La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica

15 September 2011

Blog di Aldo Giannuli
Commento al post “I limiti della crescita e la crescita dei limiti” del 15 set 2011

Ci sono concetti che rispetto al senso comune suonano come boutades polemiche e non lo sono. Penso che al problema delineato dal Prof. Giannuli, quello di trovare nuove risorse per allargare ulteriormente i limiti della crescita economica su un pianeta già troppo sfruttato, sia stato trovato un rimedio con la trasformazione della medicina in attività economica di punta: le risorse sono i corpi delle persone; una materia prima facilmente reperibile; legata a una domanda, quella di miglioramento della nostra condizione di primati e di mortali, pressoché illimitata; e ad alta densità di valore aggiunto. Una trasformazione che si regge su un apparato di disinformazione e repressione. Es. :

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/10/radiotossicita-mafiosa-e-legale/

Questa scelta di fare della medicina un pilastro del PIL, più o meno volontaria e consapevole, che ha analogie e anche sovrapposizioni con l’economia di guerra, comporta diversi vantaggi: genera profitti fantastici e crescita anticiclica per il grande capitale; contrasta, malthusianamente, l’esplosione demografica e l’allungamento da benessere della vita media; è una varietà tardiva di fordismo che crea posti di lavoro ben remunerati e poco faticosi. Sarà per questo che, nonostante la sua essenza cannibalesca, piace così tanto ai sindacati, che antepongono il sudore al sangue nella loro scala valoriale.

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“In questo mercato opera quella che gli economisti chiamano “legge di Say o degli sbocchi”, secondo cui l’offerta crea la propria domanda. Una nuova scoperta nella diagnostica o nella cura di un male trova subito un crescente numero di richiedenti. … L’Ocse ha stimato una spesa sanitaria media nell’ordine del 9% del Pil; gli Stati Uniti registrano un massimo del 15,3%… . Le spese alimentari, invece, incidono per il 16% sui bilanci delle famiglie americane e per il 18,8% in quelli delle famiglie italiane. Non è quindi infondato sostenere che la spesa sanitaria è destinata quanto meno ad affiancarsi alla spesa alimentare, fino a superarla, quale motore della crescita del reddito e dell’occupazione.” (Paolo Savona, Se la ricerca è al servizio della salute. Sole 24 ore, 17 set 2011).

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“La ricerca di Schwartz e Woloshin suggerisce che il pubblico USA crede fermamente, ma infondatamente, che i farmaci approvati dalla US Food and Drug administration sono altamente efficaci e sicuri.

Purtroppo, anche se viene informata che i nuovi farmaci (che non hanno una documentazione storica sulla sicurezza) possono essere più pericolosi che i farmaci vecchi, e che i farmaci per i quali si è mostrato che migliorano i risultati surrogati* non è detto che in realtà prevengano la malattia, una larga  parte del pubblico sceglie comunque questi farmaci; e i farmaci privi di alcuna evidenza di beneficio clinico. … Le raccomandazioni di Schiff et al. offrono uno schema per prescrivere giudiziosamente, in modo da prescrivere meno farmaci (soprattutto farmaci nuovi), avere meno effetti avversi da farmaci, e più salute.”

(D Grady, direttore degli Archives of internal medicine, set 2011. Editoriale di commento all’articolo di Schiff et al. “Principles of conservative prescribing”, ib., sulla necessità di ridurre il consumo di farmaci per migliorare la salute)

*Es. la riduzione della glicemia e della pressione arteriosa  vs la riduzione delle complicanze cardiovascolari nel diabete e nella malattia ipertensiva; la sopravvivenza libera da aumento di volume ed estensione del tumore vs la sopravvivenza tout court nel cancro [ndt].

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Blog de Il Fatto

Commento del 20 set 2011 al post di G. Marrucci “Se le case farmaceutiche scoprono gli open data” del 19 set 2011 

Veramente la condivisione dei dati è semplicemente parte dei prerequisiti deontologici e tecnici della ricerca scientifica, in particolare quella biomedica. Questo “Open source” è uno specchietto per le allodole, che serve a moltiplicare, con la ricerca che ristagna, le occasioni di accaparramento di lavoro altrui a fini di profitto privato; e a non parlare delle conseguenze nefaste della ricerca biomedica commerciale, continuando a lasciarla libera di fare quello che vuole:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

L’open source non impedirà la deriva verso farmaci costosissimi e inefficaci. Vengono lanciati farmaci oncologici che costano 3000-7000 euro al mese senza che il cancro venga curato. I profitti beneficiano del cancer burden, che continua ad aumentare. E’ un sistema nel quale gli investitori possono guardare al cancro come quegli speculatori nostrani che sono stati intercettati mentre ridevano per il terremoto dell’Aquila.

Non sorprende che l’autore del pezzo curi la sezione “Buone notizie” di Report: questa è la tipica finta buona notizia stile RAI 3, che sembra progressista e serve il peggior liberismo. La buona notizia vera sarebbe che la gente aprisse gli occhi, che politici, magistratura, forze di polizia e giornalisti smettessero di comportarsi come stipendiati delle multinazionali tradendo il popolo, e venisse invece posto un controllo efficace sulla correttezza etica e scientifica della ricerca biomedica commerciale.

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@alepolese. No, Open source non vuol dire gratuito, ma solo codice sorgente pubblico e modificabile (v. Free and open source, Wikipedia). La ricerca deve essere equivalente allo open source secondo la norma di Merton del “communalism”; applicare questa norma sarebbe fare metà del proprio dovere, non un passo per il quale gridare al miracolo. Ma ammettiamo come alepolese erroneamente sostiene che Open voglia dire senza scopo di lucro. Vorrei sapere quale adulto sano di mente, quanti lettori de Il Fatto possono credere che tale scelta possa riguardare il core business delle case farmaceutiche. Si prevede che nel 2014 la vendita mondiale di farmaci raggiungerà 1.100 miliardi di dollari. Questo risultato non è stato ottenuto da studiosi con la testa tra le nuvole: nel 1973 nei giorni successivi all’11 settembre cileno furono ammazzati i medici che avevano nazionalizzato e razionalizzato il mercato farmaceutico. (Oggi in Italia il business farmaceutico e i suoi illeciti possono contare su una rete massonica istituzionale di insospettabili che non è molto lontana dalla mafia). Braithwaite, in uno storico lavoro sul crimine dei colletti bianchi, concluse che quello farmaceutico è il settore più corrotto dell’industria. Diversi commentatori (es J Abramson, Overdosed America) affermano che le case farmaceutiche corrompono anche la scienza. Uno studio del set 2011 sugli Archives of internal medicine mostra che dal 1996 ad oggi il pur compiacente governo USA ha recuperato 12 miliardi di dollari frodati dalle case farmaceutiche.

Credo che Berlusconi e la mafia, i due cavalli di battaglia de Il Fatto, siano solo metà della storia delle piaghe del paese. L’altra parte, quella sommersa, è rappresentata da campagne come questa de Il Fatto, dove giocando con le catchword e falsificandone il significato manca poco che si dipingano le case farmaceutiche come dei cenobi di santi uomini che si spogliano delle loro ricchezze e girano col saio e a piedi scalzi a fare del bene all’umanità.

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Blog L’aria che tira

Commento al post di Marco Cedolin “Latouche più radicale di Marx” del 29 set 2011

Mi associo a Cedolin dove accosta giustizia e senso del limite, vedendo quali danni sta facendo la medicina commerciale, che per la sua potente valenza antropologica consente di praticare la crescita economica senza limiti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Lanza “Latouche: Come si esce dalla crisi? Decrescendo”del 7 ott 2011

La decrescita degli altri

Bisogna stare attenti affinché l’augurabile programma di decrescita economica non sia confuso con quello di “decrescita”, cioè di impoverimento, dei ceti medi e bassi da aumentato sfruttamento in un sistema altrimenti immutato. Se viene cooptato dai nostri politici, questo appello alla decrescita corre il concreto rischio di trasformarsi nello “accettate con letizia di stringere la cinghia mentre noi e i poteri che rappresentiamo continuiamo ad abbuffarci a vostre spese e a fare danno al pianeta meglio di prima”. A una declamazione astratta sulla virtù dell’austerità e i mali del consumismo, che riproponga quella di Enrico Berlinguer del 1977 che Lanza cita, si può associare un appoggio pronto, cieco e assoluto alle vie più turpi per proseguire la crescita economica “legale”:

La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica

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27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlmento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

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22 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Test Medicina, università contro il ministro: “Se li abolisce troppi studenti”

Per accedere alla facoltà di medicina bisognerebbe prima studiare per tre anni fisica, chimica, matematica e biologia, e per un anno psicologia, antropologia, sociologia, economia. Poi bisognerebbe lavorare (venendo retribuiti) per un anno come infermiere generico, a contatto coi pazienti, ruotando tra le varie specialità. Ottenuta la qualificazione con test scritti e oggettivi nelle scienze di base, e svolto il tirocinio infermieristico, si potrebbe partecipare al concorso di ammissione a medicina. I 5 anni preliminari, oltre a fornire la preparazione necessaria, servirebbero anche da filtro e sbarramento; sia sul piano delle capacità cognitive che su quello delle doti umane e caratteriali. Naturalmente, la realtà socio-economica, nella quale sempre più il medico è l’agente di commercio di grandi interessi, fa apparire ridicola una tale proposta.

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@ Enrico. Per “diventare medico” ci vogliono più dei 6 o 10 anni di corsi di studi. Completeresti gli studi “graduate” – a numero chiuso, rapportati all’effettiva necessità di medici, non alle necessità dell’Offerta, cioè del business medico – non a 60 ma a 28 anni; e poi puoi cominciare a fare il giovane medico sul serio, anziché diventare uno dei troppi laureati in lettere mediche a 24 anni, per poi arrabattarti tra necessità di formazione professionale e procacciamento della pagnotta e del companatico.

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@ Irene Nucci. Ci si può laureare in medicina a 24 anni (18+6).Le materie scientifiche hard compresse nel primo anno sono una penosa burletta; in questo è più razionale, pur con tutti i suoi difetti, il sistema USA, che prevede 4 anni di batchelor, in genere in materie scientifiche, prima di medicina. Le materie scientifiche sono una necessità se si vuole dirsi “scientifici” senza essere una “sòla”; non vedo come si possa discettare es. delle curve gaussiane dei trial senza saper maneggiare gli integrali, o della pressione arteriosa senza conoscere la meccanica dei fluidi; o dei farmaci senza conoscere la chimica. E’ vero che gli aspetti scientifici sono solo una parte di ciò che occorre al medico. L’arte è lunga. La specializzazione è un altro discorso; ma, se ci fosse una solida base, la specializzazione potrebbe venire ridimensionata, mentre oggi viene esaltata per ragioni di profitto, portando ad una segmentazione del lavoro, e ai relativi paraocchi, che non vanno nell’interesse del paziente e mantengono il medico in uno stato di perenne precarietà intellettuale, rispetto alla complessità e all’importanza di ciò che maneggia. Comunque, ripeto, sono discorsi utopistici; la tendenza è all’opposto, e anche in USA si parla di alleggerire il curriculum scientifico a favore di quegli aspetti che si dicono “umanistici”, ma che da soli servono solo a equipaggiare il medico con un agile scilinguagnolo e capacità recitative per una medicina votata al profitto.

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@ Irene Nucci. Medici “troppo scienziati” non ce ne sono. E’ una tua impressione. Occorrono sia le capacità umane che quelle tecniche. E se si hanno conoscenze tecniche approfondite, se si sa a fondo di cosa si sta trattando, se si conoscono possibilità e limiti dell’atto medico sul piano biologico, se non si deve vestire una maschera, il rapporto umano col paziente potrà essere più rilassato e autentico. Ma prima ancora che la competenza e quella che chiami “empatia”, occorre l’onestà, e quella è la qualità più difficile da ottenere.

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23 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “Terra dei fuochi: incontro con Don Maurizio Patriciello. La speranza che non si arrende mai”

“Incontrare don Maurizio Patriciello è un dono” secondo Elisa D’Ospina, che si presenta come “scrittrice”. Io ritengo che per molti bambini, per molti genitori, don Maurizio Patriciello sia una disgrazia, dati i messaggi che diffonde, parziali e ingannevoli, che favoriscono le speculazioni più basse sulla sofferenza e sulla paura, complice l’aura di santità diffusa intorno a lui dai vari turiferari. Vedi: Sos cancro dei bambini e sovradiagnosi. Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato. Reperibili su internet.

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@ Ilenia. Un tempo si faceva il galoppino ai democristiani, oggi direttamente ai preti. Reperibili su internet ci sono studi scientifici che mostrano milioni di casi di sovradiagnosi di cancro, dovute a fome di propaganda della malattia. E’ di queste ore la notizia che nel PIL verranno incluse anche attività illegali come traffico di droga e prostituzione. I benefici all’economia da diagnosi fraudolente di cancro, favorite dagli allarmi a senso unico ai quali lei inneggia, vi entreranno a pieno titolo.

Io segnalo a chi non si beve a occhi chiusi i raccontini delle spiegazioni ufficiali, a chi dubita che il potere che ha tollerato la camorra sia rinsavito, questo altro pericolo, che si facciano soldi sulla paura e a danno della salute dopo che si sono fatti soldi inquinando il territorio. Chi ritiene di non aver tempo da perdere ad ascoltare altre voci, ragionare e riflettere, si accomodi, segua il piffero dei don Patriciello e vada a fare la fila alla porta dei reparti di oncologia.

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3 febbraio 2015

Blog Appello al popolo

Commento al post di M. Poggi “ISDS, l’insopportabile leggerezza degli acronimi”

Grazie per le informazioni su queste forme di governo sovranazionali, il cui peso politico è sottovalutato. La giurisdizione globalista riguarda anche il campo dell’organizzazione della sanità e il genere di cure mediche da praticare: “Gli accordi diverranno più rilevanti se dovessero sorgere contrasti sui termini o le applicazioni, o se i governi cercassero di tornare al servizio pubblico che erogavano prima. E’ in questi casi che gli accordi internazionali su aiuti di Stato, monopoli nell’erogazione dei servizi e normative nazionali appaiono preoccupanti. L’intenzione degli accordi è stata di proteggere gli investitori da trattamenti ingiusti da parte dei governi. Tuttavia, le aziende molto grandi hanno una tale esperienza e capacità in materia di contenzioso legale da riuscire a promuovere i loro interessi e diritti a danno delle singole nazioni e dei governi locali.” (tradotto da: Tritter J. et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routhledge, 2010).

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4 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Noto “Marcello De Cecco e Sergio Ricossa, un destino parallelo”

Ricossa era nell’organigramma di governo stilato da Edgardo Sogno nelle sue trame golpiste: per lui era previsto il posto di ministro del tesoro. Era però uno studioso che aveva capito i pericoli del liberismo, e la conseguente necessità di un’etica, nel rapporto tra economia e medicina, molto più di tanti “disinistra”: “Il chirurgo ed il medico devono essere amici nostri e della moderazione. Se lo sono, mostriamoci riconoscenti più che possiamo fino ad offrire loro di pagarli per interventi e cure che non hanno realizzato. Se sono amici, non accetteranno i nostri soldi. Accetteranno la nostra stima, la nostra volontà di promuoverli al grado di saggi e sapienti, che è molto di più di professore» (Sergio Ricossa, La Voce, 27 luglio 1994).

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10 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A: Cannavale “Povertà e sanità per pochi, l’Italia va verso il modello americano?”

I costi salgono per la tendenza a offrire, o imporre, riti medici non necessari, o inefficaci, e a volte nocivi, ma sempre lucrosi, truffando, a favore di potenti investitori, sia i contribuenti sia chi paga di tasca propria. Mentre reali necessità sono lasciate scoperte. Il modello liberista, che si sta affermando anche da noi, è di ottenere facili profitti vendendo quanta più medicina sfruttando la sua dimensione irrazionale, per la quale più medicina è sinonimo di più salute. Troppa medicina invece è un pericolo per la salute, così che, come per una nemesi, la medicina liberista a volte rende la salute di famiglie a reddito elevato peggiore di quella di famiglie a basso reddito (es. *). La statistica della sopravvivenza per tumore (fatta ingannevolmente passare per il complemento di quella della mortalità) elevata al Nord non è in realtà una buona notizia per gli abitanti del Nord: è un artefatto che deriva essenzialmente dal diagnosticare, e trattare, come cancro entità benigne e asintomatiche, trasformando persone sane in pazienti oncologici. La sua estensione al Sud indicherà un’aggiunta di storture a danno della salute, non un miglioramento delle condizioni di arretratezza della medicina del Meridione. Non bisogna chiedere la medicina dei ricchi, ma la medicina onesta, che oltre a essere utile è economicamente sostenibile.

*Income and Cancer Overdiagnosis. When too much care is harmful. Welch et al. NEJM 8 giu 2017

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28 agosto 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di Spazio Economia per Italia Aperta “Industria farmaceutica, grandi affari per grandi aziende”

L’industria immobiliare “non vende sogni”: la vendita di una casa che non c’è viene subito riconosciuta come una truffa. I produttori di energia vendono un’entità fisica astratta; ma che ha effetti concreti, che giustificano la bolletta elettrica. La merce dell’industria farmaceutica non ha invece uno stretto vincolo con la realtà materiale [1]. Ha un legame col mondo delle credenze magiche, dal quale la medicina storicamente proviene, e dal quale Big Pharma attinge la forza persuasiva che gli sta consentendo di imporre prezzi usurai anche quando non vende che dannose illusioni a chi, malato, si aggrappa a qualsiasi fuscello [2]. L’industria farmaceutica recupera la dimensione sostanziale tramite una redistribuzione allargata degli utili, indispensabile a mantenerne l’attività. Spende più in “marketing” che in ricerca; in USA 24 miliardi di dollari all’anno per ottenere la cooperazione dei medici, cioè le prescrizioni di farmaci ai pazienti [3]. Per ogni miliardo di euro/anno impiegato per ungere gli ingranaggi giusti si può creare la solida realtà di diecimila persone influenti che ricevono in media centomila euro/anno.

1 Boggs W. Flimsy evidence behind many FDA approvals. Reuters, 15 aug 2017.

2 Rupp T et al. Quality of Life, Overall Survival, and Costs of Cancer Drugs Approved Based on Surrogate Endpoints. JAMA, 2017. 177: 276.

3 Swanson A. Big pharmaceutical companies are spending far more on marketing than research. Wonkblog, 11 feb 2015.

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@ Adam Smith. Si parte da una buona idea, da dei buoni principi, e si finisce col degenerare. Succede sempre. Es. i seguaci di Adam Smith tendono a confondere tra “mano invisibile” e mano lesta.

@ Hobbes. Insomma, di un finanziamento dell’industria farmaceutica per lo studio criminologico dell’attuale industria farmaceutica – definita l’industria più corrotta da un classico studio [1] e un’impresa assimilabile alla mafia da analisi più recenti [2] – non se ne parla.

1 Braithwaite J. Corporate Crime in the Pharmaceutical Industry. Routledge, 1984.

2 Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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4 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sanità, investire in terapie geniche può non essere conveniente. Lo dice Goldman Sachs”

Oggi “La Scienza” è una gran chiacchierona, e pretende, contro i suoi princìpi, di potere predire futuri successi; e di darli anzi per scontati. Non a caso è una discussa banca di affari a dirsi preoccupata per l’eccessiva efficacia dei farmaci prossimi venturi. E’ come dirsi preoccupati per le conseguenze sull’economia e sui costumi di un sistema, costoso ma infallibile, per vincere terni al lotto, che sta per essere messo in commercio. O delle conseguenze sul traffico di nonni con le ruote.

E’ anche la parafrasi farsesca di una profonda verità: sviluppare cure efficaci non paga; perché solo raramente si avrebbe qualcosa da offrire; e una volta trovato un rimedio reale le possibilità di crescita sono limitate. Invece vendere fumo, vendere speranza, immettendo sempre nuovi “miracoli” o “miglioramenti” fa arricchire. Le cure che oltre a essere inefficaci causano effetti avversi sono ancor più redditizie; è riportato che amministratori di ospedali USA contano sulle complicanze chirurgiche per creare profitti; i farmaci che la banca dice di temere riducano l’industria medica per il momento stanno creando intere nuove branche, cioè nuove praterie per chi li vende, come la cardio-oncologia da effetti avversi degli oncologici. La tendenza generale a promettere sempre di più e provare sempre di meno* è supportata con discorsi da venditore di terni al lotto come questo di Goldman Sachs.

*Sorscher S. Trump fuels false hopes for dying patients. Public Citizen, May 2017.

@ Hobbes. E’ un argomento da magliari – “mi voglio rovinare !” – il paventare danni economici da eccesso di efficacia di farmaci futuri, estrapolando dai successi pregressi; dando per certa l’esistenza di “high hanging fruits” quando la scienza – non quella della banche d’affari – da secoli castiga queste superstizioni. A proposito di banche e farmaci, per tornare alla realtà e agli interessi in gioco sarebbe meglio parlare dei “mortgage pricing” che si vorrebbe introdurre: i farmaci pagati con mutui pluriennali, senza garanzia di efficacia, basati su bugie da magliari a chi è disperato. C’è una letteratura ormai imponente su ricerca farlocca e volta al profitto, iatrogenesi, spudorata deregolamentazione, approvazioni senza evidenza e contro l’evidenza, guadagni illeciti e stratosferici. Si ha buon gioco nel presentare al pubblico la denuncia delle frodi come “discussione da bar”; sia perché le promesse di farmaci magici sono seducenti; sia perché si tiene il pubblico nell’ignoranza; anche avvalendosi dell’equivalente burocratico di quelli che i ciarlatani di strada in USA chiamano “Freddie”, il gorilla che zittisce e allontana minacciando e picchiando chi tra gli astanti sollevi obiezioni alle suadenti parole dell’imbonitore. Da noi è una delle funzioni con le quali gli addetti alla legalità si guadagnano lo stipendio dello Stato; quando non combattono la guerra alla quale sono votati anima e corpo, quella contro l’illegalità e la mafia…

@ Hobbes. Lei colleziona quadretti; edificanti solo a prima vista. “Mele marce”, ma mai considerare che ad essere infetto sia il cestello. Chiamare i successi “frutti bassi”, che ne implicano altri più in alto, evoca una diversa metafora bucolica; è come dire che dato che mungere pecore, capre e vacche è facile, è pessimistico non lanciare promesse sulla più impegnativa mungitura di montoni, becchi e tori. Sulla grazia ricevuta per la quale lei si prostra alle multinazionali, già Cicerone, citando Diagora, osservò che nelle raccolte delle tavolette degli ex-voto davanti agli altari mancano quelle di chi invece non si è salvato. Nonostante il tono pacato, l’argomento “se non ti va bene in Italia c’è libertà di cura” è violento ed estremista. A parte che non c’è e non dovrebbe esserci libertà di cura (mentre, riporta l’articolo che cito sopra, si stanno sdoganando anche le cure ciarlatanesche di basso livello; che aiutano, es. Stamina, le cugine aristocratiche), occupando nella società la posizione altamente protetta di chi esercita la professione medica e vende cure, oltre a riceverne vantaggi ci si carica dell’onere di esercitarla eticamente, non come più conviene, dicendo a chi ha già il coltello della malattia puntato alla gola “se non ti va bene vai altrove”.

@ Hobbes. Che “se si è malati non c’è un altrove” lo considera anche un vecchio manuale di marketing degli ospedali cattolici USA: in effetti davanti a chi chiede aiuto per la malattia si può anche essere scarsi, o pessimi, basta presentarsi come la migliore delle scelte possibili. La ricerca della pietra filosofale o dell’elisir di eterna giovinezza è il vostro campo, non il mio. “L’altrove” morale c’è, e, corrispondendo secondo me non a chissà quale nobile ideale o principio trascendente, ma alla decenza, non sarebbe difficile localizzarlo; anche se non è chiaro chi preverrà tra il laccio dei cravattari e il collo duro della verità.

@ Hobbes. L’altrove morale è un mondo utopico, immaginario, o meglio reso utopico e immaginario dagli uffici di tanti galantuomini, con il camice, il tocco accademico, la toga o la divisa dello Stato. Un mondo astratto, nel quale il signor Rossi con l’infarto o col tumore ha sul piano materiale solo il problema della necrosi di regioni di miocardio o quello della crescita di tessuto neoplastico. E non ha a sua insaputa altri problemi, es. la sovradiagnosi di infarto NSTEMI da troponina, o la sovradiagnosi di cancro, es della prostata da PSA, o un cancro vero e aggressivo da uso avventato di radiazioni ionizzanti a scopo diagnostico, o un aumento del rischio di infarto e di morte da angioplastica coronarica, o l’associazione dell’inefficacia terapeutica con effetti avversi pesanti e a volte mortali dei nuovissimi e costosissimi antitumorali celebrati come trionfi. Etc.

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3 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Beta Talassemia, il primo paziente: “La terapia genica mi ha cambiato la vita. La fiaba che ti raccontano da bambino”

Un esempio di come la ricerca del profitto produca una medicina deviante rispetto agli interessi del pubblico. Uno dei reali successi della ricerca biomedica è l’avere identificato le cause genetiche delle talassemie, e avere prodotto informazione che rende possibile la prevenzione: è possibile indentificare gli eterozigoti, avvertirli che se concepiscono tra loro avranno un 25% di probabilità di figlio malato a gravidanza; si può fare diagnosi in utero sul concepito, e abortire. Ma mentre si fa passare come salvavita la “prevenzione” del cancro con screening, inefficiente e iatrogena; mentre chi non porge senza fiatare i suoi figli a qualunque prevenzione vaccinale viene classificato come terrapiattista, oltre a subire forme di coercizione; mentre si stanno lanciando screening neonatali a tappeto, contro i criteri previsti, che produrranno falsi malati e così falsi successi per il business lucrosissimo delle malattie rare, non ci si concentra su questa prevenzione, efficace, relativamente semplice e cost-effective, che ha dimostrato di abbattere l’incidenza della malattia. Un testo USA di genetica, l’Hartwell, porta Ferrara come caso esemplare di prevenzione della talassemia. Qui si dà invece spazio al curare più che al prevenire, con hype di marketing per una tecnica sofisticata di dubbia efficacia, e pesante; e che, costosissima, compromette l’impiego razionale delle risorse disponibili per le cure mediche a favore dei guadagni facili e miliardari delle biotecnologie.

Valter Fiore: la talassemia si trasmette per modalità autosomica recessiva, quindi, secondo la sua “etica” visione della medicina, bisognerebbe dire a due ragazzi, innamorati e ahimè per loro, portatori sani, che non devono fare figli pena il condannarli a trasfusioni a vita per non darla vinta al “profitto di una medicina deviante rispetto agli interessi del pubblico”. Un certo Josef M. applaudirebbe.

@ Valter Fiore. Diverse opzioni vengono prospettate alle coppie di portatori eterozigoti: astenersi dall’avere figli, correre il rischio del 25% a gravidanza di avere un figlio malato grave e del 50% di procreare un portatore, l’adozione, il test prenatale con eventuale aborto, il ricorso alle donazione di sperma o di ovuli e altre tecniche di riproduzione assistita. La ricerca può aggirare i pericoli che sa indentificare nel concepimento fisiologico; al quale molte coppie affette accettano di rinunciare senza sentirsi spinte a ciò da nazisti in camice. Andrebbe aggiunto l’avviso di guardarsi dai propagandisti del business biomedico, che parlano di “etica di Mengele” per spingere a produrre figli gravemente malati che facciano da carne da cannone per un business che dà garanzie di qualità e serietà delle “cure” non superiori a quelle delle tecniche di propaganda ingannevoli e dei trolls incontinenti che gli sono indispensabili.

Valter Fiore: lei vorrebbe subordinare il progresso medico-scientifico alla paranoide pseudo etica della lotta “al profitto”, di cui lei sarebbe sommo sacerdote e giudice: se non è questa un’idelogia nazistoide e cialtrona …davvero non saprei come qualificarla.

@ Valter Fiore. Comincio ad avere l’impressione che quelli come lei che estraggono la reductio ad hitlerum con la stessa prontezza con la quale Goering cercava la pistola appena sentiva la parola cultura siano della stessa partita. La ricerca del profitto in medicina è dannosa per i malati. Lo ha sostenuto ad esempio Arrow, in un’analisi economica delle cure mediche. Era un Nobel in economia, con cattedra a Stanford, non esattamente un luogo ostile alla ricerca del profitto e alla subordinazione della ricerca scientifica al profitto. Non un “paranoide sacerdote della pseudoetica” predicante “un’ideologia nazistoide e cialtrona”. Era però anche una persona e uno studioso intelligente e col rispetto di sé stesso, non uno dei tanti magliari venditori di fumo. Il primato del “progresso medico-scientifico” – cioè delle frodi che lei serve – sull’etica, quello è semmai “pseudoetica paranoide”. Ma non vorrei che si scambiassero le parti; ci siamo altre volte scambiate le valutazioni personali, che devono essere un punto fermo. Ognuno al suo posto. Per lei io sono un malato di mente, e per me lei è un volgare troll in appoggio a furfanterie di potenti. Questo sillogismo disgiuntivo, o sono pazzo io o è un miserabile lei, e i tanti come lei, per me va bene.

@ Valter Fiore. Il capitalismo è un’invenzione relativamente recente (Polanyi, La grande trasformazione). Il liberismo sfrenato è recentissimo. Non è vero che senza profitto le attività umane non si muoverebbero, e che indicando i mali della ricerca del profitto si boccerebbe l’intera storia dell’umanità; che non è riducibile a una massa di puttane. Il profitto è un booster; può elevare e può portare a sbattere. Gli ascensori sono una cosa buona. E avere nel palazzo dove si abita due ascensori, tre ascensori quando ne basta uno? Con la medicina è possibile farne acquistare cinque di ascensori, e anche guasti o che precipitano. Che in medicina la ricerca del profitto provochi gravi distorsioni, date le particolarità del rapporto offerta-domanda, è generalmente riconosciuto, anche da economisti conservatori (da noi Ricossa, che saggiamente scrisse che il medico andrebbe pagato e ringraziato proprio per il fatto di non prescriverci nulla). Non equilibrata è questa visione spasmodica per la quale un sistema economico di successo non può divenire dannoso quando supera i suoi limiti; per la quale non c’è salvezza al di fuori della ricerca del profitto, e per la quale qualsiasi campo deve essere messo a reddito. E’ fuori di testa pensare alla medicina come a un servizio, che va adeguatamente remunerato ma deve essere strettamente controllato e tenuto fuori dalla corsa alla crescita economica e all’arricchimento? O è fuori di testa il vendersi pure la salute per stare al passo col “progresso”?

@ Valter Fiore. No, i progetti di ricerca li facciamo dettare come avviene dall’industria; es la Purdue, la casa farmaceutica attualmente sotto inchiesta in Massachussetts per il suo marketing ingannevole sull’Oxycontin col quale ha guadagnato miliardi e ha fatto – letteralmente – una strage; e che ora vuole espandersi nel trattamento della dipendenza da oppiacei che lei stessa ha causato. A proposito di marketing ingannevole, capisco che lei, animato dalla mistica del profitto, pensi subito ai verdi pascoli delle commissioni burocratiche; ma invece di fare sforzare Toninelli, e i suoi omologhi col camice da scienziato e altrettanto entusiasti, applichiamo l’efficienza capitalistica ponendo criteri standard valutabili semplicemente sbarrando caselle: a) lo studio di questo articolo non va presentato come viene fatto come prova di efficacia, essendo uno studio di fase I-II. Classe di studi nota per essere distorta e usata indebitamente a fini di propaganda. b) il presentare come evidenza un caso personale, e in termini emotivi, ciò che agli altri viene addebitato con una smorfia di disprezzo come aneddotica, è pure scorretto e alimenta l’analfabetismo scientifico del quale sareste acerrimi nemici; c) ciò soprattutto in una patologia come la talassemia che può avere vari gradi di severità; non si devono mandare messaggi ingannevoli ai pazienti per vendere la pelle dell’orso. Bocciato, e senza gettoni di commissione, mi spiace.

Andrea Bellelli: Ma una volta che uno la talassemia ce l’ha curarlo è molto importante, non le pare?

@ Andrea Bellelli. Sicuro. Ma non è logico né onesto fare coincidere, come si fa qui, il rilevante problema di salute pubblica talassemia – uno dei pochi per i quali esiste davvero la via della prevenzione – col problema, che si può e si deve porre come un caso marginale in subordine, di trattare chi finisca comunque malato di talassemia. La ricerca è l’arte del solubile, diceva Medawar. Del raggiungibile. Il detto proviene dalla politica, e infatti la politica sanitaria è ancora di più arte del possibile, nell’allocazione degli sforzi della ricerca e nell’impiego di risorse secondo il vantaggio alla salute dei cittadini, invece che l’investire e il trascurare stati patologici in funzione del profitto.

donatella savasta fiore: “si può fare diagnosi in utero sul concepito, e abortire”. questa sì che è una bella conquista della medicina… stile Mengele. 

@ donatella savasta fiore. Non ritengo l’aborto “una conquista di civiltà”, alla Emma Bonino (difensore sorosiano dei diritti umani, che il papa attuale ha lodato come una “grande d’Italia”; i due pulpiti, il laico e il cattolico, hanno posizioni convergenti anche sul fare soldi con la medicina). E’ vero che l’abortire un feto che si sa affetto da grave malattia e il concepire mettendo in conto tale eventualità sono forme di eugenetica; che come tali non dovrebbero andare esenti da un esame etico. Ma chi non solo vuole obbligare gli altri a subire il dolore annunciato del dare al mondo un figlio destinato alla sofferenza, ma alimenta di quella sofferenza il business di cure mediche che dietro allo hype mediatico sono così spesso evitabili, dubbie, falsamente efficaci, generatrici di altre condizioni morbose e così di altre rendite, non pratica anche lui una forma di selezione su umani? Causa di fatto la prevalenza del più ipocrita e spietato, del più ladro e cinico. E tra le due, quella che sottrae dolore e disordine e quella che li genera per cibarsene, la più vicina alla figura del medico sadico nazista al quale pensate così spesso è la vostra.

@ donatella savasta fiore. Il nazismo, anzi Mengele, il peggio del nazismo, l’ha sollevato lei, paragonandolo all’opzione aborto in caso di grave malattia congenita. Ho risposto che tra l’evitare la nascita di un bambino gravemente malato tramite un aborto e lo sfruttare bambini malati e fare in modo da incrementare questa fonte di reddito, la posizione più vicina al nazismo è la seconda. Ma lei insiste col riportare nel dettaglio i massacri nazisti. a) Ricorrere al nazismo, tentando così di intimidire, è indice di mancanza di argomentazioni pertinenti e valide, e di slealtà. b) La fascinazione morbosa per i crimini efferati del nazismo, questo pensarci sempre e proiettarli su chi è di ostacolo a loschi affari, dice qualcosa sulle pulsioni profonde che vi animano. c) Il clero sta partecipando allo sfruttamento dei bambini tramite la medicina, e questo mostrarsi “rigorosi” è un modo per nascondere dietro a simboli sacri programmi criminali che implicano un profondo disprezzo per l’umanità. Volete impressionare e zittire dando del nazista, ma in chi sa cosa praticate suscitate altre forme di repulsione: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini” (Cicerone).

indel: Nessuno mette in secondo piano la prevenzione. Smettila con questi ridicoli complottismi.

@ indel: Smettete voi di dare assurde priorità ai prodotti medici da ingrasso anziché alla medicina utile.

Non censurato. indel: Ma quali prodotti medici di ingrasso? Quali? Non sai manco di cosa si tratta. Ma chi sei tu per dire cos’è utile o no? Ma fai un favore al mondo e smetti di parlare di cose che non capisci

Mia risposta censurata @ indel. E’ appena uscito un articolo del Lown Institute, ‘The moral price we pay for “innovation” ‘ che permette di capire a chi non lo sapesse cosa intendo per medicina da ingrasso. Un paragrafo:

“The pharma sector … is a bubble fed by astronomical, obscene profits. It’s not the innovative ideas, though there are many of those, nor the ‘best and the brightest’ young scientists, though they can be dazzling in their smarts, that are making the biotech sector boom. It’s the recent access to cheap capital and even cheaper hype. And predatory pricing.”.

Dopo avere riportato esempi di ‘overpricing’ e ‘hype posing as innovation’, (promesse sfrontate di cura del cancro, farmaci anticancro approvati che non funzionano, continue richieste di abbassamento di standard già corrivi, oltre il 50% delle start-ups altamente lodate che non presentano evidenza valida per supportare le loro “innovazioni”) conclude che

“our willingness to turn a blind eye to the profiteering of local biotech is a moral failing, for which “history will not judge us kindly.”

La teppaglia come te, che conosco bene, della quale si avvale la Telethon nostrana con le sue grandi imprese finanziatrici, rappresenta bene la versione italiana di un’attività malata, di un crimine di rilevanza storica che sarebbe fare un favore al mondo fermare.

Risposta eliminata con la mia. Cleofe e York. Stai affermando che è la gentaglia nostrana a sostenere la fondazione Telethon? Sei da segnalare.

Mia risposta censurata. I tuoi tentativi di intimidazione, dato il trattamento che ricevo, e conoscendo il livello umano di chi si occupa di me, mi fanno ridere. Sono già segnalato, alla gentaglia che truffa lo stipendio dello Stato appoggiando Telethon sopprimendo il dissenso; e appoggiando le grandi aziende che si fanno belle finanziandola, finanziando così una versione usuraia e fraudolenta della medicina; in linea evidentemente col loro core business. Mentre in un Paese sano la magistratura dovrebbe indagare i mobbers, stalkers e trolls che liberamente si affollano a protezione di un’operazione di marketing ideologico che fa più danni di forme riconosciute di crimine organizzato.

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9 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Del Corno “Produzione industriale, il boom della farmaceutica non dipende dalla Brexit. Export e ricavi in crescita dal 2008”

Il genio italico è particolarmente adatto a questa industria; che deve la sua eccezionale performance economica a sistemi, per fare esempi delle ultime ore, come il testare i nuovi farmaci rispetto a controlli di comodo, che facciano sembrare migliori i nuovi, costosissimi prodotti senza provarlo davvero*. O il diagnosticare sistematicamente lesioni benigne come tumori aggressivi, fino a creare epidemie di falsi cancri, per poi vantare di riuscire a “guarirli”, es. il melanoma, giocando sulla mancanza di risoluzione diagnostica tra lesioni tumorali incipienti e entità benigne, e diffondendo paure con campagne di disinformazione**. Ma il merito per questo ramo rigoglioso che protende da un albero in sofferenza va anche ai media, che si guardano dal dare notizia delle denunce interne alla medicina come quelle di cui sopra mentre diffondono l’idea che chi non crede ai continui annunci di trionfi della medicina ufficiale abbia gli stessi processi mentali dei terrapiattisti. E alla nostra magistratura, ai CC, alla PS, la santa mafia che ferma il sabotaggio di questa industria da parte di guastafeste che vorrebbero insinuare che sia qualcosa di diverso da una magnifica unione di scienza e operosità.

*Harrison P. Clinical trials of new cancer drugs ‘frequently flawed’. Medscape, 8 mag 2019.

**Finholm. V. As melanoma rises, doctors challenge some early testing. Medscape, 7 mag 2019.

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Vedi anche:

Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione