Leopardi, Unabomber e altri eversori

“Mi investe in malo modo [il Procuratore generale Pizzillo] dicendo che all’ufficio istruzione stiamo rovinando l’economia palermitana… mi dice che devo [bloccare] Falcone”. Rocco Chinnici, 1982.

“Pizzillo era la norma, Chinnici e Falcone l’eccezione (e non sarebbero stati assassinati se non fossero stati, per carattere e qualità, il genere di persone di cui parla qui: eccezioni isolate, che non avevano alle spalle una magistratura forte e degna). Anche oggi, anche a Roma e al Nord, è prassi negli uffici giudiziari applicare, apparentemente senza opposizione interna, la “dottrina Pizzillo”. Non riguardo alla mafia, che è divenuta un alibi nella misura in cui consente di lasciare sguarnita la lotta ad altre forme di grande criminalità; ma in una forma avanzata, moderna, complementare alla lotta alla mafia, per la quale certi crimini eccellenti che sono parte integrante della produzione legale di ricchezza, o che sono comunque intrecciati con la produzione legale di ricchezza, crimini cari ai poteri forti internazionali, non devono essere svelati né disturbati da denunce di reato; i poteri forti internazionali vanno compiaciuti o attivamente serviti, e sono i denuncianti a dover essere fermati, come eversori da neutralizzare, senza andare per il sottile”. F. Pansera, Brescia.

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“Se vivesse ai nostri giorni, Giacomo Leopardi forse metterebbe le bombe; andrebbe considerato un potenziale terrorista dinamitardo, dato il suo profilo psicologico e le fortissime somiglianze tra il suo pensiero e la critica di Unabomber alla tecnologia e agli altri valori che reggono il sistema USA”. Sunto da “Leopardi, Unabomber”. TJ Harrison, Dip. di italianistica, Columbia university, e Istituto italiano di cultura, New York, 1999.

“In effetti il Manifesto di Unabomber, scritto da un brillante ricercatore, a parte l’appello delirante alla violenza contiene una critica della tecnologia – condivisibile da molti, secondo diversi commentatori mainstream –  che ha punti di contatto con Leopardi, così come con altri rispettabili critici della modernità come Freud, Spengler, Ellul, Illich, Postman; critici vigorosi, che certo non erano malati di mente e non hanno spedito pacchi esplosivi, o torto un capello ad alcuno. (Il dr Freud, che nell’andare in USA disse “Io porto la peste…”, oggi, al tempo del “bioterrorismo”, dovrebbe pensarci due volte prima di fare questa dichiarazione). Se, coerentemente alla visione diadica amico/nemico propria degli apparati repressivi, si può sporcare con tali cervellotiche insinuazioni una figura come Leopardi, figuriamoci cosa si può fare della reputazione di noi comuni mortali che ci arrabattiamo a studiare e pensare, e impugniamo la penna con mano pesante. Così, anche l’altro dei due gobbetti tisici che abitano nel ristretto giardino dei giganti della cultura italiana riceve in un certo periodo storico il marchio del pericoloso sovversivo. Mussolini, padre della versione dichiarata del fascismo, con Gramsci lo aveva fatto apertamente, e aveva ammesso che era la sua mente che bisognava fermare”. F. Pansera.

“Perché i legali di Zornitta [falsamente accusato da strutture di polizia, e poi scagionato, n.d.r.] sostengono che l’identità di Unabomber … il derivato italiano [dello statunitense] Kaczynski … ha una matrice anglosassone? R. Fiasconaro, “Piccoli Unabomber crescono”, Left, 16 feb 2007.

“Uno dei possibili esiti di questa legge è «la criminalizzazione del dissenso politico»”. N. Chang sul Patriot Act, in: H. Zinn, Il nuovo maccartismo benedetto dai sondaggi. il Manifesto, 11 set 2002.

“Brescia rinnova la sua solidarietà e amicizia al … Governo USA, attaccato brutalmente dal fanatismo dei terroristi … anche perché ha vissuto sulla propria pelle lo sfregio e l’insulto del terrore”. Brescia, Parco Torri gemelle, 2003, commemorazione dell’11 set 2001 tenuta da Paolo Corsini, DS, allora sindaco di Brescia, professore di storia contemporanea, già componente della Commissione stragi.

“Il bioterrorismo è una minaccia incombente. Il mondo occidentale vive in allerta e preoccupazione. E ha deciso che la sua difesa passerà da Brescia”. M. Varone, Brescia Oggi, 16 dic 2003, sulla scelta USA di includere l’università e l’ospedale civile di Brescia nella “Transatlantic cooperation on combating bioterrorism”.

“Può darsi che l’inafferabile mentecatto, o l’inafferabile entità, il serial bomber che nonostante il suo mutismo i media hanno battezzato Unabomber (Unabomber “del Nord Est”, la vecchia frontiera calda, ricca più di prima di basi NATO, culla storica dell’eversione pilotata) non faccia eccezione alla regola nostrana della strategia della tensione mediante un terrorismo “false flag”. Data la storia del rivolo di sangue che ha tracciato il percorso alla Repubblica fin dalla sua nascita, non è corretto escludere a priori che quella dell’Unabomber del Nord Est sia stata una follia inscenata, derivante da un disegno politico. Un’altra operazione dei soliti burattinai, aiutati dai soliti “pezzi deviati” delle istituzioni, incuranti dei soliti tiepidi della parte “sana” delle istituzioni; adeguata stavolta alle necessità dell’era successiva alla vittoria della Guerra fredda. La vulgata e le analisi invece, mentre enfatizzano la pista dello psicotico isolato, negano, tacendola, tale pista, e d’altra parte oggettivamente vengono a farne parte, imponendo il nome “Unabomber”, la più infelice delle etichette, indovinata all’incontrario, come mi accingo a spiegare; sarebbe utile indagare chi l’ha introdotta e come si è affermata.

Tra le ratio dell’operazione Unabomber può esservi stata quella di giustificare sul piano culturale e psicologico l’applicazione della dottrina Pizzillo, da parte di magistrati, forze di polizia, burocrati, in obbedienza a poteri superiori, verso coloro che sono su posizioni difformi rispetto ad egemonie culturali, e che costituiscono una minaccia per i crimini della tecnologia imposta dalle grandi corporations, es. i crimini della medicina. Le singolari tesi su Leopardi rilasciate a Manhattan, se non sono espressione diretta di un’operazione di condizionamento ideologico, come pure è possibile, sono quanto meno rivelatrici di un modo di porsi rispetto a quello che può essere definito il “dissenso leopardiano”. Il dissenso leopardiano del 21° secolo, cioè la critica intellettuale civile, razionale e umanista alla tecnologia e ai suoi miti, e alle sue imposture, in una democrazia vera dovrebbe essere libero e tutelato, per quanto poco allegro a leggersi e in alcuni casi fortemente nocivo per grandi interessi illeciti.

Nella fictio democratica il dissenso leopardiano è consentito finché consiste di generici e vani mugugni su “che tempi”, o di accuse specifiche ma circoscritte ad aspetti che non pregiudicano gli affari, non avendo effetti diretti sulla Domanda, es. l’inquinamento; mentre sono percepite come minacce forme di dissenso e di denuncia circostanziata in grado di danneggiare grandi business influenzando negativamente la Domanda; denunce o critiche che, anche quando apprezzano la tecnologia come mezzo di emancipazione dalla condizione umana, la criticano come nuova religione, fonte di nuove frodi, che denunciano nel merito; follie terroriste, che minano il sistema minando la fiducia, la speranza, l’ottimismo necessari a sostenere la Domanda; un “pessimismo” di una varietà particolarmente funesta, perché non si limita al cosmo come quello di Leopardi, ma verte sui consumi; un “pessimismo” potenzialmente in grado di fare danni a forme mascherate e inconfessabili di sfruttamento, che va fermato; ma senza darlo a vedere, in maniera non mussoliniana.

Per fare solo un esempio, la cura del cancro dovrebbe essere un pinnacolo di scienza ed etica, e come tale vuole apparire e abbiamo bisogno che appaia; se si sostiene, su un piano tecnico, che il cancro nel sistema capitalista è divenuto un importante settore economico, basato sullo sfruttamento della sofferenza e della paura, e che ciò in realtà ha portato su larga scala non solo a non guarire il cancro nei soggetti affetti, ma anche a diagnosticarlo falsamente ai sani, in modo da trattare anche loro; se si svelano i meccanismi, e i macchinisti, “osceni”, fuori scena, coi quali ciò viene ottenuto; o se anche solo si contraddice, su un piano scientifico, la “scienza” sulla quale si basa tale colossale truffa; allora si può essere iscritti nel registro delle persone da fermare. I boicottaggi, le epurazioni, la sorveglianza, le attività di discredito, indimidazione, provocazione, pressione psicologica e logoramento e gli altri atti fascisti coi quali “disarticolare” tale dissenso, nel nome della legalità e della sicurezza, saranno facilitati se si riesce a creare il clima culturale adatto, accostando le forme di dissenso proibite al terrorismo oppure al disturbo mentale. La criminalizzazione oppure la patologizzazione del dissenso, vecchi arnesi del totalitarismo.

Meglio ancora se si riesce ad accostare surrettiziamente il dissenso sia alla violenza fisica che al disturbo mentale, a fondere le due figure del disturbato e dell’attentatore, in un ibrido universale capace di rappresentare in negativo un ampio spettro di dissenso non preconfezionato; ma senza esporsi troppo, senza accusare direttamente di terrorismo gli epurandi o porre diagnosi di malattia psichiatrica grave; facendo piuttosto aleggiare la possibilità, data da gravi casi pregressi.

Ciò è particolarmente rilevante per il dissenso scientifico, tecnico e accademico, (la “Un” che sta per “universities” nell’acronimo “Unabomber”) per il quale appare esservi una volontà di provocare fenomeni del genere: cfr. A. Chase, Harvard and the making of the Unabomber, Atlantic monthly, Giu 2000; un resoconto che induce anche a considerare una pista, e un pericolo, che sembrano essere stati colpevolmente trascurati dagli investigatori e dagli inventivi pappagalli dei media: la patologizzazione surrettizia basata su casi di patologizzazione materiale, cioè la possibilità che degli “Unabomber” possano venire creati eccitando e incanalando i nuclei psicotici di qualche sventurato; o anche la criminalizzazione materiale del dissenso – es. l’aizzare atti violenti in qualche gruppo “animalista” o “ecologista” di arrabbiati – come fu fatto negli Anni di piombo stimolando e coltivando le stupide velleità ideologiche e la personale voglia di violenza di brigatisti, neofascisti e affini.

Un accostamento che è un lanciare il sasso e nascondere il braccio – come fa l’Unabomber del Nord Est – volto a confondere tra l’estremista e chi si sente costretto dalla ragione e da convinzioni morali a non seguire la massa, assumendo così posizioni che sono radicali relativamente al contesto piuttosto che in sé stesse. Un accostamento col quale annullare, e se possibile trascinare con sé, quei pochi che nelle ricorrenti ondate di follia dell’umanità riconoscono il male nella sua banalità, e vi si oppongono. Un accostamento che può arrivare a scambiare di posto la perla e la carogna, mossa meno difficile di quanto si possa pensare; fare passare per un mezzo terrorista un Leopardi – e per benefattori dell’umanità fior di furfanti – non è troppo difficile per il potere. Non è difficile al potere ingannare chi vuole essere ingannato; un popolo di telespettatori, una società civile tanto votata a ergersi contro i fanti dell’eversione del passato quanto a stare alla larga dai santi di quella del presente, e una classe dirigente che usa le istituzioni come un carapace entro il quale campare confortevolmente cento anni e più.

Un accostamento che appare essere stato instaurato attraverso una catena, sottile ma ordinata e tenace, percorribile nei due sensi, di associazioni “bi-logiche”, persuasive e ben intonate al milieu mediatico, anche se false, labili e illogiche (e perciò negabili all’occorrenza): Bombarolo pazzo delle Venezie -> Unabomber -> Kaczynzki -> Critica leopardiana al sistema liberista -> Qualsiasi ferma posizione critica ritenuta inaccettabile per gli affari del sistema liberista. Un ferreo dire e negare di averlo detto; che si aggancia all’ancoraggio solido fornito dalle bombe per tessere una ragnatela ideologica, mediante quei passaggi che sono frequenti nella storia della disinformazione attorno allo stragismo e agli omicidi politici: fallacie come il sorite, la quaternio terminorum, il medio non distribuito, la violazione del “latius hos”; la colpa per associazione, la slothful induction accoppiata alla generalizzazione affrettata; sorrette a loro volta dal “Perché sono il leone”, che non è solo una fallacia.

L’Unabomber del Nord Est, che appare assommare troppa diavoleria per un solo uomo (un paranoico sociopatico, un artificiere con libera disponibilità di esplosivi, un abile costruttore di gadget da 007, un freddo agente operativo che conosce le tecniche per non farsi scoprire, un fine psicologo del terrore) potrebbe essere un team di professionisti della “comunità” internazionale dei servizi. Riempirebbe un libro l’esposizione di tutti gli elementi che mi fanno sospettare che quelle dita saltate e quegli occhi bucati in ultima analisi siano serviti a permettere che politici, forze di polizia e non ultimi magistrati lavorino comodamente, discretamente, e nella maniera più bassa per “quei coglioni che possiedono l’orbe terracqueo” (Leopardi)”. F. Pansera.

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“[L’arcivescovo di Palermo Ruffini nel 1964] denunciò una diabolica congiura mediatica mirante a calunniare la Sicilia; una congiura che aveva tre teste. … Danilo Dolci … Giuseppe Tomasi di Lampedusa … e la mafia, la quale, affermava Ruffini, non era niente di grave”. J. Dickie, Cosa nostra. Storia della mafia siciliana, 2005.

“Sono insopportabili questi importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità”. P. Calamandrei,  arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

“Ed era contro di essi che in realtà erano accesi i fuochi delle montagne, attizzati del resto da uomini assai simili a quelli che nei conventi vivevano, fanatici come  essi, chiusi come essi, come essi avidi di potere, cioè, com’è l’uso, di ozio”. Il Gattopardo.

Brescia, 12 ottobre 2010

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Commento al post di Aldo Giannuli “Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti?” del 15 dic 2011

Patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale

Il prof. Giannuli vede un possibile fattore causale comune tra le stragi del norvegese Breivik e quelle avvenute nelle stesse ore ieri a Liegi e Firenze. Mi pare significativo che Breivik abbia citato l’Unabomber statunitense, portatore di un messaggio ideologico molto diverso, come ispiratore. Sulle ultime due stragi e la loro coincidenza – e sulle reazioni, come quella a cacio sui maccheroni di Sofri – sono possibili diverse ipotesi; questi episodi (come pure alcuni strani suicidi) spingono ad una serie di congetture che gli esperti dovrebbero studiare. Può essere utile, in questo bell’argomento di come la caratteriopatia sociopatica di chi ha potere possa usare come arma la psicosi, la distinzione tra patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale, che ho considerato a proposito dell’Unabomber del NordEst:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

Nella patologizzazione surrettizia si fa figurare come pazzo chi non lo è. Con la simulazione, come forse è avvenuto nel caso dell’Unabomber del NordEst. O con la calunnia; spesso aiutata da torti e provocazioni che provocano comportamenti rappresentabili come disturbati; così come ad un osservatore esterno doveva sembrare un matto Renzo Tramaglino mentre, roteando le braccia, e con esse i capponi che teneva in mano, andava dall’Azzeccagarbugli.

Non è così difficile simulare l’opera di un pazzo; o applicare l’etichetta di pazzo. In USA mi è stato insegnato che nella diagnosi microscopica dei tumori occorre tener presente che se si esaminano le cellule normali ad ingrandimento troppo elevato si tende a vederle come cancerose. Riflettei che avviene lo stesso con le persone; Basaglia ha detto che “da vicino nessuno è normale” e lo “scrutiny” è elencato tra i sistemi per mobbizzare i whisteblowers. Benigni nel “Il mostro” fa dell’umorismo sulla pratica della parafrasi psichiatrica di comportamenti normali, e su come questa provochi un circolo vizioso. Gli effetti di stigma di questa forma di patologizzazione, e le forme illegali di controllo che spesso l’accompagnano, sono favoriti dalle ricorrenti notizie di stragi commesse da folli: tra le numerose valenze di queste notizie c’è anche quella di favorire la patologizzazione surrettizia di chi è inviso al potere.

Nella patologizzazione materiale gesti folli possono essere ottenuti “eccitando e incanalando i nuclei psicotici di qualche sventurato” (cit.). C’è una letteratura complottista, e anche mi pare una più attendibile, su queste pratiche. Anche qui è possibile una similitudine con la biologia dei tumori. La cancerogenesi appare essere un fenomeno “multistep”, avviene cioè per stadi. Fattori mutageni diversi possono agire sul DNA: quando la somma dei danni multipli raggiunge una soglia si ha la trasformazione neoplastica. Analogamente, in un soggetto predisposto, che ha già salito per cause diverse alcuni gradini della scala verso la psicosi, stimoli successivi, applicati in maniera deliberata e mirata, possono portare alla psicosi franca o innescare una crisi psicotica. Sono anche possibili giochi e intrecci tra le due forme di patologizzazione.

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31 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Belluno, lettere minatorie e caramelle con gli spilli davanti all’asilo: caccia al mitomane “Erostrato””

Nel racconto “Un dramma dell’aria” di Jules Verne un pazzo omicida che si impossessa di una mongolfiera ripete di chiamarsi “Erostrato o Empedocle”. E spiega con questa affermazione il suo comportamento. Il racconto di Verne è imperniato sul contrasto e la confusione tra scienza, rappresentata dalla tecnica dei palloni aerostatici, allora in evoluzione, e pazzia distruttrice. Un tema che a mio parere è alla base della vicenda dell’Unabomber USA, e di quella dell’Unabomber veneto- friulano*. Si potrebbe controllare la diffusione in letteratura dell’uso di Erostrato come simbolo del pazzo. Non si può escludere tra le possibilità che anche questo nuovo soggetto che sembra unire pazzia, criminalità e conoscenze da centro di studi sulla guerra psicologica abbia a che fare con le cloache protette dalle quali sono usciti i “misteri d’Italia”.

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13 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Pasolini, 50 anni fa veniva sequestrato per oscenità Teorema. Il film che sconvolse Venezia”

Pasolini mi sembra di gran lunga migliore come saggista e commentatore che come artista. Le sue opere cinematografiche e letterarie per me sono in genere non riuscite. Didascaliche e bislacche, estetizzanti e artificiose, ammiccanti e compiaciute, condizionate in maniera ossessiva dal sesso. La sua arte, trasfusa nell’analisi sociale, ha invece dato i frutti preziosi della descrizione della mutazione antropologica. Può darsi sia un mio limite, perché perfino Leopardi mi suona lamentoso in diverse sue poesie quanto coraggioso e spietato descrittore della condizione umana nello Zibaldone.

Dopo che fu massacrato ad Ostia, quel furbone di Moravia disse che era stato ucciso un raro poeta. Non fu ucciso per le poesie; ma per gli ottimi saggi; la sua inchiesta su chi soppiantò Mattei può avere fatto traboccare il vaso. Del resto il civilissimo Leopardi è stato considerato un potenziale Unabomber; da T. Harrison, un italianista USA* apprezzato dai nostri CC**. Forse invece gli Unabomber, anche quelli nostrani, o meglio quelli in casa nostra, potrebbero essere un pretesto per giustificare demonizzazione, controllo e repressione su autori la cui sensibilità unita alla ricerca intellettuale produce analisi che mettono a nudo in termini esatti lo strampalato, l’osceno e lo squallido dietro alle magnifiche sorti e progressive del modello liberista.

*Unabomber mi pare Leopardi. L’Espresso, 22 ott 1998.

**Harrison T. “Vi racconto Lord Jim”, Il Carabiniere, dic 1997.

@ jambalaya. Forse si vuole che si confonda Cinna il poeta con Cinna il congiurato. I discorsi del manifesto di Kaczynski, il dinamitardo assassino, ritagliata e gettata via la parte omicida sono accostabili a numerose pregevoli critiche alla modernità liberista e al suo mito di progresso. Questa strana accoppiata di saggezza e follia è stata amplificata da Harrison prendendo di mira il povero Leopardi. Se può essere etichettato come un ideologo del terrorismo anche un gigante morale come lui, reso sia gobbo sia isolato sia dalla tubercolosi sia dagli studi, a maggior ragione può essere marchiato – anche nei compiacenti uffici che sarebbero deputati ad acchiappare “Unabomber” – come soggetto da “attenzionare”, “depotenziare” etc. chi deve essere fermato perché svergognando l’egemonia culturale liberista attenta alle grandi frodi e speculazioni che su tale egemonia si reggono. Si può incasellare tra i bombaroli chi riconosca, anche in campi specifici, un “regno di arbitrarietà e follia” (Pasolini) dietro alle luccicanti narrazioni del liberismo, e cerchi di “ristabilire la logica”. Non sarebbe certo la prima volta che inafferrabili terroristi in fondo lavorano per capitano Uncino; anzi, non si dovrebbe omettere di considerare, dati anche altri indizi, la possibilità che il terrorismo senza firma degli Unabomber in quella che era l’area di frontiera NATO non faccia eccezione, e rientri anch’esso tra i vari schemi eversivi che accompagnano la storia d’Italia dal dopoguerra.

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15 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento la post di L. Voce “Giacomo Leopardi, un medico rivela le cause della morte. C’è solo una cosa che può uccidere un poeta”

Il dr. Sganzerla ha il merito di confutare la diagnosi di “depressione psicotica”. Ma la diagnosi reumatologica presenta particolari problemi concettuali (1), che sono aggravati, anche nel caso della spondilite anchilosante, dalle pressioni commerciali per produrre sovradiagnosi e sovratrattamenti, tramite forzature (2). Ciò nei pazienti vivi, con anamnesi, esame fisico, test di laboratorio, osservazione clinica. Una diagnosi su scritti non è in linea col dolente realismo leopardiano.

Tra gli addentellati della vita e l’opera di Leopardi con la medicina ce ne sono almeno due pertinenti la frode medica. L’espressione “superbe fole” ne La ginestra andrebbe applicata a ricerche biomediche che, sofisticate ed esoteriche, richiedono competenze specialistiche approfondite, es. di biologia molecolare o di statistica, per essere valutate; ma che presentano falsi volti a creare profitti; la loro scienza “superba” serve a nascondere e intimidire. Inoltre, Leopardi è stato paragonato a Unabomber da un italianista USA (3). Con l’implicazione che chi non si inchina all’ottimismo tecnologico, fosse pure un Leopardi, è un potenziale terrorista.

1 Aggarwal RA et al. Distinctions between diagnostic and classification criteria? Arthritis Care Res, 2015. 67: 891.

2 Landewè RBM. Overdiagnosis and overtreatment in rheumatology: a little caution is in order. Ann Rheum Dis, 2018. 0:1.

3 Leopardi, Unabomber e altri eversori. Sito menici60d15.

@ otro otra vez. Il nucleo di successi della medicina non autorizza la pratica sconfinata delle frodi. Né autorizza la loro copertura col berciare sguaiato. Il suo sbraitare mostra ciò che avviene: la parte reale della medicina viene usata come lasciapassare morale per le frodi. Ma è un uso fraudolento del buono l’esibirlo per giustificare il doloso. La carenza di cure oggi è una conseguenza della medicina fraudolenta, orientata al profitto. La scarsità di cure mediche è ineliminabile nei sistemi a SSN fino a quando verrà permesso a soggetti come lei di atteggiarsi a santone intoccabile e di stimolare all’infinito la domanda di cure. La sollecitazione della parte irrazionale della medicina crea una situazione aberrante dove le liste di attesa sono strutturali, ineliminabili, come in un ecosistema, servendo da limitatore (1). Senza questa inflazione non ci sarebbe nelle società avanzate carenza di risorse di cura; con lo sfruttamento della medicina per la crescita economica illimitata la scarsità ci sarà sempre. Una scarsità artificiale, che, come lei mostra, viene usata da chi la causa per pretendere ulteriore immunità. Non mi secchi ancora coi suoi strilli, perché il numero della salvatrice di vite indignata con me non funziona.

1 Smethurst DP et al. Self-regulation in hospital waiting lists. J R Soc Med 2002. 95: 287.

@ otro otra vez. Landewè, reumatologo da migliaia di citazioni ad articolo, mette in guardia dalle sovradiagnosi e dai sovratrattamenti in reumatologia; portando evidenze e argomenti. Otro otra vez invece dice che sono frottole, e bercia come una esercente che difende la merce che espone sul suo banco al mercato. Es. considera si tratti di “spaccio” di false accuse di malpractice, accusandomi di soffiare sul fuoco. Altrove ho scritto come quella della malpractice sia un industria superparassitaria; che parassita e giustifica il parassitismo delle frodi, e che pure va repressa. Le risorse attuali sono più che sufficienti per una medicina onesta, e mai saranno sufficienti per l’insaziabilità del business. Gli allarmi sulla carenza di medici ricordano quel che Enzo Biagi diceva dei politici, che sono come i venditori di bomboloni in spiaggia: gridano “vado via” ma sono sempre lì. Con la scusa dei danni dell’industria della malpractice si pretende di istituzionalizzare – e incentivare, con l’aderenza alle linee guida – le frodi costituite da sovradiagnosi e sovratrattamenti; che già ora essendo incorporate nella dottrina non sono oggetto di procedimenti giudiziari. Si tratta di capitoli diversi; riesce a capire la differenza tra sovradiagnosi istituzionalizzata e industria della malpractice? O vuole fare caciara? Questo atteggiamento non depone a favore di capacità di discernimento e focalizzazione, intellettuale ed etico, nella sua attività diagnostica.

@ otro otra vez. Sono stato resident in USA per 4 anni: conosco dall’interno le aberrazioni della medicina privata. Lei però continua ad essere superficiale; come in altri campi sensibili anche in medicina le cose non sono come sembrano “a sentimento”. Il SSN è valido quando è realmente pubblico: anche nelle premesse, nel considerare la medicina un bene comune, non una merce. Nell’applicare una medicina che sia stata vagliata affinché sia nell’esclusivo interesse del paziente. Invece, come è oggi, un SSN terminale pubblico di una medicina dettata dal privato sarà un potenziamento della medicina commerciale; che avrà lo Stato al suo servizio. Ciò che si chiama ordoliberismo. Questo spiega perché negli USA ora si prema per il ‘single payer’ obbligatorio (e insieme si deregolamenta; dando mano libera al privato); perché siano per il “pubblico” il Fondo monetario, e tanti baroni nostrani che sono legati a doppio filo alle case farmaceutiche. E’ contrastando le frodi strutturali imposte da smisurati interessi privati, quelle che le pasionarie come lei del SSN non vedono, che si lavora per la medicina come bene pubblico.

@ otro otra vez. E’ un dato di fatto che la salute, una condizione fisica (e mentale, secondo l’OMS; la cui definizione di salute come condizione di benessere totale è stato osservato essere piuttosto quella dell’orgasmo) non è una merce. Le cure mediche possono essere merce; sono un servizio che va adeguatamente retribuito. Lo si può retribuire come bene di interesse pubblico, e tutelare il pubblico dalle frodi che tendono a infestarlo; oppure se ne può fare strumento di profitto, formidabile date le corde profonde che tocca, togliendo di mezzo i limiti posti dall’art 41 della Costituzione al business. Fare credere che la salute sia una merce che si può acquistare (un’idea che è stata fatta risalire storicamente a banchieri e usurai) è il primo passo per la medicina liberista, che fa della medicina un possente produttore di ricchezza; anche danno della salute che dice di vendere (è più facile e quindi più vantaggioso vendere speranza che trovare cure realmente efficaci; e la iatrogenesi è un moltiplicatore di cure e quindi di profitti), e dei beni dei cittadini (es. la financial toxicity delle pesanti e poco efficaci cure oncologiche). E’ sintomatico che il ministero della sanità abbia assunto il titolo onirico di ministero della salute col nuovo corso liberista. E che tanti che si presentano come paladini del servizio pubblico lo facciano adottando le categorie, gli errori categoriali e i marketing stunt del business privato e delle sue frodi.

@ Gigi M. Sì. La diagnosi di spondilite può essere problematica, e viziata da interessi commerciali, nella vita reale (Landewè, cit.). Ciò in risposta ad un caso di questi esercizi medico-letterari (i medici tengono a presentarsi come eredi di una gloriosa tradizione umanistica) che spesso vanno presi più come divertissement, spunti per discorrere di un personaggio e della sua relazione con l’oggi, che per il loro valore medico e storico. Proseguendo su queste note, aggiungo che Leopardi e Pascal sono forse i casi paradigmatici per studiare il rapporto tra malattia e creatività. E che la gibbosità da tubercolosi ossea accomuna Leopardi ad un altro gigante sfortunato della cultura italiana, Gramsci. Di zittire Gramsci si occupò Mussolini; con l’accostamento a Unabomber sembra che anche il civilissimo Leopardi sia oggi divenuto simbolo di un genere di pensiero non gradito al potere.

@ Gigi M. Se si pretende di scalzare una diagnosi comunemente accettata occorre essere ragionevolmente certi di ciò che si propone; e soddisfare l’onere della prova. Sganzerla nell’intervista al Corriere parla in termini positivi delle sue conclusioni diagnostiche, senza accenni ai problemi dei quali riferisco. Già al liceo classico mi infastidiva il divario tra la bellezza di certe opere letterarie, che sembra sgorgare spontanea, e la torturata pedanteria dell’esegesi. E dell’esegesi dell’esegesi. Leopardi è un esempio di filologo che taglia come una spada (un altro filologo del genere fu Nietzsche; forse anche troppo). Dovremmo prendere esempio.

Oggi 16 gen 2019 la Glaxo Smith Kline raccomanda in un comunicato ai medici di riconoscere la spondilite anchilosante che, riporta, andrebbe sospettata quando c’è mal di schiena per più di tre mesi, dolore, rigidità mattutina. Con simili generici criteri, data la “viscerosomatic amplification”, ci vorrà poco a innescare la cascata diagnostica che porta a fare salire le diagnosi; e i conseguenti fatturati (es i 13.6 miliardi di dollari nel 2016 in USA per Humira; che ha pesanti effetti avversi). Sarebbe stato meglio se questa revisione della natura dei mali fisici che tormentavano il poeta non fosse coincisa con una di quelle campagne di “sensibilizzazione”, sponsorizzate dalle case farmaceutiche, che fanno parte dell’armamentario per sovradiagnosticare e quindi triplicare il fatturato (Humira, dal 2012 al 2016).

Saxoonblue: Se non si è convinti della diagnosi di spondilite anchilosante ricevuta, c’è sempre possibilità di ripetere gli esami, di consultare altri medici, non possono essere tutti al soldo della Glaxo Smith, alla fine la vera causa del mal di schiena verrà fuori e nel dubbio non si è obbligati a nessun trattamento [commento rimosso ]

@ Saxonblue. Le sovradiagnosi non sono dovute ad un’iniziativa personale del medico, alla Brega Massone. (Anche se i medici inverano il detto che è difficile fare capire un concetto a una persona le cui entrate dipendono dal non capirlo). Sono dovute a criteri incorporati nella dottrina. La loro comprensione è ostacolata da complessità tecniche dal carattere spesso controintuitivo, dall’autorevolezza della medicina, dai miliardi spesi in propaganda e in corruzione per sostenerle e dai conseguenti appoggi politici e mediatici. E non ultimo dalle resistenze del pubblico, che viene incoraggiato nel proiettare i suoi desideri di salute perpetua nella medicina; invece di venire correttamente informato: Traeger AC. Persuading the public that less is more. BMJ, 12 luglio 2018.

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25 agosto 2022

Youtube

Commento al video: ““La via delle armi Gladio, Peteano, Unabomber e altre verità nascoste” di Ugo Dinello

Segnalo il mio scritto “Leopardi, Unabomber e altri eversori”, 14 ottobre 2010, con aggiunte successive, nel sito “menici60d15”.

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18 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Unabomber, due vittime e un giornalista chiedono di riaprire le indagini. “Fare accertamenti su un capello bianco e su traccia di saliva” “

Temo che sarà un altro ciclo di pestatura dell’acqua nel mortaio, su atti terroristici che arbitrariamente e contro l’evidenza vengono considerati fare eccezione dalla solita matrice, dal solito motore primo dei misteri d’Italia (1,2). Atti terroristici che oggi più di allora col nuovo corso “scientocratico” appaiono volti a giustificare (1), con l’assonanza gratuita con l’Unabomber USA (1), inconfessabili complicità messe in atto da politica, forze di polizia e non ultima magistratura.

1 Leopardi, Unabomber e altri eversori. Sito menici60d15, 14 ottobre 2010.
2 Dinello U. La via delle Armi. Gladio, Peteano, Unabomber e altre verità nascoste. Laterza, 2022.

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22 ottobre 2022

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Cosa significa riaprire il caso Unabomber: gli attentati, i messaggi subliminali, le inchieste, le condanne e le accuse alle persone sbagliate”

Una fra le – troppe – stranezze ha attinenza con lo strano mondo degli algoritmi; dove facile e difficile possono essere contigui. Ora ci si affida alle analisi del DNA; un algoritmo di indagine che è lontano dal garantire risultati. Mentre c’è un algoritmo di profilazione che dà risposte forti, ma rimane in ombra:

“appare assommare troppa diavoleria per un solo uomo (un sociopatico, un artificiere con libera disponibilità di esplosivi, un abile costruttore di gadget da 007, un freddo agente operativo che conosce le tecniche per non farsi scoprire, un fine psicologo del terrore)”*.

L’algoritmo che consiste nel trovare l’insieme intersezione di questi attributi dovrebbe rendere piccola la rosa dei singoli individui sospettati; fino a risultare in un insieme vuoto, e portare a orientarsi su apparati con specialisti e mezzi. Un classico della metodologia scientifica (MacMahon B, Pugh TF. Epidemiology principles and methods, 1970) osserva che la cautela in assenza di prove dirette è lodevole, ma non dovrebbe essere spinta a estremi irrealistici, e cita a riguardo Thoreau: “ci sono evidenze circostanziali molto forti, come quando trovi una trota nel latte” (Thoreau si riferiva alla pratica di annacquare il latte). Ma siamo il Paese dove un Procuratore generale presso la Cassazione ha sostenuto che da via Fani a via Caetani fu tutta opera delle sole BR. E, come Moretti e c., lo spettro di Unabomber fa comodo per inconfessabili servitù*.

*Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Caso Unabomber, la Procura di Trieste riapre le indagini 16 anni dopo l’ultimo attentato

Credo venga sottovalutata la pista dell’eversione tradizionale*. E quella associata della imposizione ideologica. Lo “Unabomber” originale è stato paragonato a Leopardi (da un professore USA i cui scritti su altri temi sono apparsi sulla rivista ufficiale dei Carabinieri)**. Puoi pure essere Leopardi, ma se critichi la tecnologia sei un potenziale stragista pazzo. In questi giorni Il Politecnico di Torino ha ricusato una conferenza sul covid per la presenza di Ioannidis, il numero uno riconosciuto sulla metodologia scientifica in medicina. Puoi essere pure Ioannidis, ma se opponi critiche, per quanto diplomatiche, all’operazione covid, sei da ostracizzare.

Nel commentare sull’accostamento Unabomber-Leopardi citai Gramsci. Il concetto di egemonia gramsciana è stato usato per spiegare come il business biomedico riesce a diffondere il falso e il nocivo e a espellere dal discorso, stigmatizzandole, le critiche ***. La pista della egemonia culturale tramite le bombe non dovrebbe essere ignorata sulla natura dell’Unabomber italiano.

* Dinello U. La via delle Armi. Gladio, Peteano, Unabomber e altre verità nascoste. Laterza, 2022.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori. Sito menici60d15, 14 ottobre 2010.
*** The Pharmaceutical Industry, Disease Industry: A Prescription for Illness and Death. In: The Bottom Line or Public Health: Tactics Corporations Use to Influence Health and Health Policy and What We Can Do to Counter Them. Oxford U Press, 2010.

@ Mauro. Tuiach, il no vax mistico, adeguata controparte per gli scienziati di livello messi al posto dei Ioannidis? Mi sembra abbia un altro ruolo. Ma a provare a giocare al tuo gioco dei nomi a capocchia, perché non Danilo Restivo, allora. Da Potenza in effetti provengono soggetti quite creepy protetti dalle fratellanze che storicamente si occupano di attentati false flag e manipolazioni del clima ideologico …

@ Stefano B2. Tuiach, Malgioglio… Avanti il prossimo. Per “entomologia forense” è da intendersi anche l’infestazione da troll – e gli elementi che può fornire – di commenti non graditi che riguardino reati efferati, impuniti e in odore di impunità garantita.

@ Mauro. I toni diplomatici non hanno salvato Ioannidis, con le sue pretese di applicare scienza autentica ed etica autentica*, dalla scure censoria del Politecnico di Torino.

Montagnier, coinvolto nella frode HIV, sostenitore dell’immortalità tramite antivirus, è sopravvalutato. Un Nobel antitruffa più valido è Levitt**. O Mullis, che denunciò come criminale l’abuso diagnostico della sua PCR, alla base delle manipolazioni covid.

Barzellette dei CC, sciacqui con la candeggina, supposte equine. I CC, pretoriani abilissimi negli intrighi di palazzo, col covid hanno condotto una “trattativa Stato-Pfizer”, insieme ai magistrati. Lo Zeitgeist cui contribuiscono Unabomber e autori yankee amici dei CC che marchia il dissenso come pericolosa devianza gli torna utile.

*“Shutdowns are an extreme measure. We know very well that they cause tremendous harm.”
“the excess deaths from the measures taken is likely to be much larger than the COVID-19 deaths… learning to live with COVID-19 and using effective, precise, least disruptive measures is essential to avoid such disasters and to help minimize the adverse impact of the pandemic”.
“When major decisions (e.g., draconian lockdowns) are based on forecasts, the harms (in terms of health, economy, and society at large) and the asymmetry of risks need to be approached in a holistic fashion, considering the totality of the evidence”.
**Predicting the Trajectory of Any COVID19 Epidemic From the Best Straight Line.

@ Mauro. Thomas Harrison, allora professore di italianistica dell’UCLA.

Thomas Harrison. Leopardi, Unabomber. In: Giacomo Leopardi, poeta e filosofo: atti del convegno dell’Istituto italiano di cultura. New York, 31 marzo-1 aprile 1998.

J Orsini. La strana tesi di un italianista americano. Unabomber mi pare Leopardi. L’Espresso 22 Ott 1998. “Il terrorista delle bombe per posta? Un inconsapevole seguace del poeta di Recanati. Il cui manifesto ricorda le “Operette morali”.”

T. Harrison. Vi racconto Lord Jim. Il Carabiniere, dicembre 1997.

Se fossi un investigatore, ricostruirei come l’ipotetico attentatore del Nord-Est, muto, sia stato accostato, dandogli lo stesso nome e in pratica identificandolo come la versione italiana, all’attentatore americano anti ricerca ufficiale i cui articolati proclami secondo Harrison ricordano Leopardi.

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19 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Unabomber, il pm di Trieste chiede incidente probatorio per indagine genetica su alcuni reperti: 10 persone indagate”

Il contesto è sconsolante. Un altro imprendibile mentre si celebra la cattura-più-o-meno di Messina Denaro. Ho letto di recente di altre ipotesi che considerano la Falange armata, con legami con la città di Palermo e il trapanese1. Se ci fosse la solita mano, pista plausibile ma non gradita2, sarebbe davvero difficile individuare i responsabili; in un’Italia dove il medico massone che aiutava il primo ricercato d’Italia era consulente, retribuito, del tribunale3. Dove un ex PM di Venezia, Nordio, vuole la separazione della giustizia per caste, così che invita a paragonarlo, nella sua veste di Guardasigilli, a Carnevale l’ammazzasentenze; del quale si diceva fosse preparatissimo, mentre Travaglio oggi qui su Il Fatto chiama Nordio “macchietta”. E con magistrati che d’altra parte non sono da meno quando si tratta di servire il principe facendo gli ammazzadissenso, forti della demonizzazione che Unabomber, probabile fonte di messaggi molteplici, con destinatari diversi, ha contribuito a instillare nella sua dimensione mediatica2, preminente secondo il giornalista Gervasutti4.

1Carlo Palermo. La bestia. Dai misteri d’Italia ai poteri massonici, 2018. – Grimaldi L. Unabomber ? Roba da servizi segretissimi. Antimafia 2000, 12 mag 2012.
2Leopardi, Unabomber e altri eversori. Sito menici60d15. 2010.
3Palermo. “protezioni” di massoneria e imprenditori nella latitanza di Messina Denaro. Avvenire, 18 gennaio 2023.
4Pezzan, Brunoro. Unabomber Il terrore senza volto, 2021.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

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V. anche:

Patologizzazione surrettizia e materiale

I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”