiche delle talassemie, e avere prodotto informazione che rende possibile la prevenzione: è possibile indentificare gli eterozigoti, avvertirli che se concepiscono tra loro avranno un 25% di probabilità di figlio malato a gravidanza; si può fare diagnosi in utero sul concepito, e abortire. Ma mentre si fa passare come salvavita la “prevenzione” del cancro con screening, inefficiente e iatrogena; mentre chi non porge senza fiatare i suoi figli a qualunque prevenzione vaccinale viene classificato come terrapiattista, oltre a subire forme di coercizione; mentre si stanno lanciando screening neonatali a tappeto, contro i criteri previsti, che produrranno falsi malati e così falsi successi per il business lucrosissimo delle malattie rare, non ci si concentra su questa prevenzione, efficace, relativamente semplice e cost-effective, che ha dimostrato di abbattere l’incidenza della malattia. Un testo USA di genetica, l’Hartwell, porta Ferrara come caso esemplare di prevenzione della talassemia. Qui si dà invece spazio al curare più che al prevenire, con hype di marketing per una tecnica sofisticata di dubbia efficacia, e pesante; e che, costosissima, compromette l’impiego razionale delle risorse disponibili per le cure mediche a favore dei guadagni facili e miliardari delle biotecnologie.

Valter Fiore: la talassemia si trasmette per modalità autosomica recessiva, quindi, secondo la sua “etica” visione della medicina, bisognerebbe dire a due ragazzi, innamorati e ahimè per loro, portatori sani, che non devono fare figli pena il condannarli a trasfusioni a vita per non darla vinta al “profitto di una medicina deviante rispetto agli interessi del pubblico”. Un certo Josef M. applaudirebbe.

@ Valter Fiore. Diverse opzioni vengono prospettate alle coppie di portatori eterozigoti: astenersi dall’avere figli, correre il rischio del 25% a gravidanza di avere un figlio malato grave e del 50% di procreare un portatore, l’adozione, il test prenatale con eventuale aborto, il ricorso alle donazione di sperma o di ovuli e altre tecniche di riproduzione assistita. La ricerca può aggirare i pericoli che sa indentificare nel concepimento fisiologico; al quale molte coppie affette accettano di rinunciare senza sentirsi spinte a ciò da nazisti in camice. Andrebbe aggiunto l’avviso di guardarsi dai propagandisti del business biomedico, che parlano di “etica di Mengele” per spingere a produrre figli gravemente malati che facciano da carne da cannone per un business che dà garanzie di qualità e serietà delle “cure” non superiori a quelle delle tecniche di propaganda ingannevoli e dei trolls incontinenti che gli sono indispensabili.

Valter Fiore: lei vorrebbe subordinare il progresso medico-scientifico alla paranoide pseudo etica della lotta “al profitto”, di cui lei sarebbe sommo sacerdote e giudice: se non è questa un’idelogia nazistoide e cialtrona …davvero non saprei come qualificarla.

@ Valter Fiore. Comincio ad avere l’impressione che quelli come lei che estraggono la reductio ad hitlerum con la stessa prontezza con la quale Goering cercava la pistola appena sentiva la parola cultura siano della stessa partita. La ricerca del profitto in medicina è dannosa per i malati. Lo ha sostenuto ad esempio Arrow, in un’analisi economica delle cure mediche. Era un Nobel in economia, con cattedra a Stanford, non esattamente un luogo ostile alla ricerca del profitto e alla subordinazione della ricerca scientifica al profitto. Non un “paranoide sacerdote della pseudoetica” predicante “un’ideologia nazistoide e cialtrona”. Era però anche una persona e uno studioso intelligente e col rispetto di sé stesso, non uno dei tanti magliari venditori di fumo. Il primato del “progresso medico-scientifico” – cioè delle frodi che lei serve – sull’etica, quello è semmai “pseudoetica paranoide”. Ma non vorrei che si scambiassero le parti; ci siamo altre volte scambiate le valutazioni personali, che devono essere un punto fermo. Ognuno al suo posto. Per lei io sono un malato di mente, e per me lei è un volgare troll in appoggio a furfanterie di potenti. Questo sillogismo disgiuntivo, o sono pazzo io o è un miserabile lei, e i tanti come lei, per me va bene.

@ Valter Fiore. Il capitalismo è un’invenzione relativamente recente (Polanyi, La grande trasformazione). Il liberismo sfrenato è recentissimo. Non è vero che senza profitto le attività umane non si muoverebbero, e che indicando i mali della ricerca del profitto si boccerebbe l’intera storia dell’umanità; che non è riducibile a una massa di puttane. Il profitto è un booster; può elevare e può portare a sbattere. Gli ascensori sono una cosa buona. E avere nel palazzo dove si abita due ascensori, tre ascensori quando ne basta uno? Con la medicina è possibile farne acquistare cinque di ascensori, e anche guasti o che precipitano. Che in medicina la ricerca del profitto provochi gravi distorsioni, date le particolarità del rapporto offerta-domanda, è generalmente riconosciuto, anche da economisti conservatori (da noi Ricossa, che saggiamente scrisse che il medico andrebbe pagato e ringraziato proprio per il fatto di non prescriverci nulla). Non equilibrata è questa visione spasmodica per la quale un sistema economico di successo non può divenire dannoso quando supera i suoi limiti; per la quale non c’è salvezza al di fuori della ricerca del profitto, e per la quale qualsiasi campo deve essere messo a reddito. E’ fuori di testa pensare alla medicina come a un servizio, che va adeguatamente remunerato ma deve essere strettamente controllato e tenuto fuori dalla corsa alla crescita economica e all’arricchimento? O è fuori di testa il vendersi pure la salute per stare al passo col “progresso”?

@ Valter Fiore. No, i progetti di ricerca li facciamo dettare come avviene dall’industria; es la Purdue, la casa farmaceutica attualmente sotto inchiesta in Massachussetts per il suo marketing ingannevole sull’Oxycontin col quale ha guadagnato miliardi e ha fatto – letteralmente – una strage; e che ora vuole espandersi nel trattamento della dipendenza da oppiacei che lei stessa ha causato. A proposito di marketing ingannevole, capisco che lei, animato dalla mistica del profitto, pensi subito ai verdi pascoli delle commissioni burocratiche; ma invece di fare sforzare Toninelli, e i suoi omologhi col camice da scienziato e altrettanto entusiasti, applichiamo l’efficienza capitalistica ponendo criteri standard valutabili semplicemente sbarrando caselle: a) lo studio di questo articolo non va presentato come viene fatto come prova di efficacia, essendo uno studio di fase I-II. Classe di studi nota per essere distorta e usata indebitamente a fini di propaganda. b) il presentare come evidenza un caso personale, e in termini emotivi, ciò che agli altri viene addebitato con una smorfia di disprezzo come aneddotica, è pure scorretto e alimenta l’analfabetismo scientifico del quale sareste acerrimi nemici; c) ciò soprattutto in una patologia come la talassemia che può avere vari gradi di severità; non si devono mandare messaggi ingannevoli ai pazienti per vendere la pelle dell’orso. Bocciato, e senza gettoni di commissione, mi spiace.

Andrea Bellelli: Ma una volta che uno la talassemia ce l’ha curarlo è molto importante, non le pare?

@ Andrea Bellelli. Sicuro. Ma non è logico né onesto fare coincidere, come si fa qui, il rilevante problema di salute pubblica talassemia – uno dei pochi per i quali esiste davvero la via della prevenzione – col problema, che si può e si deve porre come un caso marginale in subordine, di trattare chi finisca comunque malato di talassemia. La ricerca è l’arte del solubile, diceva Medawar. Del raggiungibile. Il detto proviene dalla politica, e infatti la politica sanitaria è ancora di più arte del possibile, nell’allocazione degli sforzi della ricerca e nell’impiego di risorse secondo il vantaggio alla salute dei cittadini, invece che l’investire e il trascurare stati patologici in funzione del profitto.

donatella savasta fiore: “si può fare diagnosi in utero sul concepito, e abortire”. questa sì che è una bella conquista della medicina… stile Mengele. 

@ donatella savasta fiore. Non ritengo l’aborto “una conquista di civiltà”, alla Emma Bonino (difensore sorosiano dei diritti umani, che il papa attuale ha lodato come una “grande d’Italia”; i due pulpiti, il laico e il cattolico, hanno posizioni convergenti anche sul fare soldi con la medicina). E’ vero che l’abortire un feto che si sa affetto da grave malattia e il concepire mettendo in conto tale eventualità sono forme di eugenetica; che come tali non dovrebbero andare esenti da un esame etico. Ma chi non solo vuole obbligare gli altri a subire il dolore annunciato del dare al mondo un figlio destinato alla sofferenza, ma alimenta di quella sofferenza il business di cure mediche che dietro allo hype mediatico sono così spesso evitabili, dubbie, falsamente efficaci, generatrici di altre condizioni morbose e così di altre rendite, non pratica anche lui una forma di selezione su umani? Causa di fatto la prevalenza del più ipocrita e spietato, del più ladro e cinico. E tra le due, quella che sottrae dolore e disordine e quella che li genera per cibarsene, la più vicina alla figura del medico sadico nazista al quale pensate così spesso è la vostra.

@ donatella savasta fiore. Il nazismo, anzi Mengele, il peggio del nazismo, l’ha sollevato lei, paragonandolo all’opzione aborto in caso di grave malattia congenita. Ho risposto che tra l’evitare la nascita di un bambino gravemente malato tramite un aborto e lo sfruttare bambini malati e fare in modo da incrementare questa fonte di reddito, la posizione più vicina al nazismo è la seconda. Ma lei insiste col riportare nel dettaglio i massacri nazisti. a) Ricorrere al nazismo, tentando così di intimidire, è indice di mancanza di argomentazioni pertinenti e valide, e di slealtà. b) La fascinazione morbosa per i crimini efferati del nazismo, questo pensarci sempre e proiettarli su chi è di ostacolo a loschi affari, dice qualcosa sulle pulsioni profonde che vi animano. c) Il clero sta partecipando allo sfruttamento dei bambini tramite la medicina, e questo mostrarsi “rigorosi” è un modo per nascondere dietro a simboli sacri programmi criminali che implicano un profondo disprezzo per l’umanità. Volete impressionare e zittire dando del nazista, ma in chi sa cosa praticate suscitate altre forme di repulsione: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini” (Cicerone).

indel: Nessuno mette in secondo piano la prevenzione. Smettila con questi ridicoli complottismi.

@ indel: Smettete voi di dare assurde priorità ai prodotti medici da ingrasso anziché alla medicina utile.

Non censurato. indel: Ma quali prodotti medici di ingrasso? Quali? Non sai manco di cosa si tratta. Ma chi sei tu per dire cos’è utile o no? Ma fai un favore al mondo e smetti di parlare di cose che non capisci

Mia risposta censurata @ indel. E’ appena uscito un articolo del Lown Institute, ‘The moral price we pay for “innovation” ‘ che permette di capire a chi non lo sapesse cosa intendo per medicina da ingrasso. Un paragrafo:

“The pharma sector … is a bubble fed by astronomical, obscene profits. It’s not the innovative ideas, though there are many of those, nor the ‘best and the brightest’ young scientists, though they can be dazzling in their smarts, that are making the biotech sector boom. It’s the recent access to cheap capital and even cheaper hype. And predatory pricing.”.

Dopo avere riportato esempi di ‘overpricing’ e ‘hype posing as innovation’, (promesse sfrontate di cura del cancro, farmaci anticancro approvati che non funzionano, continue richieste di abbassamento di standard già corrivi, oltre il 50% delle start-ups altamente lodate che non presentano evidenza valida per supportare le loro “innovazioni”) conclude che

“our willingness to turn a blind eye to the profiteering of local biotech is a moral failing, for which “history will not judge us kindly.”

La teppaglia come te, che conosco bene, della quale si avvale la Telethon nostrana con le sue grandi imprese finanziatrici, rappresenta bene la versione italiana di un’attività malata, di un crimine di rilevanza storica che sarebbe fare un favore al mondo fermare.

Risposta eliminata con la mia. Cleofe e York. Stai affermando che è la gentaglia nostrana a sostenere la fondazione Telethon? Sei da segnalare.

Mia risposta censurata. I tuoi tentativi di intimidazione, dato il trattamento che ricevo, e conoscendo il livello umano di chi si occupa di me, mi fanno ridere. Sono già segnalato, alla gentaglia che truffa lo stipendio dello Stato appoggiando Telethon sopprimendo il dissenso; e appoggiando le grandi aziende che si fanno belle finanziandola, finanziando così una versione usuraia e fraudolenta della medicina; in linea evidentemente col loro core business. Mentre in un Paese sano la magistratura dovrebbe indagare i mobbers, stalkers e trolls che liberamente si affollano a protezione di un’operazione di marketing ideologico che fa più danni di forme riconosciute di crimine organizzato.

§  §  §

9 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Del Corno “Produzione industriale, il boom della farmaceutica non dipende dalla Brexit. Export e ricavi in crescita dal 2008”

Il genio italico è particolarmente adatto a questa industria; che deve la sua eccezionale performance economica a sistemi, per fare esempi delle ultime ore, come il testare i nuovi farmaci rispetto a controlli di comodo, che facciano sembrare migliori i nuovi, costosissimi prodotti senza provarlo davvero*. O il diagnosticare sistematicamente lesioni benigne come tumori aggressivi, fino a creare epidemie di falsi cancri, per poi vantare di riuscire a “guarirli”, es. il melanoma, giocando sulla mancanza di risoluzione diagnostica tra lesioni tumorali incipienti e entità benigne, e diffondendo paure con campagne di disinformazione**. Ma il merito per questo ramo rigoglioso che protende da un albero in sofferenza va anche ai media, che si guardano dal dare notizia delle denunce interne alla medicina come quelle di cui sopra mentre diffondono l’idea che chi non crede ai continui annunci di trionfi della medicina ufficiale abbia gli stessi processi mentali dei terrapiattisti. E alla nostra magistratura, ai CC, alla PS, la santa mafia che ferma il sabotaggio di questa industria da parte di guastafeste che vorrebbero insinuare che sia qualcosa di diverso da una magnifica unione di scienza e operosità.

*Harrison P. Clinical trials of new cancer drugs ‘frequently flawed’. Medscape, 8 mag 2019.

**Finholm. V. As melanoma rises, doctors challenge some early testing. Medscape, 7 mag 2019.

§  §  §

Vedi anche:

Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

 

Radiotossicità mafiosa e legale

10 September 2011

Blog “L’anticomunitarista”
Commento al post “On. Torazzi, Lega Nord: “I magistrati meridionali favoriscono la mafia” del 7 set 2011.

Dall’articolo della Stampa del 10 set 11, citato dall’anonimo lombardo n.65 come “ennesimo episodio” che dimostrerebbe che la sopravvivenza della mafia è dovuta a insufficiente indipendenza dallo Stato. Titolo: “La galleria radioattiva ecco le prove dell’orrore”.Testo: “Senza alcuna pretesa di scientificità…”; “…0,41 millisievert [/ora] non è indice di pericolosità.”; “Resta il dubbio se possa essere un piccolo indizio.

Tutti sanno di ndrangheta e radiazioni cancerogene, e a parte Cetraro potrebbe esserci del vero. Ma dovrebbero sapere anche che con una TAC si assorbono, ufficialmente, 5-10 millisievert; o anche il doppio o più ancora in realtà; che il rischio di cancro da radiazioni ionizzanti da imaging medico, che la FDA ha classificato tra i cancerogeni, è a vita e si cumula nel tempo; che le stime ufficiali, quelle mostrabili al pubblico, attribuiscono alle radiazioni mediche il 2-3% dei cancri. (D.A. Johnson, CT Radiation and cancer risk, Medscape, 26 apr 2011). Equivalenti a 5000-7500 nuovi casi all’anno in Italia. E che tale esposizione deriva da esami clinici che a volte possono essere molto utili, ma spesso non lo sono affatto, venendo effettuati per fare soldi, avendo indotto il pubblico ad accettarli e pretenderli senza reale giustificazione.

Mafiosi, CC PS etc., magistrati, servizi, leghisti, benpensanti, preti, sindacalisti, politici “di sinistra”, giornalisti, bloggers non si risparmiano per esaltare l’esposizione a radiazioni cancerogene possibilmente causata dagli ndranghetisti; e allo stesso tempo per nascondere l’esposizione certa dovuta al business medico; risultato quest’ultimo che è ottenuto anche con tecniche censorie mafiose. Lo Stato conta poco. A manovrare i mafiosi, e insieme a loro anche tanti antimafiosi, sono poteri ad esso superiori; che ottengono che gli orrori autentici, e se non basta quelli inventati, della mafia, distolgano dagli orrori della criminalità economica istituzionalizzata.

 

§  §  §

18 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi e Lombardia, mal comune ‘sommo gaudio’ per chi le governa”

Seguendo il costume diffamatorio lanciato da Burioni, Marfella chiama “medici no-tox, pericolosissimi e antiscientifici” quelli che sollevino dubbi sulla natura causale della sua asserita correlazione tra eccessi di diagnosi di cancro e inquinamento. Identificare la correlazione con la causalità è non da medici ignoranti, ma da ignoranti tout court (1).

Tra gli sfaceli causati dalla mafia – e tra i motivi per i quali non viene eliminata – c’è che dicendo di contrastarla ci si pone nella posizione migliore per praticare affari affini. L’antimafioso scienziato poi ha la doppia aureola. Ma attribuire l’incremento di diagnosi del cancro della tiroide solo a Carmine Schiavone nascondendo l’allarme mondiale su come sia facile sovradiagnosticarlo, tanto che si vuole togliergli il termine ‘cancro’ per casi comuni, è più una prosecuzione che un contrasto dell’opera della camorra. Giusto parlare della cancerogenesi chimica. Ma limitarla all’inquinamento ambientale tacendo dei cancerogeni nei prodotti di consumo, es. la correlazione col cibo industriale dei supermarket (2), è da “medici miasmatici”, che descrivendo il cancro come una fatalità impalpabile spingono la gente verso le frodi dell’oncologia e coprono responsabilità di commerci legali nell’esposizione a cancerogeni.

1 Utts J. What Educated Citizens Should Know About Statistics and Probability. The American Statician, 2003. 57: 74.

2 Fiolet T. et al Consumption of ultra-processed foods and cancer risks. BMJ, 2018. 360: k322.

@ Antonio. Le segnalo i paragrafi 4 (significatività statistica) e 9 (variabilità) dell’articolo sull’alfabetizzazione statistica. Di quello di cui parla “solo lei” si parla sempre, gonfiandolo all’inverosimile: l’inquinamento ambientale, elevato a causa unica e infinitamente potente di cancro. Di altri fattori si tace, e li si nasconde: la correlazione alimenti industriali/cancro; la sequenza allarme cancro/sovradiagnosi. Un recente lavoro mostra come l’incidente nucleare di Fukushima abbia causato alle tiroidi di minori, via allarme, sovradiagnosi di cancro, e non come si temeva cancri da radiazioni. Lei dà per certo che il criminale abbandono di materiali medici radioattivi stia facendo una strage; non dice nulla sui danni certi da radiazioni a bruciapelo da esami radiologici facili. Uno studio mostra come le TAC nei bambini triplichino il rischio di leucemia e tumore al cervello. Un sospetto di cancro indotto dai suoi allarmi sregolati può trasformare un bambino sano in un malato di cancro autentico da radiazioni mediche.

Lei si fa un vanto del gridare; ma in Italia i toni forti si usano per le fogne che stanno in basso, facili da riconoscere, come la criminalità. Contemporaneamente ci si mette a disposizione delle fogne che stanno in alto, legali e riverite. Legga Gigerenzer, tedesco, noto scienziato cognitivo e statistico, che riporta la sua furiosa litigata con uno stimato dentista per evitare una “banale” radiografia alla figlia (Risk savvy. How to make good decisions).

§  §  §

4 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Boero “Navi dei veleni: il caso di Otranto raccontato da Maritati è più attuale che mai”

Un altro magistrato scrittore* pugliese e eletto nei DS; come Carofiglio che in tv chiama chi non si vaccina “free-rider”; “scrocconi”, spiega Parenzo col quale fa un duo.

La lotta al potere può essere dal basso, genuina, o top-down, indotta dal potere per suoi disegni. (Un concetto utile per il caso Lucano). Conosciamo tutti i rischi che ci vengono rappresentati con le storie sulle “navi dei veleni”. Mentre non si parla dei rischi del benzene che con la benzina “verde” ha sostituito il piombo tetraetile. La tossicità ematopoietica, la capacità di provocare leucemia mieloide acuta e altre gravi malattie**. Lo respiriamo ogni giorno, ignari, imbevuti della propaganda giuliva su distributori e auto; mentre abbiamo viva l’immagine dell’ombra tenebrosa della mole di una nave sul fondo del mare.

Così pericoli alla salute in atto e diffusi vengono nascosti, stornando l’attenzione su aspetti ad alto impatto narrativo che non mettono in crisi il sistema. E che hanno il vantaggio aggiuntivo della paura che, depurata da responsabilità, viene diffusa perché spinga verso il business della biomedicina, come quello delle sovradiagnosi di cancro, altro tabù che viene favorito da questi allarmi strategicamente piazzati.

Nell’attività giurisdizionale, politica, autoriale, i magistrati tendono ad alimentare le denunce top-down e a soffocare quelle bottom-up.

*I magistrati scrittori. Sito menici60d15.
** Benzene. In: Casarett and Doull’s, Toxicology, the basic science of poisons, 2019.

Vedi il susseguente scambio con troll in : I magistrati scrittori

Guai ai vinti

22 June 2011

Blog della Redazione de il Fatto quotidiano

Replica al commento di Federico Derchi al post “Sclerosi multipla, in Italia la cura c’è, ma non per tutti” del 21 giu 2011

Per chi si trova nello stato di “chronic sorrow” la speranza è un’ancora che evita il naufragio del sé; ma ci sono potenti interessi che speculano su questo bisogno, e guastano alla radice la ricerca sulla SM. Leggendo i commenti, vedo che tra alcuni dei malati di SM sta sorgendo una certa consapevolezza di ciò.

La teoria della patogenesi immunologica della SM è da tanti anni alla base delle lucrose “cure”, “innovative” e spesso dannose come quelle che Il Fatto pubblicizza. Mentre veniva lanciato l’interferone per la SM, pubblicai un articolo teorico che espone indizi che contrastano con tale teoria, e che puntano verso un agente causale chimico (Pansera F. Form and cause in multiple sclerosis. Perspectives in biology and medicine 36: 306. 1993). E’ stato come avere rigato con una chiave la fiancata dell’auto del capo dei capi: nella mia esperienza, la debole teoria autoimmune viene difesa con sistemi mafiosi, grazie anche ai ruffiani delle istituzioni italiane. La terapia basata sull’ipotesi della CCSVI, una grottesca trasposizione all’encefalo della stasi venosa delle caviglie delle nonne, mi sembra sia stata messa sul “fast track” perché gioca il ruolo di oppositore di comodo. Non migliore dei dogmi del Golia farmaceutico che sembra fronteggiare, aiuta a far sì che tutto resti come prima; e accresce i profitti.

Non so per certo quale sia la causa della sclerosi multipla, né tanto meno quali possano essere le terapie. Ma ho visto come i trattamenti attuali si basino su una “slothful induction” finalizzata al profitto che viene protetta con mezzi criminali. Mi pare quindi che la scelta di astensione dalle terapie farmacologiche (una scelta che diversi medici praticano per sé stessi e i loro cari anche per altre “cure”, es. gli antitumorali), e di attenzione agli ausili meccanici che “regalano autonomia” sia saggia, cioè razionale e dignitosa; date le circostanze, che sono squallide e vergognose.

HOME

*    *    *

Blog de il Fatto quotidiano

Commento del 28 lug 2011 al post ” Ferrara, nuova cura per la sclerosi multipla. Ma il ministero non concede i fondi” di Marco Zavagli

L’articolo conferma che gli standard deontologici de il Fatto sulle notizie mediche non sono migliori degli standard etici del governo Berlusconi, al quale il giornalista dà la colpa della crudele omissione di cure della sclerosi multipla. Ma il ministro Fazio ha dichiarato interesse e apprezzamento, a mio parere infondati, per l’ipotesi CCSVI. Sembra un gioco tra compari.

La CCSVI è un’idea balzana osteggiata per finta. Vive di propaganda e aiuti istituzionali. Anche il nome “Brave dream” suggerisce un marketing ploy. Il giornalista adduce come prova di efficacia la circostanza che la CCSVI è accettata a scatola chiusa all’estero; dove secondo Il Fatto sarebbero più scientifici, onesti e caritatevoli di noi. In realtà, molte frodi mediche sono di provenienza estera, in particolare anglosassone; e da noi godono dell’aiuto della parte “sana”: centrosinistra, media “progressisti” come il Fatto, e istituzioni insospettabili; che stanno vendendo i malati al grande business internazionale più ancora della parte palesemente corrotta, Berlusconi e c.

La CCSVI appare come una alternativa di comodo alle terapie immunologiche, che secondo il Fatto sarebbero pure colpevolmente trascurate pur essendo “innovative”:

Guai ai vinti

Si tratta di innovazione “schumpeteriana”, cioè volta al profitto: variazioni commerciali sullo stesso presupposto errato. Credo che la nuova terapia-marketing, onirica – ma non esattamente coraggiosa, visto ciò su cui specula – non scalzerà le terapie farmacologiche, non essendo efficace; il suo ruolo è di affiancare le terapie “ortodosse” rappresentando un’aggiunta, anch’essa falsa, che dia sfogo ai sentimenti di malati e familiari per l’inefficacia e la dannosità dei farmaci. Fa pensare all’anatocismo, gli interessi sugli interessi applicati dagli strozzini e dai banchieri. Ostacolerà inoltre l’innovazione scientifica autentica, occupandone il posto.

HOME

*     *     *

Risposta 8 ago 2011

@Marco Nazaro. Lei ha fatto male a perdere tempo a leggermi. Chi ha esperienza annusa subito un ciarlatano.

Al di sotto del cuore occorre un lavoro per vincere la forza di gravità e assicurare il ritorno venoso; mentre al di sopra il ritorno venoso ha la forza di gravità a favore. Il semplice mettersi in piedi dal letto provoca un aumento della pressione venosa alle caviglie di 100 mm Hg, e allo stesso tempo un aumentato deflusso dal circolo cerebrale, dove si può avere ipoperfusione. Ci sono meccanismi specifici per il ritorno venoso dalle gambe. Se falliscono si ha insufficienza venosa. E’ grottesco capovolgere l’emodinamica del “venous pooling” applicandola al distretto sovracardiaco ipotizzando una “insufficienza” in grado di causare danni analoghi a quelli cutanei da vene varicose (Zamboni JRSM, 2006), es. necrosi. L’anatomia delle vene presenta spesso anomalie prive di significato clinico. Il letto venoso è piuttosto elastico quanto a compenso di una stenosi mediante circoli collaterali. Ma se si verifica un’ostruzione significativa del deflusso venoso del cervello le conseguenze sono catastrofiche: è contraddittorio che l’ipotizzata stasi venosa non provochi emorragie e necrosi nel delicato e suscettibile parenchima cerebrale. Soprattutto in clinostatismo. Sarebbe così miracolosamente selettiva da palesarsi invece solo contribuendo, inspiegabilmente, alla patologia della SM.

Potrei continuare, ma neanch’io amo perdere tempo: divido le letture in “bianche e “nere” a seconda che edifichino o avviliscano, e per me è la CCSVI a costituire una lettura nera. Nonostante il mancato reperimento di dati fisiopatologici solidi a conferma di un’idea tanto peregrina, sono già partite, per le ragioni già dette, non solo le sperimentazione cliniche, ma anche la pratica chirurgica; della quale dovrebbero occuparsi forze di polizia e magistratura; il cui potere repressivo scorre però anch’esso capovolto, al servizio delle frodi strutturali del business medico.

*  *  *

4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Sclerosi multipla, progressi da trapianto staminali: “Risultati miracolosi” “

Lo studio si basa sull’ipotesi autoimmune, una strada imposta a oltranza dall’ortodossia come l’unica, nonostante la mole degli studi l’abbia già rivelata come tutt’altro che giusta, e nociva (Behan P O. Futility of autoimmune orthodoxy in multiple sclerosis research. Expert Rev Neurol 2010. 10: 1023). E’, dicono alla fine gli autori, uno studio preliminare non controllato; più adatto quindi a generare falsi positivi che a dichiarare vittorie su una malattia come la SM, che ha un andamento alternante. Quello che riporta è che dopo avere ricevuto una (costosissima) “mazzata” mortale per poi essere recuperati, nei malati l’andamento della malattia appare avere avuto variazioni interpretabili come positive; come è già successo tante altre volte, senza risultati risolutivi. Anche il salasso, che ha retto per millenni, sembrava portare miglioramenti: dissanguandoli, ai pazienti la febbre diminuiva, i segni di infiammazione recedevano, il sonno diventava profondo. Anni fa in USA fu lanciata con altrettanti squilli di tromba una strategia terapeutica simile per il cancro. I malati fecero causa, vincendo, pur di ottenerla. Miliardi di dollari dopo, la terapia fu ritirata in quanto catastrofica. E’ lo sviluppo del caso Stamina: avendo creato aspettative irrazionali nel pubblico (anche se le staminali rigenerative del tessuto nervoso non c’entrano nulla) ora è la scienza con la maiuscola che può annunciare, abusivamente, “miracoli” senza portare prove adeguate.

*  *  *

13 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Sclerosi multipla, “da nuova proteina possibile farmaco per rallentare malattia” “

@ Giovanna Maggiani Chelli.

Gentile Signora Maggiani Chelli

Il lavoro che lei elogia si basa sul modello concettuale in vigore, giudicato da diversi specialisti errato e catastrofico per i malati (es. 1), tanto che anni fa neurologi israeliani proposero, inascoltati, una sua moratoria, evidenziando altre gravi manipolazioni della ricerca e cura della sclerosi multipla commesse sistematicamente a favore dello sfruttamento economico della malattia (2). Il lavoro scientifico riportato da Patitucci, che non contiene nulla che in un sistema onesto possa e debba essere comunicato al pubblico, mostra come si prosegua a oltranza negli anni e nei decenni su una sola ipotesi, quella che si è rivelata infruttuosa, avendo interesse a non risolvere il problema. Un aspetto, questo sì, che la ricerca e la clinica sulla sclerosi multipla hanno in comune con lo stragismo; come l’arte del depistaggio e del falso, il disprezzo per la vita umana e per la sofferenza altrui dietro ai proclami ipocriti, il servire gli interessi dei poteri forti, la complicità vile di chi occupa le istituzioni, l’eliminazione delle voci critiche e costruttive; e anche le posizioni degli interessati prossimi eccessivamente sottomesse al potere e aderenti alle sue versioni.

Deferenti saluti

Francesco Pansera

1 O Behan P. Futility of the autoimmune orthodoxy in multiple sclerosis research. Expert Rev Neurother, 2010. 10: 1023.
2 Steiner I Wirguin I. Multiple sclerosis – in need of a critical reappraisal. Med Hypotheses, 2000. 54: 99.

*  *  *

14 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Sclerosi multipla, “studiamo una terapia grazie alle cellule staminali del cervello” “

@ Cristiano Pedrini. Fare di questa propaganda a futuri ipotetici risultati di ricerca non è meno sconcio né meno grave dello squallido sgomitare dei portaborse per agguantare il Rolex offerto dagli emiri. I nostri rappresentanti devono essere apparsi agli anfitrioni sauditi come piccioni ai quali sia stata lanciata una manciata di becchime. Qui pure c’è un lancio di chicchi. E’ censurabile sia comportarsi come piccioni, sia trattare i malati e il pubblico come piccioni.

§  §  §

13 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, scoperto un potenziale biomarcatore dai ricercatori italiani”

“Cleofe e York: Non ho capito: il marcatore è stato scoperto o no? Tutti i vari marcatori che anticipano malattie… mah .”

@ Cleofe e York. Giusto: sul piano logico, e quindi su quello scientifico, una proprietà, e in particolare la proprietà di predire validamente lo sviluppo di una malattia, o è scoperta o non è scoperta. Ma sul piano commerciale, che è quello che conta, un marcatore “forse sì forse no”, prono a dare falsi positivi, è promettente, perché può essere sviluppato in uno pseudomarker che causa sovradiagnosi, e che quindi espande il mercato della malattia e permette di spacciare i trattati non affetti come “curati”. I “potential markers”, in genere entità della biologia molecolare alle quali viene attribuita una “potenziale” rilevanza diagnostica, stanno spuntando come funghi. Ad una recente conferenza internazionale sulla sovradiagnosi una delle sessioni è stata intitolata “Genomics – unlimited potential for overdiagnosis?”. La sclerosi multipla è già soggetta a procedure diagnostiche che, sotto la veste hi-tech, causano sovradiagnosi; sul piano etico non si dovrebbe neppure nominare l’espressione “marcatore potenziale” ma si dovrebbe pensare a ridurre l’incertezza diagnostica, favorevole al profitto e non rispettosa del diritto alla tutela della salute, che è già stata introdotta.

§  §  §

5 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Sclerosi multipla, dopo la rivelazione di Fedez domande e risposte su malattia e diagnosi”

Ne “I nuovi mostri” (1977) un impresario (Tognazzi) fa in modo che la moglie, cantante senza più voce (Orietta Berti), si rompa una gamba, per presentarla come caso umano. Oggi gli artisti esibiscono cartelle cliniche su mali finti, veri, metà e metà, ottenendo insieme alla simpatia un ritorno per lo spot a favore di frodi mediche: gli istrionismi sulla malattia attirano sani nelle tagliole mediche, ora predisposte anche per i giovani fragili, che prendono sul serio “Amici”. Nel 2019 ho contato su Il Fatto e altri media un centinaio di notizie di star malate che lanciavano messaggi pro affarismo medico.

La promo con Fedez che si commuove per un’entità malferma e infida come la “radiologically isolated syndrome” – uno dei nodi del “burning debate”* sulle sovradiagnosi e misdiagnosis di sclerosi multipla col variare dei criteri diagnostici – non è meno mostruosa di ciò che Tognazzi fa nel film. Questa recente aggiunta nosologica poggia su pilastri come l’uso di esami, qui la MRI, che tendono a moltiplicare i falsi positivi; la medicalizzazione di asintomatici tramite predizione; gli “incidentalomi”; l’espansione della definizione di malattia, da parte di esperti pagati dall’industria; la propaganda mascherata, dove avatar del marketing scaldano il pubblico per figure di pacati scienziati anch’esse proiezioni degli stessi grandi interessi fuori controllo.

*Neporent L. Medscape, 12 Oct 2018. Hughes S. One in five MS patients misdignosed. ib. 18 Apr 2019.

@ My.  Ho pensato anch’io alla questione della sfera personale di chi si dice malato. Ma è una forma sofisticata di animalità fare dei problemi di salute veri o presunti di un singolo che sceglie di sciorinarli alla nazione dai divani RAI, Mediaset – e purtroppo anche dal programma di Gomez – un sigillo di intoccabilità che permette di diffondere falsità e paure, a danno della salute di molti e a vantaggio di quelli che cercano un forte lucro dalla medicina; ottendolo con straordinario successo. Anche ammettendo che Fedez, che non è e non va tenuto al “centerstage” del problema, rinunci a qualsiasi tornaconto e abbia davvero una forma iniziale di sclerosi multipla. Il suo messaggio genererà falsi malati e sovratrattamenti. Su questi affari sono a volte pagliacceschi quelli col camice e la cattedra; è follia informare sulle malattie tramite artisti specialisti del fare spettacolo sul poco o sul niente. Qui il bilancio per me pende dalla parte del non accettare che il livello superiore che ci sovrasta tutti, occupato dai due presidi a difesa dei fatti seri della vita, valori etici fondamentali e razionalità, sia occupato abusivamente, degradato e messo a reddito da operazioni di marketing a danno della salute e degli averi dei cittadini. Cerchiamo di tenere gli occhi asciutti davanti alle lacrime in tv, se vogliamo evitare le lacrime evitabili nella valle di lacrime del mondo reale. Chiediamo anzi una scena pubblica meno affollata di parac. col Rolex.

@ My. “Non hanno invitato a fare prevenzione” “neanche lontanamente”. Inizio dell’articolo che commentiamo: “Continuano a squillare i telefoni del centralino dell’AISM dopo l’inaspettata rivelazione di Fedez”. Mai sentito parlare di campagne di sensibilizzazione per disease-mongering, e di sovradiagnosi da reperto incidentale o da workup diagnostici per sintomi aspecifici? Questo, non il soporifero Fedez, dovrebbe provocare sussulti. Una volta, all’Oriocenter di Bergamo, casualmente c’era una sua esibizione gratuita. Dopo due minuti la “reazione” è stata la sensazione di assistere a uno spettacolino di filastrocche finto-trasgressive per preadolescenti, per cui me ne sono andato.

Preferirei evitare di considerare Fedez e simili, e non dover ricevere i numeri di animatori come lei che premono per mantenere nel cono di luce questi beniamini della meglio gioventù. Ma mi pare proprio il caso di superare lo sconforto e individuare il fenomeno di tanti personaggi dello spettacolo, spesso privi di luce propria, usati sistematicamente per operazioni di disinformazione contrarie ai doveri sulla tutela della salute.

@ My. Meno male che le basta, altrimenti pur di infilarci Fedez mi accusava di “anti-Fedezismo”. Ma i testimonial che girano questi caroselli non sono innocenti. Andrebbe riconosciuto che le comunicazioni mediatiche sulle malattie hanno una forte valenza medica, e hanno effetti di larga scala che possono essere dannosi sulla salute del pubblico; e che sono influenzabili da interessi sulla medicina che investono miliardi in marketing, dando luogo, secondo diversi osservatori e studiosi, a una medicina basata sul marketing. Quindi i messaggi mediatici su argomenti medici non dovrebbero essere privi di regole.

“Ci mancherebbe altro che impedire di parlare a un malato, o ritenerlo responsabile di quel che dice sui media”. Mentre fa apparire credibili, l’essere colpiti da malattia non rende necessariamente fonti valide sulle malattie degli altri, né sul piano tecnico né su quello etico (tanto meno se non si è davvero malati). Associazioni di malati in USA sono implicate in sottrazione di fondi; e nella diffusione di informazioni false e in pressioni sul governo, a libro paga del business e a danno di sani e di altri malati.

C’è un titolo, “Because cowards get cancer too”, libro del giornalista J. Diamond. Un tema che potrebbe interessare qualche rapper non da centro commerciale. E anche ipotetici parlamentari che non essendo gli omologhi di Fedez fossero capaci di porre barriere alla marea di disinformazione medica sui media.

§  §  §

25 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, trapianto di staminali cerebrali umani in 15 pazienti. In valutazione effetti terapeutici”

“Scevra da qualunque problematica etica o morale” ? L’elenco di tali problematiche è in realtà lungo. Es.:

1 Conflicts of interests: “Potential profits from stem cell interventions are massive, and may incentivize investigators to overstate successes or underreport adverse events”.
2 Informed consent: Once stem cells are implanted, patients cannot be guaranteed the right to leave a trial, due to possible migration and growth of cells.
3 Risk-benefit Ratio: Benefits unclear from current animal model studies, risks include both those of surgery and of the stem cells themselves.
4 Patients are also vulnerable to sensational claims made in the media by proponents of stem cell interventions.*

5 Uno dei temi tipicamente evitati dai bioeticisti: l’etica della plausibilità biologica. E’ improbabile che una patologia progressiva, a localizzazione multifocale e imprevedibile, nel più denso, intricato e irrecuperabile dei parenchimi possa curarsi con un trapianto. E’ invece plausibile che le definizioni di comodo e le fluttuazioni della sclerosi multipla facciano figurare successi spuri.

6 La pratica letteralmente criminale di eliminare le voci di dissenso tecnico. La “purezza” vantata richiama le frequentazioni del suo certificatore, il rappresentate del Vaticano Paglia, con il rappresentante dei magistrati Palamara; e ambienti connessi.

* Ethical clinical translation of stem cell interventions for neurologic disease. Neurology, 2017.

§  §  §

12 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, “colpevole ritardo” nel diagnosticare la sclerosi multipla: medico condannato a risarcire 830mila euro ad una paziente”

Se a Milano in cima all’edificio più alto della città invece della legittima Occupante stesse un diavoletto, questi potrebbe indurre a sfruttare a fini di lucro la sclerosi multipla (SM): è accertato che la SM si presta ad essere sovradignosticata. Ciò viene favorito dall’imaging, e dal cambio dei criteri diagnostici, cui ha partecipato un ospedale milanese fondato da un prete arrembante. Perfino gli artefici delle variazioni ammettono questa evenienza:

“If MRI findings are over-interpreted and the clinical picture is not properly interpreted, there is a clear risk of overdiagnosis (false positives), [… ] . This may result in inappropriate exposure of patients to drugs with associated risks.”

Il diagnosticare la SM anche su chi non ce l’ha porta a fare sembrare le terapie più efficaci di quello che sono. Il diavoletto potrebbe dare impulso a tale spirale a coda di diavolo, sovradiagnosi-falsi successi-sovradiagnosi, inducendo i magistrati locali a creare un deterrente dal considerare il “countervailing risk”. Tanto più che le sovradiagnosi di SM spesso sono su base funzionale*, cioè su soggetti vulnerabili alle suggestioni, come questa condanna. I magistrati verranno inoltre indotti a precipitare nella Geenna sociale i medici che si oppongano.

Il diavoletto avrà così ottenuto una medicina che genera malattia e una giustizia complice del crimine. Ma queste sono fantasie morbose alla Buzzati.

*Functional neurological disorders and multiple sclerosis. J Neurol, 2022.

 

 

Sperimentazione animale: uno spoglio etico

16 May 2011

Appello al popolo

18 mag 2011

Due colpi quasi simultanei posero termine alla silenziosa attesa; Arguto depose ai piedi del Principe una bestiola agonizzante. Era un coniglio selvatico: la dimessa casacca color creta non era bastata a salvarlo. … Don Fabrizio si vide fissato da due grandi occhi neri che, invasi rapidamente da un velo glauco, lo guardavano senza rimprovero ma che erano carichi di un dolore attonito contro tutto l’ordinamento delle cose… L’animale moriva torturato da un’ansiosa speranza di salvezza, immaginando di poter ancora cavarsela quando già era ghermito, proprio come tanti uomini … Don Fabrizio … aveva provato, in aggiunta al piacere di uccidere, anche quello rassicurante di compatire” (Lampedusa)

Il 50% dei soggetti non ha mostrato alcuna reazione dopo l’inoculazione. L’altro topo è scappato.” (Medawar).

ccc

C’è tanto di sbagliato e tanto di giusto nella sperimentazione animale. Non ho sensi di colpa per le dozzine di rattini neonati ai quali estrassi il cervello, dopo averli decapitati, nel laboratorio universitario di ricerca di base sul funzionamento del cervello dove, studente di medicina, ero interno, intorno al 1980. E’ un tema etico complesso e strumentalizzabile. In esso giocano fattori eterogenei; limiti tecnici, profondi moventi antropologici, grandi interessi economici e ideologici. Questo calderone produce situazioni intricate e a volte paradossali. Vorrei illustrare come la sperimentazione animale può essere una truffa, oltre che una crudeltà; ma che lo stesso può essere detto a ragione anche della sua abolizione. In particolare, vorrei mostrare che la lotta attuale alla sperimentazione animale è una di quelle battaglie progressiste dove si crede di opporsi al potere, e che in realtà sono favorite dal potere per fini nascosti.

In questi problemi di bioetica, dove all’etica si sovrappongono ragioni non dichiarate, non basta cercare se è “giusto” o “sbagliato”. Alla variabile a due valori “a favore”/”contro” è opportuno affiancarne un’altra, che rappresenti gli altri fattori, e le strumentalizzazioni che portano con sé: la variabile a due valori “per buone ragioni”/ “per cattive ragioni”. Ciò è ottenibile con una tabella 2×2, dove le righe indicano “a favore” e “contro”, e le colonne “per buone ragioni” e “per cattive ragioni”. Si otterranno così 4 caselle, ognuna denominata dal nome della riga più il nome della colonna che incrociandosi formano la casella. Mentre le righe sono oggettive, le colonne derivano da un giudizio.

 

Le coppie di caselle contrapposte lungo le diagonali: 1 e 4; 2 e 3; contengono in buona parte argomenti complementari, che possono essere discussi indifferentemente nel primo o nel secondo degli elementi della coppia: es. alcuni degli argomenti “contro per cattive ragioni” sono il negativo fotografico di argomenti “a favore per buone ragioni”, e li si può trattare nella prima o nella quarta casella. Vediamo come si può effettuare tale spoglio etico: come si possono riempire le quattro caselle nel caso della sperimentazione animale.

1. A favore per buone ragioni

La sperimentazione animale consente di applicare il metodo scientifico nella sua forma più rigorosa, l’esperimento controllato. Ha portato a grandi conoscenze, soprattutto nel campo della fisiologia. Ha anche permesso di individuare cancerogeni e altri agenti nocivi. La sperimentazione animale è entrata a far parte di protocolli standard di ricerca scientifica e di controllo amministrativo. Va annoverata tra le forme di sfruttamento del regno animale, come la zootecnia, l’industria delle pelli, l’uso di bestie da fatica per ottenere energia meccanica, etc., che hanno emancipato l’uomo dallo stato di natura. Da sola non è sufficiente al progresso della scienza, ma eliminarla sarebbe un regresso. Già oggi i farmaci vengono immessi sul mercato con controlli limitati sulla sicurezza e sugli effetti collaterali, fidando nella “farmacovigilanza”; anche detta “postmarketing surveillance”. Riducendo la sperimentazione animale si aggrava uno stato di fatto di sperimentazione disordinata e incontrollata sull’uomo. E si riducono ulteriormente i controlli sull’esposizione ad agenti tossici e cancerogeni.

2. A favore per cattive ragioni

I modelli animali si basano sull’analogia, forma di inferenza induttiva debole che già sul piano teorico può far cadere in trabocchetti; trabocchetti che la Natura non si è astenuta dal disseminare nel mondo materiale: ci sono sostanze che per l’uomo sono innocue mentre sono tossiche per alcuni animali, e viceversa. Alcuni “modelli animali” di malattia non sono fedeli; sono solo rappresentazioni, a volte caricaturali, che mimano superficialmente la malattia, ma sono causate da meccanismi diversi, che danno luogo a fenomeni diversi, da quelli della patogenesi della malattia umana che si vorrebbe studiare. I limiti metodologici della sperimentazione animale si fondono con manipolazioni intenzionali. Quando viene usata, come spesso è il caso, per estrapolare risultati terapeutici sull’uomo può produrre risultati errati o che confondono. E anche risultati di comodo, volutamente fraudolenti. Ogni settimana sui media appaiono mirabolanti progressi medici … ottenuti su animali. Si annuncia un altro passo avanti della medicina, ma quasi sempre non è vero niente. Basta scegliere la specie animale, o il modello animale di malattia, adatti, e voilà.

Mediante la sperimentazione sugli animali si possono ottenere, o selezionare, facilmente le pezze d’appoggio desiderate. Basta poco, qualche flebile e vago risultato su animali, per giustificare l’inizio della trafila sperimentale sull’uomo che lancerà un farmaco “prescelto dagli dei”. In questi giorni parte in Italia la sperimentazione clinica sull’efficacia dell’EPO, eritropoietina, nella sclerosi laterale amiotrofica (1);  sarebbe interessante cercare di comparare il peso dei risultati ottenuti su animali – per i quali l’EPO, una delle tante citochine pleiotropiche presenti anche nel sistema nervoso, avrebbe una generica attività positiva, “neuroprotettiva”, che si opporrebbe in qualche misura al danno mentre il tessuto nervoso viene distrutto –  con il peso della “fedina penale” dell’EPO; come i milioni di dollari pagati (legalmente, in USA) dalle case produttrici agli oncologi per fargli prescrivere il farmaco, che può causare gravi effetti avversi; col risultato che il farmaco è stato somministrato oltre le sue indicazioni e oltre i dosaggi corretti, a danno della salute dei pazienti, e anche della spesa pubblica per la sanità (2).

Il pur accomodante ente USA di controllo dei farmaci, la FDA, ha imposto per l’EPO un’etichetta di avvertimento che informi i pazienti sui rischi di “aumento della mortalità, eventi cardiovascolari gravi, tromboembolie e accelerazione della progressione dei tumori quando usata fuori dalle prescrizione e dai dosaggi”. Lasciando da parte altri episodi poco edificanti, questo dell’incremento dei consumi e del fatturato ottenuti corrompendo di fatto i medici, che si sono lasciati corrompere e hanno imbottito del prodotto i pazienti talora fino a farli schiattare, è un precedente poco rassicurante sulla serietà di questa estensione del farmaco, su basi teoriche robuste quanto il filo di una ragnatela, a una patologia neurologica completamente diversa da quelle, ematologiche, oncologiche e renali, per le quali è stato sviluppato e approvato e per le quali ha almeno una ratio teorica – dovuta a studi di fisiologia che hanno utilizzato ratti e conigli – solida e lineare.

La comparazione sarebbe interessante e utile, per valutare qual è la variabile indipendente: se gli interessi di chi è malato o quelli di chi cura; se, data la malattia SLA, sperimentare sulla terapia con EPO è davvero la scelta più razionale tra le vie possibili per arrivare a un trattamento; oppure se, dati gli interessi economici, sono i malati di questa malattia feroce, e la conseguente disperata ricerca di una speranza cui aggrapparsi, ad offrire un’opportunità agli spiriti animali di industriali e speculatori per espandere il mercato dell’EPO; opportunità inconsistente sul piano biologico, e al quale la sperimentazione animale ha contribuito a fornire un alibi o una foglia di fico. Opportunità che può aggiungere danno a danno nei malati.

Ma tale confronto critico sarebbe poco salutare per l’ipotetico autore, perché oltre che sui modelli animali i farmaci come l’EPO, “blockbuster” nei profitti, possono contare su altri ausili; incluse istituzioni dello Stato, che quando non si occupano di difendere la democrazia dalla mafia e da altri birboni pensano a mettere a tacere, con sistemi animaleschi, chi intralci il progresso scientifico; facendosi custodi volontari del sacro fuoco di Prometeo;  e anche del relativo sistema di distribuzione di plusvalenze, cedole, dividendi e mazzette.

Oltre agli aspetti tecnici e economici ce ne sono di psicologici e culturali. L’uccisione di animali è un rito che sollecita i nostri istinti di crudeltà e insensibilità; ciò in campi, la medicina e l’igiene pubblica, che se non sono guidati da sentimenti umani scivolano verso la banalità del male. Quando ero resident in neuropatologia a Boston una volta fui mandato nello stabulario con l’occorrente per le autopsie. Trovai degli studenti di medicina del primo anno (retta 27000 dollari all’anno, in genere prestati da una banca; era il 1992) che aspettavano lievemente eccitati in una delle salette chirurgiche, attorno a un cane lupo, già sedato e immobilizzato, testa compresa. Lì mi venne detto che avrei dovuto rimuovergli la calotta cranica, da vivo, e poi l’encefalo, e indicare le principali parti anatomiche agli studenti. Il valore didattico della dimostrazione sarebbe stato modesto; meglio farli assistere alle autopsie di routine, o a un intervento, oppure a un esperimento, di neurochirurgia stereotassica.

Più che altro, i patimenti dell’animale e gli schizzi di sangue di cane avrebbero fatto acquisire agli studenti un po’ di quella “callousness”, così la chiamerebbe qualche critico anglosassone, che viene scambiata per “essere tosti”; mentre è la durezza del callo: ci si è fatto il callo, si diviene incalliti; callosità d’animo che in certi eserciti viene ottenuta nelle reclute facendogli scannare maiali; e che i futuri dottori avrebbero proficuamente applicato nella professione, sotto la maschera grave del medico preoccupato per il bene del paziente, mentre si sbrigavano a pagare il prestito alla banca per cominciare a far fruttare l’investimento. Io avrei compiuto un gesto senza senso e degradante. Così tornai su a mani pulite, dai miei capi coi quali già ero ai ferri corti.

Il dipartimento ospitava Imanishi-Kari, la ricercatrice allora al centro di uno scandalo internazionale per una frode scientifica che riguardava lei e un Nobel, Baltimore (detto “il papa”), e del quale aveva fatto le spese la ricercatrice che li aveva denunciati, O’Toole, ostracizzata dalla professione; i due erano difesi con tutti i mezzi dall’establishment scientifico; ci volle un senatore USA per sputtanarli e dargli una tirata d’orecchie. Sulla porta della sua stanza Imanishi-Kari aveva messo la foto della faccia ghignante di una gargoyle: un mostro in pietra ottenuto antropomorfizzando un animale.

3. Contro per buone ragioni.

La coltivazione del senso di umanità comporta che si rispetti la vita in tutte le sue forme. Quindi anche quelle animali. E’ prudente porre quante più barriere all’esercizio della violenza fisica, che fa presto a trovare giustificazioni e scorciatoie.

La sperimentazione animale oltre che un modello biologico per le malattie può essere un modello esistenziale del problema del male nel mondo: l’animale non ha scampo, sotto la mano dell’uomo; così come non l’abbiamo noi in mano al Fato, che con cura scientifica somministra dolore, col contagocce, o a volte strazia con i suoi ferri; o per chi ci crede in mano a Dio, che fa la stessa cosa, ma per il nostro bene a sentire alcuni dei vertici della ricerca scientifica italiana (3). Rinunciare a questo potere è un resistere come si può contro l’ordinamento maligno delle cose; è un gettare a terra l’offerta di rivalersi sugli animali del nostro destino per esorcizzarlo, per consolarsi; e chiedere invece conto al cielo, vuoto o abitato che sia, di tutto questo.

La sperimentazione animale è inoltre parte di quei parafernalia che danno un senso teatrale di scientifico, ma in sé non dà garanzie di scientificità, e può servire a propagandare il falso. Opponendosi alla sperimentazione animale ci si oppone anche a truffe pseudoscientifiche.

4. Contro per cattive ragioni.

E’ in corso da decenni un indebolimento della metodologia scientifica in medicina. La “scienza” oggi è il settore “ricerca e sviluppo” dell’industria medica, che è finalizzato al profitto, molto prima che alla conoscenza e al bene dei pazienti. L’industria farmaceutica è in realtà ben lieta di abolire i  controlli obbligatori di tossicità su animali; es. la Astra Zeneca, già accusata di avere soppresso dati preclinici sugli effetti collaterali di un farmaco oncologico, ha fatto propugnare tale abolizione a un suo ricercatore (4).

Beltz, l’inventore del primo farmaco che fu adottato per l’AIDS, l’AZT, si è detto pentito di averlo creato, avendo visto come è stato impiegato. L’AZT fu introdotto nella clinica sulla base di semplici esperimenti in vitro. Gli scienziati “eretici” che hanno evidenziato come l’AZT fosse un fattore causale della sindrome, piuttosto che una terapia efficace, hanno osservato che saltare la fase di sperimentazione animale sulla farmacodinamica ha contribuito all’equivoco: il risultato fu una somministrazione a livelli “prohibitively toxic” (5). In generale, la sperimentazione animale può dare elementi importanti – ma poco graditi a chi vende farmaci – sugli effetti paradossali, cioè iatrogeni, dei prodotti farmaceutici.

Non è stato quindi per le pressioni degli animalisti o per innata gentilezza d’animo che la UE nel 2007 ha messo al bando i test di cosmetici su animali, e nel 2008 gli USA hanno messo al bando i test tossicologici di inquinanti su animali. Si è pronunciata contro la sperimentazione animale in oncologia l’AIRC, che sulla patogenesi del cancro negli umani propaganda come verità scientifiche assodate affermazioni tendenziose (6) che sono il frutto di stime interessate; e, per stessa ammissione di chi li ha prodotti, non di dati stabiliti; e che vanno nello stesso verso di nascondere, assolvere e deregolamentare a favore dei grandi interessi.

C’è una convenienza a eliminare una metodologia, la sperimentazione su animali, che, con tutti i suoi limiti, può a volte dire “no”, “è falso”, a scoperte “scientifiche” finalizzate a fare alzare un titolo in Borsa; e può a volte dire “questo prodotto fa male”, “questo è mutageno e probabilmente cancerogeno”. La sperimentazione animale conviene al business quando appoggia le sue operazioni; è comoda per lanciare sui media la svolta epocale della settimana; ma dove porta a risultati sgraditi la si soppianta con la sperimentazione in vitro o i modelli matematici, che permettono ancora meglio di impapocchiare i risultati desiderati.

Non tutti, ma alcuni amanti degli animali sembrano frapporre psicologicamente gli animali tra sé e gli altri primati della loro stessa specie. Ci sono anche ragioni ideologiche, antiumaniste, contro la vivisezione, e in genere per la protezione degli animali: riconoscere pari dignità, o una maggiore dignità, agli animali favorisce una concezione più bassa della dignità dell’Uomo. Personalmente vedo il rispetto per gli animali non come un valore primario, ma come una conseguenza del rispetto per l’umanità. Se si mettono animali e persone sullo stesso piano, come alcuni apertamente predicano, può succedere che siano gli umani a essere trattati come animali. Appannando la distinzione tra uomo e animale, antropomorfizzando gli animali, si possono generare mostri; rischiamo di avvicinarci alla nostra natura zoologica, che incombe sotto di noi non meno del cielo stellato sopra di noi.

Gli animalisti fanno spesso parlare le immagini. Anch’io sono rimasto influenzato da ciò che ho visto; ma che non viene reso pubblico. Si freme davanti all’immagine neotenica di un piccolo di scimmia mentre viene “sacrificato”, secondo il termine usato negli articoli scientifici; non è difficile imbattersi in tali immagini. Ma le immagini dalla sala autoptica della “real thing”, di come vengono martoriati certi corpi dalla medicina commerciale; le immagini dei cadaveri dei bambini immolati sull’ara del business, degli esiti di forme cadenzate, sofisticate e controllate di macellazione, capaci di sviluppare un giro d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro a persona trattata, non verranno mostrate.

Se si vogliono curare davvero le malattie c’è bisogno non tanto di immagini commoventi quanto di informazioni. La lotta alla sperimentazione animale va nel verso della tendenza a sopprimere le informazioni; quelle esistenti e le fonti che potrebbero produrle. Pochi giorni fa l’ombudsman dell’EU ha dato ragione, ma solo nel loro caso specifico, a due affermati ricercatori danesi che protestavano perché l’agenzia europea del farmaco, l’EMA, rifiutava da tre anni di consegnare dati relativi agli effetti avversi, anche mortali, di due farmaci antiobesità. L’EMA ha fornito comunque dati censurati, dopo avere addotto come spiegazione del rifiuto a qualsiasi rilascio l’argomento che l’informazione avrebbe danneggiato interessi commerciali; una deroga prevista al diritto fondamentale di accesso dei cittadini ai documenti dell’UE.

I due ricercatori commentano che l’EMA trattenendo i dati protegge interessi commerciali prima che la vita e il benessere dei pazienti; è la questione che ho posto prima a proposito della inversione della funzione “malattia ==> prodotto di cura” nel caso SLA-EPO. Concludono che il comportamento dell’EMA mostra come ci sia qualcosa fundamentally wrong nella scala di priorità della medicina (7). Da noi le autorità ce la mettono tutta per mostrare ai loro attuali padroni zelo implacabile nel proteggere i recessi sacri della ricerca medica. Così per alcuni tipi di medico anche ottenere articoli da una biblioteca medica universitaria diventa una penosa corrida, dati i boicottaggi, nel silenzio complice di tutti, compreso il Procuratore della Repubblica; e per il ficcanaso perfino l’accesso a biblioteche pubbliche generali deve avvenire con il monito di CC o di vigili urbani che arrivano regolarmente sulla soglia insieme all’utente, come se si trattasse di sventare una rapina alle Poste.

E’ difficile restare indifferenti alle immagini dei candidi piccoli di foca imbrattati del loro sangue mentre i cacciatori di pelli li massacrano a picconate sul pack; o al pathos del cane il cui sguardo continua a esprimere fedeltà all’uomo mentre muore legato al tavolo sotto l’attenzione perversa dei ricercatori. Intanto la FDA, e anche l’EMA, stanno mostrando interesse, dietro pressioni delle case farmaceutiche, che considerano “partners”, o “clienti”, per forme di approvazione parziale tipo “live license”, in analogia con quanto avviene col software: si consentirà l’entrata in commercio dei farmaci basandosi su ricerche “beta”, senza neppure completare i controlli, già fragili e aggirabili,  del trial clinico; come per i software, ci sarà un continuo “aggiornamento” a mano a mano che i dati sugli effetti arrivano dalla popolazione che assume il farmaco. Solo che qui i bugs non impallano un PC, ma possono consistere ad esempio nel caso dell’EPO nel blocco dell’afflusso di sangue ad aree del cervello o di altri distretti.  Ma gli anziani, i padri, le madri, i giovani, i bambini che fanno da cavie (cavie paganti) non commuovono quanto i cuccioli di beagle o di macaco.

Gli animalisti pensano di opporsi all’affarismo medico; sono spesso fautori delle medicine alternative. Non lo sanno, ma combattendo la sperimentazione animale accettano da quell’industria che credono di contestare una varietà dello stesso prodotto al quale deve gran parte del suo successo: il senso, una narrazione che soddisfi sul piano morale ed esistenziale. Mentre la medicina razionale in prima battuta suona meno umana delle storie suadenti confezionate per le masse; siano storie di farmaci miracolosi o di poveri animaletti.

I movimenti animalisti e antivivisezionisti costituiscono spesso una forma di dissenso romantico gradita al potere: fanno sfogare la sensazione diffusa ma indistinta che la medicina attuale comporti abusi e crudeltà; distraggono dagli orrori delle frodi della medicina sugli umani; facilitano l’eliminazione di strumenti di controllo ormai ingombranti, ottenendo in cambio consenso. Ci sono stati anche atti di violenza e attentati in nome dei diritti degli animali; queste forme terroristiche, non si sa quanto pilotate (8), facilitano la repressione del dissenso tecnico e democratico agli abusi commessi in nome della “scienza”; un gioco quest’ultimo che non dovrebbe suonare nuovo a chi abbia presente il “destabilizzare per stabilizzare” degli anni del terrorismo armato.

*    *    *

Personalmente concludo che la sperimentazione su animali è etica e raccomandabile in linea di principio, purché abbia finalità esclusivamente scientifiche e obiettivi positivi per l’umanità; purché sia condotta e interpretata con onestà e rigore, ed eviti quanto più possibile sofferenze agli animali. Condizioni che molto spesso nella pratica non sono rispettate.

Gli oppositori della sperimentazione animale dovrebbero considerare la tabella, e in particolare la casella n.4: il rischio che le loro sincere posizioni progressiste vengano strumentalizzate dal potere. Questo accade più di frequente di quanto si pensi; c’è una hidden agenda anche per la bioetica.

Anche per il testamento biologico e l’eutanasia è possibile costruire una tabella etica 2×2, e la casella “a favore per cattive ragioni” è tutt’altro che vuota, data la presenza di interessi materiali che il dibattito mediatico trascura (9). Anche lì lo spoglio porta a un quadro più complesso di quello dell’attuale dibattito, schematico e manicheo; e porta a considerare se sostenendo il testamento biologico, o opponendosi, nei ristretti termini imposti dal dibattito ufficiale, non si sta inconsapevolmente accettando un falso dilemma, che andrà a nostro discapito qualunque sia la scelta (10,11).

https://menici60d15.wordpress.com 1. Arcovio V. Sla, per rallentare la malattia ora si prova con l’Epo. Il Fatto quotidiano, 12 mag 2011. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/12/sla-per-rallentare-la-malattia-ora-si-prova-con-lepo/110565/ 2. Berenson A, Pollack A. Doctors reap millions for anemia drugs. New York Times, 9 mag 2007. 3. I “preambula fidei” di San Tommaso e quelli di De mattei e Carancini. https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/16/i-preambula-fidei-di-san-tommaso-e-quelli-di-de-mattei-e-carancini/ 4. Robinson S. et al. A European pharmaceutical company initiative challenging the regulatory requirement for acute toxicity studies in pharmaceutical drug development, Regul. Toxicol. Pharmacol. (2008), doi:10.1016/j.yrtph.2007.11.009. 5. A Critical Analysis of the Pharmacology of AZT and its Use in AIDS.Eleni Papadopulos-Eleopulos et al. Curr Med res Opin 1999. 15: S1-45. 6. Il pornografico e l’osceno. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/30/il-pornografico-e-l’osceno/ 7. Gotzsche P.C, Jorgensen, A W. Opening up data at the European Medicines Agency. British medical journal, 10 mag 2011. 8. Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/ 9. Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/03/09/questionario-immaginario-ai-magistrati-sul-testamento-biologico/ 10. Contro il relativismo etico ed epistemico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/ 11. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/

§ § §

18 luglio 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Montichiari, sequestrato dalla Forestale l’allevamento “lager” di Green Hill” del 18 luglio 2012

La sperimentazione animale è un argomento complesso. Può accadere che il potere usi la lotta gli orrori e alle frodi della vivisezione per coprire, e per favorire, gli orrori e le frodi della medicina su esseri umani; apparendo allo stesso tempo aperto e compassionevole. Ricordo ad es. che è in corso una deregulation che riduce i controlli di sicurezza e di efficacia prima immettere sul mercato nuovi farmaci. Ciò sta portando a una condizione di continua sperimentazione di massa su umani, della quale non si parla e per la quale nessuno si commuove; grazie anche a operazioni di distrazione come questa di Green Hill. La visceralità di molti “antivivisezionisti” preclude il dibattito con loro. A chi è aperto al dubbio segnalo questo:

Sperimentazione animale: uno spoglio etico http://menici60d15.wordpress.c…

insieme alla riflessione che in questa “battaglia” “di civiltà” si ritrovano al fianco di alcuni tra i più strenui difensori della medicina commerciale, come Formigoni, la berlusconiana Brambilla, le forze di polizia e gli uffici giudiziari di Brescia.

§ § §

No, parlo di sperimentazione di fatto legalizzata, sulla popolazione inconsapevole, derivante dal ridurre i controlli sui farmaci, riducendo i tempi per l’approvazione, gli standard, es. mediante l’uso dei “surrogate end points”, e spostando parte dei controlli a tempi successivi alla immissione sul mercato, con controlli a posteriori come il “risk sharing” e la sorveglianza post marketing. Queste pratiche, e la connessa corruzione degli organi di controllo e dei media, espongono a situazioni come il caso Avandia, un antidiabetico che ha provocato decine di migliaia di morti prima di essere ritirato.

§ § §

E di che Foggianello. Semmai dovrei essere io a scusarmi per aver citato temi e posizioni “extramediatici”, che non troverai riportati nè su Mediaset nè sulla Rai.

*  *  *

22 agosto 2012

Blog de Il Fatto Commento al post di D. De Felice “E’ tempo di staminali ?” del 21 agosto 2012

L’atrofia muscolare spinale colpisce anche i cani e i gatti. Si sono individuati modelli animali della patologia (Zanotelli et al. Fund Neurol, 2010. 25:73). Al di là della decisione specifica sul caso della piccola Celeste, caso che data la risonanza sta diffondendo presso il pubblico notizie che appaiono infondate e dannose, la magistratura potrebbe disporre di fare eseguire  verifiche sperimentali su animali delle affermazioni miracolistiche della Stamina foundation. Tali prove sarebbero anche nell’interesse dei pionieri, che si dicono osteggiati da “Big pharma” e sono attualmente accusati di truffa e associazione a delinquere. Si potrebbe anche testare la terapia su cani da laboratorio ai quali sia stata praticata una sezione del midollo spinale.

Purtroppo, conoscendo di persona i metodi criminali e miserabili coi quali a Brescia si protegge il business delle staminali, un mega business che nonché essere avversato gode di appoggi impensabili, in quartieri insospettabili, credo che si voglia andare nel verso opposto a quello della chiarezza, e anzi fare caciara per ottenere degli spot mediatici sulle staminali, dove quel che più conta è il clamore. Queste notizie scandalistiche creano in ogni caso speranze e aspettative; che saranno soddisfatte da susseguenti studi “seri” che presenteranno risultati, e relativi prodotti commerciali, meno eclatanti ma comunque ragguardevoli… Le staminali in carenza di risultati reali hanno bisogno di dosi particolarmente elevate di manovre mistificatorie e di propaganda; queste si scientifiche.

*  *  *

@Marco Biti. Anche l’opposizione alla sperimentazione animale può essere funzionale agli interessi dell’industria farmaceutica, permettendo di presentare prodotti “scientifici” saltando i controlli; come mostra questo caso della Stamina Foundation, che si sta sviluppando a Brescia parallelamente alla vicenda di Green Hill:

Sperimentazione animale: uno spoglio etico http://menici60d15.wordpress.c…

Riguardo all’illusione di Vita eterna, c’è chi pensa di ottenerla tramite farmaci; ma sembra che a loro volta alcuni attivisti facciano dell’animalismo un culto, a giudicare dall’irrazionalità, dalla veemenza, e dal sovvertimento della scala tradizionale dei valori.

*  *  *

11 novembre 2012

Blog “Come Don Chisciotte”

Commento al post di T. Mastroiaco “A.L.F. ANIMAL LIBERATION FRONT” del 9 novembre 2012

Una réclame perché ci si occupi del dolore degli animali invece che delle politiche che provocano dolore e sofferenza nelle persone; e un appello agli imbecilli per un nuovo terrorismo di Stato.

*  *  *

6 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sperimentazione e modelli computerizzati: se il biologo si chiama computer” del 5 maggio 2013

Anche  i modelli matematici applicati alla medicina vengono deformati dalle pressioni commerciali. La biomatematica può spiegare che “La norma della crescita biologica è quella esponenziale. Una casa cresce per accrezione: i mattoni che rappresentano le unità di incremento non crescono essi stessi. Ma la caratteristica centrale della crescita biologica è che ciò che è formato dalla crescita è esso stesso a sua volta capace di crescere” (P. Medawar). Ciò aiuta a comprendere come il trapianto di midollo osseo, dove cellule staminali producono – come avviene fisiologicamente – centinaia di milioni di cellule isolate al giorno, non autorizza alla metafora del muratore, nella quale cellule staminali sarebbero capaci di rimpiazzare i “mattoni” perduti nei parenchimi e nei tessuti strutturati a popolazione cellulare stabile o perenne.

Su questo principio basilare si tace, per non guastare la piazza al business delle staminali. Altre volte invece si vorrebbe soppiantare la sperimentazione, oggi scomoda per il business, col computer. Pretesa che ricorda un errore del grande biomatematico D’Arcy Thompson. Dimostrò matematicamente che nella gallina la peristalsi foggia l’uovo in modo che il polo ottuso stia davanti rispetto al moto. L’uovo esce in effetti così; solo, studi radiografici hanno poi mostrato che in realtà l’uovo procede nell’ovidotto col polo acuto avanti, e si capovolge poco prima della deposizione.

 *  *  *

24 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Sperimentazione animale, corso su metodi alternativi all’Università di Genova”

“Si va verso un futuro – conclude la studiosa [Anna Maria Bassi] – in cui il modello sperimentale sarà l’uomo stesso”. Anche a me sembra che si stia andando – non per eccesso di scrupolo etico, ma per facilitare il business – in questa direzione, es. con i farmaci immessi in commercio col triangolo nero. La studiosa vuole l’obiezione di coscienza sull’eventualità di lavorare su modelli animali. Ho già raccontato di quando in un centro universitario USA mi rifiutai di asportare l’encefalo a un cane lupo vivo (“Sperimentazione animale: uno spoglio etico”). Vorrei sapere se sarà prevista l’obiezione di coscienza anche per la sperimentazione su H. sapiens, oltre che quella sulle altre specie.

*  *  *

16 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Di Sano “Topi soppressi per mancanza di fondi, chiesto processo per ricercatore”

“Uomini e topi”. Io lo vedo qui a Brescia; difendendo assiduamente i diritti degli animali da laboratorio la magistratura ha trovato un abile modo per omettere di occuparsi degli illeciti commessi a danno delle persone dai grandi interessi che controllano la ricerca biomedica. (Interessi criminali che a volte aiuta fattivamente). Una priorità invertita che suona progressista, ma che con questi ricorrenti interventi così puntuali – o pedanti – va a favore dei poteri forti, stimolando due movimenti di opinione estremisti: quello della difesa acritica della sperimentazione animale, che è utile ma ha dei limiti; e può essere usata per frodare, soprattutto a livello di ricerca di base; e quello che vede solo il lato animale, e opponendosi per ragioni etiche, o sentimentali, ai modelli animali favorisce l’indebolimento della metodologia scientifica, e cioè in pratica favorisce la deregolamentazione dell’immissione di nuovi farmaci a spese degli umani; sui quali sta venendo trasferita una parte sempre maggiore dei rischi della sperimentazione.

*  *  *

19 e 20 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici (podcast)”

Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.

“ ‘With clinical evidence becoming an industry advertisement tool and with much ‘‘basic’’ science becoming an annex to Las Vegas casinos” … “Claims are even made that with new big data, the scientific method is obsolete: petabyte data will replace the scientific method (28) . I apologize for being so old fashioned, but I believe the scientific method is alive and well and will remain so, regardless of amounts of data.
28 The data deluge makes the scientific method obsolete. Available at http://www.wired.com/2008/06/p…. Accessed January 7, 2016.”

Ioannidis JPA. Evidence-based medicine has been hijacked: a report to David Sackett. Journal of Clinical epidemiology, 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jc…

§  §  §

12 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Green Hill, la Cassazione chiude la vergognosa vicenda dei beagle. Ma non basta”

In un paese civile non si infliggono sofferenze non necessarie agli animali; e prima ancora non si usano gli umani come cavie, immettendo nella pratica clinica farmaci non sufficientemente testati. In un paese incivile uomini e bestie sono trattati in maniera simile. In un paese fintamente civile si allentano i controlli sui farmaci facendo mostra di affannarsi a evitare sofferenze agli animali mentre si lascia che i farmaci vengano testati sulla popolazione (es. Carome M. Worst pills. Ott 2017. US Senate passes “False hope” Act. Pease AM et al. Postapproval studies of drugs initially approved by the FDA on the basis of limited evidence: systematic review. BMJ, 3 mag 2017). I magistrati, in particolare quelli bresciani, mostrano grande sensibilità per “gli esseri viventi e senzienti come noi” (Amendola); associata a una posizione “business friendly” sugli esperimenti condotti a beneficio del business biomedico su intere popolazioni di primati della specie H. sapiens.

§  §  §

26 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Veterinario infrange il codice della strada per salvare un cane in fin di vita, merita una multa?”

Due professori di medicina d’urgenza, veterani delle Emergency Room, hanno incluso la velocità tra i miti tossici della medicina*. La medicina concitata, che dà priorità alla velocità a scapito del verificare e pensare, causa danni, spiegano. Mio padre, avvocato, mi raccontava che a volte l’urgenza viene usata per commettere imbrogli e abusi. Ciò avviene anche in medicina. Giuristi, e manuali di primo soccorso, prescrivono di non mettere a rischio l’incolumità di altri per soccorrere una persona. Tanto meno uno stato terminale giustifica il fast and furious al PS, o altre misure eroiche. Se poi il soggetto è un cane, ci si accorge che ci si è molto sollevati da terra, tra cirri, angioletti con la cetra e paradisi dei cani. Ieri Mattarella diceva che i magistrati non devono farsi influenzare dai media. Ma, almeno in campo biomedico, sono a volte loro stessi influencer, es. qui il dr. Amendola col mito dei blitz medici, con l’accanimento terapeutico sui morenti come rito, con l’antropomorfizzazione degli animali, che porta alla animalizzazione degli umani. Bisognerebbe tornare sulla crosta terrestre, e alla parola “osteosarcoma” pensare semmai all’associazione tra il rischio di sovradiagnosi di questa neoplasia e i crescenti appetiti del business biomedico sui tumori dell’età giovanile; a come la paglia stia incustodita accanto al fuoco.

*Emergency docs highlight toxic health care myths. Health News Review, 13 ago 2018

piero nardi. Sono le INTENZIONI a condurci dall’Essere Uomini all’Essere Superuomini. (Commento rimosso).

@ piero nardi. C’è anche il superomismo medico, ma la maggior parte dei medici veste concezioni nicciane più che per porsi sopra la massa per porsi fuori tiro dal rischio, derivante da Costituzione e codici di risarcimenti, svergognamenti e galera. Già 60 anni fa il famoso chirurgo Dogliotti sosteneva che “il chirurgo … deve mantenere un’ampia indipendenza scientifica e morale, al di sopra della stessa magistratura comune … » la quale, davanti all’errore di un chirurgo, dovrebbe affidarsi a una sorta di « Corte di scienziati » « prima di esprimere giudizi sulla liceità o correttezza della nostra opera … »”. (G. Ferrieri. Il medico. 1963). Ci sono diversi esempi di come i magistrati, e ora anche le leggi, accordino franchigie e immunità ai medici. Una necessità per l’attuale business medico, che ha fatto degli effetti avversi un moltiplicatore di profitto. Tutte le scuse sono buone*, giocando sulla presunta sacralità della cura; solo lo Ubermensch veterinario, che si pone al di là del Bene, del Male e del Codice della Strada in nome dello stato di eccezione canino, per ora non è passato.

*La medicina difensiva come scusa e come illecito. Sito menici60d15.

§. §. §

7 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara ” “Telethon tortura, no vivisezione”, scritta spray sulla sede della Fondazione: “Un attacco diretto alla ricerca scientifica” “

Le manipolazioni della medicina stanno venendo usate come formidabili casus belli. Un allarme medico opportunamente ordito può fare chiudere una grande acciaieria; o deviare nel senso voluto l’economia mondiale e i suoi equilibri. La medicina è sempre più marketing. Si prospetta un pericolo tremendo e si dà la soluzione, presentandosi come salvatori.

Gli agitatori dell’animalismo – una dottrina antiumanista, e di supporto al generale indebolimento degli standard di ricerca – che somigliano ai terroristi pilotati dei decenni precedenti, offrono il destro, mentre impazza la paura, agli spin doctor di presentare Telethon come la fiaccola della ragione contro le tenebre. Non si parla della sperimentazione sulla popolazione costituita dall’immissione in commercio di farmaci tanto propagandati quanto non adeguatamente testati; a partire da quelli per le malattie rare*, in Italia promossi da Telethon. E’ un non sequitur sostenere che essendo oggetto di attacchi ideologici e vandalismi allora si è scienziati corretti, e filantropi. Posso testimoniare che Telethon, la beniamina del grande capitale, gode di attività di soppressione del dissenso da parte di istituzioni e grandi aziende, di livello criminale, impunite e libere di agire dietro all’indignazione per i tempistici show degli animalari.

*Herder M. The FDA and Sarepta: a window into the real world of drug regulation. Stat 3 set 2019.

@ Paolo-A. A proposito di animali, Montanelli raccontava di quell’incidente dove nel tentativo non riuscito di evitare un cane un’autobotte si rovesciò, prese fuoco e incendiò un villaggio. Chi titolasse “Tragica fine di un cane” sarebbe negato per il lavoro di giornalista, commentava. Anche nel mio commento il tema della sperimentazione animale è secondario. Lei poi attribuisce posizioni estreme e semplicistiche proprio a me, che ho cercato di descrivere* come ci siano 4 possibilità sull’etica della sperimentazione animale: pro per buone ragioni; pro per cattive ragioni; contro per buone ragioni; contro per cattive ragioni.

*Sperimentazione animale. Uno spoglio etico. Sito menici60d15.

@ Paolo-A. Lei scambia la sua ignoranza per la mia. Se non si conosce una parola non si deve desumerne che quindi non ha significato, come fa lei. Ho scritto “antiumanista”, ed è quello che voglio dire. La parola “antihumanism” su Google dà 160000 risultati. Wikipedia: “E’ una teoria critica dell’umanesimo tradizionale …”. Si informi e corregga lei le sue lacune prima di scrivere che io intendo dire “antiumano”, e partire in quarta a dire che non mi devo permettere. Io rispetto animalisti anche estremi, ma sinceri, come Ruesch. Sono libero di non apprezzare e criticare il bioterrorismo pilotato, gli ideologi dell’antiumanesimo come Singer, lo “specismo”, le gattare, gli sciocchi. Quelli che pontificano pomposi di topi, ratti e criceti e non si curano della sperimentazione di massa su H. sapiens tramite l’immissione nella pratica di farmaci non adeguatamente testati o testati in maniera fraudolenta. Quelli che usano l’animalismo per sviare il discorso e lasciare nell’ombra le manipolazioni della med

@ Paolo-A. Secondo lei è illogico e scorretto chiedere a chi contesta l’uso degli animali come cavia di non trascurare l’uso dei primati della specie umana, in massa, come cavia. Mi pare un po’ come dire che è illogico criticare chi picchia la moglie e fa il galante fuori. Anni fa un animalista mi rispose che sì, bisogna sperimentare sugli umani e non sugli animali. Come ho scritto, alcune delle critiche alla sperimentazione animale hanno del merito; diversi animalisti però hanno posizioni tortuose e innaturali, che sembrano pescare in strati profondi; che appaiono essere stimolati e fatti affiorare per lasciare indisturbate storture che dovrebbero avere maggiore priorità. Gli animalisti contesteranno immagino l’uso di animali ammaestrati; sarà illogico e scorretto, ma penso dovrebbero considerare anche la pratica di ammaestrare il pubblico degli umani perché risponda con l’indignazione o la paura a stimoli preordinati, mentre ignora motivi di indignazione e preoccupazione autentici.

@ Paolo-A. Io invece penso che occorra avere la capacità di pensare i vari problemi reali, e i principi, contemporaneamente, non uno a uno, perché sono interconnessi. Dopo le malattie cardiovascolari e il cancro, gli effetti iatrogeni dei farmaci da medicina “scientifica” sono la terza causa di morte nei Paesi occidentali. E’ poco noto, e se ne parla molto meno che dell’etica della sperimentazione animale. Per lei, che si pone come insegnante del corretto modo di pensare, il silenzio sulle morti iatrogene derivate dall’attuale forma della scienza biomedica è “benaltrismo” rispetto allo scottante problema dell’uso di animali di laboratorio nella ricerca biomedica; una posizione non tanto distante da quello che mi diceva che bisogna sperimentare solo su umani. Mi tornano in mente gli encefali che tanti anni fa, in un laboratorio universitario di neurochimica, estraevo da ratti neonati. Avevano dimensioni paragonabili a quelle della falange distale del pollice, e gli emisferi erano lisci, senza solchi.

@ Paolo-A. Ci sono serie ragioni per mettere limiti alla corsa alla sperimentazione biomedica; tra di esse, la necessità di imporre studi davvero scientifici (incluso il vietare l’uso arbitrario di modelli animali non validi), e l’abbandono della ricerca per produrre pezze d’appoggio cartacee a speculazioni commerciali sulla malattia. Ma rinunciare alla conoscenza e al progresso per non sacrificare animali di laboratorio è un capriccio; gradito al business, perché offre la scusa per un ulteriore indebolimento delle metodologie.

Si vede che lei odia le polemiche e le schermaglie sofistiche. Si ricorda dello antiumanismo, col quale ha cominciato, redarguendomi perché secondo lei non esisteva dato che non lo conosceva? Anche la relazione tra battage sulla sperimentazione animale e gli aspetti più gravi e sinistri, taciuti, della ricerca biomedica non è che la si possa escludere dato che lei non la vede. Credo che lei dovrebbe concentrarsi sul compito che si è scelto, di difendere il fronte altrimenti sguarnito dei diritti dei porcellini d’India.

@ Paolo-A. ”Il compito che mi sono scelto, in questo e in altri miei interventi, è combattere l’uso disinvolto di pseudologiche fuorvianti, in qualunque contesto, che sono una delle piaghe di questa nostra civiltà, con conseguenze pesantissime.”. Questo può dirlo di sé un Tommaso Campanella: “Io nacqui a debellar tre mali estremi / Tirannide, sofismi, ipocrisia.” Nel suo caso il compito coincide con lo hand-waving del troll che la butta in caciara e insulta senza l’ultimo brandello di pudore a difesa del pensiero unico. Qui a difesa del falso dissenso, consentito e incoraggiato perché occupi il posto di quello proibito. E’ comprensibile che certe attività ricorrano a eufemismi per definirsi. Es. escort per prostituta, o informatore scientifico per piazzista di farmaci e sensale di comparaggi. Le manipolazioni linguistiche sono comuni nei tanti lavori offerti dal leviatano medico; sono usate da chi cerca un piatto di minestra senza andare per il sottile, rappresentanti farmaceutici e troll; ma anche negli ambienti più austeri*. Tra tanti medici “supereroi” (ministro Speranza) e “grandi scienziati che lavorano ogni giorno per farci uscire dal buio della malattia e dell’emarginazione” (Telethon, qui), in questa galleria di vergini autocertificate, occorrono quelli come lei nati per accorrere a imbrattare verità nascoste che affiorino.

*Vinker CH et al. Use of positive and negative words in scientific PubMed abstracts between 1974 and 2014. BMJ, 2015. 351: h6467.

§  §  §

8 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Sperimentazione sui macachi, Franco Frattini e i tweet contro il progetto che ha “congelato” da presidente di sezione del Consiglio di Stato”

a) Si può essere a favore della sperimentazione animale per buone ragioni, perché fornisce modelli utili al progresso consentendo quella che è la via irrinunciabile della scienza autentica, la sperimentazione. b) Si può essere a favore per cattive ragioni: spesso i modelli animali sono inadeguati e vengono usati come pezze d’appoggio per frodi biomediche. c) Si può essere contro la sperimentazione animale per buone ragioni: per creare un margine di rispetto per la vita umana opponendosi alla violenza sugli animali quando inutile, fraudolenta o addirittura sadica. d) Si può essere contro per cattive ragioni: per svilire l’Uomo accomunandolo alle altre specie biologiche; per compensare psicologicamente con l’amore per gli animali carenze verso i propri simili; e a fini di deregulation, che sempre più permette di vendere e fare assumere farmaci non adeguatamente testati – con i cittadini usati come criceti, e a volte come bestiame sacrificabile; ma senza LAV che li difendano (1).

Frattini, “fattorino della Nato” (2) e esponente di un organo giudiziario strumento di inconfessabili ingerenze dei poteri forti, appare essere mosso dalla quarta che ho detto. Mostra nel campo giudiziario la diffusa “etica a tre”, dove si trae piacere doppio, appoggiando istanze che fanno apparire di animo nobile e che procurano meriti presso grandi, ma miserabili, interessi.

1 Sperimentazione animale: uno spoglio etico. Sito menici60d15.
2 Riecco Frattini, “fattorino” Nato. Il Fatto, 6 ott 2012.

@ strprogetti. L’immensa eterogeneità biologica viene in effetti spesso volutamente sottovalutata, a fini truffaldini. Es. per attribuire gratuitamente validità esterna infondata a trial clinici; o valore diagnostico a test genomici, l’informazione genetica essendo non un “progetto” fisso ma il fluido regno del combinatorio; o per vendere farmaci off-label, per analogia; o per vendere vaccini contro virus ad alto tasso di mutazione che si finge essere stabili (e allo stesso tempo trascurando la cross-reattività dell’immunità naturale e già acquisita, per sostenere la tesi delirante che saremmo senza altre difese che quelle vendute dal business biomedico).

D’altra parte gli esseri viventi hanno meccanismi di base comuni, universali; ciò ha permesso, soprattutto in campo fisiologico, di ottenere preziose inferenze sul nostro corpo da specie diverse. Come spiega il libro divulgativo “How life works: the inside word from a biochemist”.

Questo sul piano biologico. Su quello morale, gli animalisti, che additano, esagerandola, la diversità biologica tra l’uomo e le altre specie, hanno una tendenza a minimizzare la diversità morale tra umano e non umano. Ciò può essere sostenuto sulla base di altissime (un po’ troppo vertiginose forse) convinzioni filosofiche; ma nella pratica va a servire interessi della peggiore specie, che trattano l’uomo come una bestia; e che in campo medico lo fanno anche ignorando l’eterogeneità biologica di cui sopra.

@ My. A me pare che i “diritti animali” siano inventati da chi stabilisce cosa è politically correct e manovra gli appassionati di animali per andare in senso antiumanista, e per introdurre un diritto alla bestialità. In linea con l’ideologia liberista del darwinismo sociale, del “la società non esiste” (Thatcher), del “o sei leone o sei gazzella”; e in linea con l’ecologismo elitista, che vede troppi primati H. sapiens infestare la Terra, che considera suo possesso.

D’altra parte, avete dalla vostra un presidente di sezione del Consiglio di Stato; notoriamente sensibile ai desiderata dei poteri che detengono l’egemonia militare e culturale. In fondo questa vostra “zoologizzazione” può essere vista come un inverarsi dell’apologo di Orwell, che il mondo è una fattoria di animali; dove quelli che gridano “uguaglianza” poi finiscono col tiranneggiare, specificando che alcuni animali (cioè loro) sono più uguali degli altri.

@ My. Il bias lo ha lei, che non vede come il suo zoologicismo sia una tessera di un mosaico più ampio: di ciò che è stato chiamato “il radicalismo sovversivo del liberismo” (Michea). Come il sessantottismo; e come oggi la wokeness e la cancel culture, altre caricature alla George Grosz di posizioni rispettabili.

L’estensione cervellotica dei diritti li diluisce fino ad annullarli. In etica e diritto l’art. 1, il rispetto per la persona umana, viene diluito dall’errore categoriale dell’uomo come specie animale fra le altre (mentre in medicina si negano i vincoli biologici dati dalla nostra condizione di mammiferi raccontando favole grandiose). Per contrastare gli abusi su animali non c’è bisogno della tesi che li equipara agli umani. Una pensata da esaminare non come “idea”, perché come tale è irricevibile, essendo troppo stramba; ma come ideologia. Cioè come un sistema descrittivo e valoriale costruito a tavolino; che fa presa su buoni appigli psicologici naturalmente presenti nella psiche di molti.

Una ideologia che a me pare una aberrazione di principi validi, studiata per fare crescere frutti velenosi. “Serve eccome ad affrancare l’uomo dallo stato di bestia” certifica lei; intanto accade che case farmaceutiche (Glaxo) conducano studi segreti su animali – che mostrano effetti cancerogeni – non prima ma in tandem con trial clinici su umani (“Human guinea pig” asks for animal studies. In: Survival in an overmedicated world. Gotzsche, 2019).

@ My. Non vada all’aceto e non insulti. Capisco che il suo amore sconfinato per tutto il vivente si estende anche ai procarioti, in questo caso Acetobacter aceti. Ma lei sta confermando quel che si dice sulla scarsa simpatia verso i sapiens da parte di quelli che i loro totem se li fanno ancora con gli animali della foresta, come ai tempi di quando alcune tribù si dipingevano la faccia di blu.

@ My. Persone del suo elevato livello, che condivide con il suo beniamino di palazzo Spada, non dovrebbero confondersi con quelli come me. Quelli del vostro livello possono consolarsi dell’amarezza derivante dal confronto con gente “meccanica e vile” considerando che le case farmaceutiche sono di una munificenza regale nel compensare chi lavora per le manipolazioni ideologiche e l’epurazione di soggetti scomodi necessarie ai loro affari.

Riflessioni e divagazioni sulla scelta dei nomi

4 May 2011

Blog “Appello al popolo” 4 mag 2011

Che nome gli metterò? Disse fra sé e sé. Lo voglio chiamar Pinocchio, il nome gli porterà fortuna; ho conosciuto una famiglia di Pinocchi … e tutti se la passavano bene. Il più ricco chiedeva l’elemosina”.
Mastro Geppetto

In un recente post di questo blog un padre ha parlato del senso gravoso di responsabilità provato nel dare il nome a un bambino. Nello scegliere un nome per un bambino – o nel darsi uno pseudonimo da usare nei blog – giocano diversi elementi. Tra questi, può essere utile considerare che il nome deve assolvere a due funzioni, che in parte sono contrastanti; e che quando sono soddisfatte contemporaneamente possono assieme andare in una direzione sbagliata. Una è quella identificativa; per la quale il nome deve essere univoco. La burocrazia cerca di ottenere l’univocità aggiungendo all’occorrenza al nome e cognome la data di nascita e la paternità. Idealmente, ci si potrebbe chiamare con un semplice codice alfanumerico, una sequenza di lettere e numeri, della minima lunghezza sufficiente ad assicurare la copertura dell’insieme delle persone da registrare; un identificativo rigoroso e totalmente muto sul piano umano. Come il codice fiscale, che però echeggia ancora il nome e cognome riprendendone alcune consonanti.

Si potrebbe costruire un algoritmo che generi automaticamente il nome-codice partendo dalla data di nascita e dal codice dei genitori; verrebbe emesso in sala parto da un terminale, che produrrebbe un’etichetta al momento della prima fasciatura; magari integrato alla bilancia pesabambini, così come la bilancia dei supermarket emette l’etichetta della frutta per la cassa. Nella società multietnica, dove la nazione è un porto di mare, inondato di volti anonimi, una babele di nomi e cognomi, di documenti falsi e di sans papier, la necessità di assegnare identificativi univoci alle persone sta acquistando importanza. Di certo la pratica di identificare le persone con codici “sintattici” ottimizzati per il trattamento dati, come il codice fiscale, magari preregistrati su un supporto elettronico, crescerà con lo sviluppo dello e-commerce.

L’altra dimensione del nome è quella morale, dove il nome identifica sé stesso: segnalando che è un significante che ha per referente una persona, non un oggetto qualsiasi. La modernità e i suoi gadget non riducono questa necessità, tutt’altro. Inoltre, mentre la ridondanza è peccato nel “modello relazionale” – la teoria matematica alla base della costruzione dei moderni database dove si raccolgono anche i nomi – un codice ridondante aiuta gli umani a ricordare il nome stesso, non lavorando la nostra memoria come quella di un computer. Come il ciondolo di un portachiavi aiuta a maneggiare e a non perdere una chiave.

Nelle nostre culture si usano “antroponimi”: nomi propri specifici per gli individui. Presso gli antichi romani il senso della “de hominis dignitate” veicolato dagli antroponimi risultava rafforzato dall’uso di una sequenza, che allunga il nome (prenomen; nomen, che indicava la gens; e cognomen): Lucio Anneo; Marco Tullio; Publio Cornelio; Quinto Fabio Massimo, il vincitore di Annibale (che a dirla tutta si chiamava Quinto Fabio Massimo Verrucoso).

Questo senso di dignità viene trasmesso anche dall’uso russo del patronimico, introdotto per ragioni identificative. I nomi storici usati da alcune nazioni degli indiani americani sono descrizioni umane della natura; paradossalmente spesso definiscono una persona con descrizioni di animali, come se si associasse la persona a un’entità totemica: “Alce chiazzato”, “Scoiattolo che ride” “Gru bianca che cammina” “Sole che sorge”. Questi nomi trasmettono un piacevole lieve pathos. Per la falsa referenza, la discrepanza tra il significato e il referente, e la qualità del significato, si prestano a canzonature da parte di noi Occidentali. Ma un vecchio saggio pellerossa potrebbe in teoria rispondere che i visi pallidi sono pazzi anche nel dare un nome alle cose umane. A volte identificano le persone con codici che non consentono alcun fraintendimento, che poi strutturano in database elettronici conservati a migliaia di chilometri di distanza. Si vantano per atti come questo di essere superiori in quanto razionali; ma sui nomi di parti del corpo malate fanno cose da pazzi, che smentiscono sia il possesso di una razionalità degna di questo nome sia la pretesa di essere il faro del mondo.

Per esempio, chiamano “carcinoma in situ” proliferazioni epiteliali della mammella che non sono cancro e che in gran parte restano occulte, se non le si va a cercare. Questa denominazione, assieme ad altri fattori, allarga anziché restringere l’area grigia tra benigno e maligno, il confine che avrebbe dovuto essere dovere primario della medicina definire nella maniera più rigorosa possibile. E’ stato osservato che questo è un nome arbitrario che assurge a diagnosi [1]. Un modo di chiamare le cose all’uso del paese di Acchiappacitrulli [2].

E in un certo senso anche un modo fraudolento di chiamare una persona, o un essere animato; perché il cancro, una scomposta vegetazione cellulare fuori controllo, psicologicamente è Il Male, ed è come la Morte un’entità personificata, o comunque con un’anima, con la quale a volte i pazienti dialogano mentalmente. Oppure ne studiano angosciati il nome, come “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello: “Un nome dolcissimo… più dolce di una caramella: Epitelioma…”.

Anche i bambini capiscono che “Toro seduto”, “Cavallo pazzo”, “Cane giallo” non sono veramente animali; mentre l’equivoco ottenuto col nome arbitrario, o ingannevole, “carcinoma in situ” della mammella imbroglia anche i grandi; è stato determinante nel gonfiare, a spese delle donne, le diagnosi di cancro della mammella e con esse l’industria del cancro della mammella, che nei paesi del G7 per i soli farmaci è arrivata a fatturare oltre 10 miliardi di dollari all’anno, e continuerà a fatturarli secondo le proiezioni di analisti finanziari.

Altri analisti prospettano per il 2019 una crescita di 5 miliardi di dollari delle vendite annuali dei costosi farmaci di ultima generazione per il cancro della mammella. Un’etichetta a occhio, rozza e fallace, è stata tra le fondamenta “scientifiche” che hanno giustificato l’allestimento di un gigantesco complesso medico-industriale, volto a sfruttare il cancro per ottenere profitti sempre maggiori. Una diagnosi istopatologica di cancro “non dovrebbe essere un anacronismo sostenuto da aneddoti, congetture e tradizioni” concludeva un articolo di un patologo su Lancet che trattava di questo scambio tra nome e diagnosi; articolo rimasto inascoltato, se non per tutelare l’ambiguità diagnostica da questa critica; era intitolato appunto “I patologi sono usciti pazzi?” [3].

Tornando ai nomi di battesimo, Troisi, in “Ricomincio da tre” dice di voler chiamare il figlio “Ugo” anziché “Massimiliano” per richiamarlo meglio; è un accorgimento che si usa realmente coi nomi dei cani. I nomi lunghi sono poco pratici e poco adatti all’attuale velocità della vita. Negli Stati Uniti si usa molto l’identificazione col Social security number (assegnato anche agli immigrati legali temporanei), e si sfrutta il “middle name”; scelte che in quel paese pragmatico spesso si associano all’eliminazione delle ridondanze nei nomi. Lì è OK ridurre i nomi di persone molto note alle sole iniziali: J.F.K. , J.R. Nei luoghi di lavoro agli stranieri che non hanno il middle name può essere assegnata d’ufficio e immessa nel computer aziendale la sola iniziale del nome del padre come iniziale del middle name; così che la persona ha una iniziale puntata tra nome e cognome: un secondo nome solo potenziale, col quale nessuno la chiamerà mai.

Nella toccante canzone di Dalla “4 marzo 1943” la madre, che morirà giovane, vuole chiamare il figlio, presto orfano anche del padre – un marinaio di passaggio – “Gesù Bambino”. Il nome della seconda persona della Trinità è usato come nome di battesimo in alcuni paesi. Non in Italia, forse perché la prudenza pretesca l’ha impedito. Un nome tanto impegnativo può portare a contrasti impresentabili; es. Jesus era il middle name di James J. Angleton, che fu uno dei primi agenti segreti USA a gestire il protettorato italiano; con metodi da governatore romano in intesa col sinedrio dei sacerdoti locali, ma non così svagato come Pilato (era in ottimi rapporti di lavoro col Vaticano, peraltro). Tra il ’44 e il ’47 questo Jesus trovò una consonanza col Cattivo ladrone, che salvò: sottrasse alcuni fascisti al plotone d’esecuzione e li riconvertì in terroristi; insieme al futuro papa Montini impiantò le “ratlines” che esfiltrarono i nazisti in Sud America. Si occupò, con la collaborazione dei poteri nazionali, di attività come la strage di Portella della Ginestra. Chissà se nel decidere quella prima strage oltre ai fini principali pesò anche il fatto che una manifestazione del genere assomigliava un po’ troppo a un pellegrinaggio di fedeli a un santuario fuori porta. Jesus e i suoi portarono la cattiva novella a una giovane concorrente delle secolari processioni religiose; una processione laica, che forse alcuni dei partecipanti stavano conducendo con lo stesso passo col quale avevano già sfilato in precedenza in nome di Gesù, santi e madonne.

Un nome simile ha altri inconvenienti. Può indurre da piccoli a credenze eccessivamente lusinghiere su sé stessi. E poi, date le espressioni ingiuriose che vengono comunemente associate al nome di una persona quando si impreca contro di lei, l’afflato religioso dei genitori potrebbe esitare, soprattutto con certi figli, in una variegata fioritura di dichiarazioni di negazione del Credo cattolico, involontarie, ma pronunciate con voce ferma e forte, talora gridate, e dal contenuto gravemente blasfemo.

Ora va di moda allontanarsi dai nomi dei “santi vecchi”, per cercare nomi strani ed evocativi. Ma la ricerca di nomi poetici, ricercati, inediti, ha in genere un che di triste. Sembra obbedire alla regola del pensiero unico per la quale è obbligatorio sia essere omologati sulle cose sostanziali, sia differenziarsi in quelle superficiali. Soldatini ben inquadrati in impeccabili plotoni; ciascuno però con una diversa maglietta variopinta a piacere; la differenza d’ordinanza. La divisa sta nella testa. Nomi esotici che suonano smorfiosi nei vip; e pretenziosi e ingenui nelle persone comuni, non diversamente dal tatuaggio da bordello di Singapore sulla cassiera della locale cassa rurale e artigiana, e quello da guerriero Maori del piastrellista. Un costume che configura una società che ricorda certe terrace-house popolari, una interminabile ripetizione di appartamenti tutti uguali, e abitati da persone molto simili nel modo di pensare e comportarsi; tinteggiati però ciascuno con un colore diverso e squillante.

Il nome andrebbe cercato assolvendo a queste due necessità, identificativa e morale, ma evitando gli estremi, all’insegna della misura e del buon gusto. La tradizione, es. quella di ripetere il nome di un genitore o di un parente, resta uno dei pozzi ai quali si può attingere con successo. La ricerca di un nome univoco, o meglio di una combinazione nome-cognome se non unica almeno poco comune, può aiutare nella scelta, essendo un criterio utile e che restringe l’insieme dei nomi candidati. Ma non si dovrebbe finire col zavorrare l’ignara creatura con nomi che suonino bizzarri ed eccentrici. Volendo incorporare nel nome una connotazione valoriale, si potrebbe scegliere il nome, in sé neutro, di una figura che si ammira. Chi ritiene di usare un alias per rappresentare la sua identità sui bit della blogosfera, potrebbe costruire una sequenza univoca, una volta registratosi col suo nome vero, aggiungendo a una parte morale, con la quale essere chiamato nelle discussioni, un breve suffisso alfanumerico, es. la data di nascita abbreviata.

Inoltre, se è meglio evitare slanci lirici, il significato etico del nome non dovrebbe neppure avere un valore negativo. Capita anche questo. Ritengo che la magistratura sia da annoverare tra i protettori istituzionali occulti delle frodi mediche strutturali, e quindi anche dei nomi come “carcinoma in situ” della mammella, che sono leciti quanto una stuoia che celi una buca con al fondo un palo di legno appuntito; ma sul decoro dei nomi di persona vigila nel verso giusto. Hanno fatto bene quei magistrati che hanno impedito a dei genitori di chiamare loro figlio Venerdì, come il cannibale che secondo Defoe si emancipò divenendo servo di un naufrago europeo.

1. Pathology as art appreciation. Bandolier. Evidence-based health care, 1997. Vol. 4 issue 3. Reperibile su internet.
2. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/
3. Foucar E. Carcinoma-in-situ of the breast: have pathologists run amok? Lancet, 1996. 347: 707-8.

Pubblicato anche in menici60d15

*     *     *

Blog Uguale per tutti

Commento al post di G. Faenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granchè vestita!” del 26 set 2011

Gentile Grazia da Crotone, lei dice di avere dovuto trovare il coraggio, per riuscire a intervenire sul blog con nome e cognome. Mi permetta una bonaria osservazione. Come mostrano anche innumerevoli episodi della vita pubblica, al giorno d’oggi, nella nostra società, coi suoi capovolgimenti di valori, non sono tanto le generalità quelle che bisogna avere il coraggio di mettere in gioco intervenendo:

Metterci la faccia

( https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/09/2398/ ).

Ci sono lettere anonime firmate, si dice. Col rapporto tra le persone o le cose e i loro nomi si possono fare tanti giochi. Per esempio, a mio parere i magistrati sono parte – non sempre inconsapevole – del sistema di protezione di alcune importanti e gravi frodi, istituzionalizzate, che sono legate anche a nomi relativi alle persone e al loro corpo. Ci sono, nella nosologia del cancro, trasposizioni di nomi che sono come chiamare “tigre” un gatto in quanto entrambi felidi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/04/riflessioni-e-divagazioni-sulla-scelta-dei-nomi/

*   *   *

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, la bambina Andrea deve chiamarsi Andrée (per legge) del 29 dic 2011

Credo che il nome proprio abbia due funzioni, identificativa e morale:

Riflessioni e divagazioni sulla scelta dei nomi https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/04/riflessioni-e-divagazioni-sulla-scelta-dei-nomi/

La funzione identificativa richiede che il nome indichi la persona nella maniera più chiara; questa mi pare una motivazione rispettabile per evitare nomi che diano luogo a equivoci. Tenendo conto del vincolo identificativo nello scegliergli il nome, si risparmieranno al figlio seccature in futuro; e con tutti i nomi che ci sono la creatività onomastica non verrà seriamente limitata. Sulla valenza morale, non meno importante, dei nomi stranieri, a parte il caso in oggetto, dove in effetti c’è una ragione valida per scegliere un nome straniero, ognuno è libero di regolarsi come crede; anche se non condivido quest’ansia di dissolvere l’identità antropologica nazionale nel calderone globale.

I “Preambula fidei” di San Tommaso e quelli di De Mattei e Carancini

16 April 2011

Blog di Andrea Carancini
Commento del 16 apr 2011 al post “Sbagliata la petizione contro Roberto De Mattei” del 16 apr 2011 . Cancellato senza avviso al 25 apr 2011

La tesi di De Mattei non è illogica: è infatti esente da vizi logici evidenti. Come quella di quel pastore anglicano che cercò di contestare l’evoluzione dicendo che i reperti fossili ce li aveva messi Dio stesso, che li aveva creati fossili fin dall’inizio: i ragionamenti religiosi hanno spesso logicità, cioè coerenza interna, e a volte sono ingegnosi.

Ma quanto afferma De Mattei non è razionale; le affermazioni sulle cause dei fenomeni naturali si richiede siano di carattere scientifico per essere considerate razionali; e per essere di carattere scientifico devono essere almeno “falsificabili”, secondo la nota espressione di Popper. La tesi che Dio faccia provocare terremoti, osserva Carancini, non è “dimostrabilmente falsa”; nel senso che non è possibile dimostrarne la falsità; ma questo è esattamente il criterio generalmente stabilito per considerare un assunto non assurdo, o privo di valore o di significato, ma estraneo al discorso scientifico.

E siccome si sta parlando di terremoti è impressionante che un alto funzionario dell’istituto pubblico che dirige anche la ricerca sul tema indulga in spiegazioni causali non falsificabili. Le spiegazioni non falsificabili di disgrazie sono tipiche di maghi, fattucchiere e profittatori vari; il clero stesso è prudente nel dosare questo strumento di persuasione. Attribuire una natura divina alle calamità naturali non lascia sperare che si farà tutto il possibile per prevenire gli strazi e i danni che provocano, e per porvi rimedio. Non si vorrebbe percepire una morbosa approvazione per le sciagure in chi avrebbe l’incarico di contrastarle.

Oltre a ciò va rilevata una carica di fanatismo che allontana ancor più le affermazioni di De Mattei dalla razionalità (e anche dalla carità): per es. per De Mattei il terremoto sarebbe anche segno della misericordia divina, perché, pur meritando noi di venire uccisi, essendo peccatori, Dio ci risparmia. Questo più che razionale suona come indice di una mentalità sadica e prevaricatrice. E’ da notare che sul sito “Pontifex”, dove si sono minacciate azioni legali a difesa di De Mattei (citando anche miei passi), nel post “Riflessioni su catastrofi e castighi” si afferma, a proposito dello Tsunami del 2004 nel Sud Est asiatico, che:

“purtroppo, anche molti uomini di Chiesa hanno detto che non era certamente da considerarsi come un castigo. Ora è innegabile che il “turismo sessuale”, che si commetteva in molti di quei luoghi, è proibito dalla legge di Dio; basta leggere la Bibbia (sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) per rendersi conto che Dio non transige su certi comportamenti.”

Cioè Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni. Se questa è razionalità, è una razionalità che darebbe tanto lavoro a uno psicanalista.

Sono comunque d’accordo che una petizione contro De Mattei sia errata; in sé, perché per principio non si può votare l’ostracismo verso il singolo che esprime opinioni; sia perché avvantaggerebbe l’altra chiesa, quella scientista; che poi col clero è in buoni rapporti d’affari; affari seri che spesso beneficiano di queste baruffe per i gonzi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

*      *      *

Blog di Andrea Carancini
Commento non pubblicato con la motivazione di essere inerente a un commento ritirato

Ho ricevuto il seguente interessante commento email (del quale posso esibire copia):

“Non tutto ciò che è razionale è scientifico, almeno rispetto alla percezione comune di ciò che è scientifico. Di sicuro, quanto detto da De Mattei non solo non è irrazionale ma è coerente con il concetto cattolico di razionalità, che ha sempre postulato la CONOSCIBILITA’ di Dio tramite la conoscenza della natura. La logica dei ciarlatani non può certo essere paragonata a quella di un S. Tommaso.
Nessuno si può permettere di tacciare di ciarlatanismo i preambula fidei di S. Tommaso. Per me la discussione finisce qui.”

Ritengo utile rispondere:

I Preambula fidei del tredicesimo secolo dell’Aquinate non sono “ciarlatanismo”; ma non sono neppure i criteri sui quali si basa la ricerca scientifica nel mondo. Alcuni, come la prova “ex fine” dell’esistenza di Dio sono tipi di ragionamento esplicitamente negati dalla metodologia scientifica ufficiale. Secondo il criterio di falsificabilità cui si attiene universalmente la ricerca scientifica per essere riconosciuta tale, quanto dice il vicedirettore del CNR De Mattei dei terremoti non è razionale; è libero di dirlo ovviamente, ma si tratta di affermazioni non compatibili con una posizione di dirigente di ricerca.

Francesco Pansera

*  *  *

v. anche:

Il primo Stato

I preti sciamani furbi

Energia solare e take-over della Libia

29 March 2011

Blog di Dario Bressanini su Il Fatto

Commento al  post “Energia sostenibile senza aria fritta” del 29 mar 2011

“Vivere delle rinnovabili di altri paesi?

Se il Mediterraneo diverrà un’area di cooperazione o di scontro nel 21° secolo sarà di importanza strategica per la nostra sicurezza comune. J Fisher, Ministro degli esteri tedesco, 2004”

Titolo ed epigrafe del cap. 25 di “Sustainable energy – without the hot air.” Versione 3.5.2, 2008 di DJC MacKay, Chief scientific advisor del Dip. dell’energia UK. Reperibile su internet.

Il cap. illustra che nel deserto nordafricano si potrebbero installare impianti solari capaci di risolvere il difficile problema energetico europeo, inclusi i risvolti ecologici. Dal testo, le tabelle e i grafici si evince che la Libia è il paese ideale per la vicinanza, la bassissima densità di popolazione, l’elevata quantità di energia potenzialmente ottenibile.

cap. 30, sez. “tirate le somme”:

“Siamo realistici. Proprio come la Gran Bretagna, l’Europa non può vivere delle sue rinnovabili. Se il fine è quello di svincolarsi dai carburanti fossili, l’Europa necessita del nucleare, oppure dell’energia solare del deserto di altri popoli, o di entrambi.”

Sul piano politico, mentre il coriaceo Gheddafi potrebbe essere un problema per tale progetto, un governo fantoccio renderebbe la Libia una “sandbox” perfetta per lo sfruttamento energetico occidentale. Può essere utile annotare che lo scatolone libico è pieno di energia che non è solo quella del petrolio, e potrebbe essere un’area di fondamentale importanza per l’approvvigionamento di energia dell’Europa. Può darsi che la contabilità di MacKay spieghi anche l’intervento in Libia; di sicuro l’attacco è coerente con la filosofia riflessa da MacKay:

“La crescita è uno dei principi della nostra società: la gente diventa più ricca e quindi può giocare con più gadgets. La domanda per videogames ancora più superlativi…” (cap. 22).

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/20/l’obesita-energetica/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/23/la-retorica-quantitativa/

*     *     *

Blog di Giulietto Chiesa su Il Fatto

Commento del 3 apr 2011 al post “Southern Mistral 2011” del  3 apr 2011

Forse le ragioni, al di là delle versioni ufficiali che tanto piacciono alla “sinistra”, sono molteplici; alcune ipotesi sono abbastanza ovvie:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/30/quando-e-lo-stupido-che-guarda-alla-luna/

Altre possibili ragioni attendono di essere portate alla luce dagli esperti. Tra le ipotesi si potrebbe anche considerare l’impossessarsi, oltre che dei pozzi di energia da fossili, di una fonte di energia rinnovabile, per sfruttarla o per toglierla ad altri o entrambe le cose:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/29/energia-solare-e-take-over-della-libia/

*     *     *

Raccomando ai più saggi di pensare quello che vi dicono di pensare senza sgarrare, e di godersi le conseguenze di quest’altro bell’affare della Libia; altrimenti eretzdavide su Il Fatto vi dichiara fasciocomplottisti matti.

*     *     *

Chi volesse i dettagli tecnici giusti legga il libro di MacKay che cito, reperibile su Internet, pag 177 e seguenti.

 

 

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

25 March 2011

Blog de “Il Fatto”

Commento al post “Vendola-Formigoni, il primo: “Lombardia regione mafiosa”. L’altro: “E’ un miserabile” del 25 mar 2011

Vendola chiama mafiosa la sanità lombarda e Formigoni gli dà del drogato. Ieri sera 24 mar 11 a una conferenza di Nando Dalla Chiesa un economista dell’università di Brescia ha spiegato che le mafie prosperano sulla spesa pubblica (concetto importate); ma ha aggiunto che il modo per contrastare la ndrangheta in Lombardia è dunque privatizzare la sanità: buona conclusione per assicurazioni, fondi, banche, considerate dai tecnici tra le cause maggiori della cattiva sanità USA.

Sciascia ha scritto del “Potere che mette tutto e tutti insieme, che intesse tutto. Che assimila tutto. Anche l’opposizione, anche la contestazione”. Un modo per ottenere questo è di creare un nemico comune. Es. la ndrangheta, che avrebbe “colonizzato” l’onesta Lombardia con le sue forze, nonostante i decenni di esperienza di lotta alla mafia.

Penso che la mafia debba il suo successo ai poteri forti che la sostengono; e che questi poteri la stiano usando anche come spauracchio per ottenere risultati come la privatizzazione della sanità. Le stesse forze dello Stato che al Sud contrastano la mafia, al Nord la fanno passare, mentre si occupano di fare tacere le voci di critica alla medicina delle multinazionali. Ora, dopo che si sono lasciati scorrazzare 4 gangster, le voci più avvertite chiedono di fare scelte politiche fondamentali non in funzione di ciò che è bene per la salute dei cittadini, ma per sfuggire alla mafia.

La ndrangheta è divenuta quello che i critici cinematografici hanno chiamato, a proposito di pellicole come “Non è un paese per vecchi” , “il male invincibile”. Se vi piace il film, se davvero credete che Formigoni e Vendola, entrambi sostenitori della medicina liberista del prete dei servizi Verzè, siano davvero nemici, buona visione. Il risultato sarà una medicina delle banche; è una medicina che fa paura a chi sa cos’è, ma almeno così probabilmente non è di lupara che moriremo.

https://menici60d15.wordpress.com/

*     *     *

Commento del 26 mar 2011 allo stesso post, censurato

Denuzzom dice che in Lombardia un malato di cancro ha delle possibilità, in Puglia no. La mortalità per cancro della popolazione generale, standardizzata per età, nel 2005 è stata di 157/100000 per la Lombardia e 136/100000 per la Puglia: in Lombardia risulta muoia di cancro un 15% in più. Altra cosa è la sopravvivenza di chi si è ammalato. Altra cosa ancora è la sopravvivenza reale di chi ha avuto una diagnosi di cancro: la sopravvivenza apparentemente migliore dei malati di cancro in Lombardia è dovuta almeno in parte a un artefatto dovuto a una maggior quota di sovradiagnosi:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

In soldoni, se si diagnostica il cancro anche a soggetti sani, sembrerà che una percentuale maggiore di malati si salvi; in realtà si è peggiorato lo stato di salute della popolazione, medicalizzando dei sani. Il trattamento medico senza reale necessità è una truffa generalizzata nascosta, tipica della medicina liberista, che ha avuto nel caso della clinica S Rita un’espressione estrema e rozza. D’altro canto in Lombardia in genere gli aspetti organizzativi della sanità, che sono importanti per la condizione psicologica e morale oltre che fisica del malato, non toccano gli sconci che si incontrano spesso al Sud.

In Lombardia è maggiore il rischio di morire per cancro, di venire trattati essendo sani, e di venire sovratrattati da malati. Se si è malati, la qualità della vita legata agli aspetti organizzativi delle cure può essere migliore in Lombardia. La medicina di fatto è business; il livello etico è carente ovunque; l’arretratezza della Puglia, che si sta mettendo in pari, è commerciale:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/09/vincitori-e-vinti-nella-sanita-puglliese/

Dietro alla sceneggiata lumbard/terroni le cose sono diverse, e più brutte, di come sembrano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

*  *  *

5 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Politica, sanità, imprese: in Lombardia la ‘ndrangheta si piglia tutto”

Non è vero che nella Sanità lombarda la ndrangheta si pigli tutto. Si prende la sua fetta; che le viene accordata anche perché con la sua immagine tenebrosa permette di tenere nell’ombra le fette altrui. Es. quelle per il caso Stamina, col quale, in un gioco di omissioni e di interventi parziali da parte delle istituzioni, si sta creando sul nulla un mercato falso ma miliardario, che consentirà un altro sciacallaggio legalizzato sulle malattie. Non è detto che lo yacht dei mafiosi sia quello più lungo e lussuoso, in quel porto delle nebbie che è la sanità lombarda. E bisognerebbe guardare anche ai panfili di forze insospettabili, come quelle che stanno reggendo il gioco Stamina, e che appaiono più brave a fermare, con metodi mafiosi, chi svela i grandi affari, criminali ma legalizzati, nella sanità lombarda, che ad acchiappare quegli ndranghetisti che indicano come il solo grande focolaio di corruzione.

*  *  *

25 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Medicina ‘umana’ a tempo determinato: la storia di Ketti”

Secondo l’articolo, e lo IEO, il “clinical decision making” è questione di psicologia e buoni sentimenti. Non di scelte razionali, a volte controintuitive, e contrarie agli interessi del business. Così la cura degli aspetti psicologi diviene il lubrificante delle frodi. Secondo l’articolo, medico e paziente puntano entrambi verso la stessa direzione, quella del benessere del paziente. Non vi è nessun conflitto di interessi. Che non è molto diverso dal dire “la mafia non esiste”: il problema dei trattamenti non necessari o dannosi prescritti , secondo i voleri di grandi interessi economici, a scapito del paziente e a beneficio del medico, è riconosciuto, ed è gigantesco. Lo stesso giorno, Maroni, presidente di Reg. Lombardia, loda lo IEO come “modello innovativo” che pratica i principi di “una sana gestione privata”. E’ questa convergenza dell’adamantino antimafia Dalla Chiesa con Maroni, ambiguo sulla mafia, che dovrebbe essere esaminata, anziché ripetere il ritornello ossessivo su Maroni che si sbagliava o mentiva nel dire che in Lombardia la mafia non c’è. La mafia c’è, e – anche grazie alla provocatoria uscita di Maroni – accentrando l’attenzione sulla mafia si tengono nascoste altre aree di grande criminalità. E le si aiuta; al prof. Dalla Chiesa, sociologo, consiglio, quando vuole parlare di medicina, di posare il violino e leggere prima libri sull’argomento scritti da suoi colleghi accademici, es. “What if medicine disappeared” di Markle e McCrea.

*  *  *

1 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post ” ‘Ndrangheta, un arresto a Milano: “Farmacia acquistata con profitti narcotraffico”

“Le farmacie lombarde vogliono erogare più servizi al cittadino, per esempio offrendo l’accesso agli screening di prevenzione, ai farmaci innovativi, il monitoraggio dei pazienti cronici, prenotare visite ed esami magari anche ritirare i referti e pagare i ticket. Queste alcune delle novità presentate al convegno a Milano organizzato da Federfarma Lombardia e dalla Regione. Alla richiesta dei farmacisti lombardi di un “maggiore coinvolgimento delle nella sanità territoriale”, come ha spiegato Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ha risposto il governatore Roberto Maroni. “Noi vogliamo sostenere le nuove farmacie dei servizi a beneficio di un sistema sanitario efficiente ed integrato – ha detto Maroni – sempre più vicino ai bisogni concreti dei cittadini”. (ANSA, 7 febbraio 2016).

Se si ammette, come penso si dovrebbe, che “mafia” sia l’integrazione da parte dello Stato di forme di delinquenza nel sistema sociale, in quanto coerenti col corso economico e politico, allora si può dire che il rapporto tra mafia e sanità è profondo, molto più di quel che si fa credere; e che magistrati, CC e PS sulla mafia nella sanità facciano come la lontananza e il vento della canzone di Modugno: spengono i focolai piccoli e aiutano quelli grandi. Soprattutto in Lombardia.

§  §  §

28 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Mattioni “Mantovani (FI), l’ex assessore a processo per corruzione: “Vi ho dato 3 anni di buona sanità. Ora voglio la commissione Giustizia”

Robert Pearl, chirurgo, docente universitario a Stanford e CEO del Permanente Medical Group, il maggiore gruppo medico in USA (integrato nel consorzio di managed care Kaiser Permanente), è uno che la sa lunga sulla sanità. Anche troppo. Ha scritto un libro, “Mistreated” (2017), che ha per sottotitolo “Why we think we’re getting good health care – and why we’re usually wrong”. Nel libro Pearl spiega come le persone spesso sbaglino nel credere di ricevere buone cure. La percezione errata deriva da fattori psicologici e tecnici, che richiedono un certo impegno del lettore non medico per essere compresi e accettati, superando resistenze e la mancanza di conoscenze specifiche. Questa scena del politico che si vanta di avere fornito buona sanità in un discorso agli amici – e a chi lo accusa e lo giudica – che ricorda certe riunioni conviviali di una delle malfamate aree del Sud, dovrebbe suscitare interrogativi negli utenti adulti e vaccinati su quanto è davvero buona la sanità di don Mario Mantovani e c.

 “